Unici ma uniti
Lo stare insieme per sempre inizia con l’essere uniti adesso.
Diana Vasquez non ebbe l’occasione di dire addio a suo padre. Non sapeva che avrebbe dovuto farlo. Quando quel 9 giugno 2007 lei e i suoi due fratelli andarono a scuola, lui sembrava stare bene, ma prima che Diana tornasse a casa, il papà si sdraiò per riposare e non si svegliò più.
«È stata una cosa inaspettata», dice Diana, che all’epoca aveva sedici anni. «All’inizio non riuscivo ad accettarla».
Anche chi sa che le famiglie staranno insieme per sempre, a volte dà la famiglia per scontata. Di sicuro i fratelli possono annoiare, genitori e figli non sempre vanno d’accordo e spesso trascorrere il tempo con gli amici sembra più divertente.
Ma quando la tragedia colpisce senza nessun avvertimento, come accadde alla famiglia di Diana, all’improvviso le cose che veramente contano—come la famiglia—diventano più importanti.
Per fortuna per la famiglia di Diana, l’unità in questa vita e in quella a venire era qualcosa su cui stava già lavorando. Unire gli sforzi quando momenti difficili avrebbero potuto distruggere l’unità familiare ha portato pace e felicità in questa vita e la speranza di essere insieme nella vita futura.
Cosa significa unità?
Diana e la sua famiglia vivono a Cusco, una città nelle Ande peruviane, in quello che era il cuore dell’antico impero inca.
Prima della morte del padre, Diana e i suoi familiari avevano trovato un posto dove andare a fare dei picnic e che a loro piaceva molto: Sacsayhuamán, le rovine di un’antica fortezza inca non lontano dalla loro casa. Le mura delle costruzioni inca sono così robuste che hanno resistito nel tempo per più di cinquecento anni e a innumerevoli terremoti.
La famiglia, per Diana, è come una di queste costruzioni. Le prove le hanno scosse, ma non sono crollate.
Le pietre che formano le mura di Sacsayhuamán sono tutte diverse, per misura e forma. Alcune sono alte, altre piccole; alcune sono quadrate e altre smisuratamente grandi. Ma ogni pietra, pur essendo diversa, non indebolisce il muro. Se piazzate nel modo giusto, le differenti misure contribuiscono a mantenere insieme la struttura. In effetti la diversità delle pietre concorre a realizzare l’obiettivo comune.
Possiamo dire lo stesso per le nostre differenze.
«Abbiamo tutti doni e talenti diversi», dice Diana. «Dovremmo usarli per aiutare il prossimo» (vedere 1 Corinzi 12).
Dopo la morte del padre, Diana, la mamma e i due fratelli si sono assunti ruoli diversi, adatti ai loro talenti e alle loro capacità, ma lavorano tutti con uno scopo comune: prendersi cura l’uno dell’altro. Nel farlo, avevano «i loro cuori legati in unità e in amore gli uni verso gli altri» (Mosia 18:21).
Il presidente Henry B. Eyring, primo consigliere della Prima Presidenza, spiega: «Il nostro Padre celeste vuole che i nostri cuori siano uniti insieme. Questa unione nell’amore non è semplicemente un ideale; è una necessità».1
Come diventiamo uniti?
Nella loro più bella opera in pietra, gli Inca non usarono la malta. Fecero combaciare le pietre fra di loro così bene che non c’è spazio, fra una e l’altra, nemmeno per un foglietto di carta. Questa straordinaria aderenza è stata possibile perché i capomastri riuscivano a trovare un posto per ciascuna pietra e sapevano come doveva essere sagomata per adattarla al lavoro complessivo.
Se permettiamo al Capomastro di modellarci, possiamo diventare uno con gli altri e con Lui.2 Il presidente Eyring afferma che questa unità ha luogo quando siamo obbedienti alle ordinanze e alleanze del Vangelo.3
Per la famiglia di Diana ricevere le ordinanze del Vangelo e osservare le alleanze ebbero un ruolo determinante. Diana e il fratello più piccolo, Emmanuel, furono i primi a unirsi alla Chiesa. Prima di quel momento, racconta Diana, in famiglia si litigava molto. Lei sapeva che i suoi genitori volevano il meglio per lei e per i suoi fratelli, ma erano molto severi.
«Nutrivo più paura che amore per mio papà», dice.
Alcuni mesi dopo il suo battesimo, anche il padre e il fratello maggiore, Richard, si unirono alla Chiesa, e la madre li seguì oltre un anno dopo.
«Mio padre era cambiato», racconta Diana parlando della conversione del padre. «Quando facevamo qualcosa di sbagliato, ce ne parlava. Avevamo meno litigi e in casa c’era più armonia».
L’impegno di seguire Gesù Cristo li aveva ravvicinati a Lui e agli altri. Avevano uno scopo comune: diventare una famiglia eterna. Un anno dopo il battesimo della mamma, la famiglia fu suggellata nel tempio.
«Fu una bellissima esperienza», dichiara Diana. «Non posso spiegare come mi sentivo quando entrammo nella sala dei suggellamenti e vedemmo i nostri genitori. Non volevo andare via».
In seguito, la famiglia provò un desiderio ancora maggiore di osservare i comandamenti per poter diventare una famiglia eterna. Meno di una settimana prima della sua morte, il papà di Diana tenne una lezione alla serata familiare sull’essere uniti nell’osservanza delle alleanze che avevano stipulato per poter stare insieme per sempre. «Nessuno ha la garanzia del domani», aveva detto. «Dobbiamo essere preparati perché se uno di noi dovesse morire, possiamo comunque restare insieme».
L’osservanza delle alleanze cambia il cuore
Diana ha imparato che lavorare insieme per osservare le alleanze del Vangelo può unire una famiglia ed è grata di aver appreso questo principio prima che fosse troppo tardi.
L’ultima cosa che il padre le disse quel giorno mentre lei stava per andare a scuola fu: «Te quiero mucho, Dianita» (Dianetta, ti voglio tanto bene).
Diana ha fiducia nella promessa del Signore che la sua famiglia sarà riunita di nuovo se continueranno a osservare le alleanze stipulate.
«Ho visto in che modo il Padre celeste ci ha ravvicinati per seguire il Salvatore», afferma. «Devo perciò credere anche che Egli manterrà la Sua promessa che noi possiamo essere insieme per sempre se obbediamo ai comandamenti.
So che le nostre possono davvero essere famiglie eterne grazie al piano divino.
So che possiamo conseguire la gloria eterna che ci promette il Padre celeste. Possiamo raggiungere il nostro obiettivo di essere una famiglia eterna solo se perseveriamo fino alla fine, mettiamo il nostro cuore nelle cose di Dio e ci aiutiamo l’un l’altro».