Capitolo 33
Alma 43–51
Introduzione
Contese, dissensi e guerre misero in pericolo la sopravvivenza della nazione nefita. I Lamaniti, tuttavia, non erano l’unica fonte del conflitto. I Nefiti dissidenti e avidi di potere causarono molti gravi problemi. I Nefiti vinsero i loro nemici esercitando fede in Gesù Cristo e seguendo i Suoi profeti, come pure altri capi militari che erano giusti.
Confronta le ragioni e le intenzioni del comandante Moroni con quelle di Amalichia. Il profeta Mormon scrisse del comandante Moroni: “Se tutti gli uomini fossero stati, fossero ora o saranno mai in futuro simili a Moroni, ecco, i poteri stessi dell’inferno sarebbero stati scossi per sempre; sì, il diavolo non avrebbe mai potere sul cuore dei figlioli degli uomini” (Alma 48:17). Come Moroni anche tu puoi rimanere “fermo nella fede in Cristo” (Alma 48:13) anche nelle situazioni difficili.
Commentario
Alma 43:2–3. “Le guerre tra i Nefiti e i Lamaniti”
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A questo punto del libro di Alma, i capitoli da 43 a 62, Mormon avvisa il lettore che fa “ritorno al racconto delle guerre” (Alma 43:3). Certe persone si chiedono perché il Libro di Mormon contenga tante informazioni sulla guerra. Il presidente Ezra Taft Benson (1899–1994) dichiarò che “dal Libro di Mormon apprendiamo come vivono i discepoli di Cristo nei periodi di guerra” (Conference Report, ottobre 1986, 5; oppure La Stella, gennaio 1987, 4).
Poiché Mormon vide i nostri giorni e sapeva che saremmo vissuti in tempi di “guerre e di rumori di guerra” (DeA 45:26; vedere anche Apocalisse 9), egli incluse anche come vivere rettamente in questi periodi. Molti Santi degli Ultimi Giorni sono stati e saranno coinvolti in conflitti militari. Presta attenzione ai principi evangelici che Mormon include in questi capitoli sulla guerra. Mormon rivelò le tremende sofferenze causate dal conflitto e spiegò anche perché la guerra può essere necessaria in difesa della vita e della libertà. Sia Mormon che i profeti moderni hanno descritto le circostanze in cui la guerra è giustificata (vedere il commentario per Alma 43:45–47 a pagina 256 e per Alma 51:13 a pagina 261).
Il presidente Gordon B. Hinckley (1910–2008) parlò del dolore divino che accompagna tali eventi, anche quando le guerre sono giustificate: “Io credo che il nostro Padre Celeste abbia pianto nel guardare i Suoi figli che nel corso dei secoli hanno dissipato il loro diritto di nascita distruggendosi crudelmente a vicenda” (Conference Report, aprile 2003, 82; oppure Liahona, maggio 2003, 79). I Nefiti e il comandante Moroni mostrarono il giusto atteggiamento nei confronti della guerra e dello spargimento di sangue (vedere il commentario per Alma 43:54; 44:1–2; 48:11, 22–23 a pagina 257).
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Ai tempi della seconda guerra mondiale la Prima Presidenza emanò la seguente dichiarazione, chiarendo la posizione della Chiesa sulla guerra:
“I membri della Chiesa devono obbedienza al loro governo e devono rendere servizio leale quando sono chiamati a farlo. [Ciò include il servizio militare]. Ma la Chiesa in quanto tale non ha alcuna responsabilità rispetto a tali scelte (se non) invitare i propri fedeli ad essere strenuamente fedeli al proprio Paese e a liberare le istituzioni come richiede il più nobile patriottismo…
C’è un obbligo da parte di ogni cittadino o suddito nei confronti dello stato. Quest’obbligo è espresso in quell’Articolo di Fede che dichiara:
‘Noi crediamo di dover essere soggetti ai re, ai presidenti, ai governanti ed ai magistrati, di dover obbedire onorare e sostenere le leggi’…
Obbedienti a questi principi, i membri della Chiesa si sono sempre sentiti in obbligo di andare in difesa del loro paese quando è stata fatta una chiamata alle armi…
Di conseguenza la chiesa è e deve essere contro la guerra… Non può considerare la guerra con un mezzo giusto per risolvere le dispute internazionali; queste dovrebbero e potrebbero essere sistemate – con il consenso delle nazioni – attraverso negoziati e rettifiche pacifici.
