Storia della Chiesa
35 Non possiamo fallire


Capitolo 35

Non possiamo fallire

mani di un artista che dipingono il fratello di Giared

All’alba del 1950 la Guerra fredda tra Stati Uniti e Unione Sovietica andava intensificandosi. Sotto l’influenza sovietica, i nuovi governi comunisti in tutta l’Europa centrale e orientale chiudevano i propri confini e modificavano i propri stili di vita economici e sociali. Nel frattempo, diverse nazioni dell’Europa occidentale si allineavano con Stati Uniti e Canada per difendersi da possibili attacchi provenienti dai paesi comunisti. Era anche iniziata una corsa alla produzione e all’accumulo di armi dopo che l’Unione Sovietica aveva condotto con successo il suo primo test con armi nucleari, cogliendo il mondo di sorpresa con la detonazione di una bomba simile a quella usata dagli Stati Uniti contro il Giappone durante la guerra.1

In Cecoslovacchia, i dirigenti della missione, Wallace e Martha Toronto, si preparavano alla possibile espulsione. Il governo comunista del paese, che continuava a tenere d’occhio loro e i loro missionari, aveva da poco approvato una legge che limitava la libertà di religione e proibiva agli stranieri di servire come capi religiosi nel paese. Il numero di missionari santi degli ultimi giorni costretti a lasciare il paese era salito a dodici, ed era solo questione di tempo prima che il regime espellesse gli altri.

Wallace scrisse alla Prima Presidenza riguardo alla crisi e gli fu consigliato di far uscire dalla Cecoslovacchia la sua famiglia e la maggior parte dei missionari rimanenti. Ciò nonostante, il presidente George Albert Smith e i suoi consiglieri continuavano a sperare che Wallace e uno o due anziani che servivano come suoi assistenti potessero avere il permesso di restare.

“Lei è stato leale e indomito”, gli disse la Prima Presidenza. “Continueremo a implorare il Signore affinché lei abbia la guida divina, e a confidare nel Suo potere superiore affinché protegga e faccia prosperare la Sua Chiesa in quella terra scelta”2.

Lunedì 30 gennaio i membri del Ramo di Prostějov informarono Wallace che due missionari in servizio nella loro città, Stanley Abbott e Aldon Johnson, il giorno prima non si erano presentati per la Scuola Domenicale. Inizialmente i Santi avevano pensato che i missionari avessero perso il treno o che fossero in ritardo a causa della neve fitta, ma i membri del ramo avevano poi appreso che l’appartamento dei missionari era stato perquisito e che la polizia segreta aveva interrogato un santo degli ultimi giorni del posto. Ora tutti temevano il peggio.

Wallace contattò l’ambasciata americana e partì subito per Prostějov. Attraverso canali diplomatici, venne a sapere che gli anziani erano stati arrestati per aver cercato di far visita a un membro della Chiesa in un campo di lavoro.

Mentre i giorni diventavano settimane, il governo cecoslovacco si rifiutava di comunicare direttamente con Wallace. La polizia locale di Prostějov proibì ai Santi di tenere riunioni in città e alcuni membri del ramo furono interrogati e molestati. Al 20 febbraio Wallace aveva già supervisionato l’evacuazione di undici altri missionari, ma a nessun membro della missione era stato permesso di far visita o di parlare all’anziano Abbott o all’anziano Johnson.

I missionari reclusi venivano tenuti separati l’uno dall’altro, con l’anziano Abbott tenuto in cella d’isolamento. La prigione dava ai missionari un pezzo di pane nero al mattino e una ciotola di zuppa la sera. Non potevano lavarsi né cambiarsi i vestiti. Durante gli interrogatori, la polizia segreta minacciava di percuoterli con barre di ferro e di incarcerarli per anni se non avessero confessato di essere spie.3

Il 24 febbraio, Martha rispose a una telefonata dell’ambasciatore americano. Il governo cecoslovacco aveva trasferito a Praga i missionari reclusi ed era disposto a rilasciarli se avessero promesso di andarsene dal paese entro due ore. Martha acquistò in fretta due biglietti per un aereo diretto in Svizzera, dopodiché contattò Wallace e si misero d’accordo per incontrarsi all’aeroporto, dove i missionari sarebbero stati consegnati.

