Capitolo 40
3 Nefi 8–11
Introduzione
Medita sulla testimonianza resa dal Padre Celeste: “Ecco il mio Figlio beneamato, nel quale io mi compiaccio, nel quale ho glorificato il mio nome: ascoltatelo” (3 Nefi 11:7). Immagina come avresti reagito se fossi stato presente a questo annuncio e all’apparizione di Gesù Cristo, che è l’evento culminante del Libro di Mormon. Immagina cosa avresti provato nel sentire il Figlio dichiarare: “Ecco, io sono Gesù Cristo, di cui i profeti attestarono che sarebbe venuto nel mondo” (3 Nefi 11:10). Pensa all’impatto che può aver avuto sulla vita di coloro che ricevettero una testimonianza spirituale e fisica della realtà di Gesù Cristo.
La voce di Dio fu udita diverse volte da questo popolo. Quando leggi 3 Nefi 8–11 fai attenzione a ciò che Egli insegnò. Valuta la tua capacità di riconoscere la voce di Dio e di seguire il Suo messaggio per te.
Commentario
3 Nefi 8:1. Fare dei miracoli nel nome di Gesù
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Nefi fece notare che “non vi fu nessun uomo che potesse fare un miracolo nel nome di Gesù a meno che non fosse completamente purificato dalla sua iniquità” (3 Nefi 8:1; vedere anche DeA 121:36).
La seguente storia, raccontata dall’anziano Vaughn J. Featherstone quando serviva nel Vescovato Presiedente, illustra la necessità da parte dei detentori del sacerdozio di essere sempre puri:
“Le persone non possono nascondere il peccato. Non si può schernire Dio e detenere il santo sacerdozio del Signore e fingere di essere Suoi servitori.
Io conosco un grande uomo che tenne tra le braccia il figlio morto e disse: ‘Nel nome di Gesù Cristo e con il potere e l’autorità del santo sacerdozio di Melchisedec io ti comando di vivere’. E poi il ragazzo morto aprì gli occhi.
Quel bravo fratello non avrebbe potuto in alcun modo fare questo se qualche sera prima avesse dedicato il suo tempo a guardare o a leggere una rivista pornografica o avesse compiuto delle trasgressioni di questo tipo. Il sacerdozio può esercitare il suo potere soltanto in un’atmosfera improntata alla purezza” (Conference Report, aprile 1975, 100; oppure Ensign, maggio 1975, 66).
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L’anziano Jeffrey R. Holland, del Quorum dei Dodici Apostoli, ha spiegato che anche se non ogni benedizione del sacerdozio produrrà un evento miracoloso, solo coloro che sono degni possono operare dei miracoli nel nome di Cristo. I detentori del sacerdozio devono mantenersi puliti e puri: “Ora, miei giovani amici sia del Sacerdozio di Aaronne che di quello di Melchisedec, non ad ogni preghiera viene data una risposta così immediata e non ogni invocazione del sacerdozio può comandare il rinnovo o il sostegno della vita. Alcune volte la volontà del Signore è diversa ma voi, giovani uomini, imparerete, se già non lo avete fatto, che nei momenti di paura, o addirittura di pericolo, la vostra fede e il vostro sacerdozio richiederanno il meglio di voi e il meglio che potete chiedere al cielo. Voi ragazzi del Sacerdozio di Aaronne non potete amministrare il sacerdozio nell’identico modo di chi, già ordinato anziano, usa quello di Melchisedec, ma tutti i detentori del sacerdozio devono essere strumenti nelle mani di Dio e a tale scopo dovete, come disse Giosuè, “santificarvi” [Vedere Giosuè 3:5]. Dovete essere pronti e degni per agire” (Conference Report, ottobre 2000, 51; oppure Liahona, gennaio 2001, 47).
