Capitolo 28
I nostri sforzi congiunti
Nella primavera del 1942, le industrie statunitensi stavano dando il loro supporto all’impegno bellico. A Cincinnati, le fabbriche fornivano parti meccaniche e motori. Altre aziende della città producevano tende oscuranti, paracadute e radiotrasmettitori. Nelle drogherie, come quella gestita dalla famiglia Bang, gli articoli venivano razionati con cura mentre sempre più beni erano destinati a sfamare e a equipaggiare i soldati.1
Quando i materiali d’uso quotidiano iniziarono a scarseggiare, Paul e Connie Bang si chiesero se il Ramo di Cincinnati sarebbe stato in grado di costruire la nuova casa di riunione. Dopo aver venduto la loro vecchia cappella, i Santi avevano spostato le loro riunioni in una stanza in affitto in una vicina struttura dell’associazione YMCA. Paul e Connie erano membri del comitato di ramo per la costruzione dell’edificio e avevano raccolto fondi per la nuova casa di riunione sin da prima della guerra. Ora però, con tale penuria, il comitato aveva poche speranze di procedere con i suoi piani se non dopo la fine della guerra.2
Circa in quel periodo, Paul e suo cognato Milton Taylor stavano pensando di portare le loro famiglie al tempio. Ovunque si volgessero, la guerra stava separando le famiglie. Mariti e mogli, figli e figlie stavano lasciando le loro case per servire il loro paese. Avendo poco più di vent’anni, Paul e Milton si erano iscritti per il servizio militare e potevano essere chiamati alle armi in qualsiasi momento. In mezzo a tanta incertezza, il matrimonio eterno e le alleanze del tempio fornivano rassicurazione a loro e alle loro giovani famiglie.3
Un giorno, Paul e Milton vennero a sapere che il loro amico Vaughn Ball, un membro del Ramo di Cincinnati originario di Salt Lake City, voleva fare un viaggio nello Utah. Se i Bang e i Taylor fossero andati con lui nello Utah, avrebbero potuto realizzare il loro sogno di ricevere l’investitura e il suggellamento nel tempio. Inoltre, viaggiando insieme avrebbero potuto risparmiare sui costi.4
L’unico problema era trovare un modo per arrivarci. Erano trascorsi quasi due anni dal loro matrimonio, e Paul e Connie Bang ora avevano una figlia di dieci mesi di nome Sandra. Anche Milton e sua moglie, Esther, avevano una figlia piccola, Janet, di due anni.5
Milton conosceva un uomo che aveva un’auto affidabile con abbastanza posti a sedere e che accettò di affittarla. Mentre le generazioni precedenti di santi erano andate a ovest con i carri, i carretti a mano o il treno, i Bang, i Taylor e Vaughn Ball avrebbero viaggiato su una DeSoto Touring Sedan del 1939.6
Il gruppo partì per lo Utah l’ultima settimana di aprile. Dato che durante la guerra la benzina non scarseggiava tanto quanto la gomma, il gruppo poté attraversare il paese senza sentirsi in colpa, seppur procedendo lentamente per evitare di consumare le ruote troppo in fretta.7
Mentre la DeSoto attraversava gli Stati Uniti, i viaggiatori approfittavano dalle molte strade asfaltate e dalle stazioni di servizio che erano sorte negli ultimi trent’anni. Di notte alloggiavano nei motel lungo la strada, dove riuscivano sempre a persuadere i proprietari a lasciarli pernottare per qualche dollaro in meno del prezzo esposto.
