2013
Veri pastori
Novembre 2013


Veri pastori

L’insegnamento familiare risponde a molte preghiere e ci permette di vedere i cambiamenti che avvengono nella vita delle persone.

Questa sera nel Centro delle conferenze di Salt Lake City e in altri luoghi vicini e lontani si sono riuniti coloro che detengono il sacerdozio di Dio. Voi siete veramente “un real sacerdozio” — addirittura “una generazione eletta”, come ha dichiarato l’apostolo Pietro.1 Mi sento onorato del privilegio di potervi parlare.

Da giovane, ogni estate la nostra famiglia si trasferiva per diverse settimane nella casa di famiglia a Provo Canyon, circa settantadue chilometri a sud–est di Salt Lake City. Noi ragazzi eravamo sempre ansiosi di andare a pescare nel fiume o a nuotare e cercavamo sempre di far andare la macchina più veloce. All’epoca, mio padre aveva una Oldsmobile del 1928. Quando superava i 55 chilometri all’ora, mia madre gli diceva: “Rallenta! Rallenta!” Io gli dicevo: “Accelera, papà! Accelera!”

Papà andava a 55 chilometri all’ora fino a Provo Canyon oppure fino a una curva dove venivamo bloccati da un gregge di pecore. Stavamo a guardare mentre passava la fila di centinaia di pecore, apparentemente senza un pastore, con qualche cane che guaiva alle loro calcagna. In fondo alla fila potevamo vedere il pastore sul suo cavallo — senza la briglia ma con una cavezza. Di tanto in tanto si appisolava allungandosi sulla sella, dato che il cavallo sapeva dove andare e il lavoro veniva fatto dai cani.

Paragonate questa scena a quella che ho visto a Monaco, in Germania, molti anni fa. Era domenica mattina e stavamo andando a una conferenza di missionari. Guardando fuori dal finestrino dell’auto del presidente di missione, vidi un pastore con un bastone in mano che guidava le sue pecore. Esse lo seguivano ovunque andasse. Se si spostava a sinistra, lo seguivano a sinistra; se si spostava a destra, lo seguivano in quella direzione. Notai la differenza tra il vero pastore che guida le sue pecore e il guardiano che cavalca distrattamente dietro alle pecore.

Gesù disse: “Io sono il buon pastore, e conosco le mie [pecore]”2. Egli è l’esempio perfetto di come dovrebbe essere un vero pastore.

Fratelli, quali detentori del sacerdozio di Dio abbiamo il dovere di essere dei pastori. Nella Sua saggezza, il Signore ci ha dato delle direttive per essere i pastori delle famiglie della Chiesa, a cui possiamo rendere servizio, insegnare e rendere testimonianza. Questo è ciò che chiamiamo insegnamento familiare ed è quello di cui voglio parlarvi stasera.

Il vescovo di ogni rione della Chiesa supervisiona la chiamata dei detentori del sacerdozio quali insegnanti familiari, per far visita alle case dei membri ogni mese. Essi vanno in coppia. Quando è possibile, un giovane uomo che è un sacerdote o un insegnante nel Sacerdozio di Aaronne accompagna un adulto che detiene il Sacerdozio di Melchisedec. Quando vanno nelle case di coloro dei quali sono responsabili, il detentore del Sacerdozio di Aaronne prende parte all’insegnamento che viene svolto. Questo incarico aiuterà i giovani a prepararsi per la missione, come pure a una vita di servizio nel sacerdozio.

Il programma dell’insegnamento familiare è la risposta alla rivelazione moderna, che chiede a coloro che sono ordinati al sacerdozio di “insegnare, esporre, esortare, battezzare […]. E di visitare la casa di ogni membro e di esortarli a pregare con la voce e in segreto e ad occuparsi di tutti i doveri familiari […] di vegliare sempre sulla Chiesa, di stare con i membri e di fortificarli; E di assicurasi che non vi siano iniquità nella chiesa, né durezza reciproca, né menzogne, calunnie o maldicenze”3.

Il presidente David O. McKay ci ha lasciato questo ammonimento: “L’insegnamento familiare è una delle nostre più urgenti e più gratificanti possibilità di nutrire e di ispirare, di consigliare e di dirigere i figli del nostro Padre. […] È un servizio divino, una chiamata divina. È nostro dovere come insegnanti familiari portare lo spirito […] in ogni casa e in ogni cuore. Se ama il suo lavoro e fa del suo meglio, ogni nobile e devoto insegnante dei figli di Dio proverà una pace, una gioia e una soddisfazione infinite”4.