All’aeroporto, Wallace ebbe solo il tempo di dare ai missionari i loro biglietti e alcune istruzioni. Nel frattempo, Martha stava su una piattaforma di osservazione lì vicino. Quando vide la polizia scortare i due giovani verso l’aereo, fece loro un cenno di saluto. Gli anziani avevano un aspetto smagrito e trasandato e lei chiese gridando se stessero bene.

“Sì”, risposero, salutando a loro volta. Poi salirono sul velivolo e Martha osservò l’aereo scomparire nelle nubi cupe che incombevano sulla città.4

Nei giorni seguenti, Martha affrettò i preparativi per l’evacuazione della sua famiglia. Aveva in programma di viaggiare da sola con i sei figli, tra cui un figlio neonato, mentre Wallace sarebbe rimasto in Cecoslovacchia fino a quando il governo lo avesse permesso.

Il giorno prima della loro partenza, la famiglia stava pranzando quando degli uomini con delle giacche di pelle arrivarono nella casa della missione e pretesero di parlare con Wallace. Martha capì subito che si trattava della polizia segreta. Stava già male ed era emotivamente esausta, e la loro presenza la fece solo sentire peggio. Dopo quello che era accaduto ai missionari e a molti cittadini cecoslovacchi, non aveva idea di cosa la polizia avrebbe potuto fare a suo marito.

“Martha, devo andare con questi uomini”, disse Wallace. Era sicuro che volessero interrogarlo riguardo ai missionari da poco espulsi. “Se non dovessi fare ritorno”, disse, “prendi i bambini come programmato, domani mattina, e portali a casa”.

Le ore scorrevano senza avere notizie di Wallace, e sembrava che Martha sarebbe dovuta partire senza sapere cosa fosse accaduto a suo marito. Poi, sette ore dopo essere stato portato via dalla polizia, Wallace tornò a casa in tempo per accompagnare la famiglia a prendere il treno.

Alla stazione si riunì una folla di membri della Chiesa con pacchetti pieni di frutta, prodotti da forno e panini imbottiti per Martha e i figli. Alcuni santi allungarono il cibo attraverso i finestrini mentre il treno cominciava a muoversi. Altri corsero lungo la banchina mandando baci. Martha li guardò, con gli occhi pieni di lacrime, fino a quando il treno fece una curva ed essi scomparvero dalla vista.5


“Il presidente Mauss sta venendo a Nagoya. Può andare a incontrarlo?”.

La domanda dei missionari colse di sorpresa Toshiko Yanagida. Attendeva di avere notizie dal nuovo presidente della Missione giapponese sin da quando gli aveva scritto riguardo all’apertura di un ramo di lingua giapponese nella sua città natale di Nagoya. Il presidente Mauss non aveva mai risposto, quindi non era sicura che avesse ricevuto la lettera.6

Toshiko accettò di andare e, insieme ai missionari, incontrò il presidente Mauss alla stazione ferroviaria poco tempo dopo. Appena arrivò, lei gli chiese se avesse letto la sua lettera. “Sì”, disse. “Ecco perché sono venuto”. Voleva che lei lo aiutasse a trovare un luogo in città dove tenere le riunioni della Chiesa. Toshiko era emozionata.7

Cominciarono subito la ricerca. A Nagoya non c’erano molti Santi — solo i missionari, la famiglia di Toshiko e una donna di nome Yoshie Adachi in una città di seicentomila abitanti — quindi non avevano bisogno di molto spazio per riunirsi. Ciò nonostante, il presidente Mauss decise di affittare un auditorium in una grande scuola della città.

I santi di Nagoya tennero la loro prima riunione della Scuola Domenicale nel gennaio del 1950. Per attirare più persone, Toshiko e i missionari misero dei volantini in un giornale locale. La domenica successiva si presentarono nell’auditorium centocinquanta persone. Le riunioni dei Santi degli Ultimi Giorni attiravano spesso delle folle nel Giappone del dopoguerra poiché molte persone erano alla ricerca di speranza e significato dopo il trauma che avevano subito.8 Per molti, tuttavia, l’interesse nei confronti della Chiesa fu momentaneo, specialmente mano a mano che il paese diventava sempre più stabile economicamente. Con sempre meno persone che sentivano il bisogno di volgersi alla fede, la partecipazione alle riunioni diminuì.9

Dal canto loro, Toshiko e suo marito Tokichi facevano fatica con alcuni aspetti dell’essere Santi degli Ultimi Giorni, in modo particolare il pagamento della decima. Tokichi non guadagnava molti soldi e a volte si chiedevano se avrebbero avuto abbastanza denaro per pagare la mensa scolastica del figlio. Speravano anche di comprare casa.