A parte Vaughn, nessuno in macchina si era spinto così tanto a ovest in passato, quindi il paesaggio in continuo mutamento era una novità per loro. Godettero del panorama finché apparvero le Montagne Rocciose e le strade diventarono più ripide e pericolose. Vaughn amava andare su e giù per i bellissimi passi di montagna, ma tutti gli altri sembravano terrorizzati dal fatto che i pendii scoscesi potessero cedere e seppellirli vivi. Furono sollevati quando arrivarono sani e salvi nella Valle del Lago Salato.8
In città, Paul, Connie e Sandra stettero dalla madre di Marion Hanks, un missionario che stava servendo a Cincinnati, mentre i Taylor alloggiarono dalla madre di Vaughn Ball. Entrambe le famiglie visitarono la Piazza del Tempio diverse volte e scattarono fotografie degli edifici e dei monumenti lì presenti. Fecero anche visita a Charles e Christine Anderson, che avevano guidato il Ramo di Cincinnati per più di vent’anni. Gli Anderson nutrivano un amore immenso per le due coppie e avevano sperato a lungo di vederle suggellate.9
Il 1° maggio, Paul e Connie entrarono nel Tempio di Salt Lake con Milton ed Esther. Dopo aver ricevuto l’investitura, le coppie furono portate in una delle cinque sale dei suggellamenti del tempio. L’apostolo Charles A. Callis, che un tempo aveva servito come presidente della Missione di Cincinnati, prese ogni coppia a turno e le suggellò mentre il presidente Anderson fungeva da testimone. Janet e Sandra, vestite di bianco, furono poi portate nella sala e suggellate ai loro rispettivi genitori.10
Alcuni giorni dopo i loro suggellamenti, Paul, Connie, Milton ed Esther tornarono per un’altra sessione di investitura. Mentre attraversavano le numerose sale e i corridoi del tempio, Paul e Connie si meravigliavano delle sue dimensioni e della sua bellezza. Erano emozionati di essere lì, avendo la certezza di essere stati suggellati, insieme alla loro figlia, per il tempo e per tutta l’eternità.11
Quella primavera, vicino a L’Aia, nei Paesi Bassi, la trentasettenne Hanna Vlam salutò suo marito, Pieter, che era diretto alla stazione ferroviaria. Negli ultimi due anni, la Germania nazista aveva occupato i Paesi Bassi. Come ex ufficiale della marina olandese, Pieter doveva firmare regolarmente un registro davanti a dei funzionari nazisti e per farlo doveva andare in una città vicino al confine tedesco.
“Ci vediamo domani”, disse a Hanna prima di partire.12
L’invasione tedesca aveva colto di sorpresa Hanna e Pieter. Hitler aveva promesso di non invadere i Paesi Bassi, una nazione neutrale, e Pieter ci aveva creduto. Poi, una notte di maggio del 1940, il rumore degli aerei da guerra che sganciavano bombe li aveva fatti saltare giù dal letto. Pieter aveva subito indossato l’uniforme e se ne era andato per difendere il suo paese. Tuttavia, dopo cinque giorni di combattimento, l’esercito olandese si era arreso alle forze travolgenti della Germania.13
Vivere sotto il dominio nazista era difficile. Pieter aveva perso lo stipendio da militare, ma si era procurato un lavoro civile per mantenere la sua famiglia. Gli occupanti tedeschi permisero ai santi olandesi di continuare a incontrarsi a patto che i funzionari nazisti potessero ascoltare ciò che veniva detto. Inoltre, i santi dovevano incontrarsi durante il giorno per rispettare le restrizioni relative all’oscuramento. Come secondo consigliere della presidenza della Missione dei Paesi Bassi, Pieter trascorreva quasi ogni fine settimana in viaggio con il presidente Jacob Schipaanboord e con il primo consigliere Arie Jongkees, entrambi olandesi come lui, per far visita ai rami di tutto il paese.14
Una tragedia si era abbattuta sui Vlam nel marzo del 1941, quando un treno aveva investito e ucciso Vera, la loro figlia di quattro anni. L’unica consolazione di Hanna e Pieter era sapere che lei apparteneva a loro per l’eternità. Quando Vera era appena nata, i Vlam e i loro tre figli erano stati suggellati nel Tempio di Salt Lake mentre rimpatriavano dopo un incarico militare svolto in Indonesia. Tale conoscenza li aveva aiutati ad aggrapparsi alle loro alleanze e a trovare sollievo nei giorni bui che seguirono.15
Il mattino in cui Pieter se ne andò per firmare davanti ai funzionari nazisti, Hanna non poteva immaginare che la loro separazione sarebbe durata più a lungo dei suoi viaggi del fine settimana con la presidenza di missione. Più tardi però, quel giorno, la loro figlia maggiore Grace, di undici anni, entrò spalancando la porta.
“È vero?”, gridò. Disse a sua madre che stavano circolando delle voci secondo cui i nazisti avevano arrestato l’ex personale militare che era andato a firmare. Erano stati ammassati su vagoni bestiame ed erano diretti verso un campo di prigionia.