Nel Libro di Mormon leggiamo che Alma “consacrava tutti i loro sacerdoti e tutti i loro insegnanti; e nessuno veniva consacrato, a meno che non fosse un uomo giusto.

Essi vegliavano dunque sul loro popolo e lo nutrivano delle cose che riguardano la rettitudine”5.

Nello svolgere i nostri doveri di insegnanti familiari, è saggio conoscere e capire le difficoltà di ogni famiglia, in modo da poter essere efficaci nell’insegnamento e nell’offrire l’assistenza necessaria.

È anche più probabile che una visita di insegnamento familiare abbia successo se l’appuntamento è preso in anticipo. Per illustrare questo punto, vi racconto un’esperienza avuta qualche anno fa. All’epoca il Comitato esecutivo per l’opera missionaria era composto da Spencer W. Kimball, Gordon B. Hinckley e Thomas S. Monson. Una sera il fratello e la sorella Hinckley avevano invitato a cena a casa loro i membri del comitato con le mogli. Avevamo appena finito l’ottima cena che bussarono alla porta. Il presidente Hinckley aprì la porta e si trovò di fronte uno dei suoi insegnanti familiari. L’insegnante familiare disse: “So di non aver fissato un appuntamento e di non essere venuto col mio collega, ma ho sentito che sarei dovuto venire stasera. Non sapevo che aveste ospiti”.

Il presidente Hinckley gentilmente lo invitò a entrare e a sedersi per istruire tre apostoli con consorti sui loro doveri di membri della Chiesa. Trepidante, l’insegnante familiare fece del suo meglio. Il presidente Hinckley lo ringraziò per essere venuto, dopodiché lui uscì frettolosamente.

Menziono un ulteriore esempio del modo non corretto di fare insegnamento familiare. Il presidente Marion G. Romney, che alcuni anni fa era un consigliere della Prima Presidenza, era solito raccontare di un suo insegnante familiare che andò a casa sua in una fredda sera d’inverno. Tenne il cappello in mano e rifiutò nervosamente quando fu invitato a sedersi per portare il messaggio. Rimanendo in piedi, disse: “Veramente, fratello Romney, è freddo fuori e ho lasciato la macchina accesa per evitare che non riparta. Sono venuto così posso dire al vescovo di aver fatto le mie visite”6.

Il presidente Ezra Taft Benson, dopo aver raccontato l’esperienza del presidente Romney in una riunione di detentori del sacerdozio, disse: “Fratelli, possiamo fare di meglio — molto meglio!”7 Sono d’accordo.

L’insegnamento familiare è più che una visita fatta una volta al mese in modo meccanico. Abbiamo la responsabilità di insegnare, di ispirare, di motivare e, quando facciamo visita a coloro che sono meno attivi, di portare all’attività e infine all’Esaltazione i figli e le figlie di Dio.

Per aiutarci, riporto questo saggio consiglio che sicuramente si applica agli insegnanti familiari. È stato dato da Abraham Lincoln, che disse: “Se volete convincere un uomo a unirsi alla vostra causa, prima convincetelo che siete suo sincero amico”8. Il presidente Ezra Taft Benson esortò: “Soprattutto siate un sincero amico per gli individui e per le famiglie alle quali insegnate. […] Un amico fa qualcosa di più della visita mensile richiesta. Un amico si preoccupa più di aiutare le persone che di ricevere credito per le sue buone azioni. Un amico si interessa. Un amico [dimostra] affetto. Un amico ascolta; un amico aiuta”9.

L’insegnamento familiare risponde a molte preghiere e ci permette di vedere i cambiamenti che avvengono nella vita delle persone.

Ne è un esempio Dick Hammer, che venne nello Utah grazie al programma di soccorso civile durante gli anni della Grande Depressione. Conobbe e sposò una giovane donna appartenente alla Chiesa. Aprì il Dick’s Café a St. George, nello Utah, che diventò un celebre punto di ritrovo.

Alla famiglia Hammer fu assegnato come insegnante familiare Willard Milne, un mio amico. Poiché conoscevo anche Dick Hammer, avendo stampato i menù per il suo locale, quando andavo a St. George chiedevo al mio amico, fratello Milne: “Come va il nostro Dick Hammer?”

