Giovani Adulti
Missionari ritornati in anticipo: non siete soli
L’autrice, che viene dalla Francia, frequenta la scuola nello Utah (USA).
I giovani adulti raccontano come hanno trovato un senso e la pace dopo essere tornati a casa in anticipo dalla missione e come potete fare anche voi.
L’esercito di missionari a tempo pieno che si impegnano ad adempiere il proprio dovere di “invitare le persone a venire a Cristo”1 portando “grandi speranze e molta gioia” (Alma 56:17) a molti. Quei missionari, esattamente come i duemila giovani guerrieri del Libro di Mormon, lottano ogni giorno con “una forza così miracolosa; e […] con una potenza così grande” (Alma 56:56).
Ma anche tra i duemilasessanta guerrieri, ce n’erano duecento “che erano venuti meno a causa della perdita di sangue” (Alma 57:25). Ciò li rese meno valorosi? Meno forti? Meno coraggiosi? Meno degni degli altri? Per nulla.
Allo stesso modo, voi missionari ritornati a casa in anticipo a causa di problemi di salute mentale o fisica non siete meno valorosi, meno forti, meno coraggiosi o meno degni. La vostra perseveranza nelle prove è, e dovrebbe essere, sorprendente. Siete stati risparmiati, magari feriti seriamente, ma risparmiati. Adesso bisogna prendersi cura delle vostre ferite, che siano fisiche, mentali o spirituali (vedere Alma 57:28). Coloro che sono tornati a casa per ragioni che hanno a che fare con la dignità sappiano che il pentimento sarà un elemento fondamentale della loro guarigione.
Mentre vi adattate al ritorno a casa, assicuratevi di concedervi del tempo per guarire e ricordate di confidare sempre in Dio (vedere Alma 57:27). Egli ci ha ricordato: “Quando do un comandamento a qualcuno dei figli [o delle figlie] degli uomini di compiere un’opera al mio nome” — per esempio, svolgere una missione — “e quei figli [e quelle figlie] degli uomini vanno con tutta la loro forza e con tutto ciò che hanno a compiere quell’opera, e non cessano di essere diligenti, e i loro nemici” — in alcuni casi, le nostre malattie fisiche o mentali o altre ferite — “li assalgono ed impediscono loro di compiere quell’opera, ecco, non mi è più opportuno chiedere quell’opera alle [loro] mani […], se non di accettare le loro offerte” (Dottrina e Alleanze 124:49).
Quali che siano le ferite che avete subito — o che si sono riaperte — in battaglia, finché avete servito degnamente o vi siete pentiti completamente, il vostro contributo era necessario e accettato dal Signore.
Leggere le storie che seguono può aiutarvi a trovare guarigione nel fatto che non siete soli e che raccontare la vostra storia può aiutare altri.
Rendetevi conto che il Salvatore ha provato il vostro dolore
Sull’aereo che mi portava in missione ho immaginato come sarebbe stato il mio ritorno a casa. Sarei stato acclamato, la mia famiglia e i miei amici mi avrebbero abbracciato e io avrei vissuto il resto della mia vita in pace, godendomi ogni benedizione che sarebbe derivata dall’essere un missionario ritornato con onore.
Undici mesi dopo, sull’aereo che mi riportava a casa, ogni momento era pieno di un’ansia dolorosa per quello che mi aspettava. La mia famiglia mi stava aspettando e, anche se mi hanno salutato e abbracciato, prima che me ne accorgessi, ero solo e non avevo idea del mio futuro.
Il Salvatore ha visto i miei giorni bui. Sapeva come mi sentivo quando sono rimasto a letto per tre settimane piangendo e dormendo per evitare la realtà. Sapeva che avrei avuto bisogno della Sua forza perché nessuno altro attorno a me riusciva a capire quello che stavo attraversando o, magari, a immedesimarsi. Ma Egli lo ha fatto. Senza di Lui non sarei sopravvissuto alla mia missione o al mio ritorno anticipato.
