2010
I tre principi della scelta
novembre 2010


I tre principi della scelta

Ciascuno di noi è venuto su questa terra con tutti i mezzi necessari per fare le scelte giuste.

President Thomas S. Monson

Miei amati fratelli del sacerdozio, stasera prego vivamente che il nostro Padre Celeste mi aiuti a esprimere le cose che sento di dover condividere con voi.

Recentemente ho pensato molto alle scelte e alle loro conseguenze. Accade raramente che nelle nostre giornate riusciamo anche solo per un’ora a non fare delle scelte, quale che ne sia la natura. Alcune sono di poco conto, altre di grande importanza. Alcune non faranno alcuna differenza nello schema eterno delle cose, mentre altre faranno tutta la differenza.

Nel meditare sui vari aspetti delle scelte, le ho divise in tre categorie: prima, il diritto di scegliere; seconda, la responsabilità di fare una scelta; e terza, i risultati delle scelte. Le chiamo “i tre principi della scelta”.

Prima di tutto voglio parlare del diritto di scegliere. Sono grato al nostro amorevole Padre Celeste per il dono del libero arbitrio, ovvero il diritto di scegliere. Il presidente David O. McKay, nono presidente della Chiesa, disse: “Dopo il dono della vita medesima, il diritto di essere noi stessi a decidere della nostra esistenza è il più grande dono che Dio abbia fatto all’uomo”.1

Sappiamo che avevamo la possibilità di scegliere già prima che la terra esistesse e che Lucifero provò a privarcene. Non aveva fiducia nel principio del libero arbitrio né in noi e si batté per imporci la salvezza. Insisteva che con il suo piano nessuno si sarebbe perso, ma sembra che non riconoscesse, o almeno non gli interessasse, che se il suo piano fosse stato seguito nessuno sarebbe stato più saggio, più forte, più compassionevole o più riconoscente di quanto già fosse.

Noi, che scegliemmo di seguire il piano del Salvatore, sapevamo che stavamo per imbarcarci in un viaggio precario e difficile, perché qui camminiamo per le strade del mondo, pecchiamo e inciampiamo, allontanandoci dalla presenza del Padre nostro. Ma il Primogenito nello Spirito offrì Se stesso come sacrificio per espiare i peccati di tutti. Attraverso una sofferenza indicibile, Egli divenne il grande Redentore, il Salvatore di tutta l’umanità, permettendoci così di tornare con successo al nostro Padre.

Il profeta Lehi ci dice: “Pertanto gli uomini sono liberi secondo la carne; e sono date loro tutte le cose che sono opportune per l’uomo. E sono liberi di scegliere la libertà e la vita eterna, tramite il grande Mediatore di tutti gli uomini, o di scegliere la schiavitù e la morte, secondo la schiavitù e il potere del diavolo; poiché egli cerca di rendere tutti gli uomini infelici come lui”.2

Fratelli, entro i limiti delle circostanze nelle quali ci troviamo, avremo sempre il diritto di scegliere.

Con il diritto di scegliere viene la responsabilità della scelta. Non possiamo essere neutrali; non esiste una via di mezzo. Il Signore lo sa e lo sa anche Lucifero. Fino a che vivremo su questa terra, Lucifero e le sue schiere non abbandoneranno mai la speranza di accaparrarsi la nostra anima.

Il nostro Padre Celeste non ci ha mandato a fare questo viaggio eterno senza metterci a disposizione i mezzi mediante i quali possiamo ricevere la Sua guida per essere aiutati a tornare da Lui sani e salvi alla fine di questa esistenza terrena. Sto parlando della preghiera. Sto parlando anche dei suggerimenti di quella voce calma e sommessa che è dentro ciascuno di noi; non dimentico neanche le Scritture, opera di marinai che hanno solcato con successo gli stessi mari che anche noi dobbiamo attraversare.

Ciascuno di noi è venuto su questa terra con tutti i mezzi necessari per fare le scelte giuste. Il profeta Moroni ci dice: “Poiché ecco, lo Spirito di Cristo è dato a ogni uomo, affinché possa distinguere il bene dal male”.3

Siamo circondati, e talvolta addirittura bombardati, dai messaggi dell’avversario. Ascoltatene qualcuno; di sicuro vi suoneranno familiari. “Solo per questa volta non fa nulla”. “Non preoccuparti, non lo saprà mai nessuno”. “Puoi smettere di fumare, o bere, o di assumere droghe in qualsiasi momento”. “Lo fanno tutti, perciò non può poi essere una cosa così cattiva”. Le bugie sono infinite.

