2011
Confidare nel Signore: sia fatta la Tua volontà
Novembre 2011


Confidare nel Signore: sia fatta la Tua volontà

Lo scopo della nostra vita sulla terra è quello di crescere e rafforzarci grazie alle nostre esperienze.

Elder Robert D. Hales

Questa domenica mattina, rendiamo grazie e testimoniamo della realtà che il nostro Salvatore vive. Il Suo vangelo è stato restaurato mediante il profeta Joseph Smith. Il Libro di Mormon è vero. Oggi siamo guidati da un profeta vivente, il presidente Thomas S. Monson. Soprattutto, rendiamo solenne testimonianza dell’Espiazione di Gesù Cristo e delle benedizioni eterne che da essa scaturiscono.

Durante gli ultimi mesi, ho avuto la possibilità di studiare e apprendere più cose riguardo al sacrificio espiatorio del Salvatore e a come si è preparato per offrire questo dono eterno a ognuno di noi.

La Sua preparazione è iniziata nella vita premortale, quando disse al Padre: “Sia fatta la tua volontà, e sia tua la gloria per sempre”.1 Da quel momento e ancora oggi, Egli esercita la Sua libertà di scelta per accettare e far avanzare il piano del Padre Celeste. Le Scritture ci insegnano che durante la Sua giovinezza andava “nella casa del Padre” Suo2 e “serv[iva] il Signore per il tempo del suo ministero che doveva venire”.3 All’età di trent’anni fu tentato intensamente ma scelse di resistere, dicendo: “Va’, Satana”.4 Nel Getsemani, confidò nel Padre, dichiarando: “Però, non la mia volontà, ma la tua sia fatta”5 e poi esercitò la Sua libertà di scelta per soffrire per i nostri peccati. Attraverso l’umiliazione di un processo pubblico e l’agonia della crocifissione, confidò nel Padre Suo, accettando di essere “trafitto a motivo delle nostre trasgressioni, fiaccato a motivo delle nostre iniquità”.6 Anche quando gridò: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”,7 confidò in Suo Padre, esercitando la Sua libertà di scelta per perdonare i Suoi nemici,8 occuparsi che si vegliasse su Sua madre9 e perseverare fino alla fine della Sua vita e missione terrene.10

Spesso ho pensato: perché il Figlio di Dio, i Suoi santi profeti e tutti i santi fedeli hanno prove e tribolazioni anche quando cercano di fare la volontà del Padre Celeste? Perché è tanto difficile, soprattutto per loro?

Penso a Joseph Smith, che soffrì per la malattia nella sua giovinezza e per le persecuzioni lungo tutta la vita. Come il Salvatore, gridò: “O Dio, dove sei?”.11 Eppure, proprio quando sembrava che fosse solo, esercitò la sua libertà di scelta per confidare nel Signore e accettare la volontà del suo Padre Celeste.

Penso ai nostri antenati pionieri, cacciati da Nauvoo e spinti nelle grandi praterie, che esercitarono la libertà di scelta per seguire un profeta, pur soffrendo la malattia, la privazione e talvolta la morte. Perché tali terribili tribolazioni? A quale fine? Per quale scopo?

Quando ci poniamo queste domande, ci rendiamo conto che lo scopo della nostra vita sulla terra è quello di crescere e rafforzarci grazie alle nostre esperienze. E come possiamo farlo? Le Scritture ci rispondono con una frase semplice: “Confidare nell’Eterno”.12 Le prove e le difficoltà sono date a tutti noi. Queste prove terrene permettono a noi e al nostro Padre Celeste di vedere se eserciteremo la libertà di scelta per seguire Suo Figlio. Egli sa già, e noi abbiamo la possibilità di imparare che, per quanto possano essere difficili le nostre circostanze, “tutte queste cose [ci] daranno esperienza, e saranno per il [nostro] bene”.13