Hanna rimase troppo scioccata per parlare. Il giorno dopo ricevette una comunicazione per posta che confermava che Pieter era stato deportato in Germania. Adesso era un prigioniero di guerra.16
Col lento passare delle settimane, Hanna pregò per avere pace e forza. Chiese al Signore di vegliare su suo marito e di tenerlo al sicuro. Dopo quasi sei settimane in attesa di notizie, finalmente ricevette una piccola cartolina da Pieter, scritta in calligrafia minuscola in modo da riempire ogni spazio disponibile.
“Sto bene nel corpo e nello spirito”, scrisse Pieter. I nazisti lo stavano trattenendo in una prigione chiamata Langwasser, nella città tedesca di Norimberga, e sebbene le guardie trattassero male lui e i suoi compagni di prigionia, se la stava cavando. “I miei pensieri sono costantemente rivolti a tutti voi”, scrisse. “Nella mia mente, ti abbraccio forte, mia cara Hanny”.
Chiese a Hanna di mandargli del cibo e le sue Scritture. Hanna non era certa che i libri avrebbero superato la censura nazista, ma decise che almeno ci avrebbe provato.
“Sii coraggiosa”, la esortò Pieter. “Dio ci farà ricongiungere”17.
Il 5 luglio 1942 David Ikegami partecipò a una conferenza della Missione giapponese nel Tabernacolo del Palo di Oahu, nelle Hawaii. Per David, questa riunione domenicale era diversa dalla maggior parte delle altre. Non solo sarebbe stato ordinato all’ufficio di insegnante nel Sacerdozio di Aaronne, ma gli era stato chiesto di parlare durante la prima sessione della conferenza. Con più di duecento persone presenti, sarebbe stato un raduno molto più grande delle riunioni della Scuola Domenicale a cui era abituato.18
David basò il suo discorso su Dottrina e Alleanze 38:30: “Se siete preparati, voi non temerete”. Quasi sette mesi dopo l’attacco a Pearl Harbor, la paura e l’incertezza incombevano ancora sulle Hawaii. Le forze armate degli Stati Uniti avevano preso il controllo degli alberghi e avevano recintato le spiagge con il filo spinato. I soldati imponevano un rigido coprifuoco e le persone che lo violavano rischiavano di essere fucilate. La scuola di David aveva ricominciato a tenere le lezioni, ma lui doveva portare con sé una maschera antigas, e spesso gli studenti eseguivano esercitazioni per prepararsi ad attacchi aerei e coi gas.19
Essendo nippo-americani, David e la sua famiglia dovevano anche sopportare i crescenti sospetti dei loro vicini non giapponesi. Certe persone, tra cui molti funzionari governativi e militari, supponevano senza alcuna prova che i nippo-americani avrebbero cercato di minare lo sforzo bellico americano a motivo della loro lealtà ancestrale al Giappone. A partire dall’inizio di quell’anno, il governo degli Stati Uniti aveva persino iniziato a far trasferire più di centomila uomini, donne e bambini nippo-americani dalle loro case in California e in altri Stati della costa occidentale in campi di internamento situati in stati interni come lo Utah.20
Il governo non istituì internamenti altrettanto diffusi nelle Hawaii, dove quasi il 40 percento della popolazione era di origine giapponese. I funzionari però trattennero circa millecinquecento membri della comunità giapponese che erano in posizioni di potere o ritenuti sospetti, e la maggior parte di essi divennero prigionieri nei campi situati sulle isole.21
Per dimostrare la sua lealtà verso gli Stati Uniti e contribuire all’impegno bellico, David si era unito a un gruppo di volontari chiamato Kiawe Corps che costruiva sentieri e abbatteva alberi spinosi di kiawe per creare dei campi militari. Suo padre, nel frattempo, aveva iniziato a lavorare con i suoi assistenti della Scuola Domenicale giapponese per organizzare una raccolta fondi per i militari degli Stati Uniti, tra i quali c’erano anche dei membri della loro Scuola Domenicale.22
Quando stette al pulpito durante la conferenza di missione, David condivise delle parole tratte dal discorso tenuto dall’anziano John A. Widtsoe all’ultima Conferenza generale. “La paura è una delle armi principali di Satana nel rendere l’umanità infelice”, aveva insegnato l’apostolo ai Santi, ricordando loro che coloro che vivevano rettamente e uniti non avevano bisogno di temere. “C’è sicurezza”, aveva dichiarato, “ovunque il popolo del Signore viva in modo tanto degno da reclamare il sacro titolo di cittadini della Sion di nostro Signore”23.
