La famiglia del profeta Joseph Smith
«I miei pensieri si soffermano sullo straordinario contributo dato dalla famiglia di Joseph Smith sr. e Lucy Mack Smith alla restaurazione della pienezza del vangelo di Gesù Cristo».
Il 4 agosto di quest’anno a Nauvoo, nell’Illinois, è accaduto un fatto piuttosto semplice, ma molto importante. Dopo molti mesi di diligente preparazione i discendenti di Joseph Smith sr. e Lucy Mack Smith hanno restaurato e dedicato il cimitero della famiglia Smith, aprendolo al pubblico.
Mentre assistevo ai servizi dedicatori, i miei pensieri si soffermavano sullo straordinario contributo dato dalla famiglia di Joseph Smith sr. e Lucy Mack Smith alla restaurazione della pienezza del vangelo di Gesù Cristo. Pensavo in particolare al Profeta, a suo fratello Hyrum e ai loro genitori.
Credo che la sepoltura degli Smith debba rivestire molta importanza per ogni membro della Chiesa. Vogliamo che tutti coloro che sono sepolti in quel luogo si levino il giorno della risurrezione in uno stupendo giardino. In un discorso funebre il Profeta disse:
«Vi dirò ciò che desidero: se domani fossi chiamato a giacere in quella tomba, lasciate che il mattino della risurrezione io stringa la mano di mio padre e gridi: ‹Padre mio›, e che egli dica: ‹Figlio, figlio mio›, non appena la terra si aprirà, prima ancora di uscire dalle nostre tombe…
E quando la voce inviterà i morti a levarsi, e supponendo che io giaccia a fianco di mio padre, quale sarebbe la prima gioia del mio cuore? Incontrare mio padre, mia madre, mio fratello, mia sorella; e quando fossero accanto a me, abbraccerei loro, ed essi me» (History of the Church, 5:361–362).
Ogni persona che ha una testimonianza del vangelo di Gesù Cristo deve amare ed apprezzare Joseph Smith jr., poiché egli è: «il Profeta e il Veggente del Signore, [che] ha fatto più, ad eccezione del solo Gesù, per la salvezza degli uomini in questo mondo di qualsiasi altro uomo che vi abbia mai vissuto» (DeA 135:3).
Tanti secoli fa il profeta Nefi scrisse di essere «nato da buoni genitori» (1 Nefi 1:1). Così era per il profeta Joseph Smith, il quale una volta dichiarò: «Non trovo né parole, né espressioni sufficienti ad esprimere la gratitudine che sento verso Dio per avermi dato dei genitori tanto nobili» (History of the Church, 5:126).
Il Signore preordinò suo padre Joseph Smith sr., di cui si parla nelle Sacre Scritture, ad essere uno dei genitori terreni del Profeta. Giuseppe d’Egitto profetizzò che il veggente degli ultimi giorni, che Dio avrebbe suscitato per compiere la Sua opera, sarebbe stato chiamato Giuseppe (Genesi 50:33, versione di Joseph Smith), e che il suo nome sarebbe stato «come quello di suo padre» (2 Nefi 3:15). Moroni, messaggero celeste, esortò Joseph ad andare da suo padre dopo una gloriosa notte di sacre istruzioni. Ascoltate cosa dice Joseph di questo messaggero: «Mi ordinò di andare da mio padre e di raccontargli la visione e i comandamenti che avevo ricevuto. Obbedii; ritornai presso mio padre nel campo e gli ripetei tutto. Egli mi rispose che ciò veniva da Dio, e mi disse di fare come mi era stato ordinato dal messaggero» (Joseph Smith 1:49–50).
Joseph Smith sr. era in sintonia con lo Spirito del Signore. Egli sapeva che il suo giovane figlio diceva la verità. E non soltanto credette nelle parole del ragazzo, ma lo esortò a dedicarsi al lavoro che era stato chiamato a svolgere.
