Seminario o sport?
Non riuscivo più a sentire un senso di equilibrio. Non potevo continuare a gestire chiesa, scuola e sport.
Quando iniziai la scuola superiore facevo parte della squadra di atletica della scuola. Correre era la mia passione: sono stata un corridore da quando avevo nove anni e mi impegnavo molto. Mi allenavo almeno tre sere alla settimana. Ho persino avuto l’occasione di rappresentare la mia città ai giochi nazionali del Costa Rica.
Spesso gli allenamenti duravano fino a tardi la sera, cosa che rendeva poi difficile alzarsi presto per andare al seminario che iniziava alle cinque; era super impegnativo ma continuavo a fare quel sacrificio.
Però, a metà della scuola superiore, quando avevo 16 anni, mi resi conto che non mi stavo dedicando molto al seminario. Ci andavo, ma non ero così ben riposata, preparata o attenta come avrei potuto essere. Mi rendevo anche conto che la stanchezza, dovuta dal fatto che facevo molto tardi la sera e mi alzavo molto presto la mattina, stava avendo effetto sulle mie prestazioni fisiche e non era giusto nei confronti della mia squadra.
Benché fino a quel momento mi fossi sempre sforzata di partecipare a molte attività e fossi stata in grado di gestire chiesa, scuola e sport, non riuscivo più a sentire un senso di equilibrio. Iniziai a chiedermi se dovevo rinunciare a qualcosa. Correre era un’attività sana e salutare e mi riusciva bene. Per me era un’occasione per usare i miei talenti e stabilire dei modelli di disciplina. Inoltre nella mia scuola essere un atleta era qualcosa di importante. Avevo dei buoni amici nella mia squadra e se la lasciavo li avrei persi.
Dall’altra parte, avevo l’obiettivo di diplomarmi al seminario e sapevo che se fossi rimasta nella squadra, non avrei potuto raggiungerlo.
Mentre valutavo le mie decisioni, pensai a ciò che avrebbe beneficiato tutti gli aspetti della mia vita, sia durante gli anni di scuola superiore che per il resto della vita. Riflettei sui miei obiettivi a lungo termine e mi resi conto che il mio atteggiamento riguardo al seminario determinava tutto il resto della mia vita, persino l’eternità. Mi resi conto di ciò che dovevo fare.
Alla fine del secondo anno di scuola superiore, dissi al mio allenatore e ai miei compagni di squadra che non avrei più fatto parte della squadra. Furono sconvolti. Nessuno riusciva a capire perché volessi abbandonare la mia passione per la corsa agonistica, che avevo fatto per quasi la metà della mia vita, «per andare in chiesa alle cinque della mattina». Spiegai loro che era la mia responsabilità e priorità e che scegliendo queste cose giuste sarei stata una persona più felice. Fortunatamente, anche se i miei amici non compresero la mia decisione, la maggior parte di loro la rispettò.
Durante i due anni di scuola successivi ebbi più tempo per leggere e ponderare le Scritture. Siccome non ero più sempre di fretta, ricevetti ispirazione con maggiore frequenza. Queste cose hanno portato nella mia vita un equilibrio, una pace e una felicità che non avevo mai avuto prima.
Alla fine della scuola superiore mi diplomai al seminario. Quel successo significava molto per me. Acquisii amore per le Scritture, le storie e le lezioni che esse contengono, imparai la disciplina alzandomi presto e fui benedetta vedendo rafforzarsi delle buone amicizie grazie a quell’ora mattutina che passavamo insieme ogni giorno. Ma, più importante di tutto, attraverso il seminario imparai ad assicurarmi di mettere sempre il Signore al primo posto.
Questo modello continua a benedire la mia vita ora che studio all’università. Le lezioni sono più difficili di quelle della scuola superiore. Ho più responsabilità in chiesa; ma poiché avevo consolidato l’abitudine di mettere prima il Signore, è stato facile continuare a stabilire le giuste priorità e spero di poter continuare questo schema per il resto della mia vita.