2017
Possiamo migliorare, seconda parte: come trovare il proprio posto nella Chiesa di Gesù Cristo
December 2017


Possiamo migliorare, seconda parte: come trovare il proprio posto nella Chiesa di Gesù Cristo

L’autrice vive nello Utah, USA.

Non lasciate che gli altri vi impediscano di godere delle benedizioni dell’appartenenza alla Chiesa di Cristo.

woman at church

Dopo otto anni di inattività nella Chiesa, Paulo (tutti i nomi sono stati cambiati) ricevette una telefonata dal suo vescovo in Brasile che gli chiedeva come stesse. Paulo aveva desiderato ritornare, ma molti problemi lo avevano tenuto lontano dalla piena attività. Come poteva evitare di paragonare se stesso, ancora single, ai membri sposati con figli? Avrebbe trovato amici nella Chiesa dopo così tanto tempo e, in caso affermativo, che cosa avrebbero pensato di lui? Sarebbe stato ancora in grado di sentire lo Spirito come durante la sua conversione e la sua missione o avrebbe avuto abbastanza fede per accettare le chiamate?

Un mese dopo la telefonata, Paulo seguì alla conferenza un discorso del presidente Dieter F. Uchtdorf, secondo consigliere della Prima Presidenza, intitolato: “Venite, unitevi a noi”.1 Egli ricorda che quel discorso lo colpì molto e dopo alcune settimane si ritrovò seduto nel parcheggio della chiesa, tremante e ad offrire una preghiera silenziosa per avere la forza di scendere dalla macchina ed entrare nell’edificio.

“Niente era perfetto”, ricorda del primo anno dopo il suo ritorno. Non era facile integrarsi. Tuttavia un sentimento di unione al Salvatore e un forte desiderio di avere una raccomandazione per il tempio lo aiutarono a superare le sue insicurezze. Iniziò di nuovo a leggere le Scritture e a pregare. A coloro che hanno difficoltà a sentirsi accettati, lui consiglia: “Se non vi arrenderete, acquisterete forza e potrete sentire che il Signore vi benedice. Ho una testimonianza che questa è la Chiesa di Cristo, ma è in Lui che troverete la vera appartenenza”.

La storia di Paulo presenta alcuni punti che i dirigenti della Chiesa descrivono nella serie di video Unità nella diversità. Il loro messaggio offre speranza e consiglio a chi sente di non appartenere. A volte ci sentiamo soli persino in chiesa ma, come questi dirigenti e membri fanno notare, ci sono cose che possiamo fare che ci aiutano a superare le difficoltà come il sentirsi esclusi o maltrattati dagli altri. Possiamo evitare i paragoni, andare avanti nell’incertezza, sapere che ritornare è sempre possibile e soprattutto confidare nel Salvatore.

Evitate i paragoni: alla fine tutti riceveremo le benedizioni

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“Quando iniziate a paragonarvi l’uno all’altro, questo vi porta allo scoraggiamento o all’orgoglio.[…] Le benedizioni giungono nel breve termine. Le benedizioni giungono nel lungo termine. A volte le benedizioni sono in serbo per noi, io credo, dopo che avremo passato il velo.[…] In definitiva, possiamo essere certi che la promessa della vita eterna è per tutti”.

