Capitolo 3
1 Nefi 6–11
Introduzione
Nefi scrisse per persuadere gli uomini a volgersi a Gesù Cristo (vedere 1 Nefi 6:3–4). Mentre studi 1 Nefi 6–11, cerca di comprendere in che modo gli scritti di Nefi adempiono a questo scopo. Presta particolare attenzione al modo in cui la visione dell’albero della vita testimonia dell’amore di Dio e della missione del Salvatore. Nefi ricevette questa visione in seguito al suo retto desiderio e alla volontà di essere obbediente. Man mano che, come fece Nefi, i tuoi desideri e le tue azioni diventeranno conformi alla volontà del Signore, potrai anche ricevere rivelazioni personali “mediante il potere dello Spirito Santo” (1 Nefi 10:19).
Commentario
1 Nefi 6:4. “Il mio pieno intento”
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Lo scopo per cui Nefi scriveva era di portare le persone a Gesù Cristo in modo che potessero essere salvate. Il presidente Ezra Taft Benson (1899–1994) spiegò in che modo il Libro di Mormon svolge questo ruolo importante: “Il Libro di Mormon porta gli uomini a Cristo… Parla chiaramente di Cristo e del Suo vangelo. Porta testimonianza della Sua divinità e della necessità di un Redentore nel quale confidare. Porta testimonianza della Caduta e dell’Espiazione e dei primi principi del Vangelo, incluso il requisito di avere il cuore spezzato e lo spirito contrito e di rinascere spiritualmente. Proclama che dobbiamo perseverare sino alla fine nella rettitudine e vivere osservando i principi morali degni di un vero Santo” (“Il Libro di Mormon è la parola di Dio”, La Stella, maggio 1988, 3).
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Il presidente Benson spiegò che la frase “al Dio di Abrahamo, al Dio d’Isacco e al Dio di Giacobbe” si riferisce al Salvatore: “Dobbiamo tenere a mente chi era Gesù prima di nascere. Egli era il Creatore di tutte le cose, il grande Geova, l’Agnello ucciso fin da prima della fondazione del mondo, il Dio di Abrahamo, d’Isacco e di Giacobbe. Egli era ed è il Santo d’Israele” (“Five Marks of the Divinity of Jesus Christ”, Ensign, dicembre 2001, 10).
1 Nefi 7:1. “Suscitare una stirpe al Signore”
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I figli e le figlie di Lehi e Ismaele si sarebbero sposati per crescere dei figli “al Signore, nella terra di promessa” (1 Nefi 7:1). Le famiglie rette sono parte integrante dei divini propositi del Signore. La Prima Presidenza e il Quorum dei Dodici Apostoli hanno proclamato che “il matrimonio tra l’uomo e la donna è ordinato da Dio e che la famiglia è il cardine del piano del Creatore per il destino eterno dei Suoi figli …
Il primo comandamento che Dio dette ad Adamo ed Eva riguardava il loro potenziale di genitori come marito e moglie. Noi proclamiamo che il comandamento dato da Dio ai Suoi figli di moltiplicarsi e riempire la terra è sempre valido” (“La Famiglia: un proclama al mondo”, La Stella, giugno 1996, 10).
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Il presidente Boyd K. Packer, presidente del Quorum dei Dodici Apostoli, attestò che la gioia è il risultato che si ottiene nel seguire lo schema divinamente stabilito per i genitori:
“Il nostro destino è stabilito in modo tale che un uomo può trovare completa realizzazione e adempiere lo scopo divino della sua creazione con una donna a cui è legalmente e legittimamente sposato. L’unione di un uomo e una donna genera figli che sono concepiti e attraversano quel sentiero fragile che porta alla mortalità.
