Coraggiosi nella nostra testimonianza del Salvatore
Tratto dal discorso “Being Valiant” [“Essere coraggiosi”] tenuto il 17 giugno 2014 presso l’LDS Business College. Per il testo integrale in inglese, visitare il sito ldsbc.edu.
Ognuno di noi sarà chiamato ad agire in momenti difficili e tuttavia determinanti. Questi momenti definiranno chi siamo e ciò che siamo diventati.
Molti anni fa, quando ero un ragazzo, fui reclutato — o come diciamo noi “chiamato alle armi” — dall’esercito sudafricano. Fui assegnato a una squadra di soldati che erano brave persone ma avevano quel linguaggio e quel comportamento volgari che a volte caratterizzano gli uomini che servono nell’esercito.
Circondato da tali influenze, scoprii che non era sempre facile vivere le norme del Vangelo. Tuttavia, sin dal primo giorno del mio servizio militare, fui felice di difendere le mie convinzioni. Dissi senza mezzi termini che non mi sarei lasciato coinvolgere in comportamenti che sapevo essere sbagliati. Posso dire con soddisfazione che gli uomini della mia squadra — alcuni inizialmente con riluttanza — impararono a rispettare le mie norme.
Una volta, in occasione di un campo di addestramento militare, un gruppetto di noi stava intorno al fuoco dell’accampamento, sotto un cielo notturno magnificamente limpido e stellato. Alcuni dei miei compagni di squadra stavano bevendo una birra mentre io sorseggiavo una bibita. La conversazione era piacevole, il linguaggio pulito.
Mentre chiacchieravamo, alcuni uomini di un’altra unità si avvicinarono alla nostra allegra combriccola. Uno di loro si voltò verso di me e, notando che avevo una bibita in mano, mi prese in giro perché non stavo bevendo birra come gli altri. Prima che potessi rispondere, uno dei miei amici mi sorprese redarguendo l’uomo.
“Signore, le consigliamo di andarsene”, disse. “Non permetteremo a nessuno di parlare a Chris in questo modo! A dire il vero, lui è l’unico tra noi a vivere la sua vita come un vero cristiano”.
A quelle parole, l’uomo rimproverato se ne andò quatto quatto sparendo nella notte buia. In quel momento, anche se un po’ imbarazzato da quell’elogio inaspettato, mi sentii profondamente grato di avere scelto di seguire il consiglio di Paolo di essere “d’esempio ai credenti” (1 Timoteo 4:12).
Anche voi vi trovate ad affrontare delle scelte, soprattutto in questo periodo della vostra vita in cui il vostro spirito è particolarmente attento e sensibile alle grandi opportunità che vi si prospettano. La domanda è: che cosa vorreste scrivere di voi stessi tra cinque, dieci o venti anni oppure, addirittura, alla fine della vostra vita?
Che cosa significa essere coraggiosi?
In una delle più straordinarie visioni riportate negli scritti sacri, il profeta Joseph Smith descrisse la condizione di coloro che erediteranno il regno celeste dopo essere risorti ed essere stati giudicati. Questa medesima sezione di Dottrina e Alleanze (sezione 76) rivela anche le condizioni e le circostanze di coloro che non sono idonei per il regno celeste, ma sono invece candidati per il regno terrestre e per quello teleste.
Parlando di coloro che erediteranno il regno terrestre, la rivelazione ci dice che questi “sono gli uomini onorevoli della terra, che furono accecati dall’astuzia degli uomini [e] che ricevono la […] gloria [di Dio], ma non la sua pienezza” (DeA 76:75–76). Dopodiché ci viene insegnato questo principio formidabile: “Questi sono coloro che non sono coraggiosi nella testimonianza di Gesù; pertanto, non ottengono la corona del regno del nostro Dio” (DeA 76:79; corsivo aggiunto).
Pensateci un attimo. Rinunceremmo alla gloria del regno celeste, con tutte le sue immense ed eterne benedizioni, solo perché qui sulla terra, in questa nostra fugace e temporanea condizione di prova, non siamo stati coraggiosi nella testimonianza di Gesù?
Che cosa significa essere coraggiosi nella testimonianza di Gesù? Un apostolo moderno del Signore ha dichiarato:
“Significa essere coraggiosi e audaci. Significa usare tutta la nostra forza, energia e capacità nella lotta contro il mondo; significa lottare coraggiosamente in difesa della fede. […] La grande pietra angolare del coraggio nella causa della rettitudine è l’obbedienza a tutte le leggi del Vangelo.
Essere coraggiosi nella testimonianza di Cristo significa venire a Cristo ed essere perfezionati in Lui; significa liberarci di ogni cosa impura e amare Dio con tutta la nostra forza, mente e volontà (vedere Moroni 10:32).
