Notizie Locali
Gli angeli del fango
La Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni mette a disposizione della Caritas squadre di volontari per le operazioni di soccorso dopo l’alluvione del 15 settembre.
Forte alluvione tra le province di Ancona e Pesaro-Urbino nella notte del 15 settembre. Nel giorno del 17 settembre erano state contate 11 vittime e 2 dispersi (Ansa). Le zone colpite dall’alluvione sono state Senigallia, Ostra, Barbara, la zona di Contrada Coste e tante altre. Citando le informazioni pubblicate dall’Ansa “Il capo Dipartimento della Protezione Civile, Fabrizio Curcio, ha firmato l’ordinanza che disciplina i primi interventi urgenti in conseguenza degli eccezionali eventi meteorologici […] e prevede misure per garantire l’assistenza della popolazione”. Appena sentita la notizia, la presidenza del Palo di Firenze si è tempestivamente accertata che nessun membro fosse rimasto coinvolto nel disastro meteorologico e in contemporanea, pensando al resto della popolazione, ha contattato il responsabile della sicurezza, a livello nazionale, per capire come muoversi e come agire nella maniera più efficace possibile. Il desiderio di aiutare qualunque figlio di Dio ne avesse il bisogno era impellente, così attraverso un responsabile sul territorio che ha coordinato la forza lavoro di rami e rioni, si sono create delle squadre di soccorso da inviare direttamente sul posto, al fine di sostenere la popolazione al fianco della Caritas nei giorni 24–25 settembre, 1–2 ottobre e 8–9 ottobre. Partendo dall’ultimo dei fine settimana citati, secondo il calendario di palo, per quelle date, era previsto un super-sabato. I dirigenti hanno sentito di cambiare il programma per portare i giovani nelle Marche. Così da potergli dare l’occasione di servire in prima persona, facendogli assaggiare i frutti del Vangelo in azione.
Il primo weekend di ottobre era stato preceduto da due intense giornate di servizio e, vista la portata della devastazione causata dall’alluvione e la grande necessità di aiuto, sono state organizzate più giornate di servizio da parte de La Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni e in particolare dal Palo di Firenze. L’1 e il 2 ottobre è stata trasmessa, a livello mondiale, la 192esima Conferenza generale. Questo è un evento importante e atteso dai membri della Chiesa di tutto il mondo, perché si ha la possibilità di ascoltare le parole ispirate degli apostoli e del profeta vivente, Russel M. Nelson. Vista l’impellente necessità di aiuto da parte della popolazione alluvionata delle Marche, il Presidente del Palo di Firenze, Pasquale Fiorelli, esprimendo la sua gratitudine per la tecnologia che permette di vedere la Conferenza generale anche in differita, ha sentito la necessità di ricordare un’analoga situazione avvenuta agli albori della Chiesa, per prendere esempio e sentirsi ispirati da essa. Era la conferenza generale del 1856 e il profeta Brigham Young, sapendo che altri fratelli e sorelle si trovavano a mille chilometri da loro, immersi nella neve, con scarse risorse di acqua e cibo, disse: “Questa è la mia religione; questo è l’ordine dello Spirito Santo che possiedo: salvare il nostro popolo. […] Questa è la salvezza che cerco ora: salvare i nostri fratelli [e sorelle] che sono destinati a morire, o a soffrire atrocemente, se non mandiamo loro dei soccorsi. […] Dichiaro a tutti voi che la vostra fede, religione e professione di religione non salveranno mai nemmeno una sola delle vostre anime nel regno celeste del nostro Dio, a meno che voi non mettiate in pratica i principi che ora vi espongo. Andate a prendere quella gente che si trova nelle praterie e portatela qui”. Anche nell’attuale emergenza i santi degli ultimi giorni hanno avuto la possibilità di mettere in pratica il proprio discepolato, proprio come fecero i santi agli albori della Chiesa, portando soccorso agli alluvionati sommersi dal fango. Così, sono state organizzate nuove squadre di volontari da poter mandare nei giorni 1 e 2 ottobre. I membri sono stati in seguito ulteriormente benedetti, avendo la possibilità di finire presto i lavori di soccorso, potendo così connettersi alla Conferenza generale in autonomia. Dopo una lunga giornata di servizio i volontari, con piacevole stupore, hanno sentito che i primi discorsi hanno trattato proprio il tema del servizio. Le parole ispirate dei servi del Signore hanno ripagato la tanta fatica, trasmettendo forti conferme spirituali. Come ha fatto notare un missionario citando un suo ex presidente di missione “se i discorsi della Conferenza sono in linea con ciò che stai vivendo nella tua vita, allora vuol dire che sei sulla giusta strada”.
Tutti i fine settimana sono stati organizzati più o meno sulla base del primo, avvenuto il 24 e il 25 settembre. Le squadre che si sono presentate nelle varie giornate contavano una trentina di membri, per un totale di circa sessanta volontari a fine servizio, provenienti da Firenze, Prato, Lecco, Pisa e Rimini. Questi si sono resi disponibili per portare il loro aiuto alla popolazione alluvionata delle Marche. Il desiderio era quello di “portare un po’ di luce in quella situazione così tragica, decisi nell’aiutare, seppur consapevoli di essere ben poca cosa in confronto alle reali immense necessità”. Durante il primo fine settimana di servizio, verso le 09:00 del mattino, dopo aver ricevuto dalla coppia senior, anz. e sor. Guymon, l’equipaggiamento necessario, i membri sono stati indirizzati al luogo dove avrebbero svolto il loro servizio: Pianello di Ostra, uno dei paesi più colpiti e dove si sono contate 3 delle vittime di questa tragedia. Durante il secondo fine settimana ci si è concentrati sulla città di Senigallia. I volontari una volta indossati stivali, guanti e casacche di Helping Hands si sono messi subito a disposizione dei civili colpiti, con pale e rastrelli, pronti ad aiutare dove ce ne fosse stato bisogno. Proprio in quel momento, un uomo in cerca di aiuto ha chiesto se c’era qualcuno disponibile per un lavoro duro e tutti i giovani hanno risposto con forza: “Eccoci”! Doveva liberare quattro o cinque cantine dalla melma e dai mobili, e loro, secondo lui, erano le persone giuste. “Seguitemi” ha detto.
