2019
Un modello più sacro di servizio
Luglio 2019


Un modello più sacro di servizio

Tratto da una riunione mondiale per i Giovani Adulti, “Una caratteristica distintiva della Chiesa vera e vivente del Signore”, tenuta alla Brigham Young University–Idaho il 6 maggio 2018.

Possiamo noi seguire il Cristo vivente con sempre maggior desiderio ed efficacia, mentre cerchiamo di diventare Suoi veri discepoli ministrando come farebbe Lui.

young men helping flood cleanup

Illustrazioni di Kelley McMorris

Quando avevo quindici o sedici anni ero profondamente assorbito da me stesso e, come molti di noi durante l’adolescenza, provavo inquietudine, incertezza e vulnerabilità. Mi sentivo smarrito, a disagio e impacciato. Non giovava il fatto che i miei genitori abitassero lontano, in Arabia Saudita, mentre io ero in un collegio situato su un tratto di costa desolata dell’Inghilterra. Per quel che riguarda la scuola, Hogwarts con il professor Piton sarebbe stato un luogo più accogliente.

Il maltempo era normale lungo quella costa ma, un inverno, una tempesta particolarmente forte si abbatté sul Mare d’Irlanda con venti che raggiungevano la forza di un uragano. Circa cinquemila abitazioni si allagarono, il cibo cominciava a scarseggiare e la popolazione rimase isolata, senza elettricità né riscaldamento.

Quando l’alluvione cominciò a diminuire, fummo inviati dalla scuola ad aiutare a ripulire tutto. Rimasi sconvolto nel vivere una calamità naturale così da vicino. C’erano acqua e fango dappertutto. I volti delle persone la cui casa si era allagata erano cinerei e spettrali. Non dormivano da giorni. Io e i miei compagni ci mettemmo al lavoro, spostando ai piani superiori gli effetti personali inzuppati e togliendo la moquette rovinata.

Ciò che mi colpì maggiormente, tuttavia, fu il cameratismo che si creò. C’era un meraviglioso sentimento di bontà tra le persone unite in una buona causa in circostanze difficili. Più tardi, riflettendo, mi sono accorto che tutti quei sentimenti di insicurezza che di solito consumavano i miei pensieri di adolescente mi avevano lasciato mentre ero coinvolto in questa grande opera di assistenza al prossimo.

La scoperta che aiutare gli altri era l’antidoto al mio stato cupo ed egocentrico avrebbe dovuto trasformarmi. Ma non fu così, perché non assimilai quella scoperta e non fui in grado di riflettere con maggior attenzione su ciò che era avvenuto. La comprensione arrivò più tardi.

L’invito a ministrare

people ministering

Fotografia di madre e figlia di Linda Jean Purnell

Ci stavo riflettendo durante la conferenza generale di aprile 2018 mentre ascoltavo la ripetuta esortazione a ministrare come fa il Salvatore, a farlo per amore, coscienti che tutti noi siamo figli del nostro Padre Celeste.

Serviremo non perché il nostro servizio sarà contato e misurato, ma perché amiamo il nostro Padre nel cielo e siamo motivati da un desiderio più elevato e nobile: quello di aiutare i nostri amici a trovare e a rimanere sul sentiero che porta a casa da Lui. Noi amiamo e serviamo il nostro prossimo come farebbe Gesù se fosse al nostro posto, cercando sinceramente di migliorare la vita delle persone e di alleggerire i loro fardelli. È da questo che scaturisce la gioia e la soddisfazione duratura, sia per colui che dona sia per colui che riceve, quando condividiamo i frutti del conoscere e sentire il nostro infinito valore e l’eterno amore che Dio ha per ciascuno di noi.

“Una caratteristica distintiva della Chiesa vera e vivente del Signore sarà sempre l’impegno organizzato e guidato che si prefigge di ministrare ai singoli figli di Dio e alle loro famiglie”, ha detto il presidente Russell M. Nelson. “Dato che questa è la Sua Chiesa, noi, come Suoi servitori, ministreremo al singolo individuo, come faceva Lui. Ministreremo nel Suo nome, con il Suo potere e la Sua autorità e con la Sua gentilezza amorevole”1.

