2011
Non ti scordar di me
Novembre 2011


Non ti scordar di me

È mia preghiera e benedizione che non dimentichiate mai che siete davvero delle figlie preziose nel regno di Dio.

President Dieter F. Uchtdorf

Mie care sorelle, è una grande gioia essere con voi oggi. Ogni anno attendo sempre con ansia la riunione generale della Società di Soccorso e i messaggi eccellenti che vengono condivisi qui. Grazie, sorelle. È un onore speciale per me essere stato incaricato dal presidente Thomas S. Monson di parlare e aggiungere alcuni pensieri rivolti alle sorelle della Chiesa.

Tempo fa, stavo passeggiando in uno stupendo giardino con mia moglie e mia figlia, pieno di meraviglia per la gloria e la bellezza delle creazioni di Dio. A un certo punto scorsi, tra tutte le maestose fioriture, un fiore piccolissimo, di cui conoscevo il nome, dato che sin da bambino mi ci son sentito legato. Si chiama nontiscordardimé.

Non sono del tutto sicuro del motivo per cui questo fiorellino ha significato tanto per me negli anni. Non attrae immediatamente l’attenzione ed è facile lasciarselo sfuggire tra tutti gli altri fiori più grandi e vivaci; eppure è altrettanto bello e, con il suo vivido colore, riflette quello blu del cielo più terso; forse questo è un altro motivo per cui mi piace tanto.

E poi c’è l’ammaliante appello insito nel suo nome. C’è una leggenda tedesca che dice che quando Dio terminò di nominare tutte le piante, ce n’era una che era rimasta senza nome. Una vocina allora si fece sentire: “Non ti scordar di me, o Signore!”. E Dio rispose che quello sarebbe stato il suo nome.

Stasera vorrei usare questo fiore come metafora: i cinque petali del piccolo nontiscordardimé mi ispirano a considerare cinque cose che sarebbe saggio non dimenticare mai.

Primo, non dimenticatevi di essere pazienti con voi stesse.

Voglio dirvi qualcosa che spero prendiate nella maniera giusta: Dio è pienamente conscio del fatto che né io, né voi siamo perfetti.

Aggiungo: Dio è anche pienamente conscio del fatto che le persone che voi credete essere perfette, in realtà, non lo sono.

Eppure spendiamo moltissimo tempo ed energie a paragonare noi stessi agli altri, di solito mettendo a confronto le nostre debolezze con i loro punti di forza. Questo atteggiamento ci porta a creare delle aspettative che sono impossibili da soddisfare, con la conseguenza che non diamo mai credito ai nostri validi sforzi, in quanto sembrano essere inferiori a quelli degli altri.

Ognuno ha dei punti di forza e delle debolezze.

È meraviglioso il fatto di avere dei punti di forza,

ma fa parte dell’esperienza terrena avere delle debolezze.

Dio vuole aiutarci a trasformare alla fine tutte le nostre debolezze in punti di forza,1 ma sa che si tratta di una meta a lungo termine. Vuole che diventiamo perfetti2 e, se rimarremo sul sentiero del discepolo, un giorno lo saremo. È normale che non siate ancora a quel livello: continuate a sforzarvi, ma smettete di condannare voi stesse.

Care sorelle, molte di voi sono infinitamente compassionevoli e pazienti con le debolezze degli altri; vi prego di ricordare di essere compassionevoli e pazienti anche con voi stesse.

Nel frattempo, siate riconoscenti per tutti i piccoli successi che ottenete nella vostra casa, nei vostri rapporti familiari, nella vostra istruzione e occupazione, nella vostra partecipazione in Chiesa e nel miglioramento personale. Come il nontiscordardimé, questi possono sembrarvi piccoli conseguimenti che non vengono nemmeno notati dagli altri, ma Dio li conosce e per Lui non sono piccoli. Se reputate che il successo sia solamente la rosa più perfetta o l’orchidea più sgargiante, potreste non godere di alcune delle più dolci esperienze della vita.

