2010–2019
La quotidianità eterna
Ottobre 2017


15:26

La quotidianità eterna

L’umiltà riguardo a chi siamo e riguardo allo scopo che Dio ha per noi è essenziale.

Sin da quando ho servito nella Missione Britannica da giovane, ho apprezzato l’umorismo britannico. A volte è caratterizzato da un approccio alla vita auto-ironico, modesto e umile. Ne troviamo un esempio nel modo in cui viene descritta l’estate. Le estati britanniche sono relativamente brevi e imprevedibili. Come ha detto un autore in modo pacato: “Adoro l’estate britannica, è il mio giorno preferito dell’anno”. Uno dei miei personaggi preferiti di un cartone animato britannico viene rappresentato a letto che, svegliandosi tardi la mattina, dice ai suoi cani: “Accipicchia! Penso che abbiamo dormito troppo e ci siamo persi l’estate”.

C’è un’analogia tra questo umorismo e la nostra vita su questa bellissima terra. Le Scritture sono chiare sul fatto che la nostra preziosa esistenza terrena è un periodo molto breve. Si potrebbe dire che, da un punto di vista eterno, il nostro tempo sulla terra è tanto breve quanto un’estate britannica.

A volte anche lo scopo dell’uomo e la sua stessa esistenza sono descritti in termini molto umili. Il profeta Mosè fu cresciuto in quello che oggi alcuni potrebbero definire un contesto privilegiato. Come descritto nella Perla di Gran Prezzo, il Signore, preparando Mosè per il suo incarico profetico, gli mostra una panoramica del mondo e di tutti i figli degli uomini che sono e che furono creati. La reazione alquanto sorpresa di Mosè fu: “Ora, […] io so che l’uomo non è nulla, cosa che non avrei mai supposto”.

In seguito, Dio, con ciò che equivale a una confutazione di qualsiasi sentimento di scarsa importanza che Mosè poteva aver provato, proclamò il Suo vero scopo: “Poiché ecco, questa è la mia opera e la mia gloria: fare avverare l’immortalità e la vita eterna dell’uomo”.

Dinanzi a Dio siamo tutti uguali. La Sua dottrina è chiara. Nel Libro di Mormon, leggiamo: “Tutti sono uguali dinanzi a Dio”, inclusi “bianco o nero, schiavo o libero, maschio o femmina”. Di conseguenza, tutti siamo invitati a venire al Signore.

Chiunque si ritenga superiore nel piano del Padre in base a caratteristiche quali razza, sesso, nazionalità, lingua o circostanze economiche è moralmente nel torto e non comprende il vero scopo del Signore per tutti i figli del Padre.

Sfortunatamente ai nostri giorni, in quasi ogni ambito della società, vediamo ostentare la presunzione e l’arroganza, mentre l’umiltà e la responsabilità verso Dio vengono denigrate. Gran parte della società ha perso i suoi punti fermi e non comprende perché siamo qui sulla terra. La vera umiltà, che è essenziale per raggiungere lo scopo che il Signore ha per noi, si vede raramente.

È importante comprendere la magnitudine dell’umiltà, della rettitudine, della natura e dell’intelligenza di Cristo come descritte nelle Scritture. È follia sottovalutare la necessità di lottare continuamente per queste qualità e questi attributi cristiani su base giornaliera, in particolare per l’umiltà.

Le Scritture sono chiare sul fatto che, benché sia relativamente breve, questa vita è incredibilmente significativa. Amulec, che era collega missionario di Alma nel Libro di Mormon, ha detto: “Ecco, questa vita è per gli uomini il tempo in cui prepararsi ad incontrare Dio; sì, ecco, il giorno di questa vita è per gli uomini il giorno in cui compiere le loro opere”. Noi non vogliamo, come il personaggio del mio cartone animato, dormire troppo e perderci questa vita.

L’esempio del Salvatore di umiltà e sacrificio per tutta l’umanità è l’evento più profondo della storia. Il Salvatore, sebbene sia un componente della Divinità, è stato disposto a venire sulla terra per essere un semplice bambino e iniziare un’esistenza che comprendeva istruire e guarire i Suoi fratelli e le Sue sorelle, e infine soffrire un dolore indescrivibile nel Getsemani e sulla croce per poter rendere perfetta la Sua Espiazione. Questo atto di amore e di umiltà da parte di Cristo è noto come la Sua condiscendenza. Egli ha fatto ciò per ogni uomo e ogni donna che Dio ha creato o che creerà.

