2011
Il privilegio di pregare
Novembre 2011


Il privilegio di pregare

La preghiera è uno dei doni più preziosi che Dio ha dato all’uomo.

Elder J. Devn Cornish

Cari fratelli e sorelle, Dio Padre non è una sensazione o un’idea o un’energia. Egli è una persona santa che, come insegnano le Scritture, ha un volto, delle mani e un glorioso corpo immortale. Egli è reale, ci conosce individualmente e ci ama uno ad uno. Egli vuole benedirci.

Gesù disse:

“E qual è l’uomo fra voi, il quale, se il figliuolo gli chiede un pane gli dia una pietra?

Oppure se gli chiede un pesce gli dia un serpente?

Se dunque voi che siete malvagi, sapete dar buoni doni ai vostri figliuoli, quanto più il Padre vostro che è ne’ cieli darà Egli cose buone a coloro che gliele domandano!” (Matteo 7:9–11).

Forse un’esperienza che ho avuto mi aiuterà a illustrare questo punto. Quando ero un giovane medico tirocinante all’Ospedale Pediatrico di Boston, lavoravo lunghe ore e il più delle volte usavo la bicicletta come mezzo di trasporto tra l’ospedale e casa mia a Watertown, nel Massachussetts, per poter lasciare l’auto a mia moglie e ai bambini. Una sera, tornando a casa dopo un turno molto lungo in ospedale, mi sentivo stanco, affamato e piuttosto avvilito. Sapevo che, una volta a casa, avrei dovuto riservare a mia moglie e ai nostri quattro bambini non solo il mio tempo e le mie energie, ma anche un po’ di buon umore. Francamente, cominciava a pesarmi anche solo dover pedalare.

Lungo il tragitto c’era una friggitoria e pensai che mi sarei sentito molto meno affamato e stanco se, prima di arrivare a casa, mi fossi fermato a comprare un po’ di pollo fritto. Sapevo che vendevano le cosce di pollo a 29 centesimi l’una, ma quando aprii il portafoglio vi trovai solo 5 centesimi. Continuando a pedalare, parlai col Signore della mia situazione e Gli chiesi se, nella Sua misericordia, poteva farmi trovare una moneta da 25 centesimi lungo la strada. Gli dissi che non cercavo un segno, ma che Gli sarei stato molto grato se mi avesse gentilmente concesso questa benedizione.

Cominciai a guardare per terra più attentamente, ma non vidi nulla. Proseguii, cercando di mantenermi fiducioso e al tempo stesso remissivo, finché arrivai vicino al negozio. Allora, quasi dall’altra parte esatta della strada dove c’era la friggitoria, vidi per terra una moneta da 25 centesimi. Con sollievo e gratitudine la raccolsi, comprai il pollo, assaporai ogni singolo morso e ripresi felice la strada di casa.

Nella Sua misericordia, il Dio del cielo, il Creatore e Governatore di tutte le cose ovunque, aveva ascoltato una preghiera per una cosa tanto piccola. Ci si può chiedere a ragione perché mai Egli avrebbe dovuto preoccuparsi di qualcosa di così poco conto. Sono portato a credere che il nostro Padre Celeste ci ama talmente tanto che le cose che sono importanti per noi lo diventano anche per Lui solo perché ci vuole bene. E quanto più vorrebbe aiutarci con le cose grandi che Gli chiediamo e che sono giuste (vedere 3 Nefi 18:20)!

Bambini, giovani e adulti, vi prego di credere che il vostro amorevole Padre Celeste desidera moltissimo benedire proprio voi. Ma, poiché Egli non violerà la nostra libertà di scelta, dobbiamo essere noi a chiedere il Suo aiuto. Questo si fa generalmente tramite la preghiera. La preghiera è uno dei doni più preziosi che Dio ha dato all’uomo.

In un’occasione i discepoli chiesero a Gesù: “Signore, insegnaci a pregare” (Luca 11:1). In risposta, Gesù dette un esempio che ci mostra i principi fondamentali della preghiera (vedere Russell M. Nelson, “Lezioni tratte dalle preghiere del Signore”, Liahona, maggio 2009, 46–49; vedere anche Matteo 6:9–13; Luca 11:1–4). Secondo l’esempio di Gesù.

