2017
Eliminare il pericolo del dubbio
Settembre 2017


Eliminare il pericolo del dubbio

Persino gli alberi grandi possono soccombere a causa di un fungo invisibile. Avviene lo stesso con la fede — se lasciamo che il dubbio cresca, esso può far marcire le nostre radici spirituali fino ad abbatterci.

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tree in yellow field

Fotografie di Getty Images

Durante il Suo ministero terreno, il Salvatore è stato messo alla prova da Satana.

“E dopo che ebbe digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame.

E il tentatore, accostatosi, gli disse: Se tu sei Figliuol di Dio, di’ che queste pietre divengan pani” (Matteo 4:2–3; corsivo aggiunto).

L’avversario tentò il Salvatore mettendo in dubbio la Sua divinità. Ha usato la frase condizionale “Se tu sei Figliuol di Dio”.

Tuttavia, usando la forza che viene dalla conoscenza delle Scritture, il Signore respinse la tentazione. “Sta scritto: Non di pane soltanto vivrà l’uomo, ma d’ogni parola che procede dalla bocca di Dio” (Matteo 4:4).

Questa conversazione tra Gesù Cristo e Satana ci dà un’idea chiara di come l’avversario ci tenta a porre dubbi insidiosi nel cuore e nella mente.

Un’invasione nascosta

Dove son cresciuto io a Sonora, in Messico, ci sono alberi grandi chiamati Ficus microcarpa. Sono alti circa trenta metri, con un tronco enorme e con una grossa chioma di rami e foglie. Recentemente molti di questi alberi sono stati colpiti da una malattia chiamata Marciume radicale. Quando questo fungo attacca, gli effetti non si vedono per alcuni anni. Tuttavia, il fungo fa marcire gradualmente le radici di quei bellissimi alberi e questi iniziano a morire. Le foglie diventano gialle e cadono. Poi il tronco e i rami avvizziscono e gli alberi devono essere abbattuti.

Come il fungo che penetra in questi alberi, i dubbi possono invadere i nostri pensieri. Se lasciamo che crescano, col tempo possono intaccare le nostre radici e fare marcire il fondamento della nostra fede fino a che anche noi verremo abbattuti.

I cosiddetti amici possono introdurre il dubbio facendo domande pungenti. I siti internet possono generare dubbi presentando le informazioni fuori dal contesto. Tuttavia, i dubbi si intensificano in particolar modo quando noi stessi, sentendoci abbandonati e sopraffatti, mettiamo in dubbio i fardelli che portiamo. Le lamentele dell’uomo naturale, quali “Perché io, Signore?” oppure “Se sono il tuo servitore, perché permetti che…?”, possono essere sussurrate alle nostre orecchie dal padre delle menzogne. Egli ha uno scopo malvagio: quello di indebolire la nostra certezza di essere figli di Dio.

Per opporci a tale dubbio dobbiamo ricordare la perfezione del piano del nostro Padre. Invece di soffermarci sulle domande negative, dovremmo chiedere di ricevere forza, come fece Joseph Smith: “Ricorda i tuoi santi sofferenti, o nostro Dio, e i tuoi servitori gioiranno nel tuo nome per sempre” (DeA 121:6). Dobbiamo anche avere fiducia che il Signore ci libererà (vedere 1 Corinzi 10:13).

Rapinato a mano armata

Ricordo un’esperienza personale che mi ha aiutato a sostituire il dubbio con la speranza. A quel tempo ero presidente di palo. I miei figli erano piccoli. Mia moglie e io avevamo una piccola attività che vendeva tortilla e lavoravamo tanto.

Una di quelle sere, quando io e mia moglie dovevamo fare le tortilla da mezzanotte alle 03:00, tre ragazzi vennero al nostro negozio. Erano tutti e tre drogati. Due di loro indossavano passamontagna e impermeabili lunghi. Gli impermeabili nascondevano le loro armi. Ci minacciarono, spingendoci dentro al negozio e chiudendo la porta. Uno rimase fuori a fare la guardia, strillando ripetutamente: “Ammazzali! Ammazzali!”

Uno dei ragazzi mi puntò la pistola alla tempia e mi obbligò a sdraiarmi per terra. L’altro puntò la pistola al petto di mia moglie. Pregai che i miei figli non diventassero orfani e che il Signore ci proteggesse. I ladri infine ci rinchiusero in bagno e sparirono, fuggendo con il mio furgone.

Scappammo e chiedemmo aiuto. La polizia arrivò, così pure mio fratello. Appena possibile, portammo mia moglie a casa. Poi, io e mio fratello andammo in cerca del mio furgone, ma senza successo. Molto rattristato, rientrai a casa alle 05:00.

Dov’era la mia famiglia?

Con mia sorpresa, mia moglie e i miei figli non erano lì. Un vicino mi disse che mia figlia di quattro anni aveva mal di stomaco e l’avevano portata di corsa all’ospedale. Sapendo che avremmo avuto un disperato bisogno di denaro per curarla, sentii di non avere altra scelta che tornare al negozio di tortilla ed evadere tutti gli ordini della giornata. Dato che io e mia moglie eravamo gli unici a lavorare lì, ero solo, correvo come un matto, impastavo, mettevo l’impasto nella macchina per tortilla, regolavo la dimensione, andavo avanti e indietro per finire le tortilla e soddisfare i clienti.

Ora, però, erano le 08:00. Iniziai a riflettere sugli eventi della notte passata. Una domanda mi passò per la mente: “Se sei il presidente di palo, perché tutto questo sta accadendo a te?”.

Tutto tranne tortilla

Scacciai il pensiero negativo e pregai per ricevere forza. Poi udii una voce dietro di me: “Presidente”. Erano il mio vescovo e un fratello del rione, i miei insegnanti familiari.