Per esempio, insistere per avere una serata familiare perfetta in ogni dettaglio ogni settimana, anche se ciò rende voi e tutti gli altri infelici, può non essere la scelta migliore. Chiedetevi invece: “Che cosa possiamo fare come famiglia di bello e spirituale che ci farebbe avvicinare di più?”. Una serata familiare come questa, per quanto modesta possa essere nella durata o esecuzione, può portare a risultati a lungo termine ben più positivi.

Il nostro percorso verso la perfezione è lungo, ma possiamo incontrare meraviglia e grande gioia strada facendo, anche compiendo il più piccolo passo.

Secondo, non dimenticate la differenza tra un buon sacrificio e un sacrificio vano.

Un sacrificio accettabile si ha quando rinunciamo a qualcosa di buono per qualcosa di ancora maggior valore.

Rinunciare a un po’ di sonno per star vicino a un figlio che ha avuto un incubo è un buon sacrificio, lo sappiamo tutti. Restare svegli tutta la notte, mettendo a rischio la nostra salute, per preparare l’accessorio perfetto per il vestito domenicale di una figlia, può non essere un sacrificio altrettanto buono.

Dedicare parte del nostro tempo a studiare le Scritture o a prepararci per una lezione è un buon sacrificio; passare molte ore a ricamare il titolo della lezione su dei sottopentola fatti a mano per ciascun membro della classe forse può non esserlo.

Ogni persona e situazione è differente, e quello che è un buon sacrificio in un caso può essere un sacrificio vano in un altro.

Come facciamo a capire qual è la differenza nella nostra situazione specifica? Possiamo chiederci: “Sto impiegando il mio tempo ed energie nelle cose che contano di più?”. Ci sono moltissime cose da fare, ma non possiamo farle tutte. Il nostro Padre Celeste si compiace altamente quando sacrifichiamo qualcosa di buono per qualcosa di ben più grande con una prospettiva eterna. Talvolta, questo modo di agire può comportare che ci prendiamo cura di un piccolo ma bellissimo nontiscordardimé invece che di un grande giardino di fiori esotici.

Terzo, non dimenticate di essere felici ora.

Nell’amato racconto per bambini La fabbrica di cioccolato, il misterioso proprietario Willy Wonka nasconde un biglietto d’oro in cinque delle sue tavolette di cioccolato e annuncia che chiunque trovi uno dei biglietti vincerà una visita nella sua fabbrica e una fornitura a vita di cioccolato.

Su ciascun biglietto d’oro c’era scritto questo messaggio: “Saluti a te, fortunato vincitore di questo biglietto d’oro! Cose fantastiche sono in serbo per te! Molte stupende sorprese ti aspettano… Sorprese mistiche e meravigliose che ti delizieranno, stupiranno e disorienteranno”.3

In questa storia per bambini, le persone di tutto il mondo anelano disperatamente a trovare un biglietto d’oro. Alcuni credono che tutta la loro felicità futura dipenda dal fatto di entrare o meno in possesso di uno di questi biglietti d’oro. Nella loro smania, le persone cominciano a dimenticarsi la semplice gioia che trovavano in una barretta di cioccolato e la barretta si trasforma in una delusione totale se non contiene un biglietto d’oro.

Moltissime persone oggi attendono il loro biglietto d’oro, il biglietto che credono contenga la chiave della felicità che hanno sempre sognato. Per alcuni, il biglietto d’oro può essere un matrimonio perfetto; per altri, una casa da copertina; o forse, libertà da stress o preoccupazioni.

Non c’è nulla di male nei desideri giusti; noi speriamo e cerchiamo le cose “virtuose, amabili, di buona reputazione o degne di lode”.4 Il problema sorge quando mettiamo la nostra felicità da parte per qualche evento che dovrà succedere in futuro, come per il biglietto d’oro.

Una donna voleva più di qualsiasi altra cosa sposare al tempio un retto detentore del sacerdozio ed essere madre e moglie. L’aveva sognato per tutta la sua vita: che madre meravigliosa e moglie fantastica sarebbe stata! La sua casa sarebbe stata piena di gentilezza affettuosa. Non si sarebbe detta mai una parola di troppo. Il cibo non si sarebbe mai bruciato. I suoi figli, invece di andare in giro coi loro amici, avrebbero preferito trascorrere le sere e i fine settimana con mamma e papà.

