Il Signore guida la Sua chiesa
Il modo in cui il Signore dirige la Sua Chiesa richiede una fede grande e costante da parte di tutti coloro che Lo servono sulla terra.
Miei cari fratelli che detenete il sacerdozio di Dio, questa sera vorrei parlarvi del modo meraviglioso in cui il Signore guida il Suo regno sulla terra. Conoscete già gli aspetti essenziali. Prego che lo Spirito Santo ve ne dia conferma.
Primo, Gesù Cristo è a capo della Chiesa su tutta la terra.
Secondo, oggi Egli guida la Sua chiesa parlando tramite uomini chiamati a essere profeti e lo fa mediante la rivelazione.
Terzo, Egli dava rivelazioni ai Suoi profeti molto tempo fa, lo fa ancora e continuerà a farlo.
Quarto, Egli dà rivelazioni di conferma a coloro che servono sotto la direzione dei Suoi profeti.
Da questi aspetti fondamentali, ci accorgiamo che il modo in cui il Signore dirige la Sua Chiesa richiede una fede grande e costante da parte di tutti coloro che Lo servono sulla terra.
Per esempio, ci vuole fede per credere che il Signore risorto vegli quotidianemente sui piccoli dettagli del Suo regno. Ci vuole fede per credere che Egli chiami persone imperfette a posizioni di fiducia. Ci vuole fede per credere che Egli conosca perfettamente le persone che chiama, che conosca sia le loro capacità sia il loro potenziale e che pertanto non commetta errori nelle Sue chiamate.
Ad alcuni di voi questo potrebbe far sorridere o far scuotere la testa — sia a chi pensa che la propria chiamata a servire possa essere stata uno sbaglio sia a chi sta immaginando qualcuno di sua conoscenza che all’apparenza sembra essere poco adatto al ruolo che ricopre nel regno del Signore. Il mio consiglio a entrambi è di aspettare a giudicare finché non potrete vedere meglio ciò che vede il Signore. Il giudizio che dovete emettere, piuttosto, è che voi avete la capacità di ricevere rivelazione e di agire con coraggio in base a essa.
Ci vuole fede per farlo. Ci vuole una fede ancora maggiore per credere che il Signore abbia chiamato come servitori per guidarvi degli esseri umani imperfetti. Il mio scopo questa sera è quello di edificare la vostra fede nel fatto che Dio vi guida nel servizio che Gli rendete. E, cosa persino più importante, la mia speranza è quella di edificare la vostra fede nel fatto che il Signore stia ispirando le persone imperfette che ha chiamato come vostri dirigenti.
Potreste pensare, all’inizio, che tale fede non sia importante per il successo della chiesa e del regno del Signore. Tuttavia, potreste scoprire — indipendentemente da dove vi troviate nella catena del servizio del Sacerdozio, da profeta del Signore a nuovo detentore del Sacerdozio di Aaronne — che la fede è fondamentale.
Partiamo da che cosa significa avere fede per un presidente di quorum degli insegnanti o dei diaconi. È importante che egli abbia fede nel fatto che il Signore l’abbia chiamato personalmente, conoscendo le sue debolezze e i suoi punti di forza. Egli deve avere fede nel fatto che l’uomo che ha esteso la chiamata abbia ricevuto rivelazione dallo Spirito di Dio. I suoi consiglieri e i membri del suo quorum devono avere la stessa fede per seguirlo con impavida fiducia.
Ho osservato questo genere di fiducia una domenica mattina, vedendo un ragazzo seduto assieme alla sua presidenza del quorum dei diaconi. Era stato da poco chiamato a esserne il segretario. I membri di quella giovane presidenza si sono consultati l’un l’altro e hanno parlato dei molti modi in cui potevano adempiere la richiesta del vescovo di riportare in chiesa un ragazzo meno attivo. Dopo averne discusso e averci pregato su, hanno dato al segretario il compito di andare a casa di un ragazzo che non aveva mai partecipato alle riunioni, per invitarlo.