3 Nefi 8:6–19. Gli sconvolgimenti naturali testimoniano di Cristo
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“Una grande e terribile tempesta… [e fulmini] come non erano mai stati notati in tutto il paese” scatenarono un’immensa distruzione (3 Nefi 8:6–7). Questi sconvolgimenti naturali furono dei segni in America che testimoniarono della crocifissione di Gesù Cristo a Gerusalemme (vedere 1 Nefi 19:10–12; Helaman 14:20–21). Alcuni sconvolgimenti naturali ai nostri giorni sono un segno dell’avvicinarsi della Seconda Venuta.
L’anziano Dallin H. Oaks, del Quorum dei Dodici Apostoli, ha citato l’aumento dei terremoti di forte intensità come uno dei segni della Seconda Venuta: “Questi segni della Seconda Venuta sono tutti attorno a noi e sembrano aumentare in frequenza e intensità. Ad esempio, nel The World Almanac and Book of Facts, 2004 l’elenco relativo ai maggiori terremoti mostra un numero doppio di cataclismi avvenuti tra il 1980 e il 1999 rispetto ai vent’anni precedenti (pagine 189–190). Esso evidenzia, inoltre, un netto incremento nei primi anni di questo secolo. L’elenco delle alluvioni e delle onde marine degne di nota, come pure il rapporto sugli uragani, i tifoni e le tormente rilevano negli ultimi anni aumenti simili (pagine 188–189). L’incremento rispetto a cinquant’anni fa può non essere attendibile per via dei criteri di misurazione che sono cambiati, tuttavia negli ultimi decenni la frequenza sempre maggiore delle calamità naturali rimane inquietante” (Conference Report, aprile 2004, 5–6; oppure Liahona, maggio 2004, 7–8).
3 Nefi 8:23. Tre giorni di tenebre
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I tre giorni di tenebre simboleggiavano la morte di Gesù Cristo, che è “la luce e la vita del mondo” (3 Nefi 11:11). Mormon sottolineò che i tre giorni di tenebre erano “un segno” della morte del Salvatore (vedere 1 Nefi 19:10; Helaman 14:27; 3 Nefi 8:23). Dopo aver descritto i danni causati dal “gran temporale (3 Nefi 8:5) che durò tre ore, Mormon documentò la completa oscurità come uno dei segni che furono adempiuti (vedere 3 Nefi 10:14). L’oscurità fu così intensa che “non si poté avere nessuna luce” (3 Nefi 8:21). Durante quel periodo di oscurità, il corpo di Gesù Cristo, la Luce del mondo, giacque nella tomba. Il giorno della Sua risurrezione, dopo che Cristo ebbe vinto la morte, presso il popolo in America tornò la luce, a simbolo della vittoria di Cristo sulla morte e sulle tenebre (vedere 3 Nefi 10:9–11).
3 Nefi 8:24–25. Rigettare i profeti porta sofferenza
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Proprio come avveniva nei tempi antichi, rifiutare i profeti conduce alla sofferenza anche oggi. Il presidente N. Eldon Tanner (1898–1982), della Prima Presidenza, paragonò la sofferenza dei santi in America durante le distruzioni che fecero seguito alla morte del Salvatore con la distruzione che avviene ai nostri giorni a coloro che scelgono di non seguire i profeti moderni:
“Oggi il mondo sta rifiutando i messaggi dei profeti di Dio. Non è forse vero che vi sono pianti e lamenti su tutta la faccia della terra, perché gli uomini sono in guerra gli uni con gli altri? Non abbiamo tra noi molti che si lamentano della malvagità dei loro giovani e delle tragedie che li colpiscono, quando si allontanano dalla rettitudine e devono così soffrire le conseguenze dell’uso dell’alcool, del tabacco, della droga e di altre cose proibite? Quante persone dolenti abbiamo a causa della sregolatezza che esiste nelle nostre comunità? Dobbiamo trarre profitto dalle lezioni della storia, per non essere noi stessi consumati e distrutti come furono alcune di quelle prime civiltà.
Questo è il messaggio che Cristo portò a quei primi Nefiti” (Conference Report, aprile 1975, 53; oppure vedere La Stella, settembre 1975, 43).