Questo schema divino fu pianificato e il Vangelo organizzato fin da prima ‘della fondazione del mondo’ (DeA 49:17). Il piano ci permette di venire nel mondo con un corpo mortale. Si tratta del ‘grande piano di felicità’ (Alma 42:8). Non l’abbiamo progettato noi. Se seguiamo questo schema, ne seguiranno felicità e gioia” (Children of God [BYU Women’s Conference, 5 maggio 2006], 5–6).
1 Nefi 7:2. Ismaele discende da Efraim
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Talvolta ci si riferisce al Libro di Mormon come al “legno di Giuseppe” (Ezechiele 37:19) o “legno di Efraim” (DeA 27:5). Lehi era un discendente di Manasse (vedere Alma 10:3) e Ismaele era un discendente di Efraim. Le profezie di Giacobbe (vedere Genesi 48:16; 49:22) furono adempiute quando la famiglia di Ismaele (Efraim) andò nel continente americano con Lehi (Manasse).
L’anziano Erastus Snow (1818–1888), del Quorum dei Dodici Apostoli, parlò dell’importanza del lignaggio di Ismaele: “Chiunque abbia letto con attenzione il Libro di Mormon avrà appreso che il rimanente della casa di Giuseppe dimorò sul continente americano e che Lehi apprese di essere del lignaggio di Manasse scrutando gli annali dei suoi padri che erano scritti sulle tavole di bronzo. Il profeta Joseph Smith ci informò che il libro di Lehi era contenuto nelle 116 pagine che furono tradotte e successivamente rubate, delle quali ci è stato dato un riassunto nel primo libro di Nefi, che è la storia personale di Nefi, essendo lui stesso del lignaggio di Manasse; ma il fatto che Ismaele fosse del lignaggio di Efraim, e che i suoi figli abbiano sposato le figlie di Lehi, e che i figli di Lehi abbiano sposato le figlie di Ismaele, fu un adempimento delle parole di Giacobbe riguardo a Efraim e Manasse nel 48mo capitolo di Genesi, che riporta: ‘Siano chiamati col mio nome e col nome de’ miei padri Abrahamo ed Isacco, e moltiplichino copiosamente sulla terra!’ Di conseguenza, i discendenti di Manasse e di Efraim crebbero insieme su questo continente americano” (Daniel H. Ludlow, A Companion to Your Study of the Book of Mormon [1976], 199).
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Fai riferimento allo schema “Il legno di Giuda e il legno di Giuseppe” riportato nell’appendice (pagina 427).
1 Nefi 7:14. Il risultato che si ottiene nel rifiutare i profeti
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Nefi spiegò che ai suoi tempi i Giudei di Gerusalemme rigettarono Dio; di conseguenza, lo Spirito del Signore non fu più con loro. Se il popolo del Signore rigetta i Suoi profeti, questi vengono tolti e segue la tragedia (vedere 1 Nefi 3:17–18; Helaman 13:24–27). “Quando lo Spirito cessa di lottare con l’uomo allora giunge una rapida distruzione” (2 Nefi 26:11). Questo fu il caso all’epoca di Noè (vedere Mosè 8:17), dei Nefiti (vedere Mormon 5:16) e dei Giarediti (vedere Ether 15:19). Lo stesso avvertimento è stato dato negli ultimi giorni (vedere DeA 1:33).
1 Nefi 7:15. “Avete scelto”
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Laman e coloro che furono da lui influenzati non erano prigionieri durante il viaggio per raggiungere la terra promessa. Nefi rispose al loro desiderio di tornare a Gerusalemme dichiarando una dottrina fondamentale: “Se avete scelto” (1 Nefi 7:15). Il presidente Thomas S. Monson dichiarò: “Ognuno di noi ha la responsabilità di scegliere. Voi potete chiedervi: ‘Le decisioni sono veramente così importanti?’ Io vi dico che le decisioni determinano il destino. Voi non potete prendere decisioni eterne che non abbiano conseguenze eterne” (“Il sentiero verso la perfezione”, Liahona, luglio 2002, 112).