Ali Boaza, Queensland, Australia
Siate disposti a fare la volontà del Signore
Tutto stava andando bene nella mia missione. Ho vissuto esperienze incredibili che rimarranno per sempre nel mio cuore. Tuttavia, dopo otto mesi, ho iniziato ad avere problemi di salute. Dopo molti digiuni e preghiere, sono stato rimandato a casa. Ero devastato. Ho pensato che fosse tutta colpa mia. Ho smesso di leggere le Scritture e di pregare con regolarità. Mi chiedevo se non avevo fatto tutto quello avrei potuto fare per restare.
Ma mi sono reso conto che stavo venendo messo alla prova per vedere se sarei rimasto fedele al Signore. È stato difficile, ma ho riposto la mia fiducia in Lui e sono tornato sul campo di missione, dove ho avuto ancora una volta esperienze meravigliose.
Poi, i miei problemi di salute si sono ripresentati. Questa volta, però, ero più disposto a fare la volontà del Padre Celeste. Quindi sono tornato a casa una seconda volta. È stato difficile, ma so che posso imparare da tutto quello che ho attraversato.
Anche se non ho servito per ventiquattro mesi, so di aver svolto una missione con onore. So che il periodo in cui ho servito il Signore è valso la pena per me e per le persone che ho aiutato. Sono grato al mio Salvatore per la Sua Espiazione infinita. Egli conosce ogni nostra difficoltà. E se confideremo in Lui con ogni certezza, non saremo mai soli.
Fillipe Hoffman, Goiás, Brasile
Non perdete tempo a chiedervi perché
Il pensiero di tornare a casa in anticipo era devastante. Non appena il consulente lo ha suggerito, ho provato un complicato miscuglio di emozioni: vergogna. Sollievo. Colpa. Pace. Tristezza. Tutto contemporaneamente.
So che Dio mi supportava perché, in qualche modo, ho superato quella prima settimana a casa. E poi ho superato un’altra settimana. E quella dopo. Fino a quando non sono stata finalmente in grado di sentirmi di nuovo me stessa. Mio padre è stato il mio sostegno più grande e mi ha presa letteralmente sotto la sua ala. Voleva sempre parlare con me e voleva trascorrere del tempo con me. Non per scoprire che cosa “era andato storto”, ma per sapere come andava.
Quando, alcuni mesi più tardi, mio padre è morto in un incidente accaduto durante un’arrampicata, ho capito senza dubbio che Dio aveva un piano per me. La possibilità di passare con mio padre gli ultimi mesi della sua vita ha rafforzato la mia testimonianza del piano di salvezza. Non riesco ancora a capire tutte le ragioni per cui sono dovuta tornare a casa quando è successo, ma ho anche imparato che se si passa troppo tempo a chiedersi perché, si perdono i meravigliosi miracoli che Dio ha operato per noi ogni giorno.
Kristen Watabe, Ohio, USA
Adeguate le vostre aspettative
Quando ero troppo ammalata per continuare a svolgere la mia missione, ho capito che Dio voleva che tornassi a casa, ma era l’esatto contrario di quello che volevo io. Ero anche stressata dalla perdita improvvisa della mia salute, che in seguito si è rivelata essere l’inizio di una condizione cronica e invalidante.
Mentre mi adattavo alla mia malattia, ho sentito di aver perso il mio scopo. Mi serviva talmente tanto aiuto e mi sembrava di non aver nulla da offrire. Ma sapevo di aver bisogno di esercitare continuamente la mia fede, così ho continuato a studiare, a pregare e a cercare di seguire lo Spirito. Un giorno, mentre studiavo il Nuovo Testamento, mi sono imbattuta in un dipinto di James Tissot intitolato Jesus Commands the Apostles to Rest [Gesù comanda agli apostoli di riposare]. Quella raffigurazione di Marco 6:30–31 mi ha calmata immediatamente. Quando ho visto Cristo che vegliava sui Suoi servitori che riposavano, ho sentito quanto li amasse. E quanto amasse me.
Alla fine, ho imparato che le aspettative che avevo per me stessa non erano le stesse aspettative che Dio aveva per me. In qualche modo, le Sue erano difficoltà più personali, ma erano molto più adatte alle mie necessità. Sono davvero grata per il modo in cui Egli mi insegna ad accettare più completamente il Suo aiuto e il Suo amore perfetto. La fiducia che ripone in me mi dà la speranza che mi serve per andare avanti.