3 Nefi 9:14. “Coloro che vengono a me”
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Gesù Cristo promise: “Benedetti sono coloro che vengono a me” (3 Nefi 9:14).
L’anziano Jeffrey R. Holland ha spiegato il significato di questo invito, e in che modo esso si applica alla nostra vita: “’Venite’, [Cristo] dice con affetto. ‘Venite dietro a me’. Ovunque siate diretti, venite prima a vedere cosa faccio e dove e come passo il mio tempo. Imparate da me, camminate con me, parlate con me e credete. Ascoltatemi pregare. E troverete la risposta alle vostre preghiere. Dio darà riposo alle anime vostre. Venite dietro a me” (Conference Report, ottobre 1997, 88; oppure La Stella, gennaio 1998, 78).
3 Nefi 9:19–20. Un cambiamento nel comandamento del sacrificio
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Il comandamento di offrire sacrifici animali fu dato per la prima volta a Adamo. Lo scopo del sacrificio animale era di indicare alla mente delle persone il supremo sacrificio del Salvatore. Ai fedeli era stato insegnato che il sacrificio animale sarebbe cessato dopo che il Figlio di Dio avesse offerto il Suo sangue come “grande e ultimo sacrificio” (Alma 34:10). Amulec spiegò che dopo l’Espiazione di Gesù Cristo, il sacrificio animale non sarebbe stato più richiesto: “È opportuno che vi sia… un termine allo spargimento di sangue; allora la legge di Mosè sarà compiuta… e quel grande e ultimo sacrificio sarà quello del Figlio di Dio, sì, infinito ed eterno” (Alma 34:13–14). Una volta compiuto il sacrificio di Gesù Cristo, la voce di Dio proclamò al popolo del Libro di Mormon: “Non accetterò più i vostri sacrifici e i vostri olocausti” (3 Nefi 9:19).
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Anche se il sacrificio animale e gli olocausti dovevano “cessare” (vedere 3 Nefi 9:19), il Signore non mise fine alla legge del sacrificio. Utilizzando 3 Nefi 9:20, l’anziano D. Todd Christofferson, del Quorum dei Dodici Apostoli, ha spiegato che oggi il Signore richiede sacrifici di diversa natura:
“Il Salvatore disse che non avrebbe più accettato sacrifici e olocausti. Il dono o sacrificio che Egli accetta adesso è ‘un cuore spezzato e uno spirito contrito’ [3 Nefi 9:20]… Potete offrire al Signore il dono del vostro cuore spezzato o penitente e del vostro spirito contrito od obbediente. In realtà voi fate dono di voi stessi, di quello che siete e che state diventando.
Vi è qualcosa d’impuro o indegno in voi o nella vostra vita? Quando ve ne libererete, sarà come un dono fatto al Salvatore. Vi è una buona abitudine o qualità di cui è carente la vostra vita? Quando riuscirete ad acquisirla nel vostro carattere, sarà come se faceste un dono al Signore” (Conference Report, aprile 2004, 10; oppure Liahona, maggio 2004, 12).
3 Nefi 9:20. “Non lo seppero”
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Il presidente Ezra Taft Benson (1899–1994) spiegò che tanti si stanno sviluppando spiritualmente ma non sono in grado di percepire la loro crescita impercettibile: “Giorno dopo giorno [i Santi degli Ultimi Giorni] si avvicinano al Signore senza rendersi veramente conto che si stanno costruendo una vita simile a quella di Dio. Conducono una vita tranquilla fatta di bontà, servizio e impegno. Ess[i] sono come i Lamaniti i quali, il Signore disse, ‘furono battezzati con il fuoco e con lo Spirito Santo, e non lo seppero’ (3 Nefi 9:20; corsivo dell’autore)” (“Un potente mutamento di cuore”, La Stella, marzo 1990, 7).