Ma i membri della Chiesa sono cittadini o sudditi di governi sui quali la Chiesa non ha alcun controllo…
Pertanto, quando le leggi costituzionali, nell’osservanza di questi principi, richiedono l’arruolamento nelle forze armate dei membri della Chiesa dei paesi ai quali essi sono tenuti ad essere fedeli, è il più alto dovere civico di questi cittadini rispondere a tale chiamata. Se in risposta a questa chiamata e obbedendo agli ordini impartiti da chi sta sopra di loro, essi tolgono la vita a qualcuno che combatte contro di loro, questo non fa di loro degli assassini” (Heber J. Grant, J. Reuben Clark Jr. e David O. McKay, Conference Report, aprile 1942, 92–94; citato anche da Boyd K. Packer, Conference Report, aprile 1968, 34–35).
Alma 43:4–8. I dissidenti Nefiti nominati comandanti in capo degli eserciti lamaniti
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Gli Zoramiti una volta appartenevano alla nazione nefita. Tuttavia, a causa dell’orgoglio, “gli Zoramiti diventarono Lamaniti” (Alma 43:4). Prima della loro diserzione, i capi nefiti temevano giustamente che gli Zoramiti potessero fare alleanza con i Lamaniti, mettendo così a rischio la nazione nefita (vedere Alma 31:4). Per poter prevenire questa diserzione di massa, Alma guidò una missione per recuperare gli Zoramiti, molti dei quali avevano già abbandonato la vera fede. Anche se alcuni Zoramiti furono riportati alla fede, la maggior parte di loro erano adirati e “cominciarono a mescolarsi ai Lamaniti e ad aizzare anch’essi all’ira” in preparazione alla guerra (Alma 35:10–11). I capi bellici dei Lamaniti nominarono gli Zoramiti e i Lamaniti più assetati di sangue come comandanti in capo nel tentativo di guadagnare vantaggio sui Nefiti.
“Come prima mossa contro i Nefiti, gli Zoramiti… invitarono le orde lamanite a spostarsi e a occupare il loro paese (Alma 43:5). Alla loro testa andò il comandante in capo lamanita, l’amalechita Zerahemna. Gli Amalechiti erano dissidenti nefiti di un periodo precedente e, come la maggior parte dei dissidenti, erano più accaniti nei confronti dei Nefiti e ‘avevano in se stessi una disposizione più malvagia e sanguinaria dei Lamaniti’ (Alma 43:6). Zerahemna aveva fatto in modo che tutte le posizioni chiave nell’esercito andassero agli Amalechiti come lui o a degli Zoramiti altrettanto feroci (Alma 43:6)” (Hugh Nibley, Since Cumorah, 2a ed. [1988], 296).
Alma 43:13–14. Numericamente inferiori e costretti a difendersi dai loro nemici
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Il numero dei dissidenti nefiti che diventarono Lamaniti era quasi come il numero dei Nefiti che rimasero fedeli (vedere Alma 43:14). Questo vasto numero, unito agli eserciti lamaniti, mise i Nefiti in serio svantaggio numerico (vedere Alma 43:51; vedere anche Mosia 25:3; Alma 2:27, 35). Tuttavia, facendo affidamento sulla loro fede, i Nefiti confidavano che Dio li avrebbe rafforzati durante le battaglie contro chi aveva un vantaggio schiacciante, proprio come fece per l’esercito di Gedeone (vedere Giudici 7–9), Eliseo (vedere 2 Re 6:15–23), Re Beniamino (vedere Parole di Mormon 1:14), e Alma (vedere Alma 2:27–35).
Alma 43:15–54. Il comandante Moroni usò fede e strategia per difendere i Nefiti
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Durante il suo servizio come comandante in capo, Moroni fece affidamento sulle sue forze e sul potere del Signore per difendere i Nefiti. Alma 43 è un esempio di come il comandante Moroni mescolò il suo senno con la sua obbedienza al consiglio di Dio. Egli preparò ogni soldato con una migliorata armatura militare (vedere i versetti 19–21), e cercò il consiglio del profeta prima di entrare in battaglia (vedere i versetti 23–24).
