2020
Ciò che ogni nuovo membro dovrebbe sapere sul senso di appartenenza
Marzo 2020


Giovani Adulti

Ciò che ogni nuovo membro dovrebbe sapere sul senso di appartenenza

Stai cercando di soddisfare le aspettative sbagliate?

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Quando incontri qualcuno, come ti presenti? Quali elementi della tua identità sono importanti? Mi chiamo Brian e appartengo alla Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni. Ma non sempre ho provato un senso di appartenenza nella Chiesa.

Credo che riconoscere la nostra identità agli occhi di Dio sia fondamentale per sapere che facciamo davvero parte di tutto questo. Tuttavia, la comprensione della nostra vera identità a volte è ostacolata dalla pressione che mettiamo su noi stessi quando poniamo le aspettative degli altri al di sopra di quelle del Signore. Questa sbagliata scala di priorità può portare a sentirci sopraffatti e fuori posto, specialmente i nuovi membri.

Mi sono unito alla Chiesa durante il mio primo anno di università. Dopo quelli che a me sono sembrati solo pochi istanti dal mio battesimo, alcuni membri benintenzionati hanno cominciato a chiedermi: “Svolgerai una missione?”. Non avevo ancora avuto modo di pensare seriamente a qualcosa come la missione. Ma mi sentivo come se le persone si aspettassero un “sì” come risposta.

Una prospettiva sbagliata

In poco tempo ho ricevuto la chiamata a servire in Inghilterra, e sono arrivato sul campo ansioso di insegnare. Ma nel giro di pochi giorni mi sono reso conto di quanto fossi impreparato per svolgere una missione a tempo pieno. Ero mentalmente ed emotivamente impreparato per l’impegno richiesto.

Mentre parlavo al telefono col mio presidente di missione riguardo al mio ritorno a casa, per confortarmi lui si è sentito ispirato a cantare l’inno “Nell’anima mia c’è il sol” (Inni, 140). Mi è sembrato un po’ strano, ma mi ha dato sentimenti di luce e di calore.

Una settimana dopo ero su un aereo diretto verso casa. Ho lottato con i miei sentimenti durante tutto il volo. Sapevo che quello di svolgere la missione era un desiderio retto, ma mi sentivo così impreparato e avevo così tanta nostalgia di casa che volevo solo tornare a casa.

Quando sono arrivato, mi sono reso conto che la mia scelta aveva suscitato delle domande. Le persone volevano sapere cosa fosse successo, e io temevo che la mia famiglia mettesse in dubbio il mio impegno nei confronti della Chiesa.

Mi sentivo sopraffatto nel preoccuparmi di ciò che gli altri avrebbero potuto pensare delle mie scelte. Ero arrabbiato con me stesso per non aver servito per due anni pieni — dopotutto avevo lasciato gli amici e la famiglia per svolgere una missione, e avevo posticipato la mia carriera scolastica. Avevo provato un dolore enorme nel cuore, e ora mi sentivo come se il Padre Celeste mi avesse abbandonato nel momento del bisogno. Mi sono chiesto persino se facessi veramente ancora parte della comunità, visto che non avevo soddisfatto tutte le aspettative.

Una settimana dopo il mio ritorno a casa, la famiglia del mio migliore amico mi ha invitato a casa loro per guardare una sessione della Conferenza generale. Era l’ultima cosa che avrei voluto fare. Ma sono andato.

A metà della sessione, l’anziano Jeffrey R. Holland è salito sul pulpito e ha detto: “Nell’anima mia c’è il sol” (conferenza generale di aprile 2017) — le stesse parole cantate inaspettatamente dal mio presidente di missione due settimane prima. Lo Spirito ha sussurrato: “Questa è la Chiesa di cui fai parte”. Nei 15 minuti successivi, la mia prospettiva è cambiata totalmente.

Una nuova prospettiva

Quando sono tornato a casa in anticipo, mi sono sentito come se non sarei mai stato parte della Chiesa perché mi preoccupavo di soddisfare le aspettative sbagliate.

Tuttavia, il Padre Celeste ha mandato Suo Figlio a soffrire per i miei peccati cosicché io possa pentirmi e provare di nuovo, perciò la Sua aspettativa chiaramente non è che io debba essere perfetto in questa vita, ma che io mi rialzi quando cado (vedere Dottrina e Alleanze 117:13). Poiché tutti siamo “privi della gloria di Dio” (Romani 3:23), il fatto che io abbia dei difetti non mi rende diverso da tutti gli altri, mi rende uguale a tutti gli altri.

Il Signore vuole che io faccia parte della Sua Chiesa, persino con le mie imperfezioni, in modo che con il Suo aiuto io possa alla fine superare queste imperfezioni (vedere 3 Nefi 18:22).

Quando sono tornato a casa, il mio presidente di missione mi ha detto: “Il Signore è compiaciuto di te e dei tuoi desideri”. Mi ci è voluto fin troppo per credere a quelle parole e per comprendere che quella del Signore è l’unica opinione che conta davvero. Ora so che, quando cerchi di seguirLo, fai parte della Sua Chiesa.