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Il presidente Boyd K. Packer, presidente del Quorum dei Dodici Apostoli, ha utilizzato questo stesso passo delle Scritture per esprimere la preoccupazione che lo Spirito Santo non viene riconosciuto come dovrebbe. Egli ha incoraggiato i Santi degli Ultimi Giorni a coltivare il dono dello Spirito Santo e ha dato un consiglio per riconoscere lo Spirito:
“Molti di noi sono come coloro di cui il Signore disse che ‘con un cuore spezzato e uno spirito contrito… al tempo della loro conversione, furono battezzati con il fuoco e con lo Spirito Santo, e non lo seppero’ [3 Nefi 9:20; corsivo dell’autore].
Provate a immaginare: ‘E non lo seppero’. Non è insolito per qualcuno ricevere tale dono e non saperlo…
Ci sono tanti posti dove andare, tante cose da fare in questo mondo. Possiamo essere così occupati da non prestare attenzione ai suggerimenti dello Spirito Santo” (Conference Report, aprile 2000, 8; oppure Liahona, luglio 2000, 10).
3 Nefi 10:5–6. “Come una chioccia raccoglie i suoi pulcini”
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Il paragone tra una chioccia che raduna i suoi pulcini e il Signore che raduna il Suo popolo offre degli spunti interessanti. Una chioccia si cura dei suoi pulcini e sacrificherebbe la sua vita per proteggerli. Quando incombe il pericolo, lei raduna i pulcini sotto le sue ali per proteggerli. In modo simile, il Signore ama il Suo popolo, il casato d’Israele. Egli ha dato la Sua vita per il Suo popolo e ha cercato di radunarlo in modo da proteggerlo e nutrirlo. Tuttavia, in molte occasioni Israele ha scelto di abbandonare il Signore.
Commentando 3 Nefi 10:5–6, il presidente Henry B. Eyring, della Prima Presidenza, ha attestato che il Salvatore aiuterà coloro che stanno cercando di avvicinarsi a Lui:
“Più di una volta Egli ci ha detto che ci ha raccolti come una chioccia raccoglie i suoi pulcini sotto le sue ali. Egli dice che dobbiamo scegliere di venire a Lui in mitezza con sufficiente fede in Lui da pentirci con ‘pieno intento di cuore’ [3 Nefi 10:6].
Un modo per farlo è di riunirsi con i santi nella Sua Chiesa. Andate alle riunioni, anche quando sembra faticoso. Se sarete determinati, Egli vi aiuterà a trovare la forza di farlo” (Conference Report, aprile 2004, 16–17; oppure Liahona, maggio 2004, 18).
3 Nefi 10:12. “Quelli che avevano ricevuto i profeti”
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Spesso la sicurezza arriva quando seguiamo i profeti. I Nefiti che “avevano ricevuto i profeti” furono risparmiati dalle grandi distruzioni (3 Nefi 10:12). L’anziano M. Russell Ballard, del Quorum dei Dodici Apostoli, ha insegnato che noi, come i Nefiti, dobbiamo seguire il nostro profeta se speriamo di trovare salvezza, pace, prosperità e felicità: “Fratelli e sorelle, avere un profeta di Dio tra di noi non è cosa di poco conto. I benefici che riceviamo nell’ascoltare le parole che il Signore ci dà tramite lui sono grandi e meravigliosi… Quando ascoltiamo i consigli del Signore tramite le parole del presidente della Chiesa, la nostra risposta deve essere positiva e tempestiva. La storia dimostra che se diamo retta ai consigli dei profeti troveremo sicurezza, pace, prosperità e felicità, proprio come fu per Nefi” (Conference Report, aprile 2001, 84; Liahona, luglio 2001, 80).
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Il presidente Boyd K. Packer ha testimoniato che a coloro che seguono i profeti giungono benedizioni e ha ammonito sulle conseguenze che si hanno nel rifiutarli:
“Una volta Karl G. Maeser guidava un gruppo di giovani missionari attraverso le Alpi. Quando giunsero alla sommità del valico egli si guardò indietro e vide una fila di bastoni infilati nella neve per seguire l’unica via sicura attraverso il ghiacciaio tanto traditore.
