Dipendenza
Passo 1: Riconosciamo di non avere il potere di superare da soli le nostre dipendenze e di avere perduto il controllo delle nostre vite


“Passo 1: Riconosciamo di non avere il potere di superare da soli le nostre dipendenze e di avere perduto il controllo delle nostre vite”, La guarigione mediante il Salvatore: Programma di recupero dalle dipendenze – Guida alla riabilitazione in 12 passi (2023)

“Passo 1”, Programma di recupero dalle dipendenze – Guida alla riabilitazione in 12 passi

persone che si incontrano

Passo 1: Riconosciamo di non avere il potere di superare da soli le nostre dipendenze e di avere perduto il controllo delle nostre vite.

5:33

Principio chiave: onestà

Per molti di noi la dipendenza è nata dalla curiosità. Per alcuni di noi è cominciata per un giustificato motivo (per es., l’uso di un medicinale prescritto) oppure con un atto consapevole di ribellione. Alcuni hanno iniziato nel tentativo di sfuggire al dolore. Molti si sono incamminati per questa strada quando erano poco più che bambini. Quali che siano state le ragioni e le circostanze, presto abbiamo scoperto che la nostra dipendenza alleviava qualcosa in più del semplice dolore fisico. Allentava lo stress o intorpidiva i nostri sentimenti. Ci aiutava a evitare di affrontare i problemi —.o, almeno, così pensavamo. Per un po’, ci siamo sentiti liberi dalle paure, dalle preoccupazioni, dalla solitudine, dallo scoraggiamento, dai rimorsi o dalla noia. Siccome, però, la vita abbonda di situazioni che generano questo tipo di sentimenti, ci siamo rifugiati sempre più spesso nelle nostre dipendenze. La dipendenza è diventata uno dei modi principali in cui abbiamo cercato di far fronte ai nostri bisogni e alle nostre emozioni. Il Salvatore Gesù Cristo comprende questa lotta. Il presidente Spencer W. Kimball ha detto: “Gesù vedeva il peccato come un male, ma era anche in grado di vedere nel peccato la conseguenza di una profonda necessità non soddisfatta nell’animo del peccatore” (“Gesù: il capo perfetto”, La Stella, marzo 1980, 15).

Nondimeno, molti di noi non hanno riconosciuto né ammesso di aver perso la capacità di resistere o di astenersi con le proprie forze. Nei momenti più bui, molti di noi hanno sentito di avere poche scelte. Come ha osservato il presidente Russell M. Nelson: “La tossicodipendenza, infatti, ci priva della libertà di scegliere. A causa di queste sostanze si verifica un distacco tra il comportamento e la volontà dell’individuo” (“Tossicomania o libertà”, La Stella, gennaio 1989, 7).

Volevamo smettere, ma avevamo perso ogni speranza. Impauriti e disperati, alcuni di noi hanno addirittura preso in considerazione il suicidio come unica alternativa. Tuttavia, ci siamo resi conto che quella non era la strada che il Padre Celeste voleva che prendessimo.

È stato difficile ammettere di essere soggetti a comportamenti di dipendenza. Abbiamo negato la gravità della nostra condizione e cercato di evitare di essere scoperti e di subire le conseguenze delle nostre azioni, minimizzando o nascondendo i nostri comportamenti. Non ci rendevamo conto che, ingannando gli altri e noi stessi, scivolavamo sempre più profondamente nella nostra dipendenza. A mano a mano che il senso di impotenza verso la dipendenza aumentava, molti di noi se la prendevano con i familiari, gli amici, i dirigenti della Chiesa e perfino con Dio. Siamo sprofondati in un isolamento sempre più grande, allontanandoci dagli altri e soprattutto da Dio.

Quando siamo ricorsi alle menzogne e alla segretezza, sperando di giustificarci o di dare la colpa agli altri, ci siamo indeboliti spiritualmente. Ogni menzogna, ogni occultamento delle nostre dipendenze ci ha legati con “[corde] di lino” che presto sono diventate forti come catene (2 Nefi 26:22). Poi, è venuto il momento in cui abbiamo dovuto guardare in faccia la realtà. Non potevamo più nascondere la nostra dipendenza mentendo o dicendo: “Non è così grave!”.