So che se diamo ascolto a questa chiamata a ministrare, possiamo elevarci; crescere nella fede, nella fiducia e nella felicità e superare il nostro egocentrismo e il senso di vuoto e di oscurità che ne consegue.

Il ministero ci trasforma

La bellezza di questo tipo di ministero sta nel fatto che aiuta gli altri e, contemporaneamente, trasforma noi stessi allontanando le nostre preoccupazioni, le nostre paure, le nostre ansie e i nostri dubbi. All’inizio, servire gli altri può semplicemente distrarci dai nostri problemi, ma ben presto si trasforma in qualcosa di molto più grande e di molto più bello. Quasi senza rendercene conto, iniziamo ad avere luce e pace. Veniamo calmati, riscaldati e confortati. E riconosciamo una gioia che non potremmo ricevere in nessun altro modo.

Come ha spiegato il presidente Spencer W. Kimball (1895–1985): “La vita ad esuberanza di cui si parla nelle Scritture è la somma spirituale cui si arriva moltiplicando i nostri servizi per gli altri e investendo i nostri talenti nel servizio verso Dio e verso l’uomo”. Ha aggiunto: “Più serviamo i nostri simili […] più nutrimento riceve la nostra anima. Invero, è più facile trovare noi stessi poiché c’è più da trovare in noi”2.

Una chiamata da parte del Maestro

Christ with fishermen

Christ and the Fishermen [Cristo e i pescatori], di J. Kirk Richards

Quando il Signore li chiamò affinché Lo seguissero, il cambiamento di direzione e di prospettiva di Pietro, Andrea, Giacomo e Giovanni fu immediato: “Ed essi, lasciate prontamente le reti, lo seguirono” (Matteo 4:20).

Tuttavia, dopo che il Salvatore fu portato via da loro nel modo più crudele, essi tornarono a fare i pescatori, a quello che loro pensavano di saper fare. Ma in un’occasione, il Salvatore risorto venne a loro mentre pescavano invano.

“Ed egli disse loro: Gettate la rete dal lato destro della barca, e ne troverete. Essi dunque la gettarono, e non potevano più tirarla su per il gran numero dei pesci” (Giovanni 21:6).

Questa non fu solo una dimostrazione che Egli non aveva perso per nulla il Suo potere, ma fu anche un’immagine chiara del fatto che stavano guardando dal lato sbagliato e che si concentravano sulla cosa sbagliata. Mentre mangiavano insieme il pesce sulla spiaggia, il Salvatore chiese tre volte a Pietro se Lo amava. Ogni volta, con sempre maggior ansia, Pietro rispose di sì. Dopo ogni risposta, Gesù chiedeva a Pietro di pascere le Sue pecore (vedere Giovanni 21:15–17).

Perché il Salvatore gli chiese tre volte se Lo amava? Pietro era già stato chiamato prima a seguire Gesù e lo aveva fatto immediatamente, lasciandosi dietro le sue reti. Ma quando Gesù fu portato via da loro, Pietro si disperò; si sentiva perso. Tornò all’unica cosa che pensava di saper fare: pescare. Ora, Gesù voleva che Pietro Lo ascoltasse veramente e che questa volta comprendesse la serietà del Suo invito; voleva che Pietro comprendesse che cosa significava essere un discepolo e un seguace del Cristo risorto, ora che Lui non sarebbe stato fisicamente al loro fianco.

Che cosa voleva il Signore da Pietro? Voleva che Pietro pascesse le Sue pecore, i Suoi agnelli. Questa era l’opera da compiere. Pietro si rese conto della chiamata, gentile ma ferma, del suo Maestro; e il capo degli Apostoli rispose, coraggiosamente e senza paura, dedicando il resto della sua vita al ministero al quale era stato chiamato.

Iniziare con la preghiera

Oggi abbiamo un altro capo degli apostoli sulla terra. Il presidente Nelson sta invitando voi e me a pascere le pecore di Gesù. Con tutte le distrazioni che ci circondano e con così tante cose di minor importanza che richiedono la nostra attenzione, la sfida è quella di rispondere a questo invito e di agire: di fare realmente qualcosa, di cambiare veramente e di vivere in maniera diversa.