Nefi ammonì i suoi fratelli e coloro che volevano andare con lui che se fossero tornati a Gerusalemme sarebbero periti. Accecati dalla caparbietà e dalla disobbedienza, coloro che si ribellarono contro Lehi e Nefi non riuscirono a rendersi conto della verità delle profezie di Lehi riguardo alla distruzione che attendeva Gerusalemme. Secondo la Bibbia, poco dopo che la colonia di Lehi partì, la città fu circondata dai Babilonesi, “non c’era più pane per il popolo del paese”, “fu fatta una breccia alla città” e l’esercito di Sedechia si disperse (vedere 2 Re 25:1–7). Se Laman e Lemuele fossero tornati a Gerusalemme, avrebbero patito la cattività o la morte. Poiché scelsero di seguire Lehi e Nefi, godettero della frutta e del miele nella terra di Abbondanza mentre si preparavano a un’eredità nella terra promessa (vedere 1 Nefi 17:3–6).
1 Nefi 7:17–19. Liberato dai legami
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L’anziano Gene R. Cook, dei Settanta, fece notare che, come Nefi, anche noi possiamo essere liberati dai legami con cui siamo legati tramite la preghiera della fede: “Notate che [Nefi, Alma e Amulec] non avevano fede nella loro forza; essi confidavano nel Signore e facevano affidamento sulla Sua forza. È la fede in Cristo che ci libererà dai nostri legami; e accrescendo la nostra fede in Cristo avremo maggior potere nella preghiera” (Receiving Answers to Our Prayers [1996], 18).
1 Nefi 8:4–35. La visione dell’albero della vita
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La seguente tabella identifica ciò che Nefi apprese riguardo al sogno di suo padre:
Simboli del sogno di Lehi (1 Nefi 8)
Interpretazione data a Nefi (1 Nefi 11–12)
L’albero col frutto bianco (vedere versetti 10–11)
L’amore di Dio, che Egli ha mostrato dandoci Suo Figlio quale nostro Salvatore (vedere 11:21–25; chiamato “l’albero della vita” in 15:22)
Il fiume d’acqua impura (vedere versetto 13; 12:16)
Le profondità dell’inferno in cui cadono i malvagi (vedere 12:16; chiamate “sozzura” in 15:27)
La verga di ferro (vedere versetto 19)
La parola di Dio che conduce all’albero della vita (vedere 11:25)
La bruma tenebrosa (vedere versetto 23)
Le tentazioni del diavolo, che accecano le persone in modo che si perdano e non riescano a trovare l’albero (vedere 12:17)
L’edificio grande e spazioso in aria (vedere versetto 26)
L’orgoglio e le vane immaginazioni del mondo (vedere 11:36; 12:18)
Le persone che partono sul sentiero che conduce all’albero ma che si perdono nella nebbia (vedere versetti 21–23)
Nefi vide questi tipi di persone nel sogno:
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Le moltitudini che udivano Gesù ma “lo scacciavano di frammezzo a loro” (11:28)
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Le persone che crocifissero Gesù anche dopo che Egli aveva guarito gli ammalati e scacciato i demoni (vedere 11:31–33)
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Le moltitudini che si riunirono nell’edificio grande e spazioso per combattere contro i dodici apostoli dell’Agnello (vedere 11:34–36)
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I Nefiti e i Lamaniti radunati per combattere e che furono uccisi in guerra (vedere 12:1–4, 13–15)
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I Nefiti che, a causa dell’orgoglio, furono distrutti dai Lamaniti e degenerarono nell’incredulità (vedere 12:19–23)
Le persone che raggiungono l’albero (e assaggiano il frutto) tenendosi alla verga ma che si sviano quando vengono beffeggiati (vedere versetti 24–25, 28)
Le persone che desiderano l’edificio grande e spazioso più dell’albero (vedere versetti 26–27, 31–33)
Le persone che si tennero alla verga e mangiarono il frutto; ignorarono i beffeggiatori e non si sviarono (vedere versetti 30, 33)
Coloro che prendono parte al più grande di tutti i doni di Dio – la vita eterna (vedere 15:36)
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1 Nefi 8:10–12; 11:8–25. L’albero della vita quale simbolo di Gesù Cristo e della Sua Espiazione
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L’anziano Jeffrey R. Holland, del Quorum dei Dodici Apostoli, ha insegnato che l’albero della vita rappresenta il Salvatore e la Sua Espiazione: “Lo Spirito disse esplicitamente che l’albero della vita e il suo prezioso frutto sono simboli della redenzione di Cristo” (Christ and the New Covenant: The Messianic Message of the Book of Mormon [1997], 160).