“La campagna lamanita era diretta da ufficiali amalechiti e zoramiti, la cui conoscenza dei segreti e dei metodi militari nefiti avrebbe dato un enorme vantaggio nei confronti di qualsiasi comandante, tranne Moroni. Proprio all’inizio la sua previdenza li privò del loro primo e logico obiettivo – la terra di Gershon che era di confine (Alma 43:22). Egli aveva posto là le sue maggiori difese, ma quando i messaggeri tornarono dopo aver consultato il profeta, egli venne a sapere che i Lamaniti progettavano di coglierli di sorpresa dirigendosi verso la terra di Manti, meno accessibile ma più debole, dove erano inattesi. Immediatamente Moroni trasferì la parte più grossa del suo esercito a Manti e preparò il popolo in quel luogo (Alma 43:25–26).
Informato di ogni mossa lamanita dalle sue spie, Moroni riuscì a preparare una trappola per il nemico, cogliendolo impreparato mentre guadava il fiume Sidon (Alma 43:28–35)” (Hugh Nibley, Since Cumorah, 297–298).
Il comandante Moroni si aspettava le benedizioni del Signore perché aveva fatto del suo meglio. Egli era forse la mente militare più brillante del suo tempo, eppure dimostrò umiltà seguendo il consiglio del profeta. Questo rese il comandante Moroni uno strumento possente nelle mani di Dio.
Alma 43:18–22, 37–38. Che armatura abbiamo oggi a proteggerci?
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Il comandante Moroni fornì il suo esercito di un’armatura, e questo fu significativo nella battaglia contro i loro nemici (vedere Alma 43:37–38). Il presidente Harold B. Lee (1899–1973) spiegò un modo in cui possiamo applicare questi versetti alla nostra vita oggi:
“Abbiamo le quattro parti del corpo che l’apostolo Paolo disse essere le più vulnerabili ai poteri delle tenebre. I lombi, che sono simbolo di virtù e castità. Il cuore che simboleggia la nostra condotta. I piedi, che sono i nostri obiettivi nella vita e infine la testa, i nostri pensieri…
Dovremmo avere i lombi cinti di verità. Cos’è la verità? La verità, il Signore disse, era la conoscenza delle cose come sono, e come furono, e come devono avvenire [DeA 93:24]… ‘Avendo presa la verità a cintura dei fianchi’, disse il profeta.
E il cuore, che tipo di corazza proteggerà la nostra condotta nella vita? Dovremo avere sul cuore una corazza di giustizia. Ebbene, avendo conosciuto la verità abbiamo un metro di misura con cui possiamo giudicare ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, quindi la nostra condotta sarà sempre giudicata da ciò che sappiamo essere vero. La corazza che coprirà la nostra condotta sarà la corazza della giustizia.
Con che cosa proteggeremo i nostri piedi, o in che modo giudicheremo i nostri obiettivi nella vita?… ‘Calzati i piedi della prontezza che dà l’Evangelo della pace’ (Efesini 6:15)…
E infine l’elmo della salvezza… Che cos’è la salvezza? Salvezza è essere salvati. Salvati da cosa? Salvati dalla morte e dal peccato…
Ecco l’apostolo Paolo… che ha armato il suo uomo che tiene in una mano uno scudo e nell’altra una spada, che erano le armi di quei tempi. Quello scudo era lo scudo della fede e la spada era la spada dello Spirito che è la Parola di Dio. Non posso pensare a delle armi più possenti della fede e della conoscenza delle Scritture in cui è contenuta la Parola di Dio. Una persona con una tale armatura e preparata con queste armi è pronta ad andare contro il nemico” (Feet Shod with the Preparation of the Gospel of Peace, Brigham Young University Speeches of the Year [nov. 9, 1954], 2–3, 6–7; vedere anche Efesini 6:13–17; DeA 27:15–18).
Alma 43:23–25. Obbedire al profeta porta delle benedizioni
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Il desiderio del comandante Moroni di cercare e seguire il consiglio del profeta lo portò a molte vittorie. Anche oggi le battaglie della vita possono essere vinte seguendo il profeta.
