“Al trono della grazia”, capitolo 37 di Santi – La storia della Chiesa di Gesù Cristo negli ultimi giorni, Volume 2, Nessuna mano profana, 1846–1893 (2020)
Capitolo 37: “Al trono della grazia”
Capitolo 37
Al trono della grazia
Wilford Woodruff e George Q. Cannon arrivarono al Tempio di Manti nel bel mezzo della notte del 15 maggio 1888. Avevano lasciato Salt Lake City qualche giorno prima, viaggiando dopo il tramonto per evitare gli agenti del governo. L’ultima tappa del viaggio, di oltre sessanta chilometri, era stata fatta su un carro lungo il terreno insidioso di un canyon. Procedendo al buio, il conducente aveva portato due volte il carro fuori dal tracciato, facendo quasi precipitare gli apostoli giù dalla montagna.1
Wilford si era recato nella Valle di Sanpete per dedicare il terzo tempio nello Utah. Poiché presenziare a eventi pubblici avrebbe messo in pericolo George e altri dirigenti della Chiesa, Wilford aveva deciso di dedicare il tempio con una piccola cerimonia privata. In seguito, i santi avrebbero tenuto senza di lui una dedicazione pubblica per coloro che avevano una raccomandazione speciale rilasciata dal loro vescovo o dal loro presidente di palo.2
Il nuovo tempio era di una bellezza mozzafiato. Costruito in pietra calcarea color panna proveniente dalle montagne della zona, si ergeva in cima a una collina che sovrastava una distesa di campi di grano. Gli interni del tempio erano delicatamente decorati con ornamenti in legno e affreschi colorati e due magnifiche scale a chiocciola che si ergevano come se fossero sospese nell’aria, senza pilastri di sostegno.3
Il completamento del tempio era un avvenimento piacevole in un momento altrimenti difficile per Wilford. La mancanza di unità all’interno del Quorum dei Dodici continuava a minacciare la capacità dei suoi componenti di dirigere la Chiesa con efficacia. Erano trascorsi otto mesi dalla morte di John Taylor e alcuni apostoli più giovani stavano ancora riscontrando delle mancanze in George. Wilford era pronto a organizzare la Prima Presidenza, ma non poteva farlo finché il quorum non fosse stato concorde.
Gli apostoli avevano fatto qualche progresso per appianare i contrasti all’interno del loro quorum. A marzo, nel tentativo di riconciliare le loro divergenze, Wilford li aveva fatti riunire diverse volte. Durante una riunione, ricordò ai membri del quorum che dovevano essere guidati dall’umiltà e dall’amore. Egli confessò umilmente le proprie mancanze nel parlare a volte troppo bruscamente, incitando ogni apostolo a confessare i propri peccati e a chiedere perdono agli altri. Ciò nonostante, alcuni membri del quorum si dichiararono ancora contrari a sostenere la formazione di una nuova Prima Presidenza.4
Inoltre, anche la legge Edmunds-Tucker continuava a minacciare la Chiesa. Con il potere di confiscare le proprietà della Chiesa valutate oltre i cinquantamila dollari, i funzionari federali avevano assunto il controllo dell’ufficio delle decime della Chiesa, dell’ufficio del presidente e dell’isolato del tempio, su cui sorgeva il Tempio di Salt Lake ancora incompleto. Il governo si era poi offerto di riaffittare alla Chiesa l’isolato del tempio per una cifra simbolica di un dollaro al mese. Wilford aveva considerato l’offerta come un insulto, ma l’accettò per permettere che la costruzione del tempio continuasse.5
La nuova legge aveva anche posto le scuole pubbliche dello Utah nelle mani di un comitato federale, e gli apostoli temevano che i docenti santi degli ultimi giorni venissero scartati se si fossero candidati a posizioni di insegnamento. All’inizio di quell’anno, George aveva suggerito di creare più accademie di proprietà della Chiesa per dare un impiego a quei docenti e per insegnare i principi del Vangelo agli studenti. Wilford e gli apostoli avevano sostenuto all’unanimità il progetto e l’8 aprile avevano annunciato l’organizzazione di un consiglio per l’istruzione che governasse il nuovo sistema.6
Con queste incombenze a gravare sulla Chiesa, il 17 maggio 1888 Wilford dedicò il Tempio di Manti. Nella sala celeste si inginocchiò davanti a un altare e offrì una preghiera, ringraziando Dio per la meravigliosa benedizione di avere un altro tempio a Sion.