L’anziano Neal A. Maxwell (1926–2004) del Quorum dei Dodici Apostoli enfatizzò ulteriormente che essere partecipi dell’amore di Dio significa essere partecipi delle benedizioni dell’Espiazione. L’albero della vita è un simbolo dell’amore di Dio e dell’Espiazione di Cristo: “L’albero della vita… è l’amore di Dio (vedere 1 Nefi 11:25). L’amore che Dio ha per i Suoi figli è espresso in maniera sublime dal dono di Gesù come nostro Redentore: ‘Poiché Iddio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figliuolo’ (Giovanni 3:16). Essere partecipi dell’amore di Dio significa essere partecipi dell’Espiazione di Gesù e dell’emancipazione e della gioia che essa ci porta” (Conference Report, ottobre 1999, 6; oppure Liahona, gennaio 2000, 7).
1 Nefi 8:20. Il “sentiero stretto e angusto”
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Gesù Cristo insegnò che Egli è l’unico sentiero, o “la via” che ci condurrà al Padre (vedere Giovanni 14:6). L’anziano Lowell M. Snow, dei Settanta, rese testimonianza della guida costante che offre il Salvatore:
“La vita è piena di strade e di sentieri che si incrociano. Ci sono molti sentieri da prendere, molte voci che gridano ‘ecco qui’ o ‘ecco là’ [Joseph Smith—Storia 1:5]. Vi è una tale varietà di influenze che invadono il nostro spazio personale, molte delle quali intendono guidarci verso un sentiero che è largo e molto trafficato.
Quando ponderate riguardo a quali di queste voci dare ascolto o quale strada fra le tante sia giusta, vi siete mai chiesti, come fece Joseph Smith: ‘Cosa devo fare?’ Quale di tutte quest[e voci e strade] ha ragione? O hanno tutt[e] torto? E se un[a] di ess[e] ha ragione, qual è, e come posso saperlo?’ [Joseph Smith—Storia 1:10].
La mia testimonianza a voi è che Gesù Cristo continua a delineare il sentiero, a fare strada e a definire ogni punto del nostro viaggio. Il suo sentiero è stretto e angusto e guida verso ‘luce e vita senza fin’ [Inni, n. 105]” (Conference Report, ottobre 2005, 100; oppure Liahona, novembre 2005, 96).
1 Nefi 8:23–33. Ci stiamo tenendo stretti alla verga di ferro?
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L’anziano David A. Bednar del Quorum dei Dodici Apostoli ha spiegato che cosa significa tenersi alla verga di ferro:
“Secondo me, tenersi costantemente saldo alla verga di ferro richiede un devoto e costante uso di tutti e tre i modi per ottenere l’acqua viva di cui abbiamo discusso stasera [leggere, studiare e investigare]…
L’uso regolare di tutti e tre i metodi produc[e] un più costante flusso di acqua viva e[d è] in buona misura ciò che significa tenersi saldo alla verga di ferro …
Stiamo leggendo, studiando e investigando le Scritture ogni giorno in una maniera che ci permetta di tenerci saldi alla verga di ferro … ?” (“Una riserva d’acqua viva” [Riunione al caminetto del CES per i giovani adulti, 4 febbraio 2007], 10–11, www.ldsces.org).
