Messaggio della Prima Presidenza
Il più bel Natale
In questo periodo dell’anno, risuona nell’aria la musica natalizia. Spesso il mio cuore si volge verso casa e ritorna ai Natali passati quando ascolto alcune delle mie canzoni preferite, come queste:
Nessun posto è come casa
Per le feste nulla conta di più
Per quanto vagabondi
Se vuoi essere felice in un milione di modi
Per le feste non c’è luogo migliore della propria casa
Casa, dolce casa.1
Uno scrittore affermò: «È di nuovo Natale, cui si fa sempre ritorno. Reso unico dal mistero, dall’atmosfera e dalla magia che lo caratterizzano, questo periodo sembra essere al di fuori del tempo. Si rinnova in noi il sentimento per tutto ciò che amiamo e che è durevole. Siamo di nuovo a casa».2
Il presidente David O. McKay (1873–1970) dichiarò: «La vera felicità si conosce soltanto quando facciamo felici gli altri, quando mettiamo in pratica la dottrina del Salvatore di perdere la propria vita per trovarla. In breve, lo spirito di Natale è lo spirito di Cristo, che fa splendere il nostro cuore pieno di amore fraterno e di sentimenti di amicizia e ci spinge a compiere buone azioni verso il prossimo.
È lo spirito del vangelo di Gesù Cristo, l’obbedienza a ciò che porterà “pace in terra”, perché significa buona volontà verso tutti gli uomini».3
Dare, non ricevere, è ciò che fa fiorire rigoglioso lo spirito del Natale. Si perdonano i nemici, si ricordano gli amici e si obbedisce a Dio. Lo spirito del Natale illumina la finestra dell’anima, noi guardiamo il mondo indaffarato e ci interessiamo di più alle persone che alle cose. Per cogliere il vero significato dello «spirito del Natale» dobbiamo solo pensare allo «Spirito di Cristo».
Ricordiamoci di Lui
Quando sentiamo lo spirito del Natale, ricordiamo Colui la cui nascita celebriamo in questo periodo dell’anno. Pensiamo al primo Natale, predetto dagli antichi profeti. Voi ed io ricordiamo le parole di Isaia: «Ecco, la giovane concepirà, partorirà un figliuolo, e gli porrà nome Emmanuele»,4 che significa «Dio con noi».
Sul continente americano, i profeti annunciarono: «Viene il tempo, e non è molto lontano, in cui il Signore Onnipotente… dimorerà in un tabernacolo di creta… Egli soffrirà le tentazioni, e i dolori… Ed egli sarà chiamato Gesù Cristo, il Figlio di Dio».5
Poi venne la notte gloriosa in cui l’angelo del Signore apparve ai pastori nei campi, annunciando loro la nascita del Salvatore. In seguito, i magi d’Oriente arrivarono a Gerusalemme, «dicendo: Dov’è il re de’ Giudei che è nato? Poiché noi abbiam veduto la sua stella in Oriente e siam venuti per adorarlo…
Ed essi, veduta la stella, si rallegrarono di grandissima allegrezza.
Ed entrati nella casa, videro il fanciullino con Maria sua madre; e prostratisi, lo adorarono; ed aperti i loro tesori, gli offrirono dei doni: oro, incenso e mirra».6
I tempi cambiano, gli anni passano in fretta, ma Natale continua a essere sacro. In questa meravigliosa dispensazione della pienezza dei tempi, le possibilità di fare qualcosa per il nostro prossimo sono illimitate, ma anch’esse passano. Vi sono cuori da rallegrare, parole gentili da dire, doni da porgere, azioni da compiere e anime da salvare.
Un dono natalizio
Agli inizi degli anni ‘30, Margaret Kisilevich e sua sorella Nellie offrirono un dono natalizio ai loro vicini, la famiglia Kozicki, che questi ricordarono per tutta la vita e che divenne fonte d’ispirazione per le loro famiglie.
Allora la casa di Margaret era a Two Hills, nell’Alberta, in Canada, dove c’era una comunità rurale popolata principalmente da immigrati ucraini e polacchi che avevano famiglie numerose, sebbene molto povere. Era il periodo della Grande Depressione.
La famiglia di Margaret era composta dalla madre, dal padre e quindici figli. La madre di Margaret era laboriosa e il padre molto intraprendente e con quindici figli disponevano di forza lavoro. Di conseguenza, la loro casa era sempre accogliente e, malgrado le umili circostanze, non patirono mai la fame. D’estate curavano un orto enorme, preparavano crauti sotto sale, formaggio fresco, panna acida e cetrioli sottaceto da barattare. Avevano anche polli, maiali e mucche. Avevano poco denaro contante, ma davano queste merci in cambio dei generi che non producevano.