Nelle settimane successive alla conferenza di missione, il padre di David continuò a raccogliere fondi per i soldati americani. Intitolata “Siamo uniti per la vittoria”, la raccolta fondi fornì i mezzi affinché un comitato di cinquanta uomini giapponesi sull’isola potesse stampare migliaia di inviti e buste di donazioni da distribuire tra i loro amici e vicini. Nel giro di pochi mesi avevano raccolto 11.000 dollari. I dirigenti militari delle isole espressero apprezzamento per il denaro che sarebbe stato usato per acquistare libri, corsi fonografici di lingua e due proiettori e schermi che contribuissero a sollevare il morale dei soldati.24
I santi della Missione giapponese furono felici di prestare aiuto. Il loro patriottismo e la loro lealtà furono indicati erano chiaramente manifesti sugli inviti distribuiti tra tutta la comunità. “Desideriamo fare tutto il possibile per contribuire a garantire la libertà e l’indipendenza che amiamo”, si leggeva. “I militari saranno resi felici grazie ai nostri sforzi congiunti”25.
Alcuni mesi dopo, in una prigione di Amburgo, in Germania, Karl-Heinz Schnibbe attendeva di essere processato per tradimento. Poco dopo il suo arresto, aveva visto il suo amico Helmuth Hübener in una lunga sala di attesa bianca con decine di altri prigionieri. A tutti i prigionieri era stato comandato di tenere il viso rivolto verso il muro, ma mentre Karl-Heinz passava, il suo amico inclinò la testa, sorrise e gli strizzò l’occhio. Sembrava che non fosse stato Helmuth a incriminarlo. Il volto livido e gonfio del giovane suggeriva che era stato picchiato duramente per aver tenuto la bocca chiusa.26
Non molto tempo dopo, nella sala di attesa, Karl-Heinz vide anche il suo amico Rudi Wobbe. Tutti e tre i ragazzi del ramo erano stati arrestati.
Durante i primi mesi della sua prigionia, Karl-Heinz aveva sopportato gli interrogatori, le minacce e le percosse per mano della Gestapo. Gli interroganti non riuscivano a immaginare che dietro a una tale cospirazione potesse esserci Helmuth Hübener, un ragazzo di diciassette anni, e pretesero di conoscere i nomi degli adulti coinvolti. Ovviamente non c’erano nomi di adulti da fare.27
La mattina dell’11 agosto 1942, Karl-Heinz si cambiò togliendosi l’uniforme da prigioniero per indossare un abito e una cravatta che gli erano stati mandati da casa. L’abito sembrava appeso alla sua figura sottile come a una gruccia nell’armadio. Poi fu portato davanti al Tribunale del Popolo, che nella Germania nazista aveva l’ignobile fama di processare i prigionieri politici e di infliggere terribili punizioni. Quel giorno, Karl-Heinz, Helmuth e Rudi sarebbero stati processati per cospirazione, tradimento, e aiuto e favoreggiamento nei confronti del nemico.28
In aula, gli accusati sedevano su una piattaforma rialzata di fronte ai giudici, i quali indossavano toghe rosse adornate da un’aquila d’oro. Per ore, Karl-Heinz ascoltò i testimoni e gli agenti della Gestapo che fornivano prove dettagliate della cospirazione dei ragazzi. I volantini di Helmuth, il cui linguaggio denunciava Hitler e smascherava le falsità naziste, furono letti ad alta voce. I giudici si infuriarono.29
All’inizio, la corte si concentrò su Karl-Heinz, Rudi e su un altro giovane che era stato uno dei colleghi di Helmuth. Poi rivolse la sua attenzione a Helmuth, che non sembrava intimorito dai giudici.
“Perché hai fatto quello che hai fatto?”, chiese un giudice.
“Perché volevo che le persone sapessero la verità”, rispose Helmuth. Disse ai giudici che non pensava che la Germania potesse vincere la guerra. Nell’aula ci fu un’esplosione di rabbia e incredulità.30
Quando fu il momento di annunciare il verdetto, Karl-Heinz tremava mentre i giudici tornavano al loro posto. Il giudice supremo li definì “traditori” e “feccia”. Disse: “Vermi come voi devono essere sterminati”.