Iniziamo dicendo al Padre Celeste: “Padre nostro che sei nei cieli” (Matteo 6:9; Luca 11:2). È nostro privilegio rivolgerci direttamente al Padre. Non preghiamo alcun altro essere. Ricordiamoci che ci è stato consigliato di evitare ripetizioni, incluso l’uso troppo frequente del nome del Padre durante la preghiera.1

“Sia santificato il tuo nome” (Matteo 6:9; Luca 11:2). Gesù si rivolse a Suo Padre con un atteggiamento di adorazione, riconoscendoNe la grandezza e rendendoGli onore e grazie. Senza dubbio riverire Dio e ringraziarLo con sincerità, e per cose specifiche, è una delle chiavi di una preghiera efficace.

“Venga il tuo regno; sia fatta la tua volontà” (Matteo 6:10; Luca 11:2). Riconosciamo liberamente la nostra dipendenza dal Signore ed esprimiamo il nostro desiderio di fare la Sua volontà, anche se è diversa dalla nostra. Il Bible Dictionary spiega che “la preghiera è l’atto mediante il quale la volontà del Padre e la volontà del figlio si mettono in accordo l’una con l’altra. L’obiettivo della preghiera non è quello di cambiare la volontà di Dio, ma di ottenere per chi la offre e per gli altri le benedizioni che Dio è già disposto a concedere, ma che dobbiamo chiedere se vogliamo riceverle” (Bible Dictionary, “Prayer”).

“Dacci oggi il nostro pane cotidiano” (Matteo 6:11; vedere anche Luca 11:3). Chiediamo le cose che vogliamo che il Signore ci dia. L’onestà è indispensabile quando chiediamo qualcosa a Dio. Non sarebbe del tutto onesto, ad esempio, chiedere al Signore di aiutarci in un esame di scuola se non siamo stati attenti in classe, non abbiamo fatto i compiti a casa o non abbiamo studiato. Spesso, mentre prego, lo Spirito mi induce a riconoscere che dovrei fare di più per ricevere l’aiuto che sto chiedendo al Signore. Allora devo impegnarmi e fare la mia parte. È contrario all’economia celeste che il Signore faccia per noi ciò che noi possiamo fare da soli.

“E rimettici i nostri debiti” (Matteo 6:12) o, in un’altra versione, “perdonaci i nostri peccati” (Luca 11:4). Una parte fondamentale, e a volte trascurata della preghiera personale, è il pentimento. Perché il pentimento funzioni deve essere specifico, profondo e duraturo.

“Come anche noi li abbiamo rimessi ai nostri debitori” (Matteo 6:12; vedere anche Luca 11:4). Il Salvatore fece un chiaro collegamento tra l’essere perdonati dei nostri peccati e il perdonare coloro che ci hanno fatto del male. A volte il male che ci viene fatto è assai doloroso e molto difficile sia da perdonare che da dimenticare. Sono molto grato per il conforto e la guarigione che ho trovato nell’invito del Signore a lasciar andare i nostri dolori e affidarli a Lui. In Dottrina e Alleanze, sezione 64, Egli dice:

“Io, il Signore, perdonerò chi voglio perdonare, ma a voi è richiesto di perdonare tutti.

E dovete dire in cuor vostro: che Dio giudichi fra me e te, e ti ricompensi secondo i tuoi atti” (versetti 10–11).

Quindi dobbiamo dimenticare completamente il problema e lasciare che se ne faccia carico il Signore, se vogliamo essere guariti.

“E non lasciare che siamo indotti in tentazione, ma liberaci dal male” (Matteo 6:14, TJS; vedere anche Luca 11:4). Già dalla preghiera possiamo iniziare a proteggerci vestendo la completa armatura di Dio (vedere Efesini 6:11; DeA 27:15), se esaminiamo che cosa ci aspetta per quel giorno e chiediamo aiuto per affrontare situazioni talvolta spaventose. Cari amici, vi prego di non dimenticare di chiedere al Signore di proteggervi e di starvi vicino.