Il segretario non lo conosceva personalmente, ma sapeva che uno dei suoi genitori era un membro meno attivo, mentre l’altro non apparteneva alla Chiesa e non era molto amichevole. Pur avendo un po’ d’ansia, quel segretario non si sentiva spaventato. Sapeva che il profeta di Dio aveva chiesto ai detentori del sacerdozio di riportare indietro la pecora smarrita e lui aveva ascoltato la preghiera della sua presidenza. Aveva sentito quei fratelli essere unanimi in merito al nome del ragazzo da soccorrere e al suo stesso nome.
Ho osservato la scena di quel segretario che si si allontanava diretto verso la casa in cui abitava il ragazzo meno attivo. Camminava lentamente, quasi come se stesse andando incontro a un grande pericolo. Ma, nel giro di mezz’ora, tornò indietro assieme al ragazzo, sorridendo allegramente. Non sono sicuro che allora lo sapesse, ma si era incamminato avendo fede nel fatto di essere al servizio del Signore. Da allora quella fede lo ha accompagnato, e quel segretario è cresciuto diventando un missionario, un padre, un dirigente dei Giovani Uomini e un vescovo.
Parliamo di cosa significa per un vescovo avere quel tipo di fede. A volte un vescovo è chiamato al servizio di persone che lo conoscono bene. Conoscendo un po’ le sue debolezze umane e i suoi punti di forza spirituali, i membri del rione sanno che avrebbero potuto essere chiamate altre persone — persone apparentemente più istruite, più esperte, più cordiali o persino più belle.
Questi membri devono sapere che quel fratello è stato chiamato a servire come vescovo dal Signore, tramite rivelazione. Senza la loro fede, quel vescovo chiamato da Dio avrà difficoltà a ottenere la rivelazione di cui ha bisogno per aiutarli. Senza la fede dei membri a sostenerlo, non avrà successo.
Fortunatamente, è vero anche il contrario. Pensate a re Beniamino, un servitore del Signore che portò il proprio popolo a pentirsi. Il cuore delle persone venne addolcito dalla loro fede nel fatto che egli fosse chiamato da Dio, nonostante le sue debolezze umane, e che le sue parole venivano da Dio. Ricorderete che il popolo disse: “Sì, noi crediamo a tutte le parole che tu ci hai detto; [… ] sappiamo che sono sicure e vere, a motivo dello Spirito del Signore Onnipotente che ha operato in noi, ossia nel nostro cuore, un potente cambiamento, cosicché non abbiamo più alcuna disposizione a fare il male, ma a fare continuamente il bene” (Mosia 5:2).
Perché un dirigente lavori con successo nell’opera del Signore, la fiducia delle persone nel fatto che egli sia stato chiamato da Dio deve prevalere sull’idea che essi hanno delle sue infermità e debolezze terrene. Ricorderete il modo in cui re Beniamino spiegò il proprio ruolo di dirigenza:
“Io non vi ho comandato di salire qui affinché abbiate a temermi o perché pensiate che io da me stesso sia più che un uomo mortale.
Ma io sono come voi, soggetto a ogni sorta di infermità nel corpo e nella mente; tuttavia sono stato scelto da questo popolo, e consacrato da mio padre; e mi è stato permesso di essere governatore e re su questo popolo dalla mano del Signore; e sono stato custodito e preservato dal suo potere incomparabile per servirvi con tutto il potere, la mente e la forza che il Signore mi ha accordato” (Mosia 2:10–11).
Il vostro dirigente ecclesiastico potrebbe sembrarvi debole e umano o forte e ispirato. Il fatto è che ogni dirigente è una combinazione di questi aspetti e altri ancora. Ciò che è di aiuto ai dirigenti che il Signore ha chiamato a guidarci è la nostra capacità di vederli come li ha visti Lui quando li ha chiamati.