Poi si rivolse a Helmuth e lo condannò a morte per alto tradimento e per aver aiutato e favorito il nemico. La stanza sprofondò nel più completo silenzio. “Oh no!”, sussurrò un visitatore. “La pena di morte per il ragazzo?”31.
Il tribunale condannò Karl-Heinz a cinque anni di prigione e Rudi a dieci. I ragazzi erano scioccati. I giudici chiesero se avessero niente da dire.
“Mi uccidete senza alcun motivo”, disse Helmuth. “Non ho commesso alcun crimine. Tutto quello che ho fatto è dire la verità. Ora tocca a me, ma arriverà il vostro turno”.
Quel pomeriggio Karl-Heinz vide Helmuth un’ultima volta. All’inizio si strinsero la mano, ma poi Karl-Heinz avvolse il suo amico in un abbraccio. I grandi occhi di Helmuth si riempirono di lacrime.
“Addio”, disse.32
Il giorno dopo che i nazisti ebbero giustiziato Helmuth Hübener, Marie Sommerfeld lo venne a sapere dal giornale. Era membro del ramo di Helmuth. Lui e suo figlio Arthur erano amici ed Helmut l’aveva considerata una seconda madre. Non riusciva a credere che fosse morto.33
Si ricordava ancora di lui da bambino, brillante e pieno di potenziale. “Sentirai qualcosa di davvero grandioso su di me”, le aveva detto una volta. Marie non pensò che Helmuth si stesse vantando quando lo disse. Voleva semplicemente usare la sua intelligenza per fare qualcosa di significativo nel mondo.34
Otto mesi prima, Marie aveva sentito parlare dell’arresto di Helmuth ancor prima dell’annuncio del presidente di ramo dal pulpito. Era accaduto di venerdì, il giorno in cui normalmente aiutava Wilhelmina Sudrow, la nonna di Helmuth, a pulire la chiesa. Quando era entrata in cappella, Marie aveva visto Wilhelmina inginocchiarsi davanti al pulpito, con le braccia tese, implorando Dio.
“Che cosa succede?”, aveva chiesto Marie.
“È successo qualcosa di terribile”, aveva risposto Wilhelmina. Poi aveva descritto come gli ufficiali della Gestapo si fossero presentati alla sua porta con Helmuth, avessero perquisito l’appartamento e portato via alcuni dei suoi documenti, la sua radio e la macchina da scrivere del ramo.35
Inorridita da ciò che Wilhelmina le stava dicendo, Marie aveva immediatamente pensato a suo figlio Arthur, che era stato da poco chiamato arruolato nel Servizio del lavoro nazista a Berlino. Era possibile che fosse stato coinvolto nel piano di Helmuth prima di partire?
Appena possibile, Marie si recò a Berlino per chiedere ad Arthur se avesse partecipato in qualche modo. Fu sollevata nel sapere che, sebbene avesse occasionalmente ascoltato la radio di Helmuth, non aveva idea che Helmuth e gli altri ragazzi stessero distribuendo materiale anti-nazista.36
Alcuni membri del ramo avevano pregato per Helmuth durante tutta la sua prigionia. Altri erano adirati con i ragazzi per aver messo loro e altri santi tedeschi in pericolo e aver messo a repentaglio la possibilità di tenere le riunioni della Chiesa ad Amburgo. Persino i membri della Chiesa che non erano solidali con i nazisti temevano che Helmuth li avesse messi tutti a rischio di essere imprigionati o peggio, soprattutto perché la Gestapo era convinta che Helmuth avesse ricevuto aiuto dagli adulti.37
Il presidente di ramo Arthur Zander ritenne di dover agire rapidamente per proteggere i membri del suo ramo e dimostrare che i Santi degli Ultimi Giorni non stavano cospirando contro il governo. Non molto tempo dopo l’arresto dei ragazzi, lui e il presidente di missione provvisorio, Anthon Huck, scomunicarono Helmuth. Il presidente di distretto e alcuni membri del ramo si erano arrabbiati per l’azione intrapresa. I nonni di Helmuth ne furono devastati.38
Alcuni giorni dopo l’esecuzione di Helmuth, Marie ricevette una lettera che lui le aveva scritto alcune ore prima della sua morte. “Il mio Padre nei cieli sa che non ho fatto nulla di male”, le disse. “So che Dio vive ed Egli sarà il giusto giudice di questa questione”.