Il presidente Spencer W. Kimball (1895–1985) enfatizzò perché abbiamo bisogno di seguire i profeti: “Ascoltiamo coloro che noi sosteniamo come profeti e veggenti oltre ad ascoltare gli altri fratelli, come se la nostra vita dipendesse da ciò; in effetti è così!” (Conference Report, aprile 1978, 117; oppure La Stella, ottobre 1978, 141).
Alma 43:45–47. “Fino allo spargimento di sangue”
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La vita umana è sacra. Togliere una vita innocente è “un’abominazione agli occhi del Signore” (Alma 39:5). Tuttavia una persona può essere giustificata nel togliere la vita di un’altro quando difende se stesso, la sua famiglia, la libertà, la religione o la patria. Il presidente Gordon B. Hinckley aiutò a chiarire il concetto di guerra e spargimento di sangue:
“Quando la guerra infuriò tra i Nefiti e i Lamaniti, gli annali dicono che ‘i Nefiti erano ispirati da una migliore causa, poiché non combattevano per… il potere, ma combattevano per le loro case e le loro libertà, le loro mogli e i loro figli, per tutto quanto possedevano, sì, per i loro riti di culto e la loro chiesa.
E facevano ciò che sentivano essere il dovere che avevano verso il loro Dio’ (Alma 43:45–46).
Il Signore consigliò ai Nefiti: ‘Difenderete le vostre famiglie fino allo spargimento di sangue’ (Alma 43:47)…
Da questi e altri scritti, è chiaro che vi sono momenti e circostanze in cui le nazioni sono giustificate, anzi hanno l’obbligo di lottare per le loro famiglie, per la libertà e contro la tirannia, la minaccia e l’oppressione…
Inoltre, siamo un popolo che ama la libertà, impegnato nella difesa della libertà ovunque essa sia in pericolo. Io credo che Dio non riterrà responsabili gli uomini e le donne in divisa quali rappresentanti del loro governo nel portare avanti ciò che sono obbligati a fare per legge. Può anche essere che Egli ci riterrà responsabili se cerchiamo di impedire o intralciare la strada di coloro che sono coinvolti nella contesa con le forze del male e della repressione” (Conference Report, aprile 2003, 83–84; oppure Liahona, maggio 2003, 80).
Alma 43:54; 44:1–2; 48:11, 22–23. Moroni “non prendeva diletto a versare il sangue”
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Il comandante Moroni “non prendeva diletto a versare il sangue” (Alma 48:11) anche se era giustificato nel togliere la vita di un’altra persona mentre difendeva il suo paese. Egli si batté con riluttanza con i Lamaniti per molti anni (vedere Alma 48:22). Quando combatteva, egli manteneva la carità per tutti, inclusi quelli che stavano dalla parte opposta. Gli annali riportano che il comandante Moroni fermò la battaglia in più di un’occasione per risparmiare quante più vite fosse possibile (vedere Alma 43:54–44:1–2; 55:19). Con riluttanza i Nefiti toglievano la vita ed erano dispiaciuti di essere il mezzo per cui i “loro fratelli [venivano mandati] fuori da questo mondo… impreparati a incontrare il loro Dio” (Alma 48:23). Il comandante Moroni credeva fermamente che coloro che osservavano le loro alleanze con Dio e incontravano la morte, sarebbero stati “redent[i] dal Signore Gesù Cristo” e avrebbero lasciato “questo mondo con allegrezza” (Alma 46:39).
Alcuni lettori potrebbero chiedersi come un uomo preoccupato di mantenere le alleanze del Signore potesse essere così impegnato nelle questioni militari. Questo può essere il motivo per cui Mormon scrisse che Moroni “non prendeva diletto a versare il sangue” e che gli era stato insegnato “a non levare mai la spada eccetto che contro un nemico, ed eccetto che per difendere la loro vita” (Alma 48:11, 14).
Alma 45 Inserto. “Il racconto del popolo di Nefi”
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L’inserto prima del riassunto di Alma 45 fa parte degli annali originali (per avere una spiegazione più dettagliata, vedere il commentario per il primo libro di Nefi: il suo regno e ministero a pagina 11). La frase “Comprende i capitoli dal 45 al 62 incluso” fu aggiunta quando il Libro di Mormon fu pubblicato suddiviso in capitoli nell’edizione del 1879.