“Tu hai veduto l’opera dei Tuoi santi nella costruzione di questa casa. Le loro motivazioni e i loro sforzi Ti sono tutti noti”, pregò. “In questo giorno Te lo presentiamo, O Signore, nostro Dio, come frutto delle decime e delle offerte volontarie del Tuo popolo”.
Quel giorno, dopo la dedicazione, a Wilford fu riferito che l’agente del governo federale Frank Dyer pretendeva che la Chiesa consegnasse tutte le sue proprietà a Logan, inclusa la casa delle decime, il tabernacolo e il tempio. Wilford scrisse una semplice preghiera nel suo diario, chiedendo a Dio di proteggere i templi da coloro che desideravano profanarli.7
La settimana seguente, l’apostolo Lorenzo Snow presiedette alla dedicazione pubblica del Tempio di Manti. Prima dell’inizio della prima sessione, molti santi nella sala delle assemblee del tempio udirono delle voci angeliche cantare. In altri momenti, i santi videro aloni o brillanti manifestazioni di luce attorno agli oratori. Alcuni riferirono di aver visto Joseph Smith, Brigham Young, John Taylor e altri personaggi. Mentre Lorenzo leggeva la preghiera dedicatoria, qualcuno nella congregazione udì una voce che diceva: “Alleluia, Alleluia, il Signore sia lodato”.
Per i santi, queste manifestazioni spirituali erano segni della cura vigile di Dio. “Confortano le persone”, scrisse un testimone di queste manifestazioni, “perché sono prova che nei momenti più bui il Signore è con loro”8.
Mentre erano ancora in missione nelle Hawaii, Susa e Jacob Gates iniziarono a pensare a cosa avrebbero fatto quando sarebbero tornati nello Utah. Un giorno, agli inizi del 1888, Jacob disse: “Su, vorrei che tu potessi ottenere una posizione all’Exponent come redattrice associata”. Susa aveva già pubblicato degli articoli nel Woman’s Exponent con lo pseudonimo di “Homespun” e Jacob aveva grande fiducia nel suo talento di scrittrice.
Susa voleva usare i suoi scritti per aiutare la Chiesa. Eliza Snow una volta l’aveva incoraggiata così: “Non scrivere mai una frase o una parola che non sia stata pensata per aiutare questo regno e portarvi beneficio”. E Susa cercava di seguire quel consiglio. Ultimamente aveva cominciato a pensare di scrivere degli articoli in difesa della Chiesa per delle riviste negli Stati Uniti orientali, ma non aveva mai preso in considerazione di lavorare come redattrice.9
La verità era che faticava a trovare il tempo di scrivere. La maggior parte delle mattine si alzava alle sei, si occupava di tre figli e svolgeva infiniti compiti legati alla gestione di una casa.10 Era trascorso appena un anno dalla morte dei suoi figli piccoli, Jay e Karl, e soffriva ancora per la loro perdita. A volte desiderava di poter lasciare Laie solo per evitare che i suoi pensieri tornassero alle due tombe sulla collina sopra casa sua. Un colpo di tosse da parte dei suoi figli la metteva ancora in ansia.11 Era il momento giusto per assumersi ulteriori responsabilità?
Ma una volta piantata, l’idea di lavorare per l’Exponent mise subito radici nella mente di Susa. Scrisse a Zina Young e descrisse il suo desiderio di trasformare il Woman’s Exponent in una rivista mensile stampata su carta di qualità superiore, simile alle riviste femminili popolari all’epoca.
“Tutta la mia anima è dedita all’edificazione di questo regno. Lavorerei sodo per aiutare le mie sorelle”, scrisse. “Il lavoro sarebbe un’opera d’amore, perché sai che amo scrivere”12.
Allo stesso tempo, mandò una lettera a Emmeline Wells, la direttrice del giornale, e ad altre persone che rispettava chiedendo consiglio. Romania Pratt, una delle poche donne medico del territorio e scrittrice abituale per il Woman’s Exponent, fu la prima a rispondere.
