Conferenza generale
Figli e figlie di Dio
Conferenza generale di ottobre 2024


9:58

Figli e figlie di Dio

Crediamo davvero di essere letteralmente figli di Dio e che, per questo motivo, abbiamo il potenziale di diventare come Lui.

Oggi vorrei parlare di una delle verità evangeliche più gioiose, gloriose e possenti che Dio ha rivelato. Allo stesso tempo, paradossalmente, è una verità per cui siamo stati criticati. Qualche anno fa ho vissuto un’esperienza che ha reso molto più profondo il mio apprezzamento per questa verità evangelica.

Come rappresentante della Chiesa, una volta sono stato invitato a una conferenza religiosa in cui è stato annunciato che da quel momento in poi sarebbero stati riconosciuti come validi tutti i battesimi eseguiti da quasi tutte le altre chiese cristiane, purché l’ordinanza fosse fatta con l’acqua e nel nome del Padre, e del Figlio e dello Spirito Santo. Poi è stato spiegato che questa direttiva non si sarebbe applicata ai battesimi celebrati da La Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni.

Dopo la conferenza ho potuto approfondire le ragioni di quell’eccezione con il responsabile dell’annuncio. La nostra è stata una conversazione meravigliosa e stimolante.

In breve, mi ha spiegato che quella eccezione era dovuta principalmente alla nostra specifica concezione della Divinità, che altre denominazioni cristiane spesso chiamano Trinità. L’ho ringraziato per il tempo che aveva dedicato a spiegarmi ciò in cui credeva e le direttive della sua chiesa. Alla fine della conversazione, ci siamo abbracciati e ci siamo salutati.

In seguito, riflettendo sulla nostra conversazione, ciò che quest’uomo aveva detto riguardo ai santi degli ultimi giorni, ovvero che non comprendono quello che lui chiamava il “mistero della Trinità”, mi è rimasto in mente. A cosa si riferiva? Ha a che fare con la nostra comprensione della natura di Dio. Noi crediamo che Dio Padre “è un uomo che ha raggiunto l’Esaltazione” con un “corpo di carne ed ossa, tanto tangibile quanto quello dell’uomo; [e] il Figlio pure”. Pertanto, ogni volta che parliamo della natura di Dio, in qualche modo stiamo parlando anche della nostra natura.

E questo è vero non solo perché tutti noi siamo stati fatti “a [Sua] immagine e a [Sua] somiglianza” ma anche perché, come ha scritto il Salmista, Dio ha detto: “Voi siete dèi, siete tutti figli dell’Altissimo”. Questa per noi è una dottrina preziosa, recuperata oggi con l’avvento della Restaurazione. In sintesi, non è né più né meno ciò che i nostri missionari insegnano nella prima frase del primo paragrafo della prima lezione: “Dio è il nostro Padre Celeste. Noi siamo i Suoi figli”.

Ora, potreste dire: “Ma molti a credono che siamo figli di Dio”. Sì, è vero, ma la loro comprensione può allontanarsi dalle implicazioni del significato più profondo che noi affermiamo. Per i santi degli ultimi giorni, questo insegnamento non è metaforico. Piuttosto, crediamo davvero che siamo tutti letteralmente figli di Dio. Egli è il Padre del nostro spirito6 e, a motivo di questo, abbiamo la possibilità di diventare come Lui, cosa che ad alcuni sembra inconcepibile.

Sono passati oltre duecento anni da quando la Prima Visione ha aperto le porte alla Restaurazione. All’epoca il giovane Joseph Smith cercava una guida dal cielo per sapere a quale chiesa unirsi. Tramite la rivelazione che ricevette quel giorno, e nelle rivelazioni successive che gli furono date, il profeta Joseph arrivò a una conoscenza della natura di Dio e del rapporto che noi, come Suoi figli, abbiamo con Lui.

Grazie a questo, impariamo più chiaramente che il nostro Padre Celeste ha insegnato questa preziosa dottrina fin dall’inizio. Per illustrare questo concetto, permettetemi di citare almeno due resoconti tratti dalle Scritture.

Forse ricorderete le istruzioni che Dio diede a Mosè, riportate in Perla di Gran Prezzo.

Leggiamo che “Dio parlò a Mosè, dicendo: Ecco, Io sono il Signore Dio Onnipotente, e Infinito è il mio nome”. In altre parole: “Mosè, voglio che tu sappia chi sono”. Poi aggiunse: “Ed ecco, tu sei mio figlio”. In seguito disse: “Ho un’opera per te, Mosè, figlio mio; e tu sei a similitudine del mio Unigenito”. E poi alla fine concluse con: “Ed ora, ecco, questa cosa sola ti mostro, Mosè, figlio mio”.

Sembra che Dio fosse deciso a insegnare a Mosè almeno una lezione, “Tu sei mio figlio”, cosa che ripeté almeno tre volte. Non poté nemmeno menzionare il nome di Mosè senza aggiungere immediatamente che era Suo figlio.

Una volta rimasto solo, Mosè si sentì debole perché non era più alla presenza di Dio. Fu allora che Satana venne a tentarlo. Riuscite a vedere il modello? La prima cosa che disse fu: “Mosè, figlio d’uomo, adorami”.