La risposta di solito era: “Lentamente”.

Ogni mese, quando Willard Milne e il collega andavano in casa degli Hammer, trovavano sempre il modo per portare un messaggio del Vangelo e per renderne testimonianza a Dick e alla sua famiglia.

Gli anni passarono; poi un giorno Willard mi telefonò con delle buone notizie. “Fratello Monson — iniziò — Dick Hammer si è convertito e si farà battezzare. Ha compiuto novant’anni e siamo amici sin dalla nostra giovinezza. La sua decisione mi scalda il cuore. Sono il suo insegnante familiare da molti anni”. C’era un velo di commozione nella voce di Willard mentre mi dava questa gradita notizia.

Il fratello Hammer fu battezzato e un anno dopo entrò nel bellissimo Tempio di St. George e là ricevette la sua investitura e le benedizioni del suggellamento.

Chiesi a Willard: “Ti sei mai sentito scoraggiato come suo insegnante familiare per tanti anni?”

Egli rispose: “No, ne è valsa la pena. Nel vedere la gioia toccare i membri della famiglia Hammer, il mio cuore si riempie di gratitudine per le benedizioni che il Vangelo ha portato nella loro vita e per il privilegio che ho avuto di aiutare in qualche modo. Sono un uomo felice”.

Fratelli, negli anni sarà nostro privilegio fare visita e insegnare a tante persone — coloro che sono meno attivi come coloro che sono pienamente impegnati. Se siamo coscienziosi nella nostra chiamata, avremo occasione di benedire la vita di molti. Le visite che facciamo a coloro che si allontanano dall’attività nella Chiesa possono essere la chiave che alla fine aprirà le porte al loro ritorno.

Pensando a questo, aiutiamo coloro di cui siamo responsabili e portiamoli alla tavola del Signore, perché si nutrano della Sua parola e godano della compagnia del Suo Spirito, e non siano più “né forestieri, né avventizî; ma […] concittadini dei santi e membri della famiglia di Dio”10.

Se qualcuno è caduto nella superficialità riguardo alle sue visite di insegnamento familiare, posso dire che non c’è momento migliore di quello attuale per ridedicarvi all’adempimento dei vostri doveri di insegnanti familiari. Decidete ora di fare tutto il necessario per aiutare coloro su cui vi è stata data la responsabilità. Ci sono anche volte in cui è necessario un piccolo stimolo extra per aiutare il vostro collega di insegnamento familiare a trovare il tempo di venire con voi, ma, se perseverate, avrete successo.

Fratelli, il nostro impegno nell’insegnamento familiare è continuo. L’opera non terminerà fino a quando il nostro Signore e Maestro dirà: “Basta”. Ci sono vite da illuminare, cuori da toccare, anime da salvare. Noi abbiamo il sacro privilegio di illuminare, di toccare e di salvare queste anime preziose che ci vengono affidate. Dobbiamo farlo con fede e con cuori colmi di gioia.

Per concludere, parlo di un esempio specifico che descrive il tipo di insegnanti familiari che dovremmo essere. C’è un Insegnante la cui vita mette in ombra tutte le altre. Egli parlò della vita e della morte, del dovere e del destino. Egli visse non per essere servito, ma per servire; non per ricevere, ma per dare; non per salvare la Sua vita, ma per sacrificarla per gli altri. Egli parlò di un amore più bello della lussuria, di una povertà più ricca di ogni tesoro. Di questo Insegnante dissero che Egli insegnava con autorità, e non come gli scribi.11 Le Sue leggi non erano incise sulla pietra, ma nel cuore degli uomini.

Parlo del Grande Maestro, di Gesù Cristo, il Figlio di Dio, il Salvatore e Redentore di tutta l’umanità. Il racconto biblico dice di Lui che “è andato attorno facendo del bene”12. Con Lui come nostra guida ed esempio infallibili, ci renderemo degni di ricevere il Suo aiuto divino nello svolgere l’insegnamento familiare. Arricchiremo così la vita degli altri. Consoleremo il loro cuore. Salveremo la loro anima. Diventeremo veri pastori. Prego che questo accada. Nel nome del Sommo Pastore, Gesù Cristo. Amen.