Una persona cara, un dottore, un giudice o un dirigente ecclesiastico ci ha detto quella verità che non potevamo più negare: la dipendenza stava distruggendo la nostra vita. Quando abbiamo guardato al passato con onestà, abbiamo riconosciuto che niente di quello che avevamo tentato da soli aveva funzionato. Abbiamo ammesso che la dipendenza era solo peggiorata. Ci siamo resi conto di come le nostre dipendenze avessero rovinato i rapporti con gli altri e ci avessero completamente privato del senso della dignità. A questo punto, abbiamo fatto il primo passo verso la libertà e la riabilitazione trovando il coraggio di ammettere che non avevamo a che fare semplicemente con un problema o una cattiva abitudine.

Finalmente abbiamo ammesso di avere perduto il controllo della nostra vita e di avere bisogno di aiuto per liberarci della dipendenza. Abbiamo riconosciuto che non potevamo guarirci da soli e abbiamo ammesso che non potevamo restare puliti perseverando in qualsiasi forma della nostra dipendenza. Ci siamo resi conto che avevamo bisogno dell’aiuto di Dio e degli altri per essere onesti con noi stessi. La cosa meravigliosa è che questa onesta ammissione della sconfitta e la nostra successiva resa hanno finalmente dato inizio alla nostra riabilitazione.

L’onestà è il fondamento di tutti gli altri passi e ci aiuta a comprendere che abbiamo bisogno del Salvatore. Il presidente Dieter F. Uchtdorf, allora membro della Prima Presidenza, ha insegnato: “Essere in grado di vedere bene noi stessi è essenziale alla nostra crescita spirituale e al nostro benessere. Se le nostre debolezze e i nostri errori restano nascosti nell’ombra, allora il potere redentore del Salvatore non può curarli e renderli punti di forza [vedere Ether 12:27]” (“Sono io quello, Signore?”, Liahona, novembre 2014, 58).

Abbandonandoci alle nostre dipendenze, mentivamo a noi stessi e agli altri, senza però riuscire a ingannarci veramente. Con presunzione e adducendo varie scuse, fingevamo che andasse tutto bene. Tuttavia, intimamente sapevamo che abbandonarci alle nostre dipendenze ci avrebbe causato una sofferenza ancora più grande. La luce di Cristo continuava a ricordarcelo. Negare questa verità era faticoso; è stato un sollievo riconoscere finalmente che avevamo un problema. Alla fine abbiamo lasciato che si aprisse uno spiraglio di speranza. Quando abbiamo scelto di ammettere di avere un problema e maturato la disposizione a cercare aiuto, abbiamo dato a quella speranza uno spazio in cui crescere.

Azioni da intraprendere

Questo è un programma basato sulle azioni. Il nostro progresso dipende dall’applicazione costante dei passi nella nostra vita quotidiana. Per questo si parla di “compiere i passi”. Le azioni seguenti ci aiutano a venire a Cristo e a ricevere la direzione e la forza necessarie per intraprendere il passo successivo nel nostro percorso di recupero.

Lascia andare l’orgoglio e ricerca l’umiltà

L’orgoglio e l’onestà non possono coesistere. L’orgoglio è un’illusione ed è un elemento alla base di tutte le dipendenze. L’orgoglio distorce la realtà delle cose come sono, come sono state e come saranno. È un ostacolo enorme per la nostra riabilitazione. Il presidente Ezra Taft Benson ha affermato:

“L’orgoglio è per natura causa di competizione. Ci fa opporre la nostra volontà a quella di Dio. Provare orgoglio al cospetto di Dio significa anteporre la nostra volontà alla Sua. […]

Opporre la propria volontà a quella di Dio significa togliere ogni freno ai desideri, agli appetiti e alle passioni […].

Chi è orgoglioso non sa ammettere di dover accettare l’autorità di Dio nel dare un indirizzo alla propria vita […]; egli contrappone la sua percezione della verità all’onniscienza di Dio; le sue capacità al potere del sacerdozio di Dio; i suoi successi alle Sue opere possenti” (Insegnamenti dei presidenti della Chiesa – Ezra Taft Benson [2014], 250).

A un certo punto, abbiamo dovuto scegliere di mettere da parte il nostro orgoglio ed essere onesti riguardo alla nostra dipendenza. Non è facile essere umili, superare anni di autoinganno e scegliere infine l’onestà, ma col tempo diventa una grande benedizione.