Questo era il suo biglietto d’oro. Era qualcosa da cui sentiva dipendere tutta la sua esistenza. Era l’unica cosa in tutto il mondo cui anelava disperatamente.

Non accadde mai. Gli anni passarono e divenne sempre più chiusa, amareggiata e perfino arrabbiata. Non riusciva a capire perché Dio non le avesse concesso questo suo giusto desiderio.

Lavorava come maestra alla scuola elementare e stare a contatto con i bambini tutto il giorno non faceva che ricordarle che il suo biglietto d’oro non era mai arrivato. Col passare degli anni divenne ancora più delusa e riservata. La gente non voleva starle vicino e la evitava ogniqualvolta poteva. Sfogava perfino la sua frustrazione sui bambini a scuola. Si ritrovò a perdere la pazienza e alternava scatti d’ira a disperate sensazioni di solitudine.

Il dramma di questa storia è che questa cara donna, in tutta la sua delusione per il suo biglietto d’oro mancato, non seppe riconoscere le benedizioni di cui in realtà già godeva. Non aveva bambini in casa, ma ne era circondata in classe; non era stata benedetta con una famiglia, ma il Signore le aveva dato un’opportunità che poche persone hanno: la possibilità di influenzare positivamente la vita di centinaia di bambini e di famiglie in qualità di insegnante.

La lezione che si apprende qui è che se trascorriamo i nostri giorni in attesa di rose favolose, possiamo non accorgerci della bellezza e della meraviglia dei piccoli nontiscordardimé che ci circondano.

Ciò non significa che dobbiamo abbandonare la speranza o ridimensionare le nostre mete. Non smettete mai di provare a tirar fuori il meglio che è in voi. Non smettete mai di sperare di realizzare i giusti desideri del vostro cuore. Ma non chiudete gli occhi e il cuore alle bellezze semplici ed eleganti dei momenti quotidiani che costituiscono una vita ricca e ben vissuta.

Le persone più felici che conosco non sono quelle che trovano il loro biglietto d’oro; sono quelle che, pur inseguendo obiettivi degni, scoprono e fanno tesoro della bellezza e della dolcezza dei momenti quotidiani. Sono quelle che, un filo alla volta ogni giorno, tessono un arazzo di gratitudine e meraviglia per tutta la loro vita. Queste sono le persone che sono veramente felici.

Quarto, non dimenticate il “perché” del Vangelo.

A volte, nella routine della nostra vita, senza volerlo tralasciamo aspetti essenziali del vangelo di Gesù Cristo, un po’ come si potrebbe ignorare un bello e delicato nontiscordardimé. A volte, nei nostri sforzi diligenti per assolvere tutti i doveri e gli obblighi che ci assumiamo quali membri della Chiesa, vediamo il Vangelo come una lunga lista di compiti che dobbiamo aggiungere alla nostra già inverosimilmente lunga lista di cose da fare, tempo a cui dobbiamo in qualche modo fare spazio nella nostra agenda già piena. Ci concentriamo su cosa il Signore vuole che facciamo e su come possiamo farlo, ma talvolta ci dimentichiamo il perché.

Mie care sorelle, il vangelo di Gesù Cristo non è un obbligo; è un percorso segnato dal nostro Padre amorevole che conduce alla felicità e alla pace in questa vita e alla gloria e all’ineffabile appagamento nella vita a venire. Il Vangelo è una luce che pervade la mortalità e illumina il cammino dinanzi a noi.

Sebbene comprendere il “cosa” e il “come” del Vangelo sia necessario, il fuoco e la maestà eterni del Vangelo scaturiscono dal suo “perché”. Quando capiamo perché il nostro Padre Celeste ci ha dato questo modello per vivere, quando ci ricordiamo perché ci siamo impegnati a renderlo il fulcro della nostra vita, il Vangelo cessa di essere un fardello e diviene, invece, una gioia e una delizia; diventa prezioso e dolce.

Non percorriamo il sentiero del discepolo con gli occhi rivolti verso terra, pensando solamente ai compiti e agli obblighi che ci stanno innanzi. Non andiamo avanti senza accorgerci della bellezza dei gloriosi paesaggi terreni e spirituali che ci circondano.