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L’anziano Joseph B. Wirthlin (1917–2008), del Quorum dei Dodici Apostoli, spiegò non solo l’importanza di “tenersi saldi” alla verga ma anche come fare a tornare indietro se perdiamo la presa: “Dovete tenervi fermamente stretti alla verga di ferro attraverso le brume e le tenebre, le difficoltà e le prove della vita. Se allentate la presa e scivolate giù dal sentiero, correte il rischio di perdere la verga nelle tenebre per qualche tempo, sino a quando vi pentirete e riuscirete a riafferrarla” (Conference Report, ottobre 1989, 93; oppure La Stella, gennaio 1990, 68).
1 Nefi 8:26–27. “L’edificio grande e spazioso”
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L’edificio grande e spazioso si erge in opposizione al Salvatore, che è l’albero della vita. L’anziano Glenn L. Pace, dei Settanta, mise a confronto le norme di Dio con il comportamento delle persone nell’edificio grande e spazioso:
“Voglio dire con estrema chiarezza a coloro tra voi che lentamente si avvicinano sempre più all’edificio grande e spazioso che la gente che già vi si trova non ha assolutamente nulla da offrire, se non una momentanea e vuota gratificazione dei sensi che avrà come conseguenze inevitabili tanto dolore e tanta sofferenza. I comandamenti che voi osservate non furono emanati da un Dio privo di passioni che vuole impedirvi ogni divertimento, ma da un affettuoso Padre nei cieli che vuole che siate felici durante il tempo in cui vivrete su questa terra e nell’aldilà.
Confrontate le benedizioni che scaturiscono dall’osservanza della parola di saggezza con quelle di cui godreste se sceglieste di stare in compagnia di coloro che si trovano dentro l’edificio grande e spazioso. Confrontate la gioia dell’umorismo e dello spirito di buon gusto con le risate delle persone ebbre, stolte, grossolane e chiassose. Confrontate le nostre fedeli giovani donne che sanno ancora arrossire con quelle giovani che, avendo già da tempo perduto questa virtù, cercano di persuadervi ad unirvi a loro, nel loro danno. Confrontate la capacità di edificare la gente con la capacità di abbatterla. Confrontate la capacità di ricevere rivelazioni e direttive personali con la condizione di essere sballottati qua e là da ogni vento di dottrina. Confrontate il possesso del sacerdozio di Dio con qualsiasi cosa potete vedere in quel grande e spazioso edificio” (Conference Report, ottobre 1987, 49–50; oppure La Stella, gennaio 1988, 36, 37).
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L’anziano L. Tom Perry, del Quorum dei Dodici Apostoli, ci ammonì che preoccuparsi per le cose materiali è un comportamento tipico di coloro che sono nell’edificio grande e spazioso: “I richiami che udiamo provenire dall’edificio grande e spazioso oggi ci tentano a gareggiare per il possesso delle cose di questo mondo. Pensiamo di aver bisogno di una casa più grande, con un garage capace di ospitare tre automobili, e con una macchina sportiva parcheggiata accanto ad esso. Desideriamo vestiti firmati, altri apparecchi televisivi, tutti con il loro [DVD], i più recenti modelli di computer e l’automobile appena messa sul mercato. Spesso questi oggetti vengono acquistati con denaro preso a prestito, senza preoccuparci delle nostre future necessità. Il risultato di questa gratificazione istantanea è una quantità di sentenze di fallimento e di famiglie oberate da difficoltà economiche” (Conference Report, ottobre 1995, 45; oppure La Stella, gennaio 1996, 39).