La madre di Margaret aveva degli amici con cui era emigrata dal suo paese. Quegli amici possedevano un negozio che divenne un deposito presso il quale le persone della zona donavano o scambiavano oggetti usati come abiti, scarpe, ecc. Molti di questi articoli furono dati alla famiglia di Margaret.
Gli inverni nell’Alberta erano lunghi e rigidi. Durante un inverno particolarmente freddo e difficile, Margaret e sua sorella Nellie notarono la povertà dei loro vicini, la famiglia Kozicki, la cui fattoria era a qualche miglio. Quando il padre accompagnava i figli a scuola sulla slitta che aveva costruito, prima di tornare a casa entrava sempre nella scuola per riscaldarsi davanti alla stufa a legna. Le calzature dei componenti di quella famiglia erano di tela di sacco e stracci tagliati a strisce e avvolti intorno alle gambe e ai piedi, imbottiti di paglia e fissati con lo spago.
Margaret e Nellie decisero di parlare con i figli e di invitare la famiglia Kozicki per il pranzo di Natale. Decisero anche di non dire nulla dell’invito ai loro familiari.
Giunse la mattina di Natale e tutti i familiari di Margaret erano impegnati a prepararsi per il pranzo. Il grosso arrosto di maiale era stato messo nel forno la sera prima. Gli involtini di cavolo, le ciambelle dolci, il pane con le prugne e le bevande speciali al caramello erano stati preparati prima. Il menu sarebbe stato completato dai crauti, cetrioli sottaceto e altre verdure. Margaret e Nellie avevano il compito di preparare le verdure fresche e la madre continuava a chiedere per quale motivo stessero pelando tante patate, carote e barbabietole. Ma loro continuarono.
Il padre fu il primo a scorgere un tiro di cavalli e una slitta da cui scesero tredici persone che si dirigevano verso la loro casa. Poiché amava i cavalli, il padre riusciva a riconoscerli a lunga distanza. Chiese alla moglie: «Perché i Kozicki stanno venendo qui?» Lei rispose: «Non lo so».
Arrivarono e il padre di Margaret aiutò il signor Kozicki a mettere i cavalli nella stalla. La signora Kozicki abbracciò la madre di Margaret e la ringraziò per averli invitati a Natale. Entrarono tutti in casa e iniziarono i festeggiamenti.
Prima mangiarono gli adulti, poi furono lavati i piatti e le posate e i figli mangiarono a turno. Fu una festa magnifica, resa tale dalla condivisione. Dopo che tutti ebbero pranzato, cantarono insieme inni natalizi, poi gli adulti si misero a chiacchierare.
La carità in azione
Margaret e Nellie portarono i bambini nella camera e tirarono fuori da sotto i letti diverse scatole contenenti gli indumenti usati che avevano ricevuto dai negozianti amici della madre. C’era una confusione celeste, una sfilata di vestiti e calzature che tutti prendevano a volontà. Il rumore era così assordante che il padre di Margaret andò a vedere che cosa stesse succedendo. Quando vide la felicità dei piccoli Kozicki con i loro «nuovi» abiti, sorrise e disse: «Continuate pure».
Nel pomeriggio, prima che diventasse troppo freddo e buio, la famiglia di Margaret salutò gli amici che se ne andarono ben rifocillati, con abiti e scarpe nuovi.
Margaret e Nellie non dissero mai niente del loro invito ai Kozicki. Rimase un segreto fino al settantasettesimo Natale di Margaret Kisilevich Wright, nel 1998, quando per la prima volta raccontò la vicenda ai familiari. Disse che quello fu in assoluto il suo più bel Natale.
Se vogliamo trascorrere il nostro più bel Natale, dobbiamo prestare ascolto al suono dei piedi calzati di sandali. Dobbiamo tendere la mano al Falegname. Ogni passo che compiamo per seguirLo, abbandoniamo un dubbio e otteniamo una verità.
Di Gesù di Nazareth fu detto: «Cresceva in sapienza e in statura, e in grazia dinanzi a Dio e agli uomini».7 Abbiamo la determinazione di fare altrettanto? Una riga delle Sacre Scritture contiene un tributo al nostro Signore e Salvatore, di cui fu detto: «Egli è andato attorno facendo del bene … perché Iddio era con lui».8
Prego che in questo Natale e in tutti i Natali che verranno, possiamo seguire le Sue orme. Allora ogni Natale sarà il più bel Natale.