– Anziano Gary E. Stevenson del Quorum dei Dodici Apostoli

Dopo aver trascorso del tempo in un rifugio per senzatetto, Rochelle ha traslocato in un modesto appartamento su due piani in una zona benestante della regione occidentale degli Stati Uniti. Divorziata e con diversi figli a carico, aveva due lavori, e a volte tre, per potersi permettere vitto e alloggio, e a periodi alterni, era stata meno attiva sin dalla sua conversione.“Benché praticamente tutti del mio rione sembrassero stare meglio di me”, spiega, “si sono interessati a me e hanno accettato il modo in cui mi vesto. Tutti si sono davvero preoccupati”.Sebbene sia stata sottoposta a una notevole pressione economica, Rochelle non ha mai provato risentimento verso gli altri per le loro circostante più favorevoli.“Senza dubbio voglio avere una maggiore sicurezza economica, ma non ho mai guardato le case dei miei vicini sentendo che Dio mi aveva trascurata”, riporta.“Sentivo che Egli camminava al mio fianco nonostante la mie scelte sbagliate”.Anche se a volte gli orari di lavoro di Rochelle sono stati un ostacolo, i dirigenti e gli amici del rione l’hanno alla fine aiutata a realizzare il desiderio di andare al tempio.“Andare al tempio regolarmente mi aiuta a essere grata per i progressi fatti finora”, osserva.“Non mi preoccupo per il fatto che gli altri potrebbero sembrare più avanti”.Rochelle ammette che lei e le sue figlie fanno fatica e “non sono una famiglia perfetta di membri della Chiesa”.Ciononostante, riconosce anche che “tutti hanno problemi e nessuna famiglia e realmente perfetta”, una prospettiva che le permette di non concentrarsi sugli altri e di concentrarsi invece sul suo rapporto con Dio. “Le mie figlie vedono l’impatto positivo che il Vangelo ha avuto nella mia vita”, dice. “Anch’io lo vedo e sono così impegnata con il lavoro, la famiglia e la Chiesa da non avere tempo per i paragoni. Sono semplicemente felice di essere sulla strada giusta”.

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Siate forti: Cristo può trasformarvi

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“La persona seduta accanto a me che mi ignora, o addirittura vorrebbe spostarsi[…] non cambia la realtà di ciò che Cristo sente per me e le possibilità che ho in Cristo.[…] Ogni individuo ha bisogno di sapere con certezza di avere un posto nel regno di Dio [e nel] corpo di Cristo e gli altri che sono scortesi o indifferenti o peggio non lo possono impedire”.

– Anziano D. Todd Christofferson del Quorum dei Dodici Apostoli

Mentre cresceva, Matthew frequentò la Chiesa in rami piccoli. Lui e sua moglie, una convertita dell’Ucraina, si abituarono ad avere molte chiamate e a essere completamente impegnati nelle comunità di Santi degli Ultimi Giorni internazionali, ma poi si trasferirono negli Stati Uniti. Egli ricorda che i grandi rioni e le diverse aspettative culturali li fecero sentire “inutili e alla deriva”. “Sembrava che fossimo incapaci di adattarci. Ci sentivamo ignorati; la domenica non ci sentivamo edificati e non stabilivamo rapporti con gli altri”.

La loro frustrazione giunse al culmine quando, dopo essersi trasferiti in un’altra città, Matthew e sua moglie aspettavano la visita di un dirigente locale del sacerdozio il cui scopo nel visitarli si rivelò essere chiedere loro di tenere il loro bambino vivace sotto controllo durante la riunione sacramentale. Profondamente ferito, Matthew prese in considerazione di non tornare mai più alla locale cappella. Egli spiega: “Quello che mi fermò fu la mia testimonianza che questa è la Chiesa del Signore e che il Salvatore mi vuole qui. Essere partecipi del Vangelo ha conseguenze che vanno oltre qualsiasi doloroso o personale incontro che avrò in questa vita”.

Le situazioni in chiesa possono a volte farci sentire soli, emarginati e inutili, un fenomeno che non è unico ai Santi degli Ultimi Giorni. Lo scrittore cattolico David Mills descrive la difficoltà che i praticanti affrontano nell’interagire con chi è “più ricco o più povero, più istruito o meno istruito. Possono essere di una razza diversa o di un diverso gruppo etnico o di diversa età rispetto a voi”. Egli spiega che potremmo non scegliere nessuno di loro per i nostri vari social network. Tuttavia l’impegno religioso comporta l’interazione con persone che non scegliamo e “fornisce uno dei pochi luoghi rimasti più simili a una comunità che a un network.[…] Dovete imparare ad amare queste persone, o almeno ad agire con amore, quando non vorreste farlo”.2 Quando non potete bloccare o togliere l’amicizia a persone nella vostra comunità religiosa, fare affidamento su Dio è spesso il solo modo di superare questa difficoltà.

Matthew trovò essenziale affidarsi al divino per rimanere attivo in chiesa. Egli spiega: “A volte, l’unica cosa che mi impedisce di andarmene è la mia testimonianza di Cristo. Il Vangelo è più grande di ciascuno di noi. Cristo vede ciò che noi non possiamo vedere, sa quello che possiamo diventare e ha spazio per tutti”.