Questo vuol dire che capiremo sempre le nostre prove? Non avremo tutti, a volte, ragione di chiederci: “O Dio, dove sei?”.14 Sì! Lo chiede un coniuge, quando l’altro muore. Lo chiede il padre, quando ci sono problemi finanziari. Quando i figli si allontanano dalla via, una madre e un padre piangono di dolore. Sì, “la sera alberga da noi il pianto; ma la mattina viene il giubilo”.15 Così all’alba, con maggior fede e comprensione, ci leviamo e scegliamo di confidare nel Signore dicendo: “Sia fatta la tua volontà”.16

Che cosa significa, quindi, confidare nel Signore? Nelle Scritture, la parola confidare vuol dire sperare e aver fiducia. Per sperare e aver fiducia nel Signore bisogna aver fede, pazienza, umiltà, mitezza, longanimità, obbedire ai comandamenti e perseverare sino alla fine.

Confidare nel Signore significa piantare il seme della fede e nutrirlo “con grande diligenza e con pazienza”.17

Significa pregare come fece il Salvatore—a Dio, nostro Padre Celeste—dicendo: “Venga il tuo regno; sia fatta la tua volontà”.18 È una preghiera che offriamo con tutta l’anima, nel nome del nostro Salvatore, Gesù Cristo.

Confidare nel Signore significa ponderare nel cuore e ricevere “lo Spirito Santo” per poter conoscere “tutte le cose che dovre[mmo] fare”.19

Nel seguire i suggerimenti dello Spirito, scopriamo che “l’afflizione produce pazienza”20 e impariamo a “continua[re] con pazienza fino a che sia[mo] resi perfetti”.21

Confidare nel Signore vuol dire “rima[nere] fermi”22 e “spinger[si] innanzi” nella fede, “avendo un perfetto fulgore di speranza”.23

Vuol dire “confida[re] unicamente nei meriti di Cristo”24 e “con l’aiuto della [Sua] grazia” dire: Sia fatta la tua volontà, o Signore, e non la nostra”.25

Se confidiamo nel Signore, saremo “irremovibili nell’obbedire ai comandamenti di Dio”,26 sapendo che “un giorno riposere[mo] da tutte le [nostre] afflizioni”.27

“Non gett[eremo]… via la [nostra] franchezza”28 in quanto “tutte le cose con le quali si[amo] stati afflitti coopereranno per il [nostro] bene”.29

Le afflizioni arrivano in tutte le forme e misure. L’esperienza di Giobbe ci ricorda che ci viene richiesto di perseverare. Giobbe perse tutto ciò che possedeva, la terra, la casa, il bestiame, la famiglia, la reputazione, la salute e persino la sanità mentale. Eppure confidò nel Signore e rese una forte testimonianza personale: Disse:

“Io so che il mio Vindice vive, e che alla fine si leverà sulla polvere.

E quando… sarà distrutto questo corpo, [nella] mia carne, vedrò Iddio”.30

“[Sebbene] egli m’ucciderà; [io continuerò a confidare in Lui]”.31

Pur con il fulgido esempio di Giobbe, dei profeti e del Salvatore, troveremo difficile confidare nel Signore, soprattutto quando non potremo comprendere appieno il Suo piano e i Suoi scopi a nostro riguardo. Tale comprensione è più spesso concessa “linea su linea, [e] precetto su precetto”.32

Ho imparato, per esperienza, che a volte non ricevo risposta a una preghiera perché il Signore sa che io non sono pronto. Quando risponde, spesso è “qui un poco e là un poco”,33 perché questo è tutto ciò che io posso sopportare o sono disposto a fare.