Il nostro Padre Celeste non vuole che i Suoi figli si scoraggino o si arrendano nella loro ricerca della gloria celeste. Quando contempliamo davvero Dio, il Padre, e Cristo, il Figlio, chi sono e ciò che hanno compiuto in nostro favore, siamo riempiti di riverenza, stupore, gratitudine e umiltà.

L’umiltà è essenziale nell’aiutare il Signore a stabilire la Sua Chiesa

Alma ai suoi tempi fece una domanda che è pertinente oggi: “Se avete provato un mutamento di cuore, e se vi siete sentiti di cantare il canto dell’amore che redime, vorrei chiedervi, potete sentirvi così ora?”. Alma continuò: “Potreste dire […], se foste chiamati a morire in questo momento, che siete stati sufficientemente umili?”.

Ogni volta che leggo di Alma il Giovane che sacrifica il suo ruolo di capo di stato per predicare la parola di Dio, ne rimango colpito. Alma aveva chiaramente una profonda testimonianza di Dio Padre e di Gesù Cristo e si sentiva responsabile nei Loro confronti totalmente e senza riserve. Aveva le giuste priorità e la giusta umiltà per rinunciare al suo stato e alla sua posizione perché si era reso conto che servire il Signore era più importante.

Avere abbastanza umiltà nella nostra vita per contribuire a stabilire la Chiesa è di particolare valore. Nella storia della Chiesa c’è un esempio illuminante. Nel giugno del 1837, mentre era nel Tempio di Kirtland, il Profeta Joseph fu ispirato a chiamare l’apostolo Heber C. Kimball a portare il vangelo di Gesù Cristo in “Inghilterra […] e ad aprire le porte della salvezza a quella nazione”. L’apostolo Orson Hyde e alcuni altri furono incaricati di accompagnarlo. La risposta dell’anziano Kimball fu rimarchevole. “L’idea di una tale missione era quasi di più di quanto potessi sopportare. […] Stavo quasi soccombendo sotto il peso del fardello che era stato posto sulle mie spalle”. Ciononostante, intraprese la missione con fede, impegno e umiltà assoluti.

A volte l’umiltà sta nell’accettare chiamate quando non ci sentiamo adeguati. A volte l’umiltà sta nel servire fedelmente quando ci sentiamo capaci di svolgere un incarico più importante. Dirigenti umili hanno stabilito verbalmente e tramite l’esempio che non conta dove serviamo, ma quanto fedelmente lo facciamo. A volte l’umiltà sta nel superare sentimenti feriti quando crediamo che i dirigenti o altre persone ci abbiano trattati male.

Il 23 luglio 1837, il Profeta Joseph incontrò l’anziano Thomas B. Marsh, presidente del Quorum dei Dodici. L’anziano Marsh era apparentemente frustrato per il fatto che il Profeta avesse incaricato due membri del suo quorum di andare in Inghilterra senza essersi consultato con lui. Quando Joseph si incontrò con l’anziano Marsh, i sentimenti feriti furono messi da parte e il profeta ricevette una importante rivelazione. Ora quella rivelazione è la sezione 112 di Dottrina e Alleanze. Dà un’incredibile guida dal cielo riguardo all’umiltà e all’opera missionaria. Il versetto 10 dice: “Sii umile, e il Signore Iddio ti condurrà per mano e darà risposta alle tue preghiere”.

Questa rivelazione ebbe luogo nello stesso giorno in cui gli anziani Kimball, Hyde e John Goodson, pieni di umiltà, dichiaravano la restaurazione del vangelo di Gesù Cristo nella cappella di Vauxhall, a Preston, in Inghilterra. Fu la prima volta in cui i missionari proclamarono il vangelo restaurato al di fuori del Nord America in questa dispensazione. Il loro impegno missionario portò come risultato battesimi di convertiti quasi immediatamente, portando a numerosi membri fedeli.