Sabrina Maxwell, Utah, USA
Rimanete sul sentiero del Vangelo
Sono tornato a casa in anticipo dalla Missione di Cebu Est, nelle Filippine. I vari “e se” e il non corrispondere al “modello di missionario ritornato” non mi hanno facilitato il rientro. Dato che servivo nel mio paese, ero combattuto al pensiero di aver deluso il mio ramo e per la consapevolezza di aver deluso le loro aspettative. Paragonarmi ai “legittimi” missionari ritornati mi dava l’impressione di essere meno degno o come un emarginato.
Alla fine il Signore mi ha insegnato che una missione è solo uno dei molti modi di servirLo. Non conta dove o per quanto tempo, conta come servite. Egli mi ha insegnato a essere umile e a rimanere sul sentiero del Vangelo anche se le cose diventano difficili e non vanno come vorrei.
Jasper Gapuz, Filippine
Guardate al Padre Celeste e a Gesù Cristo
Sono stata chiamata a servire nella Missione di Wellington, in Nuova Zelanda. Quando ho saputo che dovevo tornare a casa in anticipo, ho avuto la sensazione di aver deluso il mio Padre Celeste e i miei genitori.
Ho imparato talmente tanto dalla missione e da questa situazione! Non ho mai dovuto confidare nel Padre Celeste e nell’Espiazione del Salvatore come ho fatto quando sono tornata a casa in anticipo. Avevo bisogno di fidarmi di Dio e di accettare qualunque cosa voleva che affrontassi e imparassi. Non posso negare il potere dell’Espiazione e il modo in cui sono arrivata a sapere veramente che Gesù Cristo è il mio Salvatore. Ho imparato che Dio mi rende umile e mi istruisce attraverso le mie debolezze e i momenti difficili.
Indipendentemente da dove io sia o dal fatto che porti sul petto una targhetta con il nome, sono comunque una discepola di Gesù Cristo. So che il Signore mi ama ancora e che mi sta accanto, e che vuole che io continui a servire gli altri. E anche se sono a casa, so che non ho fallito perché Egli mi ha aiutata a diventare una persona migliore grazie a questa esperienza.
Natasha Krisanalome, Tailandia
Rafforzate il vostro rapporto con il Salvatore
Ho avuto il privilegio di svolgere la missione ad Anchorage, in Alaska (USA). Tornare a casa prima a causa di complicazioni di una slogatura sia alle caviglie che ai piedi mi ha spezzato il cuore. Non era certamente facile, ma ho avuto molte esperienze che mi hanno insegnato lezioni di vita preziose. Ho imparato che il Padre Celeste ha uno scopo per tutto quello che accade nella nostra vita. Ho imparato anche ad affrontare le prove con una prospettiva migliore. Il mio rapporto con il Salvatore è diventato più forte che mai perché ho imparato quanto il potere guaritore della Sua Espiazione sia valido.
Il Padre Celeste mi ha aiutato veramente durante quel periodo difficile. Anche se a volte ho ancora difficoltà, so che il Padre Celeste ha in mano la situazione e che sa di cosa ho bisogno nella vita più di quanto lo sappia io.
Amber Bangerter, Utah, USA
Sappiate che l’opera missionaria continua ovunque siate
Ho servito nella Missione di Budapest, in Ungheria. Quando sono tornato a casa in anticipo, è stata dura perché tutti i miei colleghi di missione erano ancora sul campo e a me mancava essere un missionario. Temevo anche che gli altri membri della Chiesa mi avrebbero giudicato, ma, grazie al cielo, tutti mi hanno trattato con amore e hanno capito la mia situazione.
Man mano che il tempo passava, mi sentivo meglio. Nella Liahona ho letto un articolo che parlava dei missionari ritornati in anticipo e la cosa mi ha aiutato a sentirmi meglio perché non ho avuto più la sensazione di essere il solo (vedere Destiny Yarbro, “A casa prima del previsto”, Liahona, gennaio 2018, 44–47). E ho anche preso a cuore quello che mia zia aveva detto: “L’opera missionaria continua ovunque siamo”.