Dopo una riunione in Chiesa, Toshiko fece una domanda sulla decima a un missionario. “Il popolo giapponese è molto povero adesso dopo la guerra”, disse. “La decima è molto difficile per noi. Dobbiamo pagarla?”10.

L’anziano rispose che Dio aveva comandato a tutti di pagare la decima e parlò delle benedizioni dell’obbedienza a quel principio. Toshiko era scettica e anche un po’ arrabbiata. “Questo è un modo di pensare americano”, disse tra sé e sé.

Altri missionari la incoraggiarono ad avere fede. Una sorella missionaria promise a Toshiko che pagare la decima avrebbe potuto aiutare la sua famiglia a raggiungere l’obiettivo di comprare una casa. Desiderando essere obbedienti, Toshiko e Tokichi decisero di pagare la decima e di confidare nel fatto che le benedizioni sarebbero arrivate.11

All’incirca in quel periodo, le sorelle missionarie iniziarono a tenere riunioni informali della Società di Soccorso nel loro appartamento per Toshiko e altre donne della zona. Condividevano messaggi del Vangelo, discutevano dei modi pratici in cui prendersi cura delle loro case e imparavano a cucinare cibi economici. Come le Società di Soccorso in altre parti del mondo, tenevano dei mercatini nei quali vendevano cioccolata e altri beni per raccogliere fondi per le loro attività. Circa un anno dopo che i santi di Nagoya ebbero iniziato a tenere le riunioni, fu organizzata ufficialmente la Società di Soccorso, con Toshiko come presidentessa.12

Lei e Tokichi iniziarono anche a vedere le benedizioni derivanti dal pagamento della decima. Acquistarono un terreno a buon prezzo in città ed elaborarono dei progetti per una casa. Fecero poi domanda per un mutuo per la casa tramite un nuovo programma governativo e, quando ottennero l’approvazione per costruire, iniziarono a lavorare alle fondamenta.

Il processo andò avanti agevolmente fin quando un ispettore edile notò che il loro terreno non era accessibile dai vigili del fuoco. “Questo terreno non è un terreno adatto per costruire una casa”, disse loro. “Non potete proseguire con la costruzione”.

Non sapendo cosa fare, Toshiko e Tokichi parlarono con i missionari. “Noi sei digiuneremo e pregheremo per voi”, disse un anziano. “Fatelo anche voi”.

Nei due giorni successivi gli Yanagida digiunarono e pregarono con i missionari. Arrivò poi un altro ispettore per riesaminare il loro terreno. Aveva la reputazione di essere rigido e all’inizio diede agli Yanagida poche speranze di poter superare l’ispezione. Tuttavia, mentre ispezionava il terreno, notò una soluzione. In caso d’emergenza, i vigili del fuoco sarebbero potuti arrivare alla proprietà semplicemente rimuovendo una recinzione lì vicino. Alla fine, gli Yanagida avrebbero potuto costruire la loro casa.

“Immagino che voi due abbiate fatto qualcosa di eccezionalmente buono in passato”, disse loro l’ispettore. “In tutti i miei anni non sono mai stato così accomodante”.