“Mia cara giovane amica di talento”, scrisse, “non credo che ti troveresti in una situazione ottimale come membro o redattrice associata dell’Exponent”. A Emmeline piaceva gestire il giornale a modo suo, le spiegò Romania, e non avrebbe accettato di buon grado il coinvolgimento di Susa. Romania le suggerì invece di fondare una nuova rivista per le giovani donne della Chiesa.13
A Susa piacque l’idea e scrisse al suo amico Joseph F. Smith riguardo a quest’idea. Egli rispose poco dopo, appoggiandola pienamente. Egli immaginava una rivista scritta e prodotta interamente da donne sante degli ultimi giorni e incoraggiò Susa a cercare “consigliere buone e sagge” che la aiutassero.
Le scrisse: “Non si deve negare il privilegio di fare del proprio meglio a chi è capace”. “La nostra comunità è diversa dalle altre. La nostra prosperità risiede nella nostra unione, nella nostra collaborazione e nel nostro impegno reciproco. Nessuno è indipendente”14.
Seguendo il consiglio di Joseph, Susa scrisse a Wilford Woodruff e alla presidenza della Young Ladies’ Mutual Improvement Association per avere il loro appoggio per la rivista. Alcuni mesi dopo, Wilford rispose dando il suo consenso. Anche la presidenza della Y.L.M.I.A. espresse il suo sostegno.
“Ebbene, è nelle mani del Signore”, scrisse Susa nel suo diario. Non appena fosse tornata negli Stati Uniti, avrebbe cercato di rendere la rivista una realtà.15
Nell’autunno del 1888, George Q. Cannon decise che era nel miglior interesse suo e della Chiesa che andasse in prigione. Nei mesi precedenti la morte di John Taylor, il Signore aveva rivelato che George doveva tornare in clandestinità con il profeta per aiutarlo nella gestione della Chiesa. Ora che John era deceduto e che la dirigenza della Chiesa era nelle mani dei Dodici, George non aveva più il dovere di rimanere nascosto.16
Anche Wilford Woodruff credeva che i santi dovessero ricucire il loro rapporto con il governo degli Stati Uniti per poter ottenere che lo Utah fosse dichiarato uno Stato. Con un governo statale, i santi avrebbero potuto usare il loro voto di maggioranza per eleggere dirigenti che proteggessero la loro libertà religiosa. Poiché la legge Edmunds-Tucker si applicava solo ai territori, se lo Utah fosse diventato uno stato essa non avrebbe avuto più il potere di danneggiare la Chiesa.17 Tuttavia, era improbabile che il Congresso degli Stati Uniti concedesse la condizione di Stato allo Utah mentre un eminente apostolo risultava fuggitivo davanti alla giustizia.
Quando venne a sapere che il procuratore degli Stati Uniti era disposto a emettere una sentenza indulgente, George iniziò a valutare in quali condizioni consegnarsi sarebbe stato di beneficio ai santi. La sua resa poteva fungere da ramo d’ulivo per i legislatori di Washington. Sperava anche che le sue azioni potessero rafforzare la determinazione di altri uomini ad affrontare simili accuse.18
Il 17 settembre, egli si dichiarò colpevole in due accuse di convivenza illegale, consapevole del fatto che avrebbe dovuto trascorrere quasi un anno in prigione. Il giudice capo, che si diceva fosse più moderato nei rapporti con i santi dei magistrati precedenti, gli inflisse la condanna relativamente breve di centosettantacinque giorni dietro le sbarre.19
Volendo iniziare il suo periodo in carcere il più presto possibile, il giorno stesso della sua condanna George fu trasportato nel penitenziario territoriale dello Utah. La vecchia e consunta prigione si trovava su una collina a Salt Lake City.20 Di solito, quando dei nuovi prigionieri entravano nel cortile, gli altri detenuti si divertivano a metterli in imbarazzo gridando: “Pesce fresco!”. Ma quando George entrò, nessuno gridò. Gli uomini, invece, lo circondarono, sorpresi e curiosi di vedere un apostolo in prigione.