Fermato il gruppo di missionari, egli indicò i bastoni e disse: ‘Fratelli, ecco laggiù il sacerdozio [di Dio], sono semplici bastoni come il resto di noi… ma la posizione che occupano fa di loro ciò che sono. Se ci allontaniamo dalla via da essi indicata, ci smarriamo’ (in Alma P. Burton, Karl G. Maeser, Mormon Educator [Salt Lake City: Deseret Book Co., 1953], 22).
Sebbene nessuno di noi sia perfetto, la Chiesa procede guidata da gente comune.
Il Signore ha promesso:
‘Se il mio popolo darà ascolto alla mia voce, e alla voce dei miei servitori che ho designato a guidare il mio popolo, ecco, in verità vi dico che non saranno rimossi dal loro posto.
Ma se non daranno ascolto alla mia voce, né alla voce di questi uomini che ho designato, non saranno benedetti’ (DeA 124:45–46).
Fratelli e sorelle, porto testimonianza che i dirigenti della Chiesa sono stati chiamati da Dio per mezzo della necessaria autorità, ed è noto alla Chiesa che essi possiedono detta autorità e sono stati correttamente ordinati capi della Chiesa. Se li seguiamo saremo salvati. Se ci allontaniamo da loro, sicuramente ci perderemo” (Conference Report, aprile 1985, 45; oppure La Stella, luglio 1985, 34).
3 Nefi 11:3. “Udirono una voce”
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L’anziano Dallin H. Oaks ha insegnato che la “voce lieve” che fece “ardere i loro cuori” (3 Nefi 11:3; corsivo dell’autore) era più un sentimento che un suono: “la parola ‘ardere’ in questo passo delle Scritture indica un senso di conforto e di serenità” (“Insegnare e imparare mediante lo Spirito”, La Stella, maggio 1999, 22). Serenità indica calore, gentilezza e calma.
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Proprio come i Nefiti dovettero aprire “le loro orecchie” (3 Nefi 11:5) per ascoltare la voce di Dio, il presidente Boyd K. Packer ha spiegato la nostra necessità di prestare attenzione in modo da poter sentire i gentili suggerimenti dello Spirito:
“La voce dello Spirito secondo le Scritture non è né ‘forte’ né ‘dura’. ‘Non [è] una voce di tuono né voce di gran tumulto’, ma piuttosto è ‘una voce tranquilla di perfetta dolcezza, come fosse… un sussurro’ ed essa può trafiggere ‘fino all’anima’ e fa ‘ardere i… cuori’. (3 Nefi 11:3; Helaman 5:30; DeA 85:6–7). Ricordate, Elia scoprì che la voce del Signore ‘non era nel vento… non era nel terremoto… non era nel fuoco’, ma era invece ‘un suono dolce e sommesso’ (1 Re 19:12).
Lo Spirito non richiama la nostra attenzione gridando o scuotendoci con mano pesante. Piuttosto sussurra; carezza con tanta gentilezza che se siamo preoccupati possiamo non sentire affatto il Suo tocco. (Non deve stupirci che ci sia stata rivelata la Parola di Saggezza; poiché come potrebbe l’ubriacone o il tossicomane sentire questa voce?)
In qualche occasione insisterà con sufficiente fermezza per farci prestare attenzione. Ma la maggior parte delle volte, se non prestiamo attenzione a questo sentimento gentile, lo Spirito si ritirerà” (“La candela del Signore”, La Stella, luglio 1983, 30).
3 Nefi 11:5–7. “Ecco il mio Figlio beneamato”
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Il presidente Ezra Taft Benson parlò della rara esperienza di sentire la voce del Padre Celeste:
“Come sono rare in tutta la storia del mondo le persone che hanno udito direttamente la voce di Dio Padre! E quando i presenti alzarono gli occhi al cielo ‘videro un Uomo che scendeva dal cielo; ed era vestito di una veste bianca; e scese e stette in mezzo a loro’ [3 Nefi 11:8].