Joseph Smith sr. sopportò beffe e persecuzioni a causa delle esperienze e delle asserzioni del figlio profeta. E nonostante ciò non gli fece mai venir meno il suo sostegno affettuoso e la sua protezione.
Egli vide e toccò le tavole d’oro dalle quali era stato tradotto il Libro di Mormon e per tutta la vita portò testimonianza della reale esistenza di questo sacro libro. Il suo nome rimane fermamente inciso, insieme con quelli degli altri testimoni del Libro di Mormon, nelle prime pagine di questa seconda testimonianza di Gesù Cristo. Una volta fu incarcerato, e gli fu detto che sarebbe stato rilasciato soltanto se avesse rinnegato la verità del Libro di Mormon. Egli non soltanto non la rinnegò, ma durante la sua incarcerazione di trenta giorni riuscì a convertire due persone.
Il presidente Lorenzo Snow disse:
«Non conosco nessuno uomo tra i santi che fosse più amato di Joseph Smith padre, e quando una persona si ammalava gravemente lo mandavano a chiamare, sia di giorno che di notte. Era l’uomo più nobile e più generoso che avessi mai conosciuto» (citato in LeRoi C. Snow, «How Lorenzo Snow Found God», Improvement Era, febbraio 1937, pag. 84).
Al tempo della sua morte Joseph Smith sr. fu descritto come «un uomo fedele al suo Dio e alla Chiesa in ogni situazione e in ogni circostanza che fu chiamato ad affrontare» (History of the Church, 4:192).
Pochi mesi dopo il suo passaggio a miglior vita, il Signore rivelò che Joseph Smith sr. si trovava alla Sua presenza e che egli era «beato e santo», poiché Gli apparteneva (vedi DeA 124:19). Invero Joseph Smith sr. svolse un ruolo vitale nell’istituzione del regno di Dio sulla terra.
Forse meno evidente del padre del Profeta, ma egualmente importante nel plasmare e influenzare la sua vita, fu sua madre, Lucy Mack Smith. Anche se questa donna tanto forte in numerose occasioni si mostrò un’abile dirigente, il suo ruolo primario appare essere stato quello di sostegno alla famiglia. Ella dette alla luce undici figli e sopportò fedelmente le avversità quando tutti questi figli, meno quattro, la precedettero nell’aldilà. Durante la sua vita ella vide sei parenti stretti e un nipote morire come conseguenza della spietata violenza e delle persecuzioni della plebaglia.
Lucy si preparò sin dai primi anni di matrimonio al compito di allevare un profeta. Una volta si ammalò gravemente e i medici dissero che era prossima a morire. Lucy scrive che «fece un solenne patto con il Signore che se Egli l’avesse lasciata vivere, si sarebbe sforzata di servirLo al meglio delle sue capacità». Dopo che una voce le ebbe assicurato che avrebbe continuato a vivere, ella disse alla madre: «Il Signore mi lascerà vivere, se rimarrò fedele alla promessa che Gli ho fatto: di essere un conforto per mia madre, mio marito e i miei figli» (Lucy Mack Smith, History of Joseph Smith by His Mother, Lucy Mack Smith, ed. Preston Nibley, Salt Lake City: Bookcraft, 1979, pag. 34).
Ella fornì costante incoraggiamento, sostegno e forza al figlio, Joseph il Profeta. Sua madre fu la prima persona alla quale il giovane Joseph parlò dell’avvenimento straordinario accaduto nel Bosco Sacro. Anni dopo egli condivise con lei la gioia e il sollievo che provava quando il Signore permise agli altri di vedere le sacre tavole d’oro. Lucy scrisse che Joseph si gettò in ginocchio accanto a lei ed esclamò: «Tu non sai quanto sono felice: il Signore ha ora permesso che le tavole siano mostrate ad altre tre persone. Queste persone hanno veduto un angelo … e dovranno portare testimonianza della verità di ciò che ho detto, poiché ora essi conoscono personalmente la verità: che non vado in giro a ingannare la gente. Mi sento come se fossi stato sollevato di un fardello che mi era quasi impossibile portare» (Lucy Mack Smith, History, pag. 152).