La vostra domanda potrebbe essere: “Da dove comincio?”.

Iniziate con la preghiera. Il presidente Nelson ci ha invitati ad “aumentare la [nostra] capacità spirituale di ricevere la rivelazione”3. Chiedete al vostro Padre Celeste che cosa potete fare e per chi. Reagite a tutte le impressioni che ricevete, per quanto insignificanti possano sembrare. Agite di conseguenza. Ogni piccolo atto di gentilezza ci spinge a essere altruisti e ci porta delle benedizioni. Potrebbe essere un SMS gentile inviato a qualcuno che non se lo aspetta. Potrebbe essere un fiore, una parola gentile o potrebbero essere dei biscotti. Potrebbe trattarsi di ripulire il giardino, fare il bucato, lavare l’auto, tagliare l’erba, spalare la neve o semplicemente ascoltare.

Come ha detto la sorella Bingham, presidentessa generale della Società di Soccorso: “A volte pensiamo di dover fare qualcosa di grande ed eroico perché ‘conti’ come atto di servizio. Eppure, i piccoli atti di servizio possono avere un effetto profondo sugli altri, oltre che su noi stessi”4.

Potreste essere riluttanti nel fare il primo passo, convinti di non averne il tempo o che non servirà a niente, ma rimarrete stupiti nel vedere cosa possono fare anche poche piccole cose. Il presidente Nelson ha delineato per noi un modello di servizio più elevato e più santo. Se risponderemo positivamente, scopriremo quanto questo possa essere gratificante, liberatorio e tranquillizzante, e come potremo essere degli strumenti per cambiare e confortare gli altri.

A volte, come quando si torna da una missione, possiamo avere la tentazione di dire: “Be’, io ho fatto la mia parte. Che sia qualcun altro a servire. Voglio prendere una pausa”. Ma il vero ministero non fa pause. È uno stile di vita. Possiamo fare una pausa dalle nostre normali attività e prenderci dei giorni di vacanza per riposare e rinvigorirci, ma la responsabilità che ci siamo assunti di amarci gli uni gli altri come Lui ci ha amati e di pascere le Sue pecore non si prende mai una pausa.

Il ministero della Chiesa globale

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Fotografia di medico e paziente che si abbracciano di Wendy Gibbs Keeler

Sono fiero di far parte di una Chiesa che mette tale ministero in pratica. Solo nel 2017, i nostri membri hanno donato oltre 7 milioni di ore di volontariato per coltivare, raccogliere e distribuire cibo ai poveri e ai bisognosi. La Chiesa ha fornito acqua potabile a mezzo milione di persone e sedie a rotelle per 49.000 persone in 41 paesi. In 40 paesi, i volontari hanno fornito occhiali e servizi di oculistica, e hanno istruito 97.000 operatori sanitari per aiutare chi ha problemi di vista. 33.000 operatori sanitari sono stati addestrati nell’assistenza materna e neonatale in 38 paesi. Per non menzionare il programma Mani che aiutano tramite il quale, negli ultimi anni, centinaia di migliaia dei nostri membri hanno donato migliaia di ore. I membri della Chiesa di Gesù Cristo si adoperano per aiutare chi è stato vittima di calamità piccole e grandi, e anche per migliorare i propri quartieri e le proprie comunità.

JustServe, una nuova iniziativa della Chiesa alla quale fare riferimento per opportunità di servizio, ha giù più di 350.000 volontari registrati, i quali hanno già donato milioni di ore aiutando localmente nelle rispettive comunità.5

Questa è una chiesa d’azione. Questo è quello che facciamo. Questo è quello che fate. Fate in modo che sia un tratto caratterizzante della vostra natura.

Tre tipi di servizio

Vorrei soffermarmi su tre grandi tipi di servizio che ognuno di noi ha la possibilità di offrire.

1. Il servizio che ci viene affidato o che siamo invitati a svolgere come incarico nella Chiesa. Svolgiamo questo tipo di ministero prezioso, non misurato, che ci richiede di pensare a coloro che sono stati affidati alle nostre cure, di pregare per loro e di aiutarli.