Mie care sorelle, cercate la maestosità, la bellezza e la grandissima gioia del “perché” del vangelo di Gesù Cristo.

Il “cosa” e il “come” dell’obbedienza tracciano la via e ci fanno restare sul giusto sentiero. Il “perché” dell’obbedienza santifica le nostre azioni, trasformando il banale in grandioso; dà valore ai nostri piccoli atti di obbedienza, rendendoli dei santi atti di consacrazione.

Quinto, non dimenticate che il Signore vi ama.

Da bambino, quando guardavo i piccoli nontiscordardimé, a volte mi sentivo un po’ come quel fiore: piccolo e insignificante. Mi chiedevo se sarei stato dimenticato dalla mia famiglia o dal mio Padre Celeste.

A distanza di anni posso guardare indietro a quel ragazzino con tenerezza e compassione; ora so di non essere mai stato dimenticato.

E so qualcos’altro. Come apostolo del nostro Maestro, Gesù Cristo, proclamo con tutta la certezza e la convinzione del mio cuore che nemmeno voi lo siete state!

Non siete state dimenticate.

Sorelle, ovunque siate, qualunque siano le vostre circostanze, voi non siete state dimenticate. Indipendentemente da quanto cupi appaiano i vostri giorni, da quanto insignificanti possiate sentirvi, da quanto in ombra pensiate di essere, il vostro Padre Celeste non vi ha dimenticato. Anzi, Egli vi ama di un amore infinito.

Pensateci: voi siete conosciute e ricordate dal più maestoso, potente e glorioso Essere dell’universo! Voi siete amate dal Re dello spazio infinito e del tempo eterno!

Colui che ha creato e conosce le stelle conosce anche voi e il vostro nome: voi siete le figlie del Suo regno. Il salmista ha scritto:

“Quand’io considero i tuoi cieli, opra delle tue dita, la luna e le stelle che tu hai disposte;

che cos’è l’uomo che tu n’abbia memoria?…

Eppure tu l’hai fatto poco minor di Dio, e l’hai coronato di gloria e d’onore”.5

Dio vi ama perché siete Sue figlie. Vi ama anche se a volte potete sentirvi sole o commettete degli errori.

L’amore di Dio e il potere del vangelo restaurato sono redentori e salvifici. Se solo lasciate che entri nella vostra vita, il Suo divino amore può sanare ogni ferita, guarire ogni pena e alleviare ogni dolore.

Mie care sorelle della Società di Soccorso, siete più vicine al cielo di quello che credete. Siete destinate a molto di più di quello che potete immaginare. Continuate a crescere nella fede e nella rettitudine personali. Accettate il vangelo restaurato di Gesù Cristo come modello di vita. Tenete caro il dono del fare parte di questa chiesa grande e vera. Fate tesoro del dono del servizio nella grande organizzazione della Società di Soccorso. Continuate a rafforzare la casa e la famiglia. Continuate a cercare e ad aiutare coloro che hanno bisogno dell’aiuto vostro e del Signore.

Sorelle, c’è qualcosa di ispiratore e sublime nei piccoli nontiscordardimé. Spero che siano un simbolo delle piccole cose che rendono la vostra vita gioiosa e dolce. Vi prego di non dimenticare mai che dovete essere pazienti e compassionevoli con voi stesse, che alcuni sacrifici sono migliori di altri e che non dovete aspettare un biglietto d’oro per essere felici. Vi prego di non dimenticare mai che il “perché” del vangelo di Gesù Cristo vi ispirerà e edificherà. Non dimenticate mai che il vostro amato Padre Celeste vi conosce, vi ama e vi ha a cuore.

Grazie per chi siete. Grazie per gli innumerevoli atti di amore e servizio che rendete a così tante persone. Grazie per tutto quello che farete d’ora in poi per portare la gioia del vangelo di Gesù Cristo alle famiglie, alla Chiesa, alle vostre comunità e alle nazioni del mondo.

Sorelle, vi vogliamo bene. È mia preghiera e benedizione che non dimentichiate mai che siete davvero delle figlie preziose nel regno di Dio. Nel sacro nome del nostro beneamato Salvatore, Gesù Cristo. Amen.