Parti successive della rivelazione guidano gli sforzi dei missionari ai giorni nostri. In parte dicono: “Tutti coloro che manderete nel mio nome […] avranno il potere di aprire la porta del mio regno a qualsiasi nazione […] se si umilieranno dinanzi a me, dimoreranno nella mia parola e daranno ascolto alla voce del mio Spirito”.

L’umiltà che fu alla base di questa incredibile opera missionaria permise al Signore di stabilire la Sua chiesa in maniera notevole.

Con gratitudine, vediamo continuamente che ciò accade nella Chiesa oggi. I membri, inclusa la nuova generazione, rinunciano al proprio tempo e rimandano la propria istruzione e la ricerca di un impiego per svolgere una missione. Molti membri adulti lasciano il lavoro e fanno altri sacrifici per poter servire Dio in qualsiasi ambito vengano chiamati. Non permettiamo ai problemi personali di distrarci o di distogliere la nostra attenzione dal compiere i Suoi propositi. Il servizio nella Chiesa richiede umiltà. Serviamo umilmente nel ruolo in cui siamo chiamati con tutta la nostra facoltà, la nostra mente e la nostra forza. A qualsiasi livello della Chiesa è importante comprendere l’attributo cristiano dell’umiltà.

L’umiltà quotidiana è essenziale per preparare gli individui a incontrare Dio.

L’obiettivo di onorare il Signore e di sottomettersi alla Sua volontà non ha per la società di oggi lo stesso valore che aveva in passato. Alcuni capi cristiani di altre fedi credono che viviamo in un mondo in cui la cristianità non è più rilevante.

Per generazioni, la virtù religiosa dell’umiltà e le virtù sociali della modestia e della minimizzazione sono state lo standard predominante.

Nel mondo di oggi, viene posta maggiore enfasi sull’orgoglio, sull’autoesaltazione e sulla cosiddetta “autenticità”, che a volte porta a una mancanza di vera umiltà. Alcuni suggeriscono che i valori morali per ottenere la felicità oggi includono “essere reali, essere forti, essere produttivi e, cosa più importante, non fare affidamento su altre persone […] perché il tuo destino è […] nelle tue mani”.

Le Scritture sostengono un approccio diverso. Suggeriscono che dovremmo essere veri discepoli di Gesù Cristo. Ciò implica sviluppare un sentimento possente di responsabilità nei confronti di Dio e un approccio umile alla vita. Re Beniamino insegnò che l’uomo naturale è nemico di Dio e sosteneva che dobbiamo cedere “ai richiami del Santo Spirito”. Spiegò, tra le altre cose, che ciò richiede che si diventi “sottomesso, mite, umile, paziente [e] pieno d’amore”.

Alcuni usano erroneamente il termine autenticità come celebrazione dell’uomo naturale e delle qualità che sono l’opposto dell’umiltà, della gentilezza, della misericordia, del perdono e delle buone maniere. Possiamo celebrare la nostra unicità personale come figli di Dio senza usare l’autenticità come giustificazione per un comportamento non cristiano.

Nella nostra ricerca dell’umiltà, il moderno strumento di Internet ci rende difficile evitare l’orgoglio. Due esempi sono l’approccio auto indulgente del “guardatemi” o l’attaccare gli altri scrivendo post lunghi e furiosi sui social media. Un altro esempio è la “falsa modestia”. Essa viene definita come “una dichiarazione [o immagine] apparentemente modesta o autoironica il cui vero scopo è quello di attirare l’attenzione su qualcosa della quale uno è orgoglioso”. I profeti hanno sempre messo in guardia nei confronti dell’orgoglio e del porre enfasi sulle cose vane del mondo.

Il diffuso deterioramento del linguaggio educato è altrettanto preoccupante. Il principio eterno dell’arbitrio richiede da parte nostra il rispetto verso molte scelte con le quali non siamo d’accordo. Il conflitto e la contesa spesso oggi oltrepassano “i limiti della decenza”. C’è bisogno di più modestia e umiltà.

Alma mette in guardia contro l’essere “tronfi nell’orgoglio del vostro cuore”, il “supporre che siete migliori gli uni degli altri” e il perseguitare gli umili che “camminano secondo il santo ordine di Dio”.