In questo contesto, la richiesta di Satana di adorarlo potrebbe essere stata solo una distrazione. In quel momento di debolezza, per Mosè era una tentazione notevole confondersi e credere di essere solo un “figlio d’uomo”, anziché un figlio di Dio.

“E avvenne che Mosè guardò Satana e disse: Chi sei tu? Poiché ecco, io sono un figlio di Dio, a similitudine del suo Unigenito”. Fortunatamente, Mosè non fu confuso e non si lasciò distrarre. Aveva imparato la lezione su chi era veramente.

Il secondo episodio è riportato in Matteo 4. Gli studiosi l’hanno chiamato “le tre tentazioni di Gesù”, come se il Signore fosse stato tentato solo tre volte, il che non è così.

Centinaia di litri di inchiostro sono stati usati per spiegare il significato e il contenuto di queste tentazioni. Come sappiamo, il capitolo comincia spiegando che Gesù era andato nel deserto, “e dopo che ebbe digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame”.

Sembrerebbe che la prima tentazione di Satana avesse a che fare soltanto con il soddisfacimento delle necessità fisiche del Signore. “Di’ che queste pietre divengan pani”, sfidò il Salvatore.

La seconda lusinga potrebbe aver avuto l’obiettivo di tentare Dio: “Gettati giù; poiché sta scritto: Egli darà ordine ai suoi angeli intorno a te”.

Infine, la terza tentazione di Satana riguardò le aspirazioni e la gloria del mondo. Dopo che a Gesù furono mostrati “tutti i regni del mondo [Satana] gli disse: Tutte queste cose io te le darò, se, prostrandoti, tu mi adori”.

In verità, la tentazione suprema di Satana potrebbe avere meno a che fare con queste tre specifiche provocazioni e più a che fare con il tentare Gesù Cristo a mettere in dubbio la Sua natura divina. Almeno due volte, le lusinghe furono precedute da un’accusa a mo’ di sfida da parte di Satana: “Se tu sei Figliuol di Dio”; se ci credi veramente, fai questo o quello.

Per favore, notate cosa era successo immediatamente prima che Gesù andasse nel deserto a digiunare e a pregare: troviamo il resoconto del battesimo di Cristo. Quando Gesù uscì dall’acqua, giunse dal cielo una voce che disse: “Questo è il mio diletto Figliuolo, nel quale mi sono compiaciuto”.

Vedete il collegamento? Possiamo riconoscere un modello in questo?

Non c’è da stupirsi che, ogni volta che ci vengono insegnati la nostra natura e il nostro destino divini, l’avversario di ogni rettitudine ci tenti per farceli mettere in discussione.

Quanto sarebbero diverse le nostre decisioni se sapessimo davvero chi siamo realmente.

Viviamo in un mondo difficile, un mondo in crescente tumulto, dove brave persone si sforzano quantomeno di sottolineare la nostra dignità umana, mentre noi apparteniamo a una Chiesa e abbracciamo un Vangelo che elevano la nostra visione e ci invitano al divino.

Il comandamento di Gesù di essere “perfetti, com’è perfetto il Padre [nostro] celeste” è un chiaro riflesso delle Sue alte aspettative e delle nostre possibilità eterne. Ora, nulla di tutto ciò avverrà da un giorno all’altro. Per usare le parole del presidente Jeffrey R. Holland, avverrà “alla fine”. Ma la promessa è che se “[verremo] a Cristo” saremo “resi perfetti in lui”. Questo richiede molto lavoro. Non un lavoro qualsiasi, ma un’opera divina. La Sua opera!

Ora, la buona notizia è che è stato proprio il nostro Padre in cielo a dire: “Poiché ecco, questa è la mia opera e la mia gloria: fare avverare l’immortalità e la vita eterna dell’uomo”.

L’invito del presidente Russell M. Nelson a “pensare Celeste” ha in sé un meraviglioso richiamo alla nostra natura divina, alla nostra origine e alla nostra potenziale destinazione. Possiamo ottenere ciò che è Celeste solo attraverso il sacrificio espiatorio di Gesù Cristo.

Forse è per questo che Satana ha lusingato Gesù usando la stessa tentazione dall’inizio alla fine del Suo ministero terreno. Matteo racconta che, mentre Gesù era appeso alla croce, “coloro che passavano di lì, lo ingiuriavano […] dicendo: […] se tu sei Figliuol di Dio, […] scendi giù [dalla] croce!”. Sia gloria a Dio, perché Egli non ha ascoltato ma ci ha invece fornito la via affinché potessimo ricevere tutte le benedizioni celesti.

Ricordiamo sempre che è stato pagato un caro prezzo per la nostra felicità.

Attesto con l’apostolo Paolo che “lo Spirito stesso attesta insieme col nostro spirito, che siamo figliuoli di Dio; e se siamo figliuoli, siamo anche eredi; eredi di Dio e coeredi di Cristo, se pur soffriamo con lui, affinché siamo anche glorificati con lui”. Nel nome di Gesù Cristo. Amen.