“Fino alla nostra felice riunione in quel mondo migliore”, scrisse, “rimango tuo amico e tuo fratello nel Vangelo”39.
Per mesi, Pieter Vlam si era chiesto perché il Signore avesse permesso ai nazisti di rinchiuderlo in un campo di prigionia, lontano dalla sua famiglia.
Le baracche fatiscenti dell’accampamento erano infestate da pidocchi, pulci e cimici dei letti e Pieter e gli altri prigionieri a volte si avventuravano all’esterno per riposarsi su un fazzoletto d’erba. Un giorno, mentre erano sdraiati a guardare il cielo, un uomo chiese a Pieter se potessero parlare di questioni spirituali. Sapeva che Pieter era un santo degli ultimi giorni e aveva domande sull’aldilà. Pieter cominciò a insegnargli il Vangelo.40
Presto, altri prigionieri cercarono la guida spirituale di Pieter. Le guardie non permettevano agli uomini di parlare in gruppi numerosi, così Pieter portava con sé due uomini alla volta, uno da ogni lato, e faceva delle passeggiate attorno al campo. Non tutti gli uomini credevano a ciò che Pieter insegnava, ma apprezzavano la sua fede e ottennero una migliore comprensione della Chiesa.41
Dopo aver trascorso alcuni mesi nel campo tedesco, Pieter e gli altri ufficiali olandesi furono trasferiti allo Stalag 371, un campo di prigionia dell’Ucraina occupata dai nazisti. I loro nuovi alloggi si trovavano in un gelido edificio in pietra, ma le condizioni erano leggermente migliori di quelle che gli uomini avevano sopportato in Germania. Sentendosi più forte nel corpo e nello spirito, Pieter continuò a fare passeggiate con chiunque fosse interessato a ciò che insegnava. Camminò così tanto che dovette scrivere a casa a sua moglie, Hanna, chiedendole di mandargli delle nuove scarpe di legno per sostituire le sue calzature malconce.42
Poco dopo, un gruppo di circa dieci uomini incoraggiò Pieter a organizzare una Scuola Domenicale, ed egli acconsentì. Poiché i nazisti proibivano tali incontri, il gruppo si riuniva segretamente in un edificio vuoto in un angolo remoto del campo. Oscuravano la finestra con una vecchia coperta e trovarono una scatola da usare come pulpito. Miracolosamente, le Scritture e l’innario che Hanna aveva mandato a Pieter dopo il suo arresto avevano superato la censura senza essere confiscati. Pieter insegnava dalla Bibbia e dal Libro di Mormon, ma il gruppo non osava cantare. Pieter però leggeva gli inni ad alta voce. Al termine delle loro riunioni, gli uomini uscivano dalla porta ad uno ad uno per evitare di essere scoperti.43
Un ministro protestante dello Stalag 371 alla fine notò gli uomini che camminavano e parlavano con Pieter. Egli li prese da parte singolarmente, mostrò loro un opuscolo pieno di travisamenti sulla Chiesa e disse loro che Pieter era stato ingannato. Invece di persuaderli ad abbandonare Pieter e i suoi insegnamenti, tuttavia, gli sforzi del ministro fecero sì che gli uomini fossero ancor più incuriositi dal vangelo restaurato.
Dopo aver letto l’opuscolo, un uomo di nome Callenbach decise di unirsi al gruppo. “Non voglio essere convertito”, disse a Pieter. “Sono venuto solo a sentire la storia direttamente da te”44.
Una domenica, Pieter decise di insegnare il principio del digiuno. Disse agli uomini che avrebbero dovuto dare a qualcun altro il bicchierino di fagioli che avevano ricevuto quel giorno.
“Se la notte non riuscite a dormire”, disse Pieter, “dovreste pregare Dio e chiederGli se le cose che avete sentito da me sono vere”45.
La domenica successiva gli uomini si alzarono per esprimere la loro testimonianza. Il signor Callenbach fu l’ultimo a parlare. Con le lacrime agli occhi, raccontò la sua esperienza con il digiuno.
“Quella sera ho avuto molta fame”, disse. “Poi ho ricordato ciò che il signor Vlam aveva detto sulla preghiera”. Disse di aver pregato sinceramente per sapere se le cose insegnate da Pieter erano giuste. “Ho provato un indescrivibile sentimento di pace”, affermò, “e ho saputo di aver udito la verità”46.