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Nella visione di Lehi, gli schernitori e i beffeggiatori mettevano in ridicolo coloro che mangiavano del frutto – coloro che amano Dio e vogliono servirLo. L’anziano Neal A. Maxwell ci rammentò di tenere alto lo scudo della fede quando vediamo e sentiamo gli schernitori dell’edificio grande e spazioso: “Aspettiamoci che molte persone ci considerino con indifferenza. Altre ci riterranno bizzarri o traviati. Sopportiamo le dita puntate di coloro che, ironicamente, scoprono che quell’‘edificio grande e spazioso’ è un affollato albergo di infima qualità (vedere 1 Nefi 8:31–33). Non insultiamo coloro che insultano, ma non prestiamo loro attenzione (vedere DeA 31:9). Usiamo, invece, la nostra forza per tenere alto lo scudo della fede al fine di spegnere tutti i dardi infuocati” (Conference Report, ottobre 2003, 108; oppure Liahona, novembre 2003, 102).
1 Nefi 8:37. “Il sentimento di un tenero genitore”
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L’anziano Robert D. Hales, del Quorum dei Dodici Apostoli, insegnò che i genitori possono seguire l’esempio di Nefi quando hanno a che fare con figli traviati: “Anche noi dobbiamo avere fede per insegnare ai nostri figli ed esortarli a obbedire ai comandamenti. Non dobbiamo lasciare che le loro scelte indeboliscano la nostra fede. La nostra dignità non sarà misurata in base alla loro rettitudine. Lehi non perse la benedizione di nutrirsi all’albero della vita perché Laman e Lemuele rifiutarono di prenderne il frutto. A volte, noi genitori pensiamo di aver fallito quando i nostri figli fanno degli errori o si allontanano. I genitori non sono un fallimento se cercano di fare del proprio meglio per amare, insegnare, pregare e curare i figli. La loro fede, preghiere e sforzi saranno consacrati per il bene dei propri figli” (Conference Report, aprile 2004, 90; oppure Liahona, maggio 2004, 88).
1 Nefi 9:1–5. “Un saggio scopo”
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Sebbene Nefi avesse già iniziato a scrivere un libro contenente la storia secolare del suo popolo, il Signore lo ispirò a farne un secondo, che contenesse la storia religiosa del suo popolo. Il seguente elenco chiarisce le differenze e le somiglianze tra i due resoconti:
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I versetti da 1 a 5 in 1 Nefi 9 sono un racconto tratto direttamente dalle piccole tavole.
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Quando Nefi usò il termine queste si riferiva alle piccole tavole.
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Quando Nefi usò il termine quelle o altre si riferiva alle grandi tavole.
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Le grandi tavole furono fatte intorno al 590 a.C.
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Le piccole tavole furono fatte vent’anni dopo, intorno al 570 a.C.
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La spiegazione di Nefi del perché il Signore gli comandò di fare un secondo resoconto (le piccole tavole) si trova in 1 Nefi 9:5.
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Le grandi tavole coprono un periodo che va dal 570 a.C. al 385 d.C. e parlano di re, guerre e storia.
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Le piccole tavole coprono un periodo che va dal 570 al 130 a.C. e contengono un racconto del ministero dei Nefiti.
Sebbene Nefi non sapesse il motivo delle due serie di annali, confidava che fosse “per un saggio scopo” (1 Nefi 9:5) che era noto al Signore (vedere commentario di Parole di Mormon 1:7 a pagina 136).
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L’anziano Marvin J. Ashton (1915–1994) del Quorum dei Dodici Apostoli osservò che possiamo obbedire come fece Nefi, anche quando non ne comprendiamo la ragione: “Qualche volta, quando ci viene chiesto di essere obbedienti, non sappiamo perché se non che il Signore ce lo ha comandato. Nefi seguiva le istruzioni sebbene non ne comprendesse il saggio proposito. La sua obbedienza portò benedizioni all’umanità in ogni parte del mondo. Quando non obbediamo ai nostri dirigenti, gettiamo il seme in luoghi rocciosi rinunciando così al raccolto” (Conference Report, ottobre 1978, 76; oppure La Stella, aprile 1979, 99).