Essere coraggiosi nella testimonianza di Gesù significa credere in Cristo e nel Suo vangelo con un’incrollabile convinzione; significa conoscere la [veridicità] e la divinità dell’opera del Signore sulla terra. […]
Essere coraggiosi nella testimonianza di Gesù significa ‘spingersi innanzi con costanza in Cristo, avendo un perfetto fulgore di speranza e amore verso Dio e verso tutti gli uomini‘; significa ‘perseverare sino alla fine’ (vedere 2 Nefi 31:20). Significa vivere la nostra religione, mettere in pratica ciò che predichiamo, osservare i comandamenti; significa manifestare la ‘religione pura’ nella vita degli uomini e cioè: visitare ‘gli orfani e le vedove nelle loro afflizioni’ e mantenersi ‘puri dal mondo’ (vedere Giacomo 1:27).
Essere coraggiosi nella testimonianza di Gesù significa controllare le nostre passioni, frenare i nostri appetiti, elevarci al disopra delle cose carnali e malvagie; significa vincere il mondo come fece Colui che è il nostro esempio perfetto e che fu il più coraggioso di tutti i figli del Padre; significa essere moralmente puri, pagare le nostre decime e offerte, onorare la domenica, pregare sinceramente, porre ogni cosa che possediamo sull’altare se ci viene chiesto di farlo.
Essere coraggiosi nella testimonianza di Gesù significa prendere le parti del Signore in ogni occasione; significa votare come Egli voterebbe; significa pensare come Egli pensa; credere come Lui crede; dire ciò che Egli direbbe e fare ciò che Egli farebbe nella stessa situazione; significa avere la mente di Cristo ed essere uno in Lui come Egli è uno con il Padre”1.
A questo punto sento la necessità di aggiungere qualcosa che il nostro Salvatore, il Signore Gesù Cristo, insegnò durante il Suo ministero terreno:
“Non pensate ch’io sia venuto a metter pace sulla terra; non son venuto a metter pace, ma spada.
Perché son venuto a dividere il figlio da suo padre, e la figlia da sua madre, e la nuora dalla suocera;
e i nemici dell’uomo saranno quelli stessi di casa sua.
Chi ama padre o madre più di me, non è degno di me; e chi ama figliuolo o figliuola più di me, non è degno di me;
e chi non prende la sua croce e non vien dietro a me, non è degno di me.
Chi avrà trovato la vita sua la perderà; e chi avrà perduto la sua vita per cagion mia, la troverà” (Matteo 10:34–39).
Il nostro scopo nella mortalità consiste, né più né meno, nel prepararci a vivere di nuovo alla presenza del nostro amato Padre Celeste come co-eredi con Gesù Cristo. Questa gloriosa esistenza come famiglie eterne, assieme a nostra moglie o a nostro marito, ai nostri figli e a tutti gli altri nostri familiari è messa a disposizione di ognuno di noi, anche se per qualcuno queste benedizioni avranno inizio solo dopo aver oltrepassato il velo della mortalità.
Per ottenere tali benedizioni è necessario che prendiamo la nostra croce e rimaniamo coraggiosi sino alla fine nel rendere testimonianza del nostro Signore e Salvatore, e nel servirLo.
Prepariamoci ad agire
Il percorso che ognuno di noi deve seguire è costellato di innumerevoli opportunità ed è pieno di sfide. Dobbiamo prendere un’infinità di decisioni ogni giorno — alcune piccole e apparentemente insignificanti, altre importanti e con conseguenze durature.
È un dato di fatto che ognuno di noi sarà chiamato ad agire in momenti difficili e tuttavia determinanti. Questi momenti definiranno chi siamo e ciò che siamo diventati. Spesso si presentano quando è scomodo e impopolare agire con coraggio e rettitudine. Man mano che scriverete la storia della vostra vita, scoprirete che i momenti più determinanti che affronterete saranno quelli in cui vi troverete soli.
Vi racconto la storia di qualcuno che prese posizione in solitudine nel mezzo di una grande opposizione. Nel novembre del 1838, il profeta Joseph Smith e altri fratelli, tra cui l’anziano Parley P. Pratt (1807–1857), furono messi in catene e imprigionati a Richmond, nel Missouri (USA).
L’anziano Pratt riporta il seguente episodio avvenuto durante la loro prigionia:
“Durante una di queste sere uggiose restammo sdraiati come se dormissimo fino a dopo la mezzanotte; le nostre orecchie e i nostri cuori soffrivano, mentre ascoltavamo, per ore e ore, le beffe malvagie, le orrende imprecazioni, le terribili bestemmie e il linguaggio osceno dei nostri guardiani, guidati dal colonnello Price, mentre si raccontavano le loro storie di rapine, assassini, furti e quant’altro, che avevano commesso tra i ‘mormoni’ mentre erano a Far West [nel Missouri] e nelle vicinanze. Si vantavano persino di aver preso con la forza le mogli, le figlie e le vergini e di aver fatto saltare le cervella a uomini, donne e bambini.