Il Signore vede perfettamente i Suoi servitori. Egli vede il loro potenziale e il loro futuro e sa come la loro stessa natura può essere cambiata. Sa anche come questi dirigenti possono essere trasformati dalle esperienze vissute assieme alle persone che guidano.
Potreste aver vissuto voi stessi delle esperienze in cui le persone che eravate chiamati a servire vi hanno reso più forti. Una volta fui chiamato come vescovo in un rione di giovani adulti non sposati. Non so bene se l’intento del Signore fosse di apportare dei cambiamenti in quei ragazzi tramite il mio aiuto oppure di apportare dei cambiamenti in me tramite l’aiuto di quei ragazzi.
A un livello che non comprendo, la maggior parte di quei giovani agiva come se fossi stato chiamato da Dio specificamente per loro. Vedevano le mie debolezze, ma guardavano oltre.
Ricordo un giovane che mi chiese un consiglio riguardo ad alcune decisioni che doveva prendere in ambito accademico. Egli frequentava il primo anno di un’ottima università. Una settimana dopo avergli dato il consiglio, fissò un appuntamento con me.
Una volta entrato nel mio ufficio, mi colse di sorpresa chiedendo: “Vescovo, prima d’iniziare a parlare, possiamo pregare? Possiamo inginocchiarci? Posso offrire io la preghiera?”.
La sua richiesta mi colse di sorpresa; ma la sua preghiera mi sorprese ancora di più. Disse qualcosa del tipo: “Padre Celeste, tu sai che il vescovo Eyring mi ha dato un consiglio la scorsa settimana e non ha funzionato. Per favore, dagli ispirazione affinché sappia che cosa devo fare adesso”.
Ora a voi potrebbe far sorridere, ma io non sorrisi. Quel giovane sapeva già che cosa il Signore voleva che egli facesse. Tuttavia, onorò l’ufficio di un vescovo chiamato nella chiesa del Signore e magari voleva che avessi l’opportunità di accrescere la mia fiducia nel ricevere rivelazione in quella chiamata.
Funzionò. Appena ci alzammo al termine della preghiera e ci mettemmo seduti, mi giunse la rivelazione. Gli dissi ciò che sentivo che il Signore voleva che facesse. Quel giovane allora era solo un diciottenne, ma dal punto di vista spirituale era molto maturo.
Sapeva già che non c’era bisogno di recarsi dal vescovo per quel tipo di problema. Aveva imparato, però, a sostenere il servitore del Signore nonostante le sue debolezze terrene. In seguito divenne presidente di palo. Portò con sé la lezione che apprendemmo insieme: se hai fede nel fatto che il Signore Gesù Cristo guida la Sua chiesa tramite la rivelazione impartita ai servitori imperfetti da Lui chiamati, Egli aprirà sia a loro che a te le cateratte del cielo.
Da quell’esperienza ho tratto la lezione che a volte, più della nostra stessa fede, è la fede delle persone che serviamo che ci porta a ricevere la rivelazione quando siamo al servizio del Signore.
C’era anche un’altra lezione in serbo per me. Se quel ragazzo mi avesse giudicato sulla base del mio fallimento nel fornirgli un buon consiglio la prima volta, non sarebbe tornato a chiederne un altro. Pertanto, scegliendo di non giudicarmi, egli ricevette la conferma che desiderava.
Ecco ancora un’altra lezione che ho tratto da quell’esperienza e che mi è stata molto utile. Per quanto ne so, quel ragazzo non disse a nessuno nel rione che il mio primo consiglio non era stato valido. Se l’avesse fatto, avrebbe potuto far venir meno la fede che gli altri membri del rione riponevano nell’ispirazione del vescovo.