1 Nefi 9:6. “Il Signore conosce tutte le cose”
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L’anziano Neal A. Maxwell attestò che non c’è limite alla conoscenza di Dio:
“Alcuni hanno una fede sincera nell’esistenza di un Dio ma non necessariamente in un Dio rivelatore e onnisciente. Atre persone sincere dubitano dell’onniscienza di Dio, chiedendosi, seppur con rispetto, se persino Dio possa conoscere il futuro. Ma un Dio onnisciente e rivelatore può in qualsiasi momento presente rivelare cose future. Ciò è possibile perché ‘alla presenza di Dio… tutte le cose, passate, presenti e future, sono manifeste, per la loro gloria; ed esse sono continuamente dinanzi al Signore’ (DeA 130:7). Così Dio ‘conosce ogni cosa, poiché ogni cosa è presente dinanzi ai [Suoi] occhi’ (DeA 38:2). Egli disse a Mosè: ‘non v’è altro Dio all’infuori di me, e tutte le cose sono presenti dinanzi a me, poiché Io le conosco tutte’ (Mosè 1:6).
Nei sacri scritti non vi sono limiti alla portata della conoscenza di Dio. Piuttosto leggiamo: ‘Oh, quanto è grande la santità del nostro Dio! Poiché egli conosce ogni cosa, e non vi è nulla che egli non conosca’ (2 Nefi 9:20).” (If Thou Endure It Well [1996], 46).
1 Nefi 10:11–14. La dispersione e il raduno di Israele
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L’anziano Bruce R. McConkie (1915–1985), del Quorum dei Dodici Apostoli, spiegò perché Israele fu dispersa e quali sono alcune considerazioni da fare sul raduno di Israele:
“Perché Israele fu dispersa? La risposta è chiara; è limpida; non vi sono dubbi al riguardo. I nostri antenati israeliti furono dispersi perché rigettarono il Vangelo, profanarono il sacerdozio, abbandonarono la chiesa e si allontanarono dal regno. Furono dispersi perché il popolo voltò le spalle al Signore, adorò falsi idoli e si comportò come le nazioni pagane… Israele fu dispersa per apostasia. Il Signore nella Sua ira, a causa della malvagità e della ribellione, la disperse tra i pagani in tutte le nazioni della terra.
Che cosa comporta dunque il raduno di Israele? Il raduno di Israele consiste nel credere, accettare e vivere in armonia con tutto ciò che il Signore una volta offrì al Suo antico popolo eletto. Consiste nell’avere fede nel Signore Gesù Cristo, nel pentirsi, nell’essere battezzati, nel ricevere il dono dello Spirito Santo e nell’osservanza dei comandamenti di Dio. Consiste nel credere nel Vangelo, nell’unirsi alla Chiesa e nell’entrare a far parte del regno. Consiste nel ricevere il santo sacerdozio, nell’essere investiti con il potere dall’alto in luoghi santi e nel ricevere tutte le benedizioni di Abrahamo, Isacco e Giacobbe, mediante l’ordinanza del matrimonio celeste. E può anche consistere nel raduno in un luogo di adorazione designato.
Con questo concetto della dispersione e del raduno della stirpe prescelta, siamo in grado di comprendere le parole profetiche che li concernono” (A New Witness for the Articles of Faith [1985], 515).
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Per avere ulteriori informazioni sulla dispersione di Israele, fai riferimento a “Breve storia della dispersione di Israele” nell’appendice (pagina 415). Per avere ulteriori informazioni sul raduno di Israele, fai riferimento a “Il raduno di Israele” nell’appendice (pagina 430).