La madre del Profeta fu anche partecipe dei dolori di lui, delle sue sofferenze e delle persecuzioni che subiva. Una volta la plebaglia prese prigionieri Joseph e suo fratello Hyrum e minacciarono di fucilarli. I due fratelli furono spinti sotto al tendone di un carro. La loro coraggiosa madre rischiò la vita e si aprì la strada tra la plebaglia ostile per confortare i figli. Joseph e Hyrum non potevano vedere la madre e potevano soltanto allungare la mano al di sotto del tendone che li imprigionava. Quando la mano di Lucy e quelle dei figli si toccarono, il carro si mise in viaggio, strappando letteralmente la madre dolente ai suoi due figli.
La sua decisione nel portare testimonianza della restaurazione del Vangelo può averla indotta a dettare la ben nota Storia di Joseph Smith, impresa davvero impegnativa per quel tempo. L’importanza di questo libro per la Chiesa è oggi incommensurabile. In esso troviamo molti fatti dettagliati della vita del profeta Joseph, che altrimenti non avremmo mai conosciuto. Si erge come monumento alla devozione di Lucy Mack Smith e della sua famiglia.
Come i grandi genitori di ogni epoca, Lucy si volgeva alla preghiera per avere l’aiuto divino nel sostenere la sua famiglia. Durante la marcia dall’Ohio al Missouri, nota come Campo di Sion, Joseph e Hyrum si ammalarono gravemente di colera, sin quasi a morirne. Ad un certo punto «Hyrum balzò in piedi ed esclamò: ‹Joseph, ritorneremo alle nostre famiglie. Ho avuto una visione in pieno giorno in cui ho visto la mamma inginocchiarsi sotto un melo; e tuttora ella implora Dio in lacrime di risparmiarci la vita… Lo Spirito porta testimonianza che le sue preghiere saranno esaudite› » (Lucy Mack Smith, History, pag. 229).
Nell’esercizio del loro libero arbitrio, e secondo i disegni della divina provvidenza, i figli di Lucy Joseph e Hyrum alla fine suggellarono la loro testimonianza con il sangue. Quando la madre addolorata guardò i loro corpi senza vita, gridò: «Dio mio, Dio mio, perché hai dimenticato questa famiglia?» Come se impartisse una benedizione a quella madre fedele, il Signore alleviò il suo dolore e le dette la pace che soltanto Dio può donare: una voce parlò alla sua anima: «Li ho presi con me, perché potessero avere il loro riposo» (Lucy Mack Smith, History, pag. 324).
Hyrum Smith, fratello maggiore, amico e consigliere del Profeta, dimostrò un assoluto e inequivocabile amore, lealtà e fedeltà al Signore e al fratello minore Joseph. Il loro legame di fratellanza è senz’altro insuperabile. Le Scritture dicono: «Durante la loro vita non furono punti divisi, e nella morte non furono separati!» (DeA 135:3).
Joseph disse di Hyrum: «Potrei pregare in cuor mio che tutti i miei fratelli fossero come il mio adorato fratello Hyrum, il quale possiede la mitezza di un agnello, l’integrità di Giobbe e, in breve, la gentilezza e l’umiltà di Cristo; lo amo di quell’amore che è più forte della morte, poiché io non ho mai avuto occasione di rimproverare lui, né lui me» (History of the Church, 2:338).
Durante tutta la sua vita Hyrum protesse il fratello minore con tanta tenerezza, come se il Profeta fosse stato suo figlio. Joseph sicuramente conosceva il valore dei compagni leali e fedeli, poiché aveva confidato in molti che in seguito si dimostrarono falsi.