All’interno, George trovò tre piani di piccole celle. Il direttore gli destinò una cella al piano superiore e gli disse che poteva occuparla senza che venissero chiuse le pesanti porte di ferro. Tuttavia, George non cercava favori. Indossò la stessa uniforme bianca e nera e osservò le stesse regole degli altri detenuti.21
Poco tempo dopo, George organizzò un corso sulla Bibbia. Alla prima riunione domenicale parteciparono oltre sessanta uomini, molti dei quali non erano Santi degli Ultimi Giorni. I prigionieri lessero e discussero i primi cinque capitoli di Matteo. “È prevalso uno spirito delizioso”, scrisse George nel suo diario.22
Settimana dopo settimana, George si accorse che il tempo che stava trascorrendo in prigione era più felice di quanto si fosse aspettato. Durante i giorni di visita, si occupava degli affari della Chiesa e si incontrava con altri apostoli, tra cui Heber Grant, il cui cuore stava cominciando a addolcirsi nei suoi confronti. Riceveva anche visite da amici e familiari e trascorreva molto tempo a parlare con gli altri detenuti.
“La mia cella mi è sembrata un luogo celeste”, scrisse George nel suo diario. “Sento che ci sono stati degli angeli”23.
Mentre George Q. Cannon scontava la sua condanna in prigione, Joseph F. Smith si recò a Washington, D.C. per aiutare l’avvocato della Chiesa, Franklin S. Richards, a perorare la richiesta di riconoscimento a Stato dello Utah.24 Ancora fuggitivo, Joseph a volte si chiedeva se avrebbe dovuto seguire l’esempio di George e consegnarsi alle autorità. Tuttavia, Wilford Woodruff aveva incaricato Joseph di sovrintendere all’attività politica della Chiesa a Washington e Joseph credeva che la condizione di Stato o un atto di intervento divino fossero l’unica via per garantire a lungo la libertà religiosa dei santi.25
A Washington, Joseph era libero di spostarsi in città, sebbene stesse attento a evitare le aule del Congresso, dove qualcuno avrebbe potuto riconoscerlo. Trascorse diversi giorni aiutando Franklin a preparare un discorso per il comitato che alla fine avrebbe raccomandato che il Congresso doveva votare a favore o contro la condizione di Stato dell’Unione per lo Utah. Poi, poche ore prima del discorso, egli benedisse Franklin affinché un buono spirito fosse con lui.26
Durante il discorso, Franklin presentò il matrimonio plurimo come una pratica che stava svanendo. Spesso, disse, i casi di poligamia che il governo aveva perseguito erano contro uomini anziani che avevano stipulato il matrimonio plurimo anni prima. Franklin affermò anche che i residenti dello Utah, la grande maggioranza dei quali non praticava il matrimonio plurimo, dovessero avere la libertà di eleggere i propri funzionari sotto il governo di uno stato.27
Dopo giorni di delibere, il comitato decise di non fare alcuna raccomandazione al Congresso. Joseph rimase deluso, ma aveva una tale buona opinione del discorso di Franklin che ne inviò delle copie a più di tremila legislatori e persone importanti in tutto il paese.
Non molto tempo dopo, tuttavia, ricevette un telegramma che lo informava che George Peters, il procuratore degli Stati Uniti per lo Utah, stava programmando di citare i membri della famiglia di Joseph come testimoni contro di lui dinanzi a un gran giurì.28
Joseph lo considerò un atto di tradimento. Alcuni mesi prima, Peters aveva estorto cinquemila dollari alla Chiesa con la promessa che sarebbe stato indulgente nei futuri procedimenti giudiziari dei Santi degli Ultimi Giorni. Sebbene a quei tempi negli Stati Uniti i favori politici venissero spesso acquistati e venduti, tutto il suo essere si era ribellato al pensiero di pagare Peters. Tuttavia, dopo aver parlato della questione con Wilford, Joseph aveva deciso che sottomettersi al ricatto avrebbe potuto contribuire a proteggere i santi.29
Joseph rispose immediatamente al telegramma, dando istruzioni su dove le sue mogli e i suoi figli avrebbero potuto nascondersi. Egli però si sentì in ansia per il resto della giornata. “Prego Dio che protegga la mia famiglia dalla morsa spietata del nemico crudele e intollerante”, scrisse nel suo diario.30
Durante l’inverno 1888–89, il Quorum dei Dodici non riuscì ancora a giungere a un accordo sulla formazione di una nuova Prima Presidenza. Nel frattempo, gli agenti del governo continuavano ad arrestare i dirigenti della Chiesa. A dicembre, l’apostolo Francis Lyman si consegnò alle autorità, raggiungendo George Q. Cannon in prigione. Come presidente dei Dodici, Wilford Woodruff fu costretto a guidare la Chiesa con sempre meno apostoli al suo fianco.31
Wilford dedicò del tempo a lavorare nella sua fattoria, a scrivere lettere e a firmare le raccomandazioni per i santi che volevano recarsi nei templi di Logan, Manti o St. George.32 Nel febbraio del 1889, George Q. Cannon fu scarcerato dopo aver scontato cinque mesi di reclusione. Il giorno seguente, Wilford invitò lui e diversi amici nel suo ufficio per festeggiare. I membri del Coro del Tabernacolo trasportarono un organo e il coro cantò degli inni. Poi, alcuni santi hawaiani che erano immigrati nello Utah cantarono tre inni, due dei quali composti per l’occasione. Uno degli uomini, Kanaka, aveva più di novant’anni. George lo aveva battezzato mentre era in missione nelle Hawaii agli inizi degli anni ’50.