Io cerco di non giudicare i servitori del Signore né di parlare delle loro debolezze apparenti. E cerco di insegnare ai miei figli questo principio tramite l’esempio. Il presidente James E. Faust condivise un principio che sto cercando di rendere mio. Ve lo raccomando:
“Abbiamo bisogno di sostenere i nostri dirigenti locali perché […] sono stati ‘chiamati e scelti’. Ogni membro di questa Chiesa può ricevere consiglio da un vescovo o da un presidente di ramo, di palo o di missione, e dal presidente della Chiesa e dai suoi consiglieri. Nessuno di questi fratelli ha chiesto il proprio incarico. Nessuno è perfetto. Tuttavia sono servitori del Signore, chiamati da Lui per ispirazione. Coloro i quali sono chiamati, sostenuti e messi a parte hanno diritto al nostro sostegno.
A molte persone la mancanza di rispetto [verso i] dirigenti ecclesiastici ha causato debolezza spirituale e allontanamento. Dovremmo guardare oltre le imperfezioni o i punti deboli degli uomini chiamati a presiedere su di noi e sostenere l’ufficio che detengono” (“Chiamati e scelti”, Liahona, novembre 2005, 54–55).
Questo consiglio benedice i servitori di Dio in qualunque circostanza.
Agli albori della chiesa del Signore, i dirigenti vicini al profeta Joseph Smith iniziarono a parlare delle sue mancanze. Nonostante tutto quello che avevano visto e nonostante conoscessero la sua statura agli occhi del Signore, il loro spirito critico e l’invidia si diffusero come una piaga. Uno dei Dodici stabilì il modello di fede e fedeltà che dobbiamo avere se serviamo nel regno del Signore.
Ecco il resoconto: “Alcuni anziani convocarono una riunione nel tempio per tutti coloro che consideravano Joseph Smith un profeta decaduto. Essi intendevano nominare David Whitmer come nuovo capo della Chiesa. […] Dopo aver ascoltato le accuse mosse al Profeta, Brigham [Young] si alzò e rese testimonianza: ‘Joseph era un profeta e io lo sapevo. Essi potevano inveire contro di lui e calunniarlo a loro piacimento, senza che questo potesse annullare la nomina del profeta di Dio. Essi potevano soltanto distruggere la loro autorità, tagliare il filo che li legava al Profeta e a Dio e sprofondare nell’inferno’” (Storia della Chiesa nella pienezza dei tempi – Manuale dello studente [Manuale del Sistema educativo della Chiesa, 1997], 179; vedere anche Insegnamenti dei presidenti della Chiesa – Brigham Young [1997], 79).
C’è un filo che ci lega al Signore nel nostro servizio. Parte da qualsiasi incarico siamo stati chiamati a ricoprire nel regno, sale a coloro che sono stati chiamati a presiedere su di noi nel sacerdozio e arriva al profeta, che è legato al Signore. Sono necessarie fede e umiltà per servire nel ruolo in cui siamo chiamati, per fidarci del fatto che il Signore abbia chiamato noi e coloro che presiedono su di noi, e per sostenerli con fede completa.
Ci saranno dei momenti, così come ce ne sono stati ai giorni di Kirtland, in cui avremo bisogno della stessa fede e integrità di Brigham Young per servire nel ruolo al quale il Signore ci ha chiamati, fedeli al Suo profeta e ai dirigenti da Lui scelti.
Vi porto la mia solenne e al contempo gioiosa testimonianza che il Signore Gesù Cristo è al timone. Egli guida la Sua chiesa e i Suoi servitori. Attesto che Thomas S. Monson è l’unico uomo sulla terra in questo momento a detenere e a esercitare tutte le chiavi del santo sacerdozio. Invoco benedizioni su tutti gli umili servitori che servono volenterosamente e al meglio nella chiesa restaurata di Gesù Cristo, chiesa che Egli guida personalmente. Attesto che Joseph Smith vide Dio Padre e Gesù Cristo. Essi gli parlarono. Le chiavi del sacerdozio furono restaurate per benedire tutti i figli del Padre Celeste. La missione che ci è stata affidata è quella di servire nel nostro ruolo nella causa del Signore. Nel nome di Gesù Cristo. Amen.