2. Il servizio che scegliamo di svolgere di nostra volontà. Questo è un’estensione del primo, che si manifesta in tutte le nostre azioni e le nostre interazioni quotidiane mentre cerchiamo più consapevolmente di dimenticare noi stessi e volgerci al nostro prossimo. Non esiste un incarico formale, ma siamo motivati dal desiderio di seguire Cristo, cominciando con l’essere più gentili e premurosi con coloro che ci circondano.

3. Il servizio pubblico. Dove possibile, siate coinvolti nella politica con un occhio al servizio e all’edificazione delle persone e della comunità. Evitate il tribalismo politico che è diventato così polarizzato, aspro e distruttivo nelle comunità, nelle nazioni e nei continenti. Unitevi ad altri politici che, nella propria giurisdizione e oltre, fanno causa comune per portare sollievo a chi è in difficoltà. Potete essere una voce equilibrata e ragionevole in difesa dell’equità in tutti gli aspetti della società. C’è un crescente bisogno del vostro contributo di energia in questo tipo di degno impegno civico.

Possiamo cambiare il nostro mondo

Quando leggiamo le notizie, possiamo avere l’impressione che il mondo stia andando alla deriva. Se ognuno di noi agisce quotidianamente in modi piccoli e grandi, possiamo cambiare il nostro mondo e quello di coloro che ci circondano. Servendo il vostro prossimo e con il vostro prossimo nella comunità, diventerete amici di persone che condividono il vostro desiderio di essere d’aiuto. Stringerete amicizie forti che formeranno un ponte tra le culture e le convinzioni.

Se risponderete positivamente all’invito a ministrare come fa Gesù, sarete trasformati e diventerete sempre più altruisti e meno egoisti. Scoprirete la gioia che deriva dal ministrare alla maniera del Salvatore, lasciandovi indietro l’ansia, le incertezze e la tristezza dovute ai vostri sentimenti di inadeguatezza.

Forse vi è venuto in mente un nome o una causa. Probabilmente questo è un invito da parte dello Spirito e magari lo avete già ricevuto prima. Tendete una mano verso il prossimo, guardatevi attorno ed elevate gli altri. Scegliete di rispondere a questo invito e pregate oggi stesso per sapere quello che potete fare. Quando vedrete e proverete le benedizioni che questo porta a voi e a coloro a cui ministrate, vorrete farne un’abitudine quotidiana.

Il nostro impegno più alto e più grande è quello di condividere la luce, la speranza, la gioia e lo scopo del vangelo di Gesù Cristo con tutti i figli di Dio, e quello di aiutarli a trovare la via verso casa. Aiutarli, servirli e ministrare loro sono manifestazioni del Vangelo in azione. Se faremo diventare tutto questo uno stile di vita, scopriremo quanto è soddisfacente: è il modo in cui possiamo trovare la pace e la gioia che finora potrebbero esserci sfuggite.

Questo è il modo in cui ha vissuto il Salvatore e questo è il motivo per cui ha vissuto: offrire il balsamo perfetto e la guarigione definitiva grazie al Suo immenso e infinito dono espiatorio per ciascuno di noi. Mi auguro che seguiremo il Cristo vivente con sempre maggior desiderio ed efficacia, mentre cerchiamo di diventare Suoi veri discepoli ministrando come farebbe Lui.

Note

  1. Russell M. Nelson, “Ministrare con il potere e l’autorità di Dio”, Liahona, maggio 2018, 69.

  2. Spencer W. Kimball, “La vita ad esuberanza”, La Stella, giugno 1979, 3.

  3. Russell M. Nelson, “Rivelazione per la Chiesa, rivelazione per la nostra vita”, Liahona, maggio 2018, 96.

  4. Jean B. Bingham, “Ministrare come fa il Salvatore”, Liahona, maggio 2018, 104.

  5. Vedere JustServe.org. È disponibile in Nord America ed è in fase di sperimentazione in Messico, Gran Bretagna, Porto Rico e Australia.