Sebbene nel nostro viaggio incontreremo bivi e svolte, non possiamo assolutamente permetterci il lusso di una deviazione dalla quale potremmo non tornare mai indietro. Lucifero, astuto pifferaio, suona la sua melodia accattivante e allontana il distratto dalla sicurezza del corso scelto, dal consiglio di genitori amorevoli e dalla sicurezza degli insegnamenti di Dio. Cerca non solo quelli che vengono definiti i reietti della società ma ciascuno di noi, compresi gli eletti di Dio. Re Davide prestò ascolto, tentennò, poi seguì e cadde. Lo stesso fecero Caino in un’epoca precedente e Giuda Iscariota in una successiva. I metodi di Lucifero sono ingegnosi e le sue vittime numerose.

In 2 Nefi leggiamo di lui: “E altri ne pacificherà, cullandoli in una sicurezza carnale”.4 “Ed ecco, altri ne lusinga, e dice loro che l’inferno non esiste… finché li afferra con le sue terribili catene”.5 “E così il diavolo inganna la loro anima e li conduce via con cura giù in inferno”.6

Quando ci troviamo davanti a scelte importanti, cosa scegliamo? Cediamo davanti alla promessa di un ritorno effimero? Cediamo ai nostri desideri e alle nostre passioni? Cediamo alla pressione di chi ci sta intorno?

Non ritroviamoci ad essere indecisi come Alice nella favola di Lewis Carroll, Alice nel paese delle meraviglie. Ricorderete che Alice si trova davanti a un bivio con due sentieri di fronte a lei che portano in direzioni opposte. Alice viene avvicinata da Stregatto, al quale chiede: “Che strada devo prendere?”

Il gatto risponde: “Tutto dipende da dove vuoi andare. Se non sai dove vuoi andare, allora importa poco che strada prendi”.7

A differenza di Alice, ognuno di noi sa dove vuole andare e ha importanza la strada che percorriamo, perché quando scegliamo la strada da seguire, scegliamo anche la nostra destinazione.

Abbiamo sempre davanti delle decisioni da prendere. Per scegliere saggiamente, dobbiamo avere il coraggio di dire no e il coraggio di dire sì. Le decisioni determinano il nostro destino.

Vi invito a prendere ora una decisione ferma; a non deviare dal corso che ci porterà al raggiungimento del nostro obiettivo, la vita eterna con il nostro Padre nei cieli. Lungo questo sentiero dritto e sicuro ci sono altri obiettivi: il servizio missionario, il matrimonio al tempio, essere attivi nella Chiesa, lo studio delle Scritture, la preghiera e il lavoro di tempio. Ci sono innumerevoli obiettivi degni da raggiungere durante il viaggio della vita. Per realizzarli è necessario il nostro impegno.

Infine, fratelli, voglio parlare dei risultati delle scelte. Tutte le nostre scelte hanno delle conseguenze, alcune delle quali hanno poco o niente a che fare con la nostra salvezza eterna, mentre altre significano tutto in questo contesto.

Se indossate una maglietta verde o blu non fa alcuna differenza a lungo termine. Tuttavia, se decidete di premere un tasto del computer che vi mette davanti materiale pornografico questo atto può cambiare tutto nella vostra vita. Questa scelta avrà distolto i vostri passi dal sentiero dritto e sicuro. Se un amico fa pressione su di voi perché beviate degli alcolici o proviate delle droghe e voi cedete, state facendo una deviazione che potrebbe non avere una strada di ritorno. Fratelli, che siamo un diacono di dodici anni o un sommo sacerdote maturo, tutti siamo a rischio. Prego che terremo i nostri occhi, il nostro cuore e la nostra determinazione concentrati sull’obiettivo eterno e degno di qualsiasi prezzo ci venga richiesto, a prescindere dal sacrificio che dobbiamo fare per raggiungerlo.

Nessuna tentazione, nessuna pressione, nessuna lusinga può sopraffarci a meno che non siamo noi a permetterglielo. Se facciamo la scelta sbagliata, non possiamo biasimare altri che noi stessi. Una volta il presidente Brigham Young espose questa verità riferendola a se stesso. Egli disse: “Se fratello Brigham dovesse intraprendere una strada sbagliata, e dovesse essere lasciato fuori del regno dei cieli, nessuno, all’infuori di fratello Brigham, sarà da biasimare. Io sono il solo essere in cielo, in terra o all’inferno a poter essere biasimato”. Egli continuò: “La stessa cosa si applica a tutti i Santi degli Ultimi Giorni. La salvezza è un’operazione individuale”.8

L’apostolo Paolo ci ha assicurato quanto segue: “Niuna tentazione vi ha colti, che non sia stata umana; or Iddio è fedele e non permetterà che siate tentati al dì là delle vostre forze; ma con la tentazione vi darà anche la via d’uscirne, onde la possiate sopportare».9

Tutti abbiamo fatto scelte sbagliate. Se non abbiamo ancora rimediato a tali scelte, vi assicuro che c’è ancora modo di farlo. Si tratta del processo chiamato pentimento. Vi imploro di riparare ai vostri errori. Il nostro Salvatore è morto per dare a voi e a me questo dono benedetto. Benché il percorso non sia facile, la promessa è reale: “Quand’anche i vostri peccati fossero come lo scarlatto, diventeranno bianchi come la neve”.10 “E io, il Signore, non li ricordo più”.11 Non mettete a rischio la vostra vita eterna. Se avete peccato, prima tornerete sui vostri passi, prima troverete la dolce pace e la gioia che derivano dal miracolo del perdono.

