2010
Verrà a me con pieno intento di cuore, ed io lo guarirò
novembre 2010


“Verrà a me con pieno intento di cuore, ed io lo guarirò”

Il nostro Salvatore è il Principe della Pace, il Grande Guaritore, l’Unico che può purificarci veramente dalla puntura del peccato.

Elder Patrick Kearon

Stasera desidero condividere un messaggio di conforto e guarigione con chiunque fra voi si senta solo o dimenticato, abbia perso la pace di mente e di cuore o senta di aver sprecato anche l’ultima occasione. Possiamo trovare la guarigione completa e la pace ai piedi del Salvatore.

Quando avevo sette anni vivevo nella penisola arabica e i miei genitori mi dicevano continuamente che dovevo sempre mettere le scarpe ed io avevo capito perché me lo chiedevano. Sapevo che le scarpe mi avrebbero protetto i piedi dai tanti pericoli che esistono nel deserto, come i serpenti, gli scorpioni e le spine. Una mattina, dopo una notte passata in tenda nel deserto, volevo andare in esplorazione, ma non avevo voglia di mettermi le scarpe. Mi dissi che avrei fatto solo una piccola passeggiata e sarei rimasto vicino al campo. Così, invece di mettermi le scarpe, indossai un paio di sandali. In fin dei conti i sandali erano scarpe, o almeno una specie. E comunque, cosa sarebbe potuto accadere?

Stavo camminando nella sabbia fresca, con indosso i sandali, quando sentii come una spina che si infilava nell’arcata del piede. Guardai e vidi che non era una spina ma uno scorpione. Mentre la mia mente elaborava e si rendeva conto di quello che era appena successo, il dolore per la puntura cominciò a salire dal piede alla gamba. Afferrai la parte alta della gamba per cercare di impedire a quel dolore che sembrava fuoco di diffondersi e gridai per chiedere aiuto. I miei genitori arrivarono dal campo di corsa.

Mentre mio padre colpiva lo scorpione con una pala, un amico adulto che era con noi in campeggio cercò eroicamente di succhiare il veleno dal piede. In quel momento pensai che sarei morto. Singhiozzavo quando i miei genitori mi caricarono sulla macchina e si lanciarono ad alta velocità nel deserto per raggiungere il più vicino ospedale che distava circa due ore. Il dolore che si era esteso per tutta la gamba era lancinante e per tutto il viaggio pensai che stavo morendo.

Quando finalmente raggiungemmo l’ospedale, il dottore ci tranquillizzò assicurandoci che la puntura di quel tipo di scorpione era pericolosa solamente per i bambini piccoli e le persone molto denutrite. Mi somministrò un anestetico che mi intorpidì la gamba e allontanò qualsiasi sensazione di dolore. Ventiquattro ore dopo non avevo più nessun sintomo della puntura dello scorpione, ma avevo imparato una grande lezione.

Sapevo che quando i miei genitori mi avevano detto di indossare le scarpe non intendevano i sandali. Ero grande abbastanza da sapere che i sandali non davano la stessa protezione di un paio di scarpe. Ma quella mattina nel deserto avevo trascurato ciò che sapevo essere giusto; avevo ignorato quello che i miei genitori mi avevano insegnato ripetutamente. Ero stato pigro e un po’ ribelle, e ne avevo pagato il prezzo.

Nel rivolgermi a voi valorosi giovani, ai vostri padri, insegnanti, dirigenti e amici, rendo omaggio a tutti coloro che si sforzano con diligenza di diventare la persona che il Signore necessita e desidera. Ma la mia testimonianza, che nasce della mia esperienza personale di ragazzo e di uomo, è che ignorare quello che sappiamo essere giusto, per pigrizia o per ribellione, porta sempre conseguenze indesiderabili e spiritualmente dannose. Alla fine, lo scorpione non aveva messo in pericolo la mia vita ma mi aveva provocato un grandissimo dolore e aveva fatto preoccupare sia me che i miei genitori. Quando si tratta di vivere il Vangelo, non dobbiamo reagire con pigrizia o ribellione.

In quanto membri della Chiesa di Gesù Cristo e quali detentori del sacerdozio, conosciamo i comandamenti e le linee di condotta che ci siamo impegnati a osservare. Quando scegliamo una strada diversa da quella che sappiamo essere quella giusta, come abbiamo imparato dai nostri genitori e dai dirigenti e come è stato confermato nel nostro cuore dallo Spirito Santo, è come se camminassimo nella sabbia del deserto con indosso i sandali invece delle scarpe. E allora cerchiamo di giustificare il nostro comportamento pigro o ribelle. Diciamo a noi stessi che in realtà non stiamo facendo niente di così tanto sbagliato, che non ha molta importanza, e che se lasciamo andare solo un po’ la verga di ferro non succederà nulla di male. Forse ci consoliamo al pensiero che tutti lo fanno—o fanno ancora di peggio—e che comunque noi non ne saremo influenzati negativamente. In qualche modo ci convinciamo che siamo l’eccezione alla regola e pertanto immuni alle conseguenze che possono derivare se la infrangiamo. A volte deliberatamente rifiutiamo di obbedire “scrupolosamente”,1 come è scritto in Predicare il mio Vangelo, e impediamo a una parte del nostro cuore di arrivare al Signore. Ed è allora che veniamo punti.