Il vescovo disse: “Noi non sappiamo fare le tortilla, quindi non possiamo esserti d’aiuto qui. Però, non devi preoccuparti del tuo furgone, di tua moglie, di tua figlia malata o dei tuoi altri figli. Tu resta qui e noi ti aiuteremo con il resto”. I miei occhi si riempirono di lacrime di gratitudine.

Si fecero carico di tutto tranne le tortilla. Il pomeriggio quando tornai a casa, trovai la mia casa pulita e ordinata, le mie camicie stirate e un pasto pronto. Non c’era nessuno a casa, ma sapevo che la Società di Soccorso era stata lì. La polizia aveva trovato il mio furgone e qualcuno del rione aveva pagato la cauzione per ritirarlo.

Andai di corsa a vedere mia moglie e mia figlia. Il vescovo era stato lì e aveva dato una benedizione a mia figlia. Aveva l’appendicite, ma era tutto sotto controllo.

Quando io e mia moglie parlammo, sentimmo che il vescovo non aveva usato i fondi del digiuno o materiale preso dal magazzino del vescovo per aiutarci. Piuttosto, avevano usato le risorse e la misericordia dei membri del nostro rione.

Alcuni giorni dopo, mentre mia figlia si stava rimettendo e mia moglie mi aiutava al negozio di tortilla, vennero tre donne. Erano le madri dei giovani ladri ed erano venute a porgerci le loro scuse. Ci spiegarono che la polizia aveva acciuffato i loro figli. Poi queste madri trascinarono letteralmente i loro figli nel negozio per chiedere perdono, e noi li perdonammo.

Non dubitarono

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tree trunk

Le radici spirituali del mio albero genealogico sono state rafforzate per sei generazioni grazie alla fede incrollabile del mio bisnonno.

Un altro esempio relativo alla mia storia familiare mi ricorda di non dubitare. Nel 1913, in Messico, l’anziano Ernest Young e il suo collega predicarono il Vangelo alla mia trisavola Maria de Jesus de Monroy, una vedova; alle sue tre figlie, Natalia, Jovita e Guadalupe; e al suo unico figlio, Rafael, il mio bisnonno. Furono battezzati il 10 giugno. Due mesi dopo, alcuni cittadini statunitensi lasciarono il Messico a causa della Rivoluzione messicana.

Il 29 agosto 1913, l’allora presidente Rey L. Pratt e tutti i missionari americani dovettero andarsene, Rafael Monroy, un trentaquattrenne convertito da due mesi, si recò alla casa della missione per esprimere la sua preoccupazione. “Che ne sarà di noi?”, chiese. “Non c’è un ramo organizzato a San Marcos e non abbiamo il sacerdozio”. Ascoltando le preoccupazioni di Rafael, il presidente Pratt gli chiese di sedersi. Pose le mani sulla testa di Rafael, gli conferì il Sacerdozio di Melchisedec, lo ordinò all’ufficio di anziano e lo mise a parte come presidente del Ramo di San Marcos.

Rafael, che comprendeva che la sua alleanza battesimale era sacra ed eterna, comprendeva anche che doveva condividere il Vangelo. Per ventitré mesi egli e il suo consigliere, Vicente Morales, contribuirono alla conversione di oltre cinquanta persone. Predicarono a decine di altre persone.

Poi, il 17 luglio 1915, la rivoluzione arrivò a San Marcos. I soldati rivoluzionari accusarono Rafael e Vicente di appartenere all’esercito nemico e di sostenerlo, di nascondere armi e di appartenere a una strana religione. Li fecero prigionieri, li torturarono e li appesero fino a che svennero. Poi i soldati diedero loro un’ultima occasione di salvarsi la vita. Sarebbero stati risparmiati se avessero rinunciato alla loro religione. Rafael rispose: “Non posso farlo, poiché so che ciò che ho ricevuto è vero”.

Rafael e Vicente non dubitarono. Agirono in maniera coerente alla loro conoscenza e alla loro testimonianza. Alla fine del giorno, furono giustiziati dall’Esercito della liberazione del Sud, dando la propria vita per ciò in cui credevano.1

Ancora vero oggi

Non dubitiamo che quest’opera è vera. Ogni volta che siamo tentati di dubitare, pensiamo alle nostre esperienze spirituali. Farlo ci aiuterà a cancellare i dubbi. Questo è particolarmente vero per coloro che sono ritornati dal servizio missionario a tempo pieno e che poi hanno lasciato che i dubbi si insinuassero; per chi è membro da tanto tempo e si è stancato di resistere; e per i nuovi convertiti che inizialmente hanno sentito una grande gioia, ma non hanno nutrito la propria fede.

Se questo è il caso vostro, vorrei dire: “Se il Vangelo era vero quando avete spedito i documenti per la missione (e lo era!), se era vero quando siete entrati nel tempio (e lo era!), se era vero quando vi siete convertiti e siete stati battezzati o quando avete convertito e battezzato altri (e lo era!), se era vero quando siete stati suggellati (e lo era!), allora è altrettanto vero oggi!”.

Gesù mostro con l’esempio che possiamo trarre forza dalle Scritture. Joseph Smith ha dimostrato che chiedere in preghiera porta sollievo. Coloro che hanno dato la propria vita, senza dubitare, hanno dimostrato che, anche in punto di morte, possiamo avere speranza.

Non dobbiamo soccombere alla disperazione, perché le prove e le tentazioni sono temporanee. Tutti noi possiamo trovare speranza nella dichiarazione del Salvatore: “Guardate a me in ogni pensiero; non dubitate, non temete” (DeA 6:36).

Nota

  1. Vedere Rey L. Pratt, Conference Report, aprile 1920, 90–93.

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