Un essere glorioso e risorto, un membro della Divinità, il Creatore di mondi senza fine, il Dio di Abrahamo, di Isacco e di Giacobbe stette dinanzi ai loro occhi!” (Conference Report, aprile 1987, 4; oppure vedere La Stella, luglio 1987, 4).
3 Nefi 11:11. La coppa amara
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Il presidente James E. Faust (1920–2007), della Prima Presidenza, insegnò che seguire l’esempio del Salvatore durante le difficoltà ci aiuta a sopportare la nostra “coppa amara” personale: “Molti membri della Chiesa, quando sono costretti a bere l’amara coppa che trovano sul loro cammino pensano erroneamente che questa coppa a qualcun altro non sia stata offerta. Con le prime parole che Egli rivolse agli abitanti dell’Emisfero Occidentale, Gesù di Nazaret parlò con commozione dell’amara coppa che il Padre Gli aveva dato (vedere 3 Nefi 11:11). Ognuno di noi ha molte pillole amare da inghiottire. Vi sono genitori il cui figlio si è smarrito, e quindi conoscono un dolore che supera ogni descrizione. La donna il cui marito è crudele o insensibile sente il suo cuore spezzarsi ogni giorno. I membri della Chiesa che non si sposano possono conoscere la sofferenza e la delusione. Tuttavia, dopo aver bevuto la coppa amara, viene il momento in cui dobbiamo accettare la situazione così com’è e sforzarci di progredire, di elevarci. Il presidente Harold B. Lee disse. ‘Non lasciate che l’autocommiserazione o la disperazione vi distolgano dalla rotta che sapete essere giusta’. Il Salvatore ci ha indicato la via: dobbiamo nascere di nuovo nello spirito e nei sentimenti” (“Come nascere di nuovo”, La Stella, giugno 1998, 3–4).
3 Nefi 11:14–17. Le ferite nelle Sue mani, nei piedi e nel fianco
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Quando il Signore risorto apparve ai Nefiti, li invitò a sentire le ferite nelle Sue mani e nei piedi e nel fianco in modo che potessero testimoniare la Sua risurrezione (vedere 3 Nefi 11:14). L’anziano Jeffrey R. Holland ha insegnato che le ferite terrene di Gesù Cristo sono simboli del Suo sacrificio:
“Per quanto bui possano sembrare i nostri giorni, per il Salvatore del mondo è stato molto peggio. In ricordo di quei giorni, Gesù ha scelto, pur essendo in un corpo risorto e reso perfetto, di tenere per il bene dei Suoi discepoli le ferite nelle Sue mani, nei Suoi piedi e nel Suo costato, cioè i segni, se volete, che le cose dolorose accadono anche a coloro che sono puri e perfetti; segni, se volete, che la sofferenza in questo mondo non è una prova che Dio non ci ama; segni, se volete, che i problemi passano e la felicità può essere nostra. Ricordate agli altri che il Cristo ferito è il Capitano delle nostre anime, Colui che porta le cicatrici del nostro perdono, le lesioni del Suo amore e umiltà, la carne lacerata dell’obbedienza e del sacrificio.
Queste ferite sono il mezzo principale a nostra disposizione per riconoscerLo alla Sua venuta. Egli potrà invitarci a farci avanti, così come ha fatto con altri, per vedere e toccare quei segni. Se non prima, sicuramente in quel momento ricorderemo insieme a Isaia che fu per noi che Dio fu ‘disprezzato e abbandonato… uomo di dolore, familiare con il patire’, che ‘egli è stato trafitto a motivo delle nostre trasgressioni, fiaccato a motivo delle nostre iniquità; il castigo, per cui abbiam pace, è stato su lui, e per le sue lividure noi abbiamo avuto guarigione’ (Isaia 53:3, 5)” (“Insegnando, predicando, sanando”, Liahona, gennaio 2003, 22).