Le Scritture ci insegnano che “il Signore richiede il cuore2 e ci viene comandato di amare il Signore e di servirLo con “tutto il [nostro] cuore”.3 La promessa è che potremo “stare senza biasimo dinanzi a Dio all’ultimo giorno” e tornare alla Sua presenza.4

Nel Libro di Mormon, gli Anti-Nefi-Lehi deposero le armi, le seppellirono sotto terra e si impegnarono a non usarle più contro i loro fratelli. E fecero molto di più. “Divennero un popolo retto” perché “deposero le armi della ribellione, per non combattere più contro Dio”.5 La loro conversione fu così completa e profonda che “non se ne allontanarono mai”.6

Ma ricordate qual era il loro stato prima della conversione: vivevano, come dicono le Scritture, “in aperta ribellione contro Dio”.7 I loro cuori ribelli li avevano condannati a vivere “in una condizione contraria alla natura della felicità” perché erano “andati contro la natura di Dio”.8

Quando deposero le armi della ribellione, si qualificarono per ricevere la guarigione e la pace del Signore; e noi possiamo fare altrettanto. Il Salvatore ci assicura: “Se non induriscono il cuore e non irrigidiscono il collo contro di me, saranno convertiti, e io li guarirò”.9 Possiamo accettare il Suo invito a tornare e pentirci, e a tornare a Lui “con pieno intento di cuore, ed io [vi] guarirò”.10

Mettete a confronto questa guarigione miracolosa con quello che succede “quando cominciamo a coprire i nostri peccati, o a gratificare il nostro orgoglio, [o] la nostra vana ambizione… i cieli si ritirano, lo Spirito del Signore è afflitto” e noi siamo lasciati soli “a recalcitrare contro i pungoli… e a combattere contro Dio”.11

Fratelli, troviamo guarigione e sollievo solo quando ci mettiamo ai piedi del Grande Medico, il nostro Salvatore Gesù Cristo. Dobbiamo deporre le armi della nostra ribellione (e ciascuno di noi sa quali sono). Dobbiamo deporre il peccato, la vanità e l’orgoglio. Dobbiamo rinunciare al desiderio di seguire il mondo ed essere rispettati e lodati dal mondo. Dobbiamo smettere di combattere contro Dio e al contrario darGli tutto il nostro cuore, senza remore. Allora Egli può guarirci. Allora Egli può purificarci dalla puntura velenosa del peccato.

“Infatti Iddio non ha mandato il suo Figliuolo nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui”.12

Il presidente James E. Faust insegnò:

“Quando l’obbedienza diventa il nostro obiettivo non è più una seccatura; invece di una pietra d’inciampo diventa una pietra da costruzione…

 L’obbedienza conduce alla vera libertà. Più obbediamo alla verità rivelata e più diventiamo liberi”.13

La settimana scorsa ho incontrato un signore di 92 anni che ha preso parte alle più importanti campagne della Seconda Guerra Mondiale. È sopravvissuto a tre ferite, una delle quali provocata da una mina che fece saltare in aria la jeep sulla quale viaggiava e che provocò la morte dell’autista. Ha imparato che, per sopravvivere in un campo minato, è necessario seguire esattamente le tracce lasciate dal veicolo che si muove davanti. Qualsiasi deviazione a destra o a sinistra potrebbe, e in effetti lo fu, essere fatale.

I nostri profeti e apostoli, dirigenti e genitori, ci indicano continuamente il percorso che dobbiamo seguire se vogliamo evitare una raffica mortale alla nostra anima. Conoscono il sentiero che è stato liberato dalle mine (o dagli scorpioni) e instancabilmente ci invitano a seguire i loro passi. Ci sono così tante trappole devastanti che ci attirano fuori dal sentiero. Perderci nella droga, alcol, pornografia o in un comportamento immorale, su Internet o con un video gioco, ci porterà diritti verso un’esplosione. Deviare a destra o a sinistra del sentiero sicuro che abbiamo davanti, per pigrizia o ribellione, può essere fatale per la nostra vita spirituale. Non ci sono eccezioni a questa regola.

Se abbiamo deviato dal sentiero, possiamo cambiare, possiamo tornare, possiamo riconquistare la gioia e la pace interiore. Scopriremo che ritornare sul sentiero dal quale sono state tolte le mine ci dà un sollievo enorme.

Nessuno può trovare pace in un campo minato.

Il nostro Salvatore è il Principe della Pace, il Grande Guaritore, l’Unico che può purificarci veramente dalla puntura del peccato e dal veleno dell’orgoglio e cambiare il nostro cuore ribelle in un cuore convertito e che fa alleanza. La Sua Espiazione è infinita e comprende tutti.

L’invito che il Cristo risorto fece ai Nefiti quando svolse il Suo ministero fra loro è ancora valido per voi e per me: “Avete dei malati fra voi? Portateli qui. Avete degli storpi, o dei ciechi, o degli zoppi, o dei mutilati, o dei lebbrosi, o degli sciancati, o dei sordi o afflitti in qualche maniera? Portateli qui e li guarirò”.14

Nessuno di voi ha perso l’ultima occasione. Potete cambiare, potete ritornare, potete chiedere misericordia. Venite all’Unico che può guarire e troverete la pace. Nel nome di Gesù Cristo. Amen.