Ho trovato una bontà genuina tra le persone di tutte le fedi che sono umili e che si sentono responsabili nei confronti di Dio. Molte di loro seguono gli insegnamenti del profeta Michea, nell’Antico Testamento, che dichiarò: “Che altro richiede da te l’Eterno, se non che tu pratichi ciò ch’è giusto, che tu ami la misericordia, e cammini umilmente col tuo Dio?”.

Quando siamo davvero umili, preghiamo per ricevere perdono e perdoniamo gli altri. Come leggiamo in Mosia, Alma insegnò che ogni volta che ci pentiamo, il Signore perdona le nostre trasgressioni. D’altro canto, come indicato nella Preghiera del Signore, quando noi non perdoniamo gli errori degli altri, ci poniamo sotto condanna. Grazie all’Espiazione di Gesù Cristo, tramite il pentimento i nostri peccati sono perdonati. Quando non perdoniamo coloro che sbagliano nei nostri confronti, praticamente stiamo rifiutando l’Espiazione del Salvatore. Portare rancore, rifiutarsi di perdonare e rifiutarsi di vivere umilmente i nostri rapporti in maniera cristiana, ci pone realmente sotto condanna. Portare rancore avvelena la nostra anima.

Lasciate che vi metta in guardia anche da qualsiasi forma di arroganza. Il Signore, tramite il profeta Moroni, fa una grande distinzione tra gli arroganti e gli umili: “Gli stolti si burlano, ma faranno cordoglio; e la mia grazia è sufficiente per i miti”. Il Signore ha inoltre dichiarato: “Io do agli uomini la debolezza affinché possano essere umili; e la mia grazia basta a tutti gli uomini che si umiliano dinanzi a me; poiché, se si umiliano dinanzi a me, ed hanno fede in me, allora farò in modo che le cose deboli divengano forti per loro”.

L’umiltà comprende anche l’essere grati per le nostre numerose benedizioni e per l’aiuto divino. L’umiltà non è un qualche grande obiettivo identificabile o perfino il superamento di alcune grandi difficoltà. È un segno di forza spirituale. È avere la quieta certezza che giorno dopo giorno e ora dopo ora possiamo fare affidamento sul Signore, servirLo e realizzare i Suoi propositi. Prego che in questo mondo litigioso ci sforzeremo continuamente per avere ogni giorno la vera umiltà. Una delle mie poesie preferite la esprime in questi termini:

La prova della grandezza è il modo in cui

una persona affronta la quotidianità eterna.

Rendo la mia testimonianza certa del Salvatore, della Sua Espiazione e dell’enorme importanza di servirLo umilmente ogni giorno. Nel nome di Gesù Cristo. Amen.

Note

  1. Kathy Lette, in “Town and Country Notebook”, a cura di Victoria Marston, Country Life, 7 giugno 2017, 32; enfasi aggiunta.

  2. Annie Tempest, “Tottering-by-Gently”, Country Life, 3 ottobre 2012, 128.

  3. Vedere Salmi 90:4. Che sia breve o lunga in termini di anni terreni, la durata della nostra vita è molto breve da una prospettiva eterna. “Tutto è come un sol giorno per Dio, ed il tempo è misurato solo per gli uomini” (Alma 40:8). L’apostolo Pietro dichiarò: “Ma voi, diletti, non dimenticate quest’unica cosa, che per il Signore, un giorno è come mille anni, e mille anni son come un giorno” (2 Pietro 3:8).

  4. Vedere Mosè 1:6–9. Qui è Cristo che parla investito di autorità divina (vedere Insegnamenti dei Presidenti della Chiesa – Joseph Fielding Smith [2013], 47, nota 11).

  5. Mosè 1:10.

  6. Mosè 1:39.

  7. 2 Nefi 26:33; vedere anche Dottrina e Alleanze 1:34–35; 38:16; Dichiarazione ufficiale 2.

  8. Dottrina e Alleanze 30:37 inizia così: “Tutti coloro che si umiliano dinanzi a Dio”. Poi vengono illustrati i requisiti necessari per il battesimo. Vedere anche Matteo 11:28.