3 Nefi 11:16–21. Osanna
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“La parola Osanna è una traslitterazione della parola ebraica di supplica che significa essenzialmente ‘Deh, salvaci’. Evidentemente il popolo stava chiedendo al Salvatore di insegnargli la via per la salvezza; non stupisce quindi che Egli abbia insegnato immediatamente i primi principi e le prime ordinanze del Vangelo” (Daniel H. Ludlow, A Companion to Your Study of the Book of Mormon [1976], 261–262).
3 Nefi 11:21–27. L’importanza del battesimo
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Sembrano esserci state delle contese tra i Nefiti riguardo la modo in cui battezzare. Il Signore chiarì come si doveva celebrare l’ordinanza. Il presidente Boyd K. Packer spiegò il significato del battesimo e ci ammonì di non alterare questa sacra ordinanza:
“Il battesimo per immersione per la remissione dei peccati è la prima ordinanza. Il battesimo deve avvenire per immersione, poiché è simbolo sia della rinascita dalla morte temporale, dalla tomba, sia della purificazione richiesta per la redenzione dalla morte spirituale…
Secondo il piano, il battesimo non è solo per entrare nella chiesa di Gesù Cristo. Esso dà inizio a una rinascita spirituale che alla fine può ricondurci alla presenza di Dio.
Se capissimo realmente che cosa significa il battesimo, non potremmo mai considerarlo superficiale né alterare la forma di questa sacra ordinanza… Mediante il sacramento noi rinnoviamo l’alleanza” (Our Father’s Plan [1984], 39–40).
3 Nefi 11:28–30. Evitare le contese
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Il presidente Henry B. Eyring ci aiuta a comprendere che lo Spirito di Dio non indurrà le persone a contendere: “Quando le persone hanno con sé questo Spirito possiamo aspettarci l’armonia. Lo Spirito immette la testimonianza della verità nel nostro cuore, cosa che unifica coloro che condividono detta testimonianza. Lo Spirito di Dio non genera mai la contesa (vedere 3 Nefi 11:29). Non genera mai sentimenti di diversità tra le persone tali da condurre alla lotta (vedere Joseph F. Smith, Dottrina Evangelica, 115–116). Conduce alla pace personale, a un sentimento di unione con gli altri. Unifica le anime. Una famiglia unita, una Chiesa unita e un mondo in pace dipendono dall’unione delle anime” (Conference Report, aprile 1998, 86; oppure La Stella, luglio 1998, 70).
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Il presidente Thomas S. Monson ha raccontato una storia che illustra le benedizioni che derivano dall’evitare la contesa. Dopo aver letto 3 Nefi 11:28–30 ha detto:
“Lasciatemi concludere con un racconto su due uomini che sono degli eroi per me. I loro gesti di coraggio non furono fatti per una nazione, ma piuttosto in una pacifica valle dello Utah conosciuta come Midway.
Molti anni fa Roy Kohler e Grant Remund lavorarono insieme in seno alla Chiesa. Erano molto amici. Erano agricoltori e lattai. Sorse poi un’incomprensione che creò in qualche modo una spaccatura tra loro.
In seguito, quando Roy Kohler si ammalò gravemente di cancro e gli rimaneva poco tempo da vivere, io e mia moglie Frances andammo a trovarlo e gli diedi una benedizione. Quando dopo ci mettemmo a parlare, fratello Kohler disse: ‘Lascia che ti narri una delle esperienze più care che abbia fatto nella vita’. Mi raccontò dell’incomprensione tra lui e Grant Remund e il conseguente allontanamento. Il suo commento fu: ‘Eravamo in rotta l’un con l’altro’.