Quella sera, Wilford si unì alla famiglia Cannon per una cena a base di tacchino. “Tuo padre ha il cervello più grande e la mente migliore di qualsiasi altro uomo nel regno”, disse a uno dei figli di George. Ora che George era stato scarcerato, Wilford sperava che tutti gli apostoli potessero riconoscere la sua bontà e procedere insieme nella guida della Chiesa.33
Dopo essere rientrata a Salt Lake City da Cardston, Zina Young sentì tutto il peso della sua nuova responsabilità di presidentessa generale della Società di Soccorso. Ora era a capo di più di ventiduemila donne in centinaia di rioni e rami in tutto il mondo. Oltre a servire come dirigente spirituale, ella supervisionava diverse istituzioni, come il Deseret Hospital, e varie risorse, tra cui le oltre trentaduemila staia di cereali che erano state immagazzinate.
Zina aveva scelto due dirigenti esperte della Società di Soccorso, Jane Richards e Bathsheba Smith, perché la aiutassero come consigliere, ma ciò che la sua chiamata esigeva gravava ancora molto su di lei. Sua figlia, Zina Presendia, le ricordò un’altra persona che poteva esserle d’aiuto. “Parla con la cara zia Em”, le scrisse. “È una condottiera per natura”34.
Zina Presendia si riferiva a Emmeline Wells, che serviva come segretaria della Società di Soccorso, un compito che prevedeva la responsabilità delle comunicazioni, delle transazioni commerciali e dell’organizzazione delle visite alle Società di Soccorso in tutto il territorio. I doveri di Emmeline come direttrice del Woman’s Exponent la tenevano già molto impegnata.35 Ciononostante, accettò di buon grado di aiutare Zina nelle sue nuove responsabilità.
“Evidentemente in futuro il mio lavoro sarà ancora più vasto di quanto non sia mai stato”, scrisse Emmeline nel suo diario. “Sulle donne di Sion stanno ricadendo velocemente tante responsabilità”36.
Sia Zina che Emmeline erano fortemente convinte che le donne avessero il diritto di votare — un diritto che la legge Edmunds-Tucker aveva revocato. Durante l’inverno del 1889, Zina ed Emmeline si incontrarono con Wilford Woodruff e altri dirigenti della Chiesa per discutere la formazione di un’associazione a favore del suffragio femminile nello Utah. Wilford e gli altri membri del Quorum dei Dodici diedero il loro pieno appoggio.37
Molto presto le riunioni a favore del suffragio femminile iniziarono a seguire le regolari riunioni della Società di Soccorso nei rioni di tutto lo Utah e l’Idaho. Emmeline spesso pubblicava i resoconti di queste riunioni nel Woman’s Exponent. Nel frattempo, Zina chiese al governo degli Stati Uniti di ripristinare il “diritto di suffragio dato da Dio” alle donne dello Utah. “Con e tramite esso saremo in grado di fare un gran bene al mondo”, affermò. Dichiarò anche il suo impegno a collaborare con le donne al di fuori della Chiesa. “Intendiamo porgere la mano alle donne d’America”, disse, “e diciamo che siamo un tutt’uno con voi in questa grande lotta”38.