1 Nefi 10:17–19. Apprendere mediante il potere dello Spirito Santo
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L’anziano Russell M. Nelson, del Quorum dei Dodici Apostoli, sottolineò la nostra necessità di apprendere i principi del Vangelo mediante il potere dello Spirito Santo: “Vivere secondo il canone del Signore richiede che coltiviamo il dono dello Spirito Santo. Quel dono ci aiuta a capire la dottrina e applicarla personalmente. Poiché la verità data tramite rivelazione può essere compresa solo tramite rivelazione, i nostri studi devono essere fatti in spirito di preghiera” (Conference Report, ottobre 2000, 19; oppure Liahona, gennaio 2001, 21).
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L’anziano David A. Bednar, del Quorum dei Dodici Apostoli, ha spiegato che dobbiamo evitare qualsiasi cosa che offenda lo Spirito:
“Lo Spirito del Signore di solito comunica con noi in modi che sono silenziosi, delicati e sottili …
Le norme sono chiare. Se qualcosa che pensiamo, vediamo, sentiamo o facciamo ci allontana dallo Spirito Santo, allora dovremmo smettere di pensare, vedere, ascoltare o fare quella cosa. Se ciò che dovrebbe intrattenerci, per esempio, ci allontana dallo Spirito Santo, allora per certo quel tipo d’intrattenimento non fa per noi. Dato che lo Spirito non può dimorare in ciò che è volgare, rozzo o immodesto, allora chiaramente quelle cose non sono per noi. Dato che estraniamo lo Spirito del Signore quando partecipiamo ad attività che sappiamo di dover ripugnare, allora tali cose non fanno certo per noi” (Conference Report, aprile 2006, 29–30; oppure Liahona, maggio 2006, 29–30).
1 Nefi 11:16,26. La condiscendenza di Dio
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Condiscendenza significa una discesa volontaria da un rango o ufficio elevato. L’anziano Gerald N. Lund, che servì come Settanta, ha commentato in che modo questa parola descrive la venuta del Salvatore nella mortalità: “Ed ecco Gesù – un membro della Divinità, il Primogenito del Padre, il Creatore, Geova dell’Antico Testamento – che lascia la Sua posizione divina e santa; che si spoglia di tutta la gloria e la maestà ed entra nel corpo di un piccolo neonato; indifeso, completamente dipendente da sua madre e dal suo padre terreno. Ed è sorprendente che non sia venuto nei palazzi più eleganti della terra e per essere rivestito di gioielli, ma in un’umile mangiatoia. Non stupisce quindi che l’angelo abbia detto a Nefi: ‘Vedi la condiscendenza di Dio!’” (Jesus Christ, Key to the Plan of Salvation [1991], 16).
Punti su cui riflettere
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Pensa alle molte persone presentate nella visione di Lehi dell’albero della vita. Come puoi emulare coloro che raggiunsero l’albero, mangiarono il frutto e rimasero fedeli?
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In che modo lo studio delle Scritture e il seguire le parole dei profeti ti ha aiutato a rimanere sul sentiero stretto e angusto, malgrado la bruma tenebrosa?
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Quali passi puoi fare per cercare più “diligentemente” di comprendere i “misteri di Dio… mediante il potere dello Spirito Santo”? (1 Nefi 10:19).
Compiti suggeriti
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Il sogno di Lehi contiene un simbolismo intricato. Traccia un diagramma che includa gli elementi del sogno di Lehi che possa aiutarti a visualizzare il rapporto tra i vari simboli.
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Solo coloro che si tennero stretti alla verga di ferro mangiarono il frutto dell’albero. Stabilisci un piano personale per lo studio quotidiano delle Scritture che ti aiuti ad avvicinarti al Salvatore e a ricevere più pienamente le benedizioni dell’Espiazione.
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A Nefi fu mostrata la condiscendenza di Geova nella mortalità. Leggi il resoconto della nascita del Salvatore che si trova in Matteo 1–2; Luca 1–2; e Giovanni 1:1–13. Scrivi sul tuo diario o sulle Scritture i nuovi spunti che scopri su questo evento.