Jasmin, un membro del sud degli Stati Uniti, ammette: “Avevo difficoltà ad andare d’accordo con una sorella del mio rione che sembrava intromettersi troppo nella mia vita e ho lasciato che questo mi allontanasse”. Quando però la preoccupazione per il suo bambino iniziò a essere più importante dell’incertezza di come sarebbe stato ritornare, Jasmin seppe che era il momento di non lasciare che l’opinione degli altri la allontanasse da Cristo — indipendentemente dal fatto che qualcuno nel rione la guardasse dall’alto in basso.

Una domenica si fece coraggio e uscì durante una forte tempesta per andare dove la sua piccola famiglia presto si sentì accolta da amici che potevano aiutarli a crescere nella Chiesa di Gesù Cristo. Ella dice: “Rimpiango di essermi allontanata, ma sono grata di non essermi arresa e di aver continuato poiché il Vangelo non riguarda gli altri — o me — ma il mio Salvatore”.

Fate un passo nel buio: seguirà la luce

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“L’uomo naturale e la donna naturale dicono: ‘Non esiste che io faccia questo passo [e] cammini al buio finché non ci sia la luce e io veda dove sto andando. Ci è richiesto di fare quel passo con l’aspettativa che quando il nostro piede toccherà terra, la luce avanzerà”.

– Anziano David A. Bednar, del Quorum dei Dodici Apostoli

A volte è difficile per i nuovi membri rimanere ancorati al Vangelo senza avere una completa assicurazione di ciò che il futuro ha in serbo. Imparare questo aspetto della fede per Mei-Hsin, una casalinga a Taiwan, comportò seguire l’invito del Vangelo di portare figli nel mondo, un passo difficile perché molti nella sua cultura hanno un solo figlio oppure un animale domestico. Ogni gravidanza le richiese fede per inoltrarsi nell’ignoto e a volte ignorare le intense critiche da parte dei parenti e in generale della cultura.

Spesso andare avanti richiede fare un passo nell’ignoto, il che può intimidire chi è nuovo nella fede. Richiede di sviluppare fiducia che il Signore li aiuterà lungo il cammino. L’anziano Bednar assicura che provare ansia e incertezza è una parte normale del nostro processo di apprendimento e di crescita, ma a volte i nostri passi nell’ignoto — sia che comportino formare una famiglia o ritornare all’attività nella chiesa — possono essere particolarmente scoraggianti poiché la testimonianza viene dopo la prova della nostra fede (vedere Ether 12:6). Mei-Hsin e suo marito ricevettero una tale testimonianza dopo aver formato una famiglia. “Siamo felici e tanto grati per i nostri figli” dice lei. “Abbiamo imparato a vivere con parsimonia, ad aiutarci e amarci l’un l’altro. Sono grata di averli portati al mondo”.

Spesso, i passi iniziali sono i più difficili. Secondo l’anziano Bednar: “La prima volta che [muoviamo un passo nel buio] non c’è dubbio, ma un po’ di incertezza, anche un po’ di timore, che è piuttosto normale”. Benché proseguire possa non essere completamente semplice (come lui spiega “benché possa non essere un cerchio perfetto senza interruzioni), possiamo gradualmente crescere “linea su linea” e poco alla volta la nostra fede può aumentare.

Andare avanti richiede esercizio secondo Lazare, un convertito della Georgia, nazione ai confini tra la Russia e l’Europa. Imparare a fidarsi degli amici Santi degli Ultimi Giorni è stato il primo passo, dopo di che egli accettò una benedizione del sacerdozio. Poi continuò con le lezioni missionarie. Con il crescere della sua fede in Gesù Cristo, Lazare racconta: “Ho fatto il grande passo del battesimo anche se non ero sicuro al cento percento. Il Signore mi ha dato, tuttavia, il coraggio in ogni fase e ora sono grato di averlo fatto”.

Non arrendetevi

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“Per le persone che pensano di avere peccato troppo o di essersi allontanate troppo o di essere state lontane per troppo tempo e che in qualche modo non possono tornare: la mia dichiarazione è che nessuno può cadere più in basso di quanto risplenda la luce di Cristo. Non è possibile”.