Per noi, lasciare andare il nostro orgoglio e diventare umili è stato un punto di svolta importante. La maggior parte di noi non si è umiliata, ma è stata “[costretta] ad essere [umile]” (Alma 32:13). In ogni caso, le conseguenze delle nostre dipendenze non ci hanno lasciato scampo e abbiamo perso cose a noi care: la casa, il lavoro, la famiglia e perfino la libertà. Abbiamo perso la fiducia della famiglia e degli amici. Abbiamo perso il rispetto di noi stessi e la sicurezza nell’affrontare le difficoltà della vita. Abbiamo toccato il fondo e l’umiltà che ne è derivata, sebbene dolorosa, ha segnato l’inizio della nostra riabilitazione.

Guarire dalla dipendenza non è facile: richiede duro lavoro. Ma alla fine ci siamo resi conto che il prezzo che abbiamo pagato per restare nella nostra dipendenza era di gran lunga superiore a quello della riabilitazione. Una volta messo da parte l’orgoglio, eravamo pronti a intraprendere il cammino verso la liberazione dalla dipendenza.

Sii onesto e parla con qualcuno

Un gesto importante che ci aiuta a essere onesti riguardo alle nostre dipendenze è parlarne con qualcuno. Poiché la dipendenza ci ha portato a giustificare, razionalizzare e mentire agli altri, compresi noi stessi, molti di noi sono esperti nell’inganno. Consentendoci di continuare con le nostre dipendenze, la menzogna ci rende difficile vedere le cose onestamente. Quando minimizziamo e giustifichiamo il nostro comportamento, pensiamo erroneamente di avere ancora il controllo. Tuttavia, quando siamo aperti e sinceri con un’altra persona, quella persona può aiutarci a vedere la verità e a smascherare l’inganno.

La persona con cui potremmo voler parlare per prima è il nostro Padre Celeste. Possiamo pregare e chiederGli di aiutarci a essere onesti, a vedere le cose più chiaramente e ad avere il coraggio di accettare la verità. Poi, in spirito di preghiera, possiamo pensare a qualcun altro con cui parlare, qualcuno che comprenda il vangelo di Gesù Cristo e il cammino verso la riabilitazione. Scegli qualcuno di cui ti fidi. Può trattarsi di un coniuge, un genitore, un familiare, un dirigente della Chiesa, un amico, un collega, un terapeuta, uno sponsor, dei missionari o un facilitatore degli incontri del programma di recupero. Dopo aver scelto qualcuno, il passo successivo è condividere con lui le nostre difficoltà. Dobbiamo pregare per avere il coraggio di essere il più onesti possibile riguardo alle nostre dipendenze. (Consulta il documento “Il sostegno nel processo di recupero”).

Partecipa agli incontri

Gli incontri del programma di recupero sono fonti efficaci di speranza e supporto. Ovunque ci troviamo, possiamo partecipare agli incontri in presenza oppure online. A questi incontri troverai altre persone in cerca di riabilitazione oltre a persone che hanno già intrapreso questo percorso e sono prove viventi della sua efficacia. Durante gli incontri, incontreremo altre persone che hanno esperienza nell’applicazione dei passi e nel percorso di recupero, e che sono disposte ad aiutarci nel nostro percorso. Gli incontri del programma di recupero sono luoghi di comprensione, speranza e supporto.

Durante questi incontri studiamo principi evangelici specifici che possono aiutarci a cambiare comportamento. Il presidente Boyd K. Packer ha insegnato: “Lo studio delle dottrine del Vangelo migliorerà il comportamento dell’uomo più rapidamente di quanto possa fare lo studio del suo comportamento stesso. La paura di comportarsi in modo indegno può portare a tenere realmente un comportamento indegno. Questo è il motivo per cui sottolineiamo tanto vivamente la necessità di studiare le dottrine del Vangelo” (“I piccoli fanciulli”, La Stella, gennaio 1987, 15). Gli incontri sono gratuiti e riservati. Vai all’indirizzo AddictionRecovery.ChurchofJesusChrist.org per trovare un incontro vicino a te.

Studio e comprensione

Studiare le Scritture e le dichiarazioni dei dirigenti della Chiesa ci aiuta nel nostro percorso di recupero. Questo studio aumenta la nostra comprensione e ci aiuta a imparare. Utilizziamo i passi delle Scritture, le dichiarazioni e le domande seguenti per lo studio personale, la scrittura e la discussione di gruppo accompagnati dalla preghiera.