Ascoltai sino a sentirmi così disgustato, scosso, inorridito e pieno di indignazione che riuscivo appena a trattenermi dal balzare in piedi e rimproverare le guardie. Ma non avevo detto nulla a Joseph e a nessun altro, sebbene fossi sdraiato accanto a lui e sapessi che era sveglio. Improvvisamente egli si alzò e parlò con voce di tuono, come un leone ruggente, gridando, per quanto posso ricordare, queste parole:
‘SILENZIO, voi demoni dell’inferno! Nel nome di Gesù Cristo io vi ammonisco e vi comando di tacere. Non sopporterò per un altro istante un simile linguaggio. Cessate di parlare in questo modo, oppure o io o voi moriremo IN QUESTO ISTANTE!’
Smise di parlare; ma rimase eretto in grandiosa maestà. Incatenato e privo di armi, calmo, tranquillo e dignitoso come un angelo, egli guardava le guardie intimorite, le quali abbassarono o lasciarono cadere le armi e con le ginocchia tremanti si ritirarono in un angolo oppure si gettarono ai suoi piedi implorando perdono, e fecero silenzio sino al cambio della guardia”2.
Il coraggio dimostrato dal profeta Joseph Smith non è una prerogativa esclusiva dei profeti o dei membri più anziani della Chiesa. Un episodio della vita del presidente Joseph F. Smith (1838–1918) lo dimostra. Nell’autunno del 1857, giunto in California di ritorno dalla sua missione nelle Hawaii (USA), il diciannovenne Joseph F. si unì a una carovana. Per i santi quella era una stagione di grande insicurezza. L’esercito di Johnston stava marciando verso lo Utah e molte persone nutrivano sentimenti ostili nei confronti della Chiesa.
Una sera, un gruppo di banditi a cavallo si introdusse nell’accampamento della carovana e iniziò a inveire e a minacciare con le armi ogni mormone che trovava. Quasi tutti i membri della carovana si nascosero nella boscaglia, ma Joseph F. disse a se stesso: “Dovrei forse fuggire davanti a questi uomini? Perché dovrei avere paura di loro?”
E così si avvicinò a uno degli intrusi, il quale, pistola alla mano, gli domandò: “Sei un ‘mormone’?”
Joseph F. rispose: “Sì, signore; lo sono dalla testa ai piedi”.
A quella risposta, il bandito gli afferrò la mano ed esclamò: “Accidenti, sei la persona più […] simpatica che abbia mai conosciuto! Stringimi la mano, giovanotto. Sono felice di vedere qualcuno che ha il coraggio di sostenere le proprie convinzioni”3.
Quelli che state vivendo ora sono alcuni dei momenti più importanti della vostra vita! State scrivendo e continuerete a scrivere, attimo per attimo e giorno per giorno, la vostra storia personale. Ci saranno volte in cui dovrete agire, mentre in altre occasioni ve ne starete saggiamente quieti. Ci saranno opportunità in abbondanza, decisioni da prendere e sfide da affrontare!
Nel meraviglioso piano di felicità del nostro Padre Celeste, ricordate sempre che non siete mai soli! Molte persone in questa vita e ancora di più oltre il velo della mortalità, persino in questo preciso momento, stanno perorando la vostra causa dinanzi al Signore. Un grande potere vi è stato conferito mediante le ordinanze che avete ricevuto e le alleanze che avete stretto. Soprattutto, il vostro amato Padre Celeste e Suo Figlio — il nostro Salvatore e Avvocato, Gesù Cristo — sono sempre presenti per aiutarvi ad affrontare la vita. Durante il Suo ministero terreno, in un profondo e toccante insegnamento, il Salvatore ha esteso un invito a tutte le persone e, pertanto, a ciascuno di noi:
“Venite a me, voi tutti che siete travagliati ed aggravati, e io vi darò riposo.
Prendete su voi il mio giogo ed imparate da me, perch’io son mansueto ed umile di cuore; e voi troverete riposo alle anime vostre;
poiché il mio giogo è dolce e il mio carico è leggero” (Matteo 11:28–30).
Aggiungo la mia solenne testimonianza della realtà vivente del nostro Eterno Padre Celeste e di Suo Figlio, il Signore Gesù Cristo. Attesto anche che la Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni è sotto ogni possibile aspetto la Chiesa restaurata del Signore e il regno di Dio sulla terra.
Prego affinché io e tutti coloro che condividono questa testimonianza possiamo sempre mantenerci coraggiosi per questa grande causa.