  9. Vedere Dottrina e Alleanze 20:37.

  10. Sappiamo che se non ci pentiamo, non riceviamo le ordinanze e non seguiamo il sentiero dell’alleanza che ci prepara all’eternità, “viene la notte tenebrosa in cui non si può compiere nessuna opera” (Alma 34:33).

  11. Vedere 3 Nefi 27:27.

  12. Alma 34:32.

  13. Vedere 1 Nefi 11:26–33; 2 Nefi 9:53; Giacobbe 4:7; Dottrina e Alleanze 122:8.

  14. Alma 5:26.

  15. Alma 5:27.

  16. Vedere Alma 4:19.

  17. Joseph Smith, in Heber C. Kimball, “History of Heber Chase Kimball by His Own Dictation”, circa 1842–1856, Heber C. Kimball Papers, 54, Biblioteca di storia della Chiesa; vedere anche Orson F. Whitney, Life of Heber C. Kimball, an Apostle; the Father and Founder of the British Mission (1888), 116.

  18. Heber C. Kimball, “History of Heber Chase Kimball by His Own Dictation”, 54; vedere anche Orson F. Whitney, Life of Heber C. Kimball, 116.

  19. Il presidente J. Reuben Clark jr insegnò: “Nel servire il Signore non conta dove si serve, ma come. Nella Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni uno prende il posto al quale è stato debitamente chiamato, posto che egli non chiede né rifiuta” (Conference Report, aprile 1951, 154).

  20. Vedere The Joseph Smith Papers, Documents, Volume 5: October 1835–January 1838, a cura di Brent M. Rogers e altri (2017), 412–417. Vilate Kimball riportò in una lettera a suo marito, Heber C. Kimball, che aveva copiato la rivelazione dal “libro dell’anziano Marsh come egli l’aveva scritta dalla bocca di Joseph” (Vilate Murray Kimball a Heber C. Kimball, 6 settembre 1837, in The Joseph Smith Papers, Documents, Volume 5: October 1835–January 1838, 412).

  21. Dottrina e Alleanze 112:10; enfasi aggiunta.

  22. Vedere Orson F. Whitney, Life of Heber C. Kimball, 136–137.

  23. Vedere Orson F. Whitney, Life of Heber C. Kimball, 149.

  24. Dottrina e Alleanze 112:21–22; enfasi aggiunta.

  25. “Non chiediamo di essere rilasciati da una chiamata, ma se la nostra situazione cambia è lecito consigliarsi con coloro che hanno emesso la chiamata e quindi lasciare che siano loro a prendere una decisione” (Boyd K. Packer, “Chiamati a servirLo”, La Stella, gennaio 1998, 8).

  26. Vedere “Umiltà”, nel capitolo 6 di Predicare il mio Vangelo – Guida al servizio missionario (2004), 127.

  27. Vedere Charles J. Chaput, Strangers in a Strange Land (2017), 14–15; vedere anche Rod Dreher, The Benedict Option (2017).

  28. Carl Cederstrom, “The Dangers of Happiness”, New York Times, 19 luglio 2015, SR8.

  29. Mosia 3:19.

  30. English Oxford Living Dictionaries, “humblebrag”, oxforddictionaries.com.

  31. Per certi versi ciò fa eco alla descrizione nel Libro di Alma riguardo a coloro che avevano acquisito “ogni sorta di cose preziose che [avevano] ottenuto mediante la [loro] laboriosità; [ma] si elevarono nell’orgoglio dei loro occhi” (Alma 4:6). È stato detto che la “falsa modestia” è un’altra forma di orgoglio.

  32. David Brooks, “Finding a Way to Roll Back Fanaticism”, New York Times, 15 agosto 2017, A23.

  33. Alma 5:53, 54.

  34. Michea 6:8.

  35. Vedere Mosia 26:30.

  36. Vedere Matteo 6:12, 15.

  37. Vedere Mosia 26:31.

  38. Come disse Nelson Mandela: “Provare risentimento è come bere veleno sperando che ciò uccida il nemico” (in Jessica Durando, “15 of Nelson Mandela’s Best Quotes”, USA Today, 5 dicembre 2013, usatoday.com).

  39. Ether 12:26, 27, enfasi aggiunta.

  40. Edmund Vance Cooke, “The Eternal Everyday”, Impertinent Poems (1907), 21.