Il pensiero di scrivere può spaventarti, ma la scrittura è uno strumento di riabilitazione molto potente. Scrivere ci dà il tempo di riflettere, ci aiuta a mettere a fuoco le idee e a vedere e comprendere i problemi, i pensieri e i comportamenti di dipendenza. Quando scriviamo, teniamo anche un quaderno dei nostri pensieri. A mano a mano che procediamo nei vari passi, possiamo rivedere i progressi fatti. Per ora, cerca solo di essere onesto e sincero quando metti per iscritto pensieri, sentimenti e impressioni.

Sei convinto di essere impotente di fronte alla tua dipendenza?

“La [dipendenza] ha la capacità di incrinare la volontà dell’uomo e di annullare l’arbitrio morale; è in grado di togliere all’uomo il potere di decidere” (Boyd K. Packer, “La rivelazione in un mondo che cambia”, La Stella, gennaio 1990, 13).

  • Quali sono i segnali che indicano che sono impotente di fronte al mio comportamento di dipendenza?

  • Quali sono le conseguenze della mia dipendenza?

  • Quali segreti nascondo agli altri?

  • Fino a che punto sono arrivato per porre in atto il mio comportamento di dipendenza?

  • Quali principi morali o norme ho violato?

  • Come ho razionalizzato queste scelte?

Affamato ed assetato

“Beati quelli che sono affamati ed assetati della giustizia, perché essi saranno saziati” (Matteo 5:6).

“E la mia anima era affamata; e io caddi in ginocchio dinanzi al mio Creatore, e gridai a lui in fervente preghiera e in suppliche per la mia anima; e gridai a lui per tutto il giorno; sì, e quando venne la notte, io alzavo ancora la mia voce, alta che giungeva al cielo” (Enos 1:4).

  • In questi due versetti impariamo che la nostra anima può essere affamata. Mi sono mai sentito vuoto dentro, pur non essendo fisicamente affamato? Qual è la causa di questo vuoto?

  • In che modo essere affamato di cose spirituali mi può aiutare a essere più onesto?

Onestà

“Alcuni possono considerare la virtù dell’onestà un argomento al quale non vale la pena di dedicare molte parole. Invece, a mio avviso, è l’elemento fondamentale del Vangelo. Senza l’onestà la nostra vita […] si disintegrerebbe nella bruttura e nel caos” (Gordon B. Hinckley, “Noi crediamo di dover essere onesti”, La Stella, giugno 1993, 4).

  • In quali modi ho mentito e ho cercato di nascondere la mia dipendenza a me stesso e agli altri? In che modo questo comportamento ha generato “bruttura e caos”?

Umiltà

“Poiché siete costretti ad essere umili, siete benedetti; poiché l’uomo talvolta, se è costretto all’umiliazione, cerca il pentimento; ed ora, sicuramente, chiunque si pente troverà misericordia; e colui che trova misericordia e persevera fino alla fine, quegli sarà salvato” (Alma 32:13).

  • Quali circostanze mi hanno spinto a essere umile e a pentirmi?

  • Quale speranza mi offre Alma? Come posso trovare o ricevere questa speranza?

Assediato dalle tentazioni

“Mi sento assediato, a causa delle tentazioni e dei peccati che mi assalgono davvero sì facilmente.

E quando desidero gioire, il mio cuore geme a causa dei miei peccati; nondimeno io so in chi ho riposto fiducia.

Il mio Dio è stato il mio sostegno; egli mi ha guidato nelle mie afflizioni nel deserto e mi ha preservato sulle acque del grande abisso.

Egli mi ha colmato del suo amore, fino a consumar la mia carne” (2 Nefi 4:18–21).

  • Quando Nefi si sentì sopraffatto, in chi ripose la sua fiducia?

  • Che cosa posso fare per avere più fiducia nel Signore?

“Io so che l’uomo non è nulla”

“Avvenne che ciò fu per lo spazio di molte ore, prima che Mosè ricevesse di nuovo le sue forze naturali, proprie dell’uomo; e disse a se stesso: Ora, per questa ragione, io so che l’uomo non è nulla, cosa che non avrei mai supposto” (Mosè 1:10).

  • Per quali aspetti non sono nulla quando non ricevo l’aiuto di Dio?

  • In che senso ho un valore infinito?

  • In che modo riconoscere il mio bisogno di affidarmi a Dio può portarmi ad ammettere la mia “nullità” e a diventare come un piccolo fanciullo? (Mosia 4:5; vedere anche Mosia 3:19).