Alma 45:17–19. Alma partì e “non si udì più parlare di lui”
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L’anziano Bruce R. McConkie (1915–1985), del Quorum dei Dodici Apostoli, spiegò che la frase “rapito dallo Spirito, ossia sepolto dalla mano del Signore” (Alma 45:19) suggerisce che Alma fu traslato: “Mosè, Elia e Alma il Giovane furono traslati. Il resoconto dell’Antico Testamento secondo cui Mosè fu sepolto dalla mano dell’Eterno in una tomba sconosciuta è un errore. (Deuteronomio 34:5–7). È vero che può essere stato ‘sepolto dalla mano del Signore’ se tale espressione è un modo di parlare figurato che significa che fu traslato. Ma il resoconto del Libro di Mormon, quando riferisce che Alma ‘fu rapito dallo Spirito’, afferma che ‘le Scritture dicono che il Signore prese a Sé Mosè; e noi supponiamo che egli abbia ricevuto a Sé anche Alma nello spirito’ (Alma 45:18–19). Va ricordato che i Nefiti avevano le tavole di bronzo, che erano le ‘Scritture’ che davano il resoconto di Mosè rapito per traslazione. Per quanto riguarda Elia, il resoconto del modo in cui fu preso in ‘un carro di fuoco e… salì al cielo in un turbine’ è maestosamente illustrato nell’Antico Testamento (2 Re 2)” (Mormon Doctrine, 2a ed. [1966], 805).
Alma 46–50. Il contrasto tra i dirigenti malvagi e quelli giusti
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Mormon espose chiaramente le differenze sostanziali tra Amalichia e il comandante Moroni (vedere Alma 48:7: 49:25–28). Amalichia voleva “distruggere le fondamenta della libertà che Dio aveva accordato” ai Nefiti, e il comandante Moroni voleva preservarle (Alma 46:10).
Gli uomini malvagi come Amalichia che si prendono a forza il potere possono prosperare per una stagione secondo gli standard del mondo, ma alla fine portano la rovina su loro stessi e i loro seguaci. Al contrario, i dirigenti come il comandante Moroni ispirano il popolo con desideri nobili che alla fine soggiogano i disegni malvagi. Il seguente schema mette a confronto Moroni e Amalichia:
Comandante Moroni
Amalichia
Era stato nominato “dall’opinione del popolo” e dai giudici supremi come comandante in capo degli eserciti (Alma 46:34; vedere anche 43:16).
Aveva ottenuto il potere con la frode e con l’inganno (vedere Alma 47:1–35; 48:7).
Chiamò a raccolta il popolo per giusti scopi e insegnò a essere fedeli a Dio e alle alleanze (vedere Alma 46:12–21; 48:7).
Incitò il popolo con l’odio e la propaganda (vedere Alma 48:1–3).
Gioiva nella libertà del suo paese e del popolo (vedere Alma 48:11).
Cercò di distruggere la libertà del popolo (vedere Alma 46:10).
Amava i suoi fratelli e lavorava “strenuamente per il bene e la sicurezza del suo popolo” (Alma 48:12).
“Non si curava del sangue del suo popolo” e lavorava per promuovere il suo interesse (Alma 49:10)
Un uomo governato da principi di rettitudine che insegnò ai Nefiti a non levare mai la spada, se non per difendere la propria famiglia, la propria vita o la propria libertà (vedere Alma 48:10, 14).
Un uomo governato dalla passione che insegnò al popolo a conquistare con aggressività e a fare giuramenti di distruzione (vedere Alma 49:13, 26–27).
Cercava umilmente l’aiuto di Dio per preservare la vita (vedere Alma 48:16).
Maledisse Dio e giurò di uccidere (vedere Alma 49:27).
Lavorava per porre fine alle contese e ai dissensi (vedere Alma 51:16).
Lavorava per creare contese e dissensi (vedere Alma 46:6, 10).
