Fino al giorno in cui ci rivedrem
L’ispirazione divina nella chiesa del Signore
Tratto da “Egli non sonnecchia né dorme”, La Stella, ottobre 1983, 7–10. Punteggiatura e lettere maiuscole aggiornati.
Dio tesse il Suo arazzo secondo il Suo grande disegno.
L’ispirazione divina dell’organizzazione di quest’opera e delle chiamate alla dirigenza è evidente. Le Autorità generali sono individui, ciascuno con una propria personalità. Ciascuno porta nello svolgimento delle sue responsabilità una vasta gamma di esperienze e di capacità. Quando nei consigli direttivi della Chiesa si mettono in discussione gli affari che la riguardano, ognuno è libero di esprimere il suo punto di vista. Se si osserva il modo in cui si svolge questo interessante processo, è affascinante vedere la testimonianza del potere dello Spirito Santo influenzare questi uomini. Le differenze iniziali, mai aspre ma tuttavia percettibili, si addolciscono e si fondono in un’espressione di unità: “La mia casa è una casa d’ordine”, dice il Signore (vedere DeA 132:8). Mentre assisto a questo processo la mia fede ne esce continuamente rinnovata. […]
Alcuni manifestano preoccupazione per il fatto che il presidente della Chiesa sia sempre stato un uomo piuttosto anziano, al che la mia risposta è: “Quale benedizione!” Il lavoro di questa dispensazione fu iniziato per mezzo del profeta Joseph Smith. A quel tempo egli era giovane e forte, una persona dalla mente non impregnata delle tradizioni del suo tempo. La sua era una mente giovane, che il Signore poteva plasmare come creta fresca e umida all’inizio della Sua opera.
Il successore di Joseph era relativamente giovane quando si assunse la grave responsabilità di guidare un intero popolo [attraverso] luoghi deserti per colonizzare una nuova terra.
Ma i principi fondamentali della nostra dottrina sono ora ben definiti e noi siamo fermamente stabiliti come popolo, almeno sino a quando il Signore non ci comanderà di nuovo di muoverci. Non abbiamo bisogno di innovazioni. Abbiamo bisogno di devozione nell’aderire ai principi divinamente espressi. Dobbiamo essere leali al nostro dirigente, nominato da Dio. Egli è il nostro profeta, il nostro veggente e rivelatore. Non rimarremo mai senza un profeta, se vivremo in modo da essere degni di averne uno. Non è necessario che sia giovane. Egli ha e continuerà ad avere uomini più giovani con i quali percorrere la terra nell’opera del ministero. Egli è il sommo sacerdote presiedente, il depositario di tutte le chiavi del Santo Sacerdozio e la voce della rivelazione di Dio al Suo popolo.
C’è un vecchio proverbio che dice: “Gioventù per l’azione; vecchiaia per la saggezza”.
A mio avviso vi è un immenso senso di sicurezza nel sapere che per il prevedibile futuro avremo un presidente che è stato disciplinato, addestrato e messo alla prova, la cui fedeltà all’opera e la cui integrità nella causa sono state temprate nel crogiuolo del servizio, la cui fede è maturata e la cui vicinanza a Dio è stata coltivata nell’arco di molti anni. […]
Non abbiamo motivo di temere per il futuro, se ci teniamo stretti ai principi rivelati.