Toshiko e Tokichi erano pazzi di felicità. Avevano digiunato, pregato e pagato la decima e, proprio come aveva promesso la sorella missionaria, avrebbero avuto una casa tutta loro.13


Agli inizi del 1951 David O. McKay era alle prese con le sfide che il programma missionario della Chiesa doveva affrontare. Durante i sei mesi precedenti, egli aveva osservato da lontano lo scoppio di un altro conflitto mondiale, questa volta in Asia orientale. Sostenuta dalla Cina e dall’Unione Sovietica, la Corea del Nord comunista era in guerra con la Corea del Sud. Temendo la diffusione del comunismo, gli Stati Uniti e altri alleati avevano mandato delle truppe a supporto della lotta dei sudcoreani.14

All’epoca, la Chiesa contava circa cinquemila missionari a tempo pieno, quasi tutti provenienti dagli Stati Uniti, e ogni mese venivano chiamate centinaia di nuovi missionari.15 La guerra in Corea, però, aveva creato una nuova richiesta di soldati e il governo americano stava nuovamente arruolando i giovani dai diciannove ai ventisei anni, la stessa fascia di età da cui la Chiesa attingeva la maggior parte dei suoi missionari. Dopo un’attenta valutazione, la Prima Presidenza abbassò temporaneamente l’età missionaria da venti a diciannove anni, offrendo ai ragazzi la possibilità di svolgere una missione prima di affrontare le tentazioni insite nella vita militare nel caso in cui fossero stati chiamati alle armi.16

In qualità di consigliere della Prima Presidenza che sovrintendeva all’opera missionaria, il presidente McKay si trovò presto di fronte a pressioni provenienti da più parti. A volte riceveva delle lettere da Santi che accusavano i dirigenti di fare favoritismi raccomandando alcuni giovani uomini perché svolgessero una missione, consentendo così loro di differire il servizio militare, lasciando invece che altri fossero chiamati alle armi. I cittadini locali e i comitati di leva, d’altro canto, accusavano la Chiesa di trascurare il suo dovere patriottico continuando a chiamare dei giovani come missionari.17

I dirigenti della Chiesa avevano un punto di vista diverso. Da molto tempo incoraggiavano i Santi a rispondere alla chiamata del loro paese ogniqualvolta fosse giunta.18 Ciò nonostante, dopo essersi consultata con i funzionari di leva nello Utah, la Prima Presidenza apportò ulteriori modifiche alla direttiva esistente. Fu deciso che, per la durata della guerra, i giovani uomini idonei al servizio militare non sarebbero più stati chiamati a svolgere missioni a tempo pieno. Le chiamate sarebbero state limitate alle donne non sposate e agli uomini in età più matura, alle coppie sposate, ai veterani e ai giovani non idonei al servizio militare. La Chiesa inoltre chiamò più coppie senior a svolgere una missione.19

Quell’inverno, mentre il presidente McKay portava avanti dei negoziati con i funzionari del comitato di leva, la salute del presidente George Albert Smith cominciò a deteriorarsi. Il presidente McKay fece visita al profeta il giorno del suo compleanno, il 4 aprile, e lo trovò in punto di morte, circondato dalla famiglia. Pieno di emozione, il presidente McKay benedisse il profeta appena poche ore prima che morisse.20

Due giorni dopo, il presidente McKay aprì la prima sessione della conferenza generale di aprile 1951. Dal pulpito del Tabernacolo, parlò della vita esemplare del presidente Smith. “Fu davvero un’anima nobile”, disse alla congregazione, “ancor più felice quando rendeva felici gli altri”.

In seguito, durante la Conferenza, i Santi sostennero David O. McKay come presidente della Chiesa, con Stephen L Richards e J. Reuben Clark come suoi consiglieri. “Nessuno può presiedere a questa Chiesa senza prima essere in sintonia con il Capo della Chiesa, il nostro Signore e Salvatore, Gesù Cristo”, disse il presidente McKay ai Santi a conclusione della Conferenza. “Senza la Sua guida divina e la Sua costante ispirazione, non possiamo avere successo. Con la Sua guida, con la Sua ispirazione, non possiamo fallire”21.

Mentre guardava al futuro, il nuovo profeta aveva decenni di esperienza a fargli da guida. Molte persone ritenevano che la sua statura elevata, il suo portamento distinto, i suoi occhi penetranti e i suoi capelli bianchi contribuissero a conferirgli l’aspetto di un profeta. Anche il suo senso dell’umorismo, il suo amore per le persone e la sua vicinanza allo Spirito lo rendevano benvoluto dagli uomini e dalle donne sia all’interno che al di fuori della Chiesa. Gli anni trascorsi come insegnante e dirigente scolastico erano tuttora evidenti nella sua personalità. Era calmo e risoluto sotto pressione ed era un oratore avvincente che citava spesso poesie nei suoi sermoni. Quando non era impegnato in incarichi ecclesiastici, di solito si dedicava alla sua fattoria di famiglia a Huntsville, nello Utah.