I volontari si sono divisi tra le varie case dove venivano chiamati per servire. Mentre camminavano, un’aria spettrale li circondava e le campane, che a un certo punto hanno cominciato a suonare annunciando un funerale, hanno riempito ancora di più i cuori di tristezza. Si sono fermati ripartendo, però, quasi subito perché ovunque c’era bisogno. “In molte delle case alluvionate si sono salvate solo le mura, ogni mobile e oggetto è stato distrutto dall’alluvione. Tanti hanno una casa totalmente vuota, con gli impianti elettrici, idraulici e gas totalmente da rifare. È incredibile come la furia dell’acqua abbia spazzato via gli averi di un’intera vita”. I membri della Chiesa hanno potuto aiutare persone che stanno affrontando un grande disagio non solo pratico ma anche emotivo. La popolazione colpita dal disastro meteorologico ha descritto quanto fosse rimasta sbalordita per la velocità con cui il flusso vigoroso e indomabile dell’acqua mista al fango ha travolto ogni cosa, trascinando anche interi tronchi compresi di radici: “Non abbiamo avuto il tempo di renderci conto di quanto stava accadendo […] l’immediata preoccupazione di molti è andata alle macchine nei garage e nel salvare le cose più preziose”. Sono state raccontate storie di come queste persone hanno perso tragicamente alcuni dei loro amici, che presi dalla preoccupazione di “salvare il salvabile” hanno sottovalutato il pericolo mettendo a repentaglio la propria sicurezza. Di fronte a situazioni così crude non si può far altro che rimanere profondamente colpiti “dall’incredibile resilienza che mostrano questi fratelli e sorelle colpiti da una tale catastrofe naturale”. Nel raccontare la sua esperienza con quasi le lacrime agli occhi, una signora ha affermato “ho perso tutto” indicando i ricordi di una vita intera che aveva accuratamente conservato per anni e che il fango aveva spazzato via in pochi minuti. Alla fine del suo racconto, la signora ha concluso dicendo: “ci vuole fede”. Sentire queste parole da una donna così vulnerabile che non conosce la verità del Vangelo restaurato ha rafforzato molto la testimonianza dei giovani adulti che la stavano aiutando, i quali hanno potuto ricordare le parole dell’Anziano Holland che ha dichiarato: “La fede guarda al futuro. La fede costruisce sul passato ma non anela mai a rimanere lì. La fede ha fiducia che Dio abbia grandi cose in serbo per ciascuno di noi”. I gentili cittadini guardavano increduli le squadre di soccorso lavorare con fatica mentre intonavano inni della Chiesa. Molti hanno ringraziato chiedendo chi fossero queste persone e facendo domande varie; i giovani hanno risposto a tutti i quesiti e hanno avuto la possibilità di condividere la loro testimonianza sul vangelo di Gesù il Cristo, attraverso il loro amorevole servizio e il conforto emotivo portato alle anime devastate dalla distruzione. Per questo sono stati denominati da alcuni “angeli meravigliosi” e altri hanno affermato “ci danno la forza di ricominciare”.
I membri della Chiesa di Gesù Cristo hanno colto quest’occasione per essere letteralmente le mani e le braccia del Padre Celeste, facendo sentire l’amore che Dio prova per questi Suoi figli attraverso il servizio. Sono stati soprannominati “gli angeli del fango”. Durante il secondo weekend di servizio mentre i volontari di Helping Hands servivano per le strade di Senigallia, le persone si chiamavano al telefono dicendo: “Visto, pensavamo ci avessero dimenticato e invece sono arrivati anche da noi gli angeli del fango!”. Gli aiuti, ovviamente, si sono prima raggruppati nei paesi dove l’alluvione aveva colpito in maniera più violenta creando serie difficoltà agli abitanti. Questo ha fatto sentire gli altri cittadini “dimenticati”. Dio non dimentica mai nessuno e i volontari si sono messi a Sua disposizione, facendo sentire anche queste persone amate e considerate. In questo modo anche i loro cuori si sono ammorbiditi e alla fine del servizio i vari concittadini hanno amorevolmente affermato che capivano e si sentivano solidali nei confronti dei loro vicini, colpiti dall’alluvione in maniera spesso irreparabile, comprendendo che giustamente i primi soccorsi erano giunti in quei paesi piuttosto che nel loro. In concomitanza a tale riflessione hanno espresso la loro gratitudine perché “vi siete ricordati anche di noi”. Se noi ci rendiamo disponibili, Dio agirà attraverso le nostre mani.
A fine delle giornate di servizio le casacche dei volontari da bianche erano diventate marroni ma la gioia nell’aver avuto la possibilità di aiutare irradiava dai sorrisi stanchi di ciascuno di essi. Una cosa è certa, le squadre di soccorso hanno dato, ma hanno anche ricevuto tanto. Non ci sono parole per descrivere le emozioni negli sguardi scambiati, anche senza parole, negli abbracci condivisi, nei sorrisi di gratitudine, nelle risate e nelle lacrime, nel coro intonato dai giovani mentre lavoravano immersi nel fango o sotto la pioggia. È proprio vero, c’è tanta più gioia nel dare che nel ricevere!