Alma 46:12–15, 36. Il motto della libertà
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Incoraggiare gli altri per una giusta causa richiede coraggio. Il presidente Ezra Taft Benson insegnò spesso l’importanza delle azioni del comandante Moroni nell’innalzare il motto della libertà. Egli spesso sottolineò la necessità di essere cittadini attivi e di promuovere la libertà: “Migliorate la vostra comunità mediante la vostra attiva partecipazione e il lodevole servizio. Ricordate che nell’assolvimento delle vostre responsabilità ‘l’unica cosa necessaria per il trionfo del male è che gli uomini buoni non facciano nulla’ (Edmund Burke)… Fate qualcosa di utile in difesa della libertà che Dio ci ha dato” (Conference Report, aprile 1988, 58; oppure La Stella, luglio 1988, 47).
Il presidente Benson inoltre insegnò:
“In quel sacro volume di Scritture, il Libro di Mormon, notiamo la lotta grande e prolungata per la libertà. Notiamo anche l’autocompiacimento del popolo e la sua volontà frequente a rinunciare alla libertà per la promessa di un aspirante capo che si prendesse cura di loro…
Moroni, come i profeti le cui parole sono scritte nel Libro di Mormon, parlò dell’America come di una terra scelta – una terra di libertà. Egli condusse il popolo in battaglia, coloro che erano disponibili a lottare per “mantenere la loro libertà’.
E gli annali dicono ‘che fece sì che il motto della libertà fosse issato su ogni torre che era in tutto il paese… e così, Moroni piantò lo stendardo della libertà fra i Nefiti’ [Alma 46:36].
Questo è ciò di cui abbiamo bisogno oggi – di piantare lo stendardo della libertà tra il nostro popolo in tutta l’America.
Mentre questo avvenimento avvenne intorno al 70 a.C., la lotta andò avanti per i mille anni coperti dai sacri annali del Libro di Mormon. Infatti la lotta per la libertà è continua; ed è con noi oggi in senso molto reale” (Conference Report, ottobre 1962, 14–15).
Alma 46:23–27. La profezia del mantello di Giuseppe
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Il mantello strappato di Moroni – il motto della libertà – serviva a ricordare il rimanente del mantello di Giuseppe d’Egitto che era stato preservato. Moroni dichiarò che i Nefiti erano un rimanente della posterità di Giuseppe e avrebbero continuato ad essere preservati solo finché avessero servito Dio (vedere Alma 46:22–24). Il presidente Joseph Fielding Smith (1876–1972) commentò il simbolismo e la profezia, che si sta adempiendo ai nostri giorni, riguardanti la parte del mantello di Giuseppe che fu preservata:
“Ci è stato detto che c’era una profezia nella distruzione del mantello di molti colori indossato di Giuseppe. Un lembo di esso fu preservato, e Giacobbe, prima di morire, profetizzò che come un residuo del mantello era stato preservato, così anche un residuo della posterità di Giuseppe sarebbe stato preservato [vedere Alma 46:24].
Quel residuo che ora si trova tra i Lamaniti alla fine prenderà parte alle benedizioni del Vangelo. Si uniranno con il residuo che viene radunato da tutte le nazioni e saranno benedetti dal Signore per sempre” (The Way to Perfection [1970], 121).
Alma 47:36. Discordie e contese
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Il Libro di Mormon ammonisce ripetutamente che coloro che appartengono alla Chiesa e poi “dissentono” induriscono il loro cuore e sono inclini a dimenticare “interamente il Signore loro Dio” (Alma 47:36).
L’anziano Neal A. Maxwell (1926–2004), del Quorum dei Dodici Apostoli, ha ammonito che gli stessi problemi esistono oggi quando i dissidenti diventano critici nei confronti della Chiesa a motivo del loro orgoglio: “Vi sono dissidenti che lasciano la Chiesa, formalmente o informalmente, ma che non riescono a lasciarla perdere. Normalmente ansiosi di compiacere il mondo, sono critici o per nulla accondiscendenti nei confronti dei Fratelli. Non solo cercano di raddrizzare l’arca, ma a volte le danno un bello spintone! Avendo spesso ricevuto le stesse vere dottrine dei fedeli, tuttavia si sono mossi nella direzione del dissenso (vedere Alma 47:36). Hanno lo spirito indurito fino a diventare arrogante (vedere Daniele 5:20)” (Men and Women of Christ [1991], 4).