Troppo spesso preghiamo per avere pazienza, ma la vogliamo subito! Da giovane, il presidente David O. McKay pregò per ricevere una testimonianza della veridicità del Vangelo. Molti anni dopo, mentre svolgeva una missione in Scozia, finalmente quella testimonianza giunse. In seguito scrisse: “Mi fu data la certezza che una preghiera sincera riceve sempre risposta ‘un giorno, da qualche parte’”.34

Noi non sappiamo quando o come verranno date le risposte del Signore ma, a tempo debito e a Suo modo, attesto che le Sue risposte giungeranno. Per alcune risposte dovremo aspettare l’aldilà. Questo può essere vero per alcune promesse nella nostra benedizione patriarcale e per alcune benedizioni che riguardano i membri della famiglia. Non gettiamo mai la spugna con il Signore. Le Sue benedizioni sono eterne, non momentanee.

Confidare nel Signore ci dà un’occasione preziosa di scoprire che molti confidano in noi. I nostri figli confidano che noi dimostriamo loro pazienza, affetto e comprensione. I nostri genitori confidano che noi dimostriamo gratitudine e compassione. I nostri fratelli e sorelle confidano che noi siamo tolleranti, misericordiosi e li perdoniamo. Il nostro coniuge confida che lo amiamo come il Salvatore ama ognuno di noi.

Nell’affrontare il dolore fisico, ci rendiamo maggiormente conto di quanti confidano in noi. Per tutte le Marta e Maria, per tutti i buoni samaritani che assistono gli ammalati, soccorrono i deboli e si curano di chi ha infermità fisiche e mentali, io sento la gratitudine del Padre Celeste e del Suo Beneamato Figliolo. Nel vostro ministero cristiano quotidiano, confidate nel Signore e fate la volontà del Padre Celeste. La Sua promessa per voi è chiara: “In quanto l’avete fatto a uno di questi miei minimi fratelli, l’avete fatto a me”.35 Egli conosce i vostri sacrifici e le vostre sofferenze. Egli ascolta le vostre preghiere. La Sua pace e il Suo riposo saranno vostri se continuerete a confidare in Lui con fede.

Ognuno di noi è amato dal Signore più di quanto possa comprendere o immaginare. Siamo pertanto più gentili gli uni verso gli altri e verso noi stessi. Ricordiamo che, se confidiamo in Lui, diventiamo “santificati tramite l’espiazione di Cristo… sottomessi, miti, umili, pazienti, pieni d’amore, disposti a sottometterci a tutte le cose che il Signore ritiene conveniente infliggerci, proprio come un fanciullo si sottomette a suo padre”.36

Tale fu la sottomissione del Salvatore a Suo Padre nel Giardino di Getsemani. Egli implorò i Suoi discepoli: “Vegliate meco”, eppure per ben tre volte li trovò con gli occhi appesantiti dal sonno.37 Senza la compagnia di questi discepoli e, alla fine, senza la presenza di Suo Padre, il Salvatore scelse di soffrire le nostre “pene e afflizioni e tentazioni di ogni specie”.38 Con un angelo inviato per confortarLo,39 Egli non si ritrasse dal bere “la coppa amara”.40 Confidò nel Padre dicendo: “Sia fatta la tua volontà”41 e umilmente calpestò il tino da solo.42 Quale uno dei Suoi Dodici Apostoli in questi ultimi giorni, prego che saremo rafforzati nel vegliare con Lui e confidare in Lui per tutti i nostri giorni.

Questa domenica mattina, esprimo gratitudine perché “nel mio Getsemani”43 e nel vostro, non siamo soli. Colui che ci protegge “non sonnecchierà né dormirà”.44 I Suoi angeli qui sulla terra e oltre il velo sono “tutt’attorno a [noi] per sostener[ci]”.45 Rendo la mia speciale testimonianza che la promessa del Salvatore è vera, poiché Egli dice: “Quelli che sperano nell’Eterno acquistan nuove forze, s’alzano a volo come aquile; corrono e non si stancano, camminano e non s’affaticano”.46 Confidiamo in Lui, avanzando con fede, per poter dire nelle nostre preghiere “Sia fatta la tua volontà”47 e tornare a Lui con onore. Nel santo nome del nostro Salvatore e Redentore, Gesù Cristo. Amen.