Man mano che la Società di Soccorso cresceva, Zina era preoccupata che i singoli pali potessero distaccarsi dalle dirigenti generali della Società di Soccorso e l’uno dall’altro. La sua soluzione fu quella di invitare a Salt Lake City le Società di Soccorso dei pali periferici per una conferenza. La Young Men’s Mutual Improvement Association aveva tenuto con successo conferenze simili.39
La prima conferenza generale della Società di Soccorso fu programmata per il 6 aprile 1889, in concomitanza con la Conferenza generale. Quella sera, Zina si alzò nell’Assembly Hall della Piazza del Tempio davanti a donne che si erano radunate a Sion da molte nazioni. Negli ultimi quarant’anni, più di ottantamila Santi degli Ultimi Giorni erano emigrati in America valicando gli oceani. La maggior parte veniva dal Regno Unito, ma tanti altri santi provenivano dalla Scandinavia e dalle aree europee di lingua tedesca. Altri ancora erano arrivati dalla Nuova Zelanda, dall’Australia e da altre isole del Pacifico.
Zina incoraggiò la congregazione variegata a farsi reciprocamente visita durante le riunioni e a conoscersi. “Questo favorirà l’unione e l’armonia, promuoverà la fiducia e rafforzerà le corde che ci tengono uniti”, promise, “perché c’è più differenza nel nostro modo di parlare che negli intenti del nostro cuore”.
“Sorelle, dobbiamo essere una grande schiera organizzata e difendere ciò che è giusto”, dichiarò. “Non dubitate della bontà di Dio o della veridicità dell’opera in cui siamo impegnate”40.
Il primo venerdì di aprile del 1889 Wilford Woodruff convocò gli apostoli. Erano trascorsi quasi due anni dalla morte di John Taylor, e Wilford aveva aspettato pazientemente che il quorum raggiungesse l’unità. Egli li aveva guidati, secondo le istruzioni ricevute in rivelazione, con gentilezza e umiltà, con longanimità e un amore non finto. Ora, il giorno prima dell’inizio della conferenza generale di aprile, sentiva che era giunto il momento di riorganizzare la Prima Presidenza.
Nei mesi precedenti, tra gli apostoli si era sviluppato sempre più il consenso generale che formare una Prima Presidenza fosse nel miglior interesse della Chiesa e che Wilford rappresentasse la scelta del Signore per guidarli, a prescindere da chi avrebbe scelto come suoi consiglieri. Wilford aveva scritto anche a Francis Lyman in prigione e aveva ricevuto il suo sostegno.41
Gli apostoli acconsentirono all’unanimità a formare una nuova Prima Presidenza. Wilford quindi nominò George Q. Cannon come primo consigliere e Joseph F. Smith come secondo consigliere.
“Posso accettare questa nomina solo se so che è la volontà del Signore”, disse George, “e che ciò avviene con la piena e genuina approvazione dei miei fratelli”.
“Ho pregato a questo riguardo”, lo rassicurò Wilford, “e so che si tratta degli intenti e della volontà del Signore”.
Nonostante le perplessità che ancora nutriva riguardo a George, Moses Thatcher votò a favore. “Nel votare per lui, lo faccio liberamente e cercherò di sostenerlo con tutta la mia forza”, disse. Anche Heber Grant espresse il suo sostegno alla scelta del presidente Woodruff se pur con delle piccole riserve.
Il resto degli apostoli sostenne con tutto il cuore la nuova presidenza, e Wilford fu felice che il Quorum fosse diventato finalmente unito. “Non ho mai visto un’epoca in cui la Chiesa abbia avuto più bisogno del servizio reso dai Dodici di quanto ne abbia oggi”, affermò.42
La domenica, migliaia di santi entrarono nel Tabernacolo per la sessione pomeridiana della Conferenza generale. A questa solenne assemblea, i membri della Chiesa ebbero l’opportunità di sostenere la loro nuova Prima Presidenza. Quando i nomi di Wilford e dei suoi consiglieri furono letti, una marea di mani si alzò in segno di sostegno.43
“Ho il grande desiderio che, come popolo, possiamo essere uniti nel cuore, che possiamo avere fede nelle rivelazioni di Dio e contare su quelle cose che ci sono state promesse”, disse Wilford ai santi durante la riunione. Poi rese testimonianza di Gesù Cristo.
“In mitezza e umiltà di cuore, mentre dimorava nella carne, Egli lavorò fedelmente per compiere la volontà del Padre Suo”, disse. “Se studiate a fondo la storia di Gesù Cristo, il Salvatore del mondo, dalla mangiatoia alla croce, attraverso le sofferenze, mescolate col sangue, fino al trono della grazia, troverete un esempio per gli anziani di Israele, un esempio per tutti coloro che seguono il Signore Gesù Cristo”44.