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L’anziano Russell M. Nelson, del Quorum dei Dodici Apostoli, ha descritto le conseguenze delle contese e dei dissensi:
“‘Colui che ha lo spirito di contesa non è mio, ma è del diavolo [dice il Signore]… (3 Nefi 11:29–30)…
In tutto il mondo i santi del Signore… hanno imparato che la via del dissenso conduce a pericoli reali. Il Libro di Mormon contiene questo ammonimento:
‘… Non molto dopo essersi separati, divennero più induriti e impenitenti, più selvaggi, malvagi e feroci… cedendo all’indolenza e ad ogni sorta di lascivia; sì, dimenticando interamente il Signore loro Dio’ (Alma 47:36).
Quanto può dividere la forza del dissenso! Piccoli atti possono condurre a gravose conseguenze. A prescindere dalla sua posizione o situazione, nessuno può ritenersi immune dalle terribili conseguenze della contesa…
La contesa favorisce le divisioni” (Conference Report, aprile 1989, 86–88; oppure La Stella, luglio 1989, 61, 63).
Alma 48:1–10. Prendere posizione in favore dei principi cristiani
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Talvolta i veri seguaci di Cristo devono ergersi, come fece il popolo di Moroni, in difesa della “loro libertà, le loro terre, le loro mogli, i loro figli e la loro pace” (Alma 48:10). Moroni era deciso ad aiutare il suo popolo a “mantenere quella che dai loro nemici era chiamata la causa dei Cristiani” (Alma 48:10).
Con l’ondata di malvagità che c’è nel mondo oggi, il presidente Gordon B. Hinckley ha sostenuto che “ci sono delle volte in cui dobbiamo difendere la giustizia e la decenza, la libertà e la civilizzazione, proprio come Moroni radunava il suo popolo ai suoi tempi per difendere le mogli, i figli e la causa della libertà (vedere Alma 48:10)” (Conference Report, ottobre 2001, 88; oppure Liahona, gennaio 2002, 84).
Alma 48:19. “Non erano meno utili”
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Che cosa significa che Helaman [e i suoi fratelli] “non erano meno utili”? Il presidente Howard W. Hunter (1907–1995) insegnò che tutto il servizio reso rettamente è ugualmente accettevole a Dio anche se non tutti servono in chiamate importanti:
“Anche se Helaman non era così in vista o importante come Moroni, era altrettanto utile…
Non tutti noi saremo come Moroni, raccogliendo il consenso dei colleghi tutto il giorno tutti i giorni. Noi saremo nella maggior parte dei casi persone tranquille, relativamente sconosciute, che svolgono il loro lavoro senza tante fanfare. A coloro fra voi che possono sentirsi soli, spaventati o poco spettacolari, io vi dico: non siete “meno utili” dei vostri colleghi più spettacolari. Anche voi fate parte dell’esercito di Dio.
Considerate, per esempio, il profondo servizio che rende una madre o un padre nel quieto anonimato di una degna casa di Santi degli Ultimi Giorni. Pensate agli insegnanti di Dottrina evangelica e alle dirigenti della musica della Primaria e ai responsabili degli Scout e alle insegnanti visitatrici che servono e benedicono milioni di persone ma i cui nomi non saranno mai applauditi pubblicamente o raccontati dai media nazionali.
Decine di migliaia di persone non viste rendono possibili le nostre opportunità e la nostra felicità ogni giorno. Come dichiarano le Scritture, essi non sono “meno utili” di coloro la cui vita è sulle prime pagine dei giornali.
Le luci della ribalta della storia e l’attenzione contemporanea troppo spesso si focalizzano sul singolo piuttosto che sui molti” (“No Less Serviceable”, Ensign, aprile 1992, 64).
Alma 49–50. La fortificazione delle città nefite
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L’ispirazione e la previdenza di Moroni nel fortificare le città si dimostrò un punto di svolta nella guerra. Migliaia di Nefiti furono preservati perché le città erano preparate. Possiamo applicare questa lezione fortificando la nostra vita con pensieri e azioni rette al fine di resistere agli attacchi del male o ai “dardi feroci dell’avversario” (1 Nefi 15:24; vedere anche Helaman 5:12). Il Signore ha promesso che se noi Lo cerchiamo umilmente, allora Egli ci mostrerà le nostre debolezze e farà “in modo che le cose deboli divengano forti” (Ether 12:27). Il seguente schema elenca alcuni esempi di come le fortificazioni nefite possono applicarsi a noi:
Come furono fortificati i Nefiti
Come possiamo fortificarci
Le fortificazioni deboli furono rafforzate (vedere Alma 48:9).