Oltre al tributo rivolto a Joseph, il Signore parlò del Suo amore per Hyrum: «Benedetto è il mio servitore Hyrum Smith, perché Io, il Signore, lo amo per l’integrità del suo cuore, e perché egli ama ciò che è giusto dinanzi a me, dice il Signore» (DeA 124:15).
Hyrum non venne mai meno a questo impegno, neppure di fronte alla morte. Dopo un periodo di grandi privazioni e persecuzioni, egli scrisse:
«Ringrazio Dio perché ho la determinazione di morire piuttosto che rinnegare le cose che i miei occhi hanno veduto, che le mie mani hanno toccato [le tavole dalle quali era stato tradotto il Libro di Mormon] e di cui ho portato testimonianza, qualunque fosse la mia sorte. E posso assicurare i miei amati fratelli che mi fu concesso di portare una testimonianza tanto forte, quando davanti a me stava soltanto la morte, come avevo fatto in vita» (Times and Seasons, dicembre 1839, pag. 23).
Dal profeta Joseph e da Hyrum possiamo imparare molte preziose lezioni. Oggi parlerò soltanto di due esempi. In una lettera datata 15 marzo 1844, appena pochi mesi prima del martirio, Hyrum scrisse:
«Ora pertanto vi dico che dovete cessare di predicare di cose miracolose e lasciare del tutto da parte i misteri. Predicate la fede nel Signore Gesù Cristo, il pentimento e il battesimo per la remissione dei peccati, l’imposizione delle mani per il dono dello Spirito Santo. Insegnate la necessità della stretta obbedienza a questi principi, basandovi sulle Scritture, per dimostrarne la verità alla gente. Ponete fine ai vostri scismi, divisioni e contese. Umiliatevi» (Times and Seasons, 15 marzo 1844, pag. 474).
E dal profeta Joseph Smith udiamo queste parole:
«Vi sono coloro che si professano santi eppure sono troppo inclini a mormorare, a criticare, quando vengono impartiti dei consigli che ritengono contrari ai loro sentimenti, anche quando essi stessi chiedono consiglio; ancor più quando tali consigli vengono dati senza che siano richiesti, e non concordano con la loro nozione delle cose. Ma, fratelli, noi ci aspettiamo cose migliori dalla maggior parte di voi; confidiamo che desideriate essere consigliati di volta in volta, e che vi adeguerete di buon animo a tali consigli ogniqualvolta li riceverete dalla giusta fonte» (History of the Church, 4:45).
Queste dichiarazioni ispirate di Hyrum e Joseph ai membri della Chiesa del loro tempo sono certamente opportune per i membri della Chiesa oggi. Mentre mi trovavo a Nauvoo davanti alle lapidi di quei nobili uomini, ho avuto l’impressione che essi volessero che consigliassi tutti i membri della Chiesa a rimanere fermamente ancorati ai semplici principi fondamentali del Vangelo. In questi tempi difficili studiate le Scritture e cercate la guida dei dirigenti della Chiesa. Fratelli e sorelle, guardatevi dagli scismi, dalle divisioni e dalle contese che esistono tra noi oggi. Osservate i comandamenti di Dio, in modo che lo Spirito Santo vi accompagni nella ricerca della verità e della conoscenza.
Porto umile testimonianza che Joseph Smith è uno degli spiriti grandi e nobili venuti sulla terra. Egli e suo fratello Hyrum meritano da noi onore, rispetto e gratitudine, come molti altri membri della loro famiglia, che collaborarono alla restaurazione della pienezza del Vangelo. Porto testimonianza che il presidente Ezra Taft Benson è il profeta di Dio in questo tempo, e che gli Apostoli e le altre Autorità generali che siedono su questo podio sono stati ordinati da Dio a presiedere alla Chiesa. Gesù, nostro Signore e Salvatore, sta a capo della Chiesa. Il nostro Padre celeste vive e veglia su ognuno dei Suoi figli. Di questo io porto umile testimonianza nel nome di Gesù Cristo. Amen.