Fratelli, voi avete un retaggio regale. La vita eterna nel regno di vostro Padre è la vostra meta. Tale obiettivo non è raggiungibile in un unico glorioso tentativo, piuttosto è il risultato di una vita di rettitudine, un sommarsi di scelte sagge, una costanza nel mantenere lo scopo. Come qualsiasi cosa che abbia davvero valore, la ricompensa della vita eterna richiede impegno.

Le Scritture sono chiare:

“Abbiate dunque cura di far ciò che l’Eterno, l’Iddio vostro, vi ha comandato; non ve ne sviate né a destra né a sinistra;

camminate in tutto e per tutto per la via che l’Eterno, il vostro Dio, vi ha prescritta”.12

In conclusione, lasciatemi condividere l’esempio di qualcuno che decise da giovane quali fossero i suoi obiettivi. Sto parlando del fratello Clayton M. Christensen, membro della Chiesa e professore di amministrazione aziendale presso la Business School dell’università di Harvard.

Quando aveva 16 anni, il fratello Christensen decise, tra le altre cose, che non avrebbe praticato sport di domenica. Anni dopo, mentre frequentava l’università di Oxford in Inghilterra, giocò come pivot nella squadra di pallacanestro. Quell’anno non riportarono neanche una sconfitta e furono ammessi nell’equivalente britannico del campionato di NCAA americano.

Vinsero le partite del loro girone con relativa facilità e arrivarono alla semifinale. Fu allora che il fratello Christensen guardò il calendario e, scioccato, si rese conto che la finale si sarebbe giocata di domenica. Lui e la sua squadra avevano lavorato sodo per arrivare fino a quel punto e lui era il pivot principale. Così andò a parlare del suo dilemma con il coach, che non fu molto comprensivo e disse al fratello Christensen che si aspettava che avrebbe giocato quella partita.

Prima dell’ultima partita però c’era ancora la semifinale da giocare. Sfortunatamente, il pivot di riserva si era lussato una spalla, cosa che accrebbe sul fratello Christensen la pressione di giocare la finale. Andò in albergo, si inginocchiò e chiedendo al suo Padre Celeste se, solo per quella volta, non sarebbe stato sbagliato giocare di domenica. Disse che, ancora prima di aver finito di pregare, ricevette la risposta: “Clayton, perché me lo stai chiedendo? Conosci la risposta”.

Così andò dal suo coach e gli disse di essere dispiaciuto ma che non avrebbe giocato la finale. Poi andò alle riunioni domenicali del rione che si trovava vicino a dove la sua squadra giocò senza di lui. Pregò con fervore che vincessero: e loro vinsero.

Quella decisione fatidica e difficile fu presa oltre trent’anni fa. Il fratello Christensen ha detto che a distanza di tempo considera quella decisione una delle più importanti che abbia mai preso. Sarebbe stato molto facile dire: “Ok, in generale, osservare la santità della domenica è il comandamento giusto, ma nella mia particolare situazione attenuante, va bene se, soltanto per questa volta, non lo osservo”. Eppure, dice che la sua vita si è rivelata essere un corso infinito di circostanze attenuanti e che, se avesse passato il limite solo quella volta, allora la volta dopo che fosse accaduto qualcosa di impellente e cruciale, avrebbe avuto molta meno riluttanza a oltrepassare di nuovo il limite. La lezione che imparò è che è più facile osservare i comandamenti il 100% delle volte piuttosto che farlo solo il 98% delle volte.13

Miei amati fratelli, possiamo noi essere pieni di gratitudine per il diritto di scegliere, accettare la responsabilità ed essere sempre consapevoli dei risultati delle scelte. Come detentori del sacerdozio, tutti uniti insieme possiamo qualificarci per l’influenza del Padre Celeste che ci indirizza quando scegliamo con cura e nel modo giusto. Siamo impegnati nell’opera del Signore Gesù Cristo. Come altri nei tempi passati, abbiamo risposto alla Sua chiamata. Siamo al Suo servizio. Riusciremo a osservare con successo il comandamento solenne: “Siate puri, voi che portate i recipienti del Signore”.14 Prego solennemente che sia così, nel nome di Gesù Cristo. Amen.