“Poiché a te appartengono il regno, la potenza e la gloria, in sempiterno” (Matteo 6:13, nota 2). È istruttivo vedere come Gesù concluse la Sua preghiera lodando nuovamente Dio e usando un’espressione di riverenza e sottomissione al Padre. Riconoscere sinceramente che Dio governa sul Suo regno e detiene tutto il potere e la gloria, equivale a riconoscere che ogni cosa è realmente nelle Sue mani, che Egli ci ama di un amore perfetto e vuole che siamo felici. Ho scoperto che uno dei segreti per avere gioia nella vita è riconoscere che fare le cose alla maniera del Signore mi rende più felice che farle a modo mio.

C’è il rischio che una persona non si senta abbastanza degna per pregare. Questa idea proviene da quello spirito maligno che ci insegna a non pregare (vedere 2 Nefi 32:8). Pensare che siamo troppo peccatori per pregare è tanto tragico quanto lo sarebbe per un malato pensare di essere troppo malato per andare dal medico!

Non dobbiamo credere che qualunque preghiera, per quanto sincera, sarà efficace se tutto quello che facciamo è pregare. Non dobbiamo solo dire le nostre preghiere, dobbiamo anche vivere in funzione di esse. Il Signore si compiace più della persona che prega e poi si dà da fare piuttosto che della persona che prega soltanto. Come una medicina, la preghiera funziona solo se seguiamo le istruzioni.

Quando dico che la preghiera è un dolce privilegio non è solo perché sono felice di poter parlare con il Padre Celeste e sentire il Suo Spirito quando prego, ma è anche perché Egli effettivamente ci risponde e ci parla. Naturalmente, di solito non lo fa con una voce che udiamo. Il presidente Boyd K. Packer ha spiegato: “Quella voce dolce e gentile dell’ispirazione è più un sentimento che un suono. Nella mente può distillarsi l’intelligenza pura… Questa guida ci perviene sotto forma di pensieri, di sentimenti, di suggerimenti e di impressioni” (“Preghiera e suggerimenti”, Liahona, novembre 2009, 44).

Talvolta ci sembra di non ricevere risposta a preghiere degne e profonde. Ci vuole fede per ricordare che il Signore risponde a Suo tempo e a Suo modo per benedirci nel modo migliore. Oppure, riflettendoci un po’ di più, spesso ci renderemo conto di sapere già molto bene quello che dobbiamo fare.

Non vi scoraggiate se non funzionerà subito così per voi. Come per imparare una nuova lingua, occorrono esercizio e sforzo. Sappiate però che potete imparare la lingua dello Spirito, e quando la imparerete essa vi darà grande fede e potere in rettitudine.

Amo il consiglio del nostro amato profeta, il presidente Thomas S. Monson, che ha detto: “A coloro che sentono la mia voce e che stanno lottando contro prove e difficoltà, siano esse grandi o piccole, rammento che la preghiera è fonte di forza spirituale, è il passaporto per la pace. La preghiera è il mezzo per raggiungere il nostro Padre Celeste, che ci ama. Parlate con Lui in preghiera e poi ascoltate la risposta. I miracoli avvengono con la preghiera” (“Dare il meglio di sé”, Liahona, maggio 2009, 68–69).

Sono profondamente grato per il privilegio di rivolgermi in preghiera al mio divino Padre Celeste. Sono grato per le innumerevoli volte che mi ha ascoltato e risposto. Poiché mi risponde, a volte anche in modo premonitore e miracoloso, io so che Egli vive. Attesto umilmente che Gesù, il Suo Figlio divino, è il nostro Salvatore vivente. Questa è la Sua chiesa e regno sulla terra; quest’opera è vera. Thomas S. Monson, per il quale preghiamo ferventemente, è il Suo profeta. Ho l’assoluta certezza di queste cose e ne rendo testimonianza, nel nome di Gesù Cristo. Amen.

Nota

  1. Vedere Francis M. Lyman, “Proprieties in Prayer”, in Brian H. Stuy, ed., Collected Discourses Delivered by President Wilford Woodruff, His Two Counselors, the Twelve Apostles, and Others, 5 voll. (1987–1992), 3:76–79; B. H. Roberts, ed., The Seventy’s Course in Theology, 5 voll. (1907–1912), 4:120; Encyclopedia of Mormonism (1992), “Prayer”, 1118–1119; Bruce R. McConkie, Mormon Doctrine, 2a ed. (1966), 583.