La nostra casa, la nostra famiglia
Digiunare e pregare per Emma
L’autrice vive nella Regione di Hovedstaden, in Danimarca.
Quando mia figlia è caduta dalla finestra, ho temuto che si realizzassero le nostre più terribili paure.
La mia famiglia era appena tornata da una meravigliosa vacanza. Dopo cena, avevo lasciato che i nostri due figli, Markus di quattro anni e Emma di tre anni, giocassero in camera nella mezzanina del nostro appartamento al quarto piano. In Danimarca, le finestre si aprono verso l’esterno, come le persiane. Di solito sono bloccate, ma noi le avevamo lasciate socchiuse per le vacanze in modo che entrasse dell’aria mentre eravamo in viaggio.
Stavo lavando i piatti quando improvvisamente ho sentito che stava succedendo qualcosa di terribile. Sono corsa in sala, mentre Markus scendeva di corsa le scale. Urlava terrorizzato che Emma era caduta dalla finestra — una finestra a dodici metri dal marciapiede di cemento. Mi sono precipitata giù dalle scale, urlando ripetutamente il nome di Emma. Ho visto il corpicino di mia figlia steso sul cemento, come se fosse senza vita. Quando l’ho sollevata, era completamente inerme e pensavo che le mie peggiori paure fossero confermate. Mio marito, che mi aveva seguito fuori, l’ha presa in braccio e le ha dato immediatamente una benedizione del sacerdozio.
L’ambulanza è arrivata velocemente e io e Markus abbiamo fatto una preghiera mentre i paramedici curavano Emma. Siamo saliti subito sull’ambulanza, diretti all’ospedale.
Ben presto siamo stati raggiunti, nell’unità di terapia intensiva, dai nostri parenti, venuti per sostenerci. Markus è andato a casa con i cugini, mentre io e mio marito siamo rimasti in ospedale, non conoscendo ancora le condizioni di Emma.
Dopo quella che era sembrata una lunga attesa, è venuto finalmente uno dei dottori, chiedendoci i dettagli dell’incidente. Ci è stato detto che, di solito, una caduta da tale altezza provoca lesioni interne e lascia solo poche possibilità di sopravvivenza. Emma aveva il bacino fratturato e un trauma cranico, ma le sue ferite erano solo superficiali. Il dottore ha detto che doveva averla presa un angelo.
Benché fosse già un miracolo che fosse sopravvissuta, Emma era ancora incosciente a causa del trauma cranico. Mio marito e due cari amici le hanno dato un’altra benedizione. Nella benedizione le è stato promesso che sarebbe guarita completamente, senza alcun danno permanente e che questa sarebbe stata per lei un’esperienza positiva. Sentivo una gratitudine immensa per il potere del sacerdozio. Tutte le mie suppliche notturne erano state esaudite.
Emma è uscita dal coma quattro giorni dopo. In quei quattro giorni, i nostri amici, i membri della Chiesa e altre persone avevano digiunato e pregato per lei. Sentivo tutto attorno a me le preghiere dei santi fedeli che rafforzavano la mia famiglia e me. Sentivo come se il Padre Celeste mi abbracciasse e mi confortasse.
Il nostro palo aveva indetto un digiuno il giorno prima che lei si risvegliasse. Crediamo che il Padre Celeste abbia esaudito le nostre preghiere e che il risveglio di Emma sia stato la conseguenza del digiuno. Da allora in poi Emma è guarita velocemente. Cinque giorni dopo ha detto la sua prima parola dall’incidente e nove giorni dopo è stata dimessa dall’ospedale. Ha passato cinque settimane su una sedia a rotelle e poi ha cominciato la fisioterapia.
Circa un mese dopo l’incidente, a furia di sollevare Emma, ho avuto dei problemi alla schiena. Mi ha preso un senso di impotenza, non solo fisica ma anche spirituale. Come potevo continuare a prendermi cura di lei?
Una notte il senso di colpa per la mia impotenza è diventato troppo forte da sopportare. Sono uscita di casa e ho trovato una panchina nel parco, dove ho pregato il Padre Celeste per circa un’ora. Per la prima volta nella mia vita, mi sono sentita sopraffatta dal miracoloso potere dell’Espiazione del Salvatore. Dopo la preghiera, tutte le pene e le sofferenze che stavo provando mi sono state tolte, tutti i miei fardelli sono stati sollevati dalle mie spalle. Emma era ancora sulla sedia a rotelle e io mi curavo la schiena, ma sono stata sostenuta nell’andare avanti.
Un anno dopo, Emma poteva correre, ridere, raccontare storie e pensare come fa una bambina di quattro anni.
Sappiamo che c’è un Padre in cielo che si cura di noi e ci conosce personalmente. Sa quali difficoltà affrontiamo. Non dubiterò mai dei miracoli che opera tramite la preghiera, il digiuno e le benedizioni del sacerdozio.