– Anziano Jeffrey R. Holland del Quorum dei Dodici Apostoli

Mentre cresceva in una devota famiglia di Santi degli Ultimi Giorni nello Utah, USA, Brian sentiva che la Chiesa non faceva per lui. “Mi piacevano i giochi fantasy, i film e la musica rock” dice, “non gli Scout, le Scritture, il Seminario e gli sport”. Non appena gli fu possibile lasciare casa, si trasferì in un appartamento e “si aprì al mondo, inclusi il sesso e la droga”. Dopo un lungo periodo che Brian chiama “vita ribelle e sperimentazione”, gli capitarono delle difficoltà economiche e i suoi genitori lo riaccolsero in casa, nonostante egli non tornasse in chiesa.

La nascita di una sorellina portò Brian a riesaminare le sue opinioni. Quando la tenne in braccio per la prima volta, egli ricorda: “Sapevo che non era solo un altro tipo di animaletto”. Con un po’ di timore partecipò alla sua presentazione e quando gli fu porto il sacramento lo passò oltre senza prenderne, ma una parte di lui se ne sentì spiritualmente affamata.

Cercando di venire a capo dei suoi sentimenti contrastanti, Brian iniziò a scrivere un diario. Racconta: “Una sera tardi ero sveglio a scrivere del mio dilemma spirituale ed ebbi la mia prima esperienza spirituale, sebbene non dal lato buono”. Egli sentì una forza malvagia, piena di odio e rabbiosa cercare di sopraffare la sua anima. Spiega che dopo quell’esperienza sapeva di aver bisogno del Signore. Essendosi allontanato così tanto, però, Brian si chiedeva: “Sono degno del Suo aiuto e della Sua protezione?”. Si chiedeva anche se avrebbe mai potuto prendere di nuovo il sacramento.

La strada del ritorno fu difficile. Abbandonare il fumo non fu facile, confessare al vescovo richiese coraggio e lasciare i vecchi amici e le vecchie attività fu difficile. La sua famiglia, la sua ragazza e il vescovo furono tutti di sostegno, ma Brian scoprì che la sua fonte principale di forza è in Gesù Cristo.

Egli ricorda: “Trovai il Signore ansioso di aiutarmi. Mi si presentarono nuove opportunità al posto delle mie vecchie occupazioni. Più mi sforzavo di vivere il Vangelo, più chiara diventava la mia strada”. Poiché Brian aveva fiducia nel Signore e aveva scoperto la Sua disponibilità a perdonare e guarire, il sacramento assunse un maggior significato per lui e lo aiutò ad avvicinarsi al Salvatore. “Anche se da bambino avevo preso il pane e l’acqua in chiesa centinaia di volte, alla fine fui in grado di prendere il sacramento per quella che mi sembrò la prima volta”.

Nessuno può prendere il vostro posto

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Scendere dalla macchina ed entrare in chiesa, aprirsi agli altri membri, superare situazioni che feriscono, vivere il Vangelo senza la completa assicurazione di ciò che il futuro ha in serbo e confessare i peccati — tutti noi percorriamo sentieri difficili e incerti nel nostro viaggio verso l’albero della vita (vedere 1 Nefi 8).

Il nostro personale impegno a seguire il Salvatore è essenziale per un arrivo sicuro. Anche se l’incoraggiamento, l’amore e l’accettazione da parte degli altri membri e dei dirigenti della Chiesa sono importanti, ciascuno di noi potrebbe affrontare momenti in cui deve essere disposto a seguire il Salvatore, anche se sente di farlo da solo.

Prendete il vostro posto nella Chiesa di Gesù Cristo. Non fate paragoni, lasciate che Cristo vi trasformi, fate dei passi di fede che saranno premiati e sappiate che non è mail troppo tardi per ritornare. “Pertanto, se vi spingerete innanzi nutrendovi abbondantemente della parola di Cristo, e persevererete fino alla fine, ecco, così dice il Padre: Avrete la vita eterna” (2 Nefi 31:20).

Note

  1. Vedere Dieter F. Uchtdorf, “Venite, unitevi a noi”, Liahona,, novembre 2013, 21–24.

  2. David Mills, “Go to Church, Meet Annoying People”, 1 febbraio 2017, aleteia.org/2017/02/01/go-to-church-meet-annoying-people.