‘Poi’, continuò Roy, ‘avevo appena messo via il fieno per l’inverno, quando una notte, come risultato di una combustione spontanea, il fieno prese fuoco, bruciando il fienile e tutto ciò che c’era dentro fino al suolo. Ero devastato’, disse Roy. ‘Non sapevo cosa avrei fatto. La notte era scura, eccetto che per la brace che si spegneva. Vidi allora venire verso di me dalla strada, dalla direzione della tenuta di Grant Remund, le luci dei trattori e dei mezzi pesanti. Quando la ‘squadra di soccorso’ girò sulla nostra strada e mi incontrò mentre ero in lacrime, Grant disse: ‘Roy, hai un bel po’ di lavoro da sistemare qui. Io e i miei uomini siamo qui. Diamoci da fare’. Insieme si misero a lavorare. Sparì per sempre il cuneo nascosto che li aveva separati per un breve periodo. Lavorarono per tutta la notte e il giorno dopo, insieme con molte altre persone della comunità che si unirono a loro.
Roy Kohler è morto e Grant Remund sta invecchiando. I loro figli hanno lavorato insieme nello stesso vescovato. Faccio veramente tesoro dell’amicizia di queste due meravigliose famiglie” (Conference Report, aprile 2002, 22; oppure Liahona, luglio 2002, 22).
3 Nefi 11:28–40. Gesù parlo della Sua dottrina
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L’espressione “la mia dottrina” si può trovare otto volte nei versetti da 28 a 40 di 3 Nefi 11. Il Signore descrisse la Sua dottrina come pentimento e battesimo. Con un linguaggio simile, in 2 Nefi 31, Nefi si soffermò a lungo a descrivere quella che egli chiamò “la dottrina di Cristo”. Nefi, nel suo elenco di dottrine di Cristo, incluse fede, pentimento, battesimo, Spirito Santo, studio delle Scritture e perseverare fino alla fine. In seguito, durante la Sua visita alle genti del Libro di Mormon, il Signore ripeté quegli stessi principi (vedere 3 Nefi 27) e li definì “il mio Vangelo”. Questi principi ci rammentano Articoli di Fede 1:4: “Noi crediamo che i primi principi e le prime ordinanze del Vangelo sono: primo, la fede nel Signore Gesù Cristo; secondo, il pentimento; terzo, il battesimo per immersione per la remissione dei peccati; quarto, l’imposizione delle mani per il dono dello Spirito Santo”.
Punti su cui riflettere
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Perché la completa oscurità è un segno e un simbolo appropriato della morte del Salvatore?
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In che modo il Signore ha cercato di radunarti nel Suo gregge?
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Come si ottiene “un cuore spezzato” e “uno spirito contrito”? (3 Nefi 9:20).
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Qual è la differenza tra “lo spirito di contesa” (3 Nefi 11:29) e una discussione per risolvere un disaccordo? Come si può non essere d’accordo senza diventare litigiosi?
Compiti suggeriti
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Solo a coloro che avevano ricevuto i profeti fu risparmiata la distruzione alla venuta del Signore. Prepara un elenco di istruzioni impartite alle sessioni di una recente conferenza generale dal profeta e dai membri del Quorum dei Dodici Apostoli. Programma in che modo li applicherai nella vita.
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Sia Nefi che Samuele il Lamanita profetizzarono in modo specifico le devastazioni che sarebbero avvenute in America poco dopo la morte di Gesù Cristo a Gerusalemme. Confronta le profezie contenute in 2 Nefi 26:3–9 e in Helaman 14:20–27 con il loro adempimento in 3 Nefi 8:5–23.
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Davvero poche persone in tutta la storia del mondo hanno udito direttamente la voce di Dio Padre. Fai uno schema per confrontare le parole del Padre Celeste quando ha parlato al battesimo di Gesù Cristo (vedere Matteo 3:17; Marco 1:11; Luca 3:22); sul Monte della Trasfigurazione (vedere Matteo 17:5; Marco 9:7; Luca 9:35); ai Nefiti (3 Nefi 11:7); e al profeta Joseph Smith (Joseph Smith—Storia 1:17). Descrivi il significato di ogni dichiarazione.