Dobbiamo rafforzare i nostri punti deboli.
I Nefiti si prepararono contro il nemico in un modo mai visto prima (vedere Alma 49:8).
Dobbiamo prepararci come mai prima a resistere agli inganni del diavolo.
I Nefiti resero le città più deboli delle roccaforti (vedere Alma 49:14).
Se ci volgiamo a Cristo, Egli può trasformare le cose deboli in forti per noi (vedere Ether 12:27).
I Nefiti riuscirono a sopraffare i loro nemici (vedere Alma 49:23).
Se siamo fedeli e confidiamo nel Signore, Egli ci darà la forza di sopraffare i nostri nemici.
Dopo alcune vittorie nefite, non smisero di fare preparativi (Alma 50:1).
Quando superiamo con successo una prova o una tentazione, non dobbiamo abbassare la guardia, ma continuare a perseverare e a vegliare e a pregare sempre per non essere sopraffatti (vedere Alma 13:28).
I Nefiti costruirono delle torri di sicurezza per vedere il nemico da lontano (vedere Alma 50:4).
Se facciamo affidamento sui profeti, che sono delle moderne sentinelle sulla terre e vedono lontano, saremo meglio preparati per il futuro.
Alma 51:13. Prendere le armi a difesa del proprio paese
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Come cittadini siamo soggetti alle leggi del governo del nostro paese. L’anziano Russell M. Nelson ha dato il seguente consiglio quando ci troviamo davanti al dovere di prendere le armi per difendere il nostro paese:
“Gli uomini sono realmente fratelli, in quanto Dio è realmente loro Padre. Ciò nonostante, le Scritture sono piene di storie di litigi e combattimenti. Esse condannano con veemenza le guerre e le aggressioni, ma convengono che i cittadini sono tenuti a difendere la propria famiglia e la propria liberta [vedere Alma 43:45–47; 46:11–12, 19–20; 48:11–16]… I membri di questa Chiesa saranno chiamati a svolgere il servizio militare per molte nazioni. ‘Noi crediamo che i governi furono istituiti da Dio per il beneficio dell’uomo, e che egli considera gli uomini responsabili dei loro atti relativi ad essi, sia nel fare le leggi che nell’amministrarle per il bene e la sicurezza della società’ [DeA 134:1].
Durante la Seconda Guerra Mondiale, quando i membri della Chiesa furono costretti a combattere su fronti opposti, la Prima Presidenza dichiarò che ‘lo Stato è responsabile dell’ordine civile tra i suoi cittadini, del loro benessere e delle scelte politiche, sia in patria che all’estero… [Ma] la Chiesa in quanto tale non ha alcuna responsabilità rispetto a tali scelte (se non) invitare i propri fedeli ad essere strenuamente fedeli al proprio Paese’ [James R. Clark, comp., Messages of the First Presidency of The Church of Jesus Christ of Latter-day Saints, 6 voll. (1965–75), 6:155–56]” (Conference Report, ottobre 2002, 42; oppure Liahona, novembre 2002, 40).
Punti su cui riflettere
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Che cosa inseriresti in un elenco delle fortificazioni spirituali più importanti di cui hai bisogno per stare al sicuro dal nemico che cerca di distruggerti?
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In che modo i soldati Santi degli Ultimi Giorni possono servire come il comandante Moroni in tempo di guerra?
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Che effetto può avere un valido leader su un paese, stato, comunità o famiglia?
Compiti suggeriti
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Poiché non tutti saremo in vista come Moroni, descrivi il servizio prezioso che è reso dalle madri e dai padri. Inoltre, descrivi l’importanza di un insegnante della Scuola Domenicale, di una direttrice della musica della Primaria, di un responsabile degli Scout, di un’insegnante visitatrice della Società di Soccorso, o di una chiamata nella Chiesa di tua scelta.
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Metti per iscritto alcune delle aree deboli della tua vita e i tuoi piani per “fortificarle” contro la malvagità.