Lucas Ludwig Saito, San Paolo, Brasile
Circondatevi di purezza
Non ho pensato che sarei tornato a casa in anticipo dalla missione, ed ero imbarazzato e nervoso all’idea di affrontare tutti. Sebbene sia stato uno dei momenti più difficili della mia vita, è un’esperienza grazie alla quale sono cresciuto. Mi ha fatto diventare una persona migliore.
Sono tornato a casa per intraprendere un processo di pentimento. Alcune delle scelte che ho fatto prima della missione non erano in linea con gli insegnamenti del Vangelo e con i comandamenti. Poiché ero imbarazzato e desideravo rimanere nella Chiesa, non ho affrontato il processo di pentimento insieme al mio vescovo prima di partire. Ma nei primissimi mesi sul campo, ho avvertito la necessità di tornare a casa per pentirmi e poter servire con onore e integrità.
Le cose che mi hanno incoraggiato veramente quando sono tornato a casa sono stati il partecipare ad attività spiritualmente edificanti, comprese le riunioni della Chiesa, i progetti di servizio e il tempio, una volta che ho potuto andarci. L’aiuto più grande, comunque, sono state le persone che avevo intorno — la famiglia, alcuni amici e addirittura persone che non avevo mai visto prima mi hanno dimostrato amore e gentilezza.
In generale, con l’aiuto del Signore e gli esempi cristiani che avevo intorno, sono riuscito a tornare in Florida per completare la mia missione. La mia speranza è che ci sforzeremo tutti di essere cristiani nei confronti degli altri, a prescindere dal fatto che siano tornati a casa in anticipo o che siano semplicemente nel bisogno.
Caigen Stuart, Utah, USA
Confidate nel Salvatore
Ho ricevuto la chiamata a servire nella Missione di Lusaka, nello Zambia. Una delle cose più difficili del tornare a casa prima è stato il fatto che i membri non capissero i missionari ritornati in anticipo.
Quando sono tornata a casa, sono stata ricoverata in ospedale per tre settimane, e nessun membro della chiesa ha telefonato o è venuto a farmi visita. Le uniche persone a farlo sono state il capo gruppo dei sommi sacerdoti e i missionari per amministrarmi il sacramento ogni domenica — e solo perché avevo chiesto che lo facessero. Avrei davvero potuto usare l’aiuto dei membri per rafforzare me stessa e la mia fede in Gesù Cristo durante quelle prime settimane a casa, ma ho dovuto farlo da sola.
Il Signore continua a istruirmi ogni giorno sul perché sono tornata a casa prima del previsto, anche se a volte mi riesce ancora difficile capirlo. Ora mi rendo conto che tornare a casa in anticipo mi ha permesso di trovare mio padre e la sua famiglia e di stabilire un rapporto con loro. Mi ha permesso di scoprire che ho un disturbo che continua a far parte della mia vita. E ho imparato che i miei punti di forza e le mie debolezze sono, per esempio, come dire “no”. Prima era davvero difficile per me dire di no a tutto o a tutti. Ero sempre disposta a fare le cose e a dare la precedenza agli altri, anche se ero molto stanca o molto occupata — il che non è sbagliato, ma, grazie a questa prova, ho imparato che a volte devo dare la precedenza a me stessa.
Continuo ancora a scoprire nuove cose sul Signore e sul perché sono dovuta tornare a casa in anticipo. Ma ho ricevuto moltissime benedizioni e io confido nel Signore ogni giorno. Anche se a volte è difficile e non sempre le persone lo fanno, so che il Salvatore capisce. E io continuo a confidare in Lui e nella Sua Espiazione infinita.
Lindi Chibase, Gauteng, Sudafrica
Le promesse che si trovano nella lettera della vostra chiamata in missione, le quali vi sono state fatte quando avete deciso di intraprendere quest’opera, saranno mantenute: “Il Signore [vi] ricompenserà per la bontà della [vostra] vita”. Con attenzione e con cura, le vostre ferite possono essere guarite e possono diventare uno strumento grazie al quale sarete in grado di aiutare gli altri a venire a Cristo. Questo è, dopotutto, il dovere dei missionari.