Mentre cominciava la sua presidenza, sulla mente del presidente McKay gravavano molte questioni. Durante il suo ministero apostolico aveva parlato spesso della sacralità del matrimonio, della famiglia e dell’istruzione, e la sua attenzione costante a queste priorità lo aiutò a guidare la Chiesa sulla strada giusta. La fine della Seconda guerra mondiale aveva portato un “boom” demografico negli Stati Uniti in seguito al ritorno a casa dei soldati, che si sposavano e si adattavano alla vita domestica. Con l’aiuto dei sussidi del governo, molti di questi uomini si erano iscritti all’università per acquisire un’istruzione e ricevere una formazione professionale di vitale importanza. Il presidente McKay era desideroso di offrire loro sostegno.22

Era anche preoccupato per gli orrori della Guerra di Corea e per la diffusione del comunismo in alcune parti del mondo. A quel tempo, molti capi di governo e religiosi denunciavano apertamente il comunismo. Come loro, il presidente McKay credeva che i regimi comunisti reprimessero la religione e limitassero la libertà.

“La Chiesa di Gesù Cristo sostiene l’influenza dell’amore”, dichiarò poco tempo dopo la Conferenza generale, “che alla fine è l’unico potere che porterà redenzione e pace all’umanità”23.


Quella primavera, a Salt Lake City, la presidentessa generale della Primaria, Adele Cannon Howells, era consapevole che la sua salute stava venendo meno. Aveva solo sessantacinque anni, ma un attacco di febbre reumatica avuto da bambina le aveva danneggiato il cuore. Malgrado la sua condizione, si rifiutava di smettere di lavorare.24

Il suo progetto di commissionare una serie di dipinti sul Libro di Mormon per il cinquantesimo anniversario della rivista Children’s Friend stava finalmente facendo progressi. Anche se non tutti ritenevano che assumere un artista professionalmente preparato come Arnold Friberg fosse il modo migliore di usare il tempo o il denaro, Adele credeva che i dipinti avrebbero acceso l’interesse dei bambini nel Libro di Mormon e che valessero appieno la spesa.25

Nei due anni precedenti aveva ottenuto l’appoggio della Scuola Domenicale e aveva convinto i membri del Quorum dei Dodici Apostoli del valore dei dipinti. Adele e i funzionari della Scuola Domenicale avevano formato un comitato per sovrintendere al progetto e avevano sottoposto alcune bozze di Arnold al presidente McKay e ai suoi consiglieri.26

Nel gennaio del 1951 Adele e un rappresentante della Scuola Domenicale si incontrarono con la Prima Presidenza per discutere la proposta.27 Sia Adele sia Arnold volevano raffigurare storie del Libro di Mormon piene di potere spirituale e di azione avvincente, come ad esempio la marcia dei giovani guerrieri di Helaman che andavano a combattere e Samuele il Lamanita che profetizzava la nascita del Salvatore. Arnold non voleva realizzare i dipinti in uno stile infantile. Credeva che i bambini dovessero vedere la parola di Dio nella sua forma potente e maestosa. Voleva che gli eroi del Libro di Mormon apparissero fisicamente forti, in modo quasi esagerato. “La muscolosità presente nei miei dipinti è solo un’espressione dello spirito interiore”, spiegò in seguito.28

La Prima Presidenza concordò con Adele sul fatto che Arnold fosse l’artista giusto.29 La Scuola Domenicale e la Deseret Book Company, che era di proprietà della Chiesa, si impegnarono a coprire due terzi dei costi iniziali e Adele pagò il rimanente di tasca sua.30 Nei mesi successivi, lei e Arnold fecero dei piani riguardo ai dipinti mentre la sua salute continuava a peggiorare. Nel giro di poco tempo, Adele si trovò costretta a letto.31

La sera del 13 aprile prese accordi per vendere alcune sue proprietà allo scopo di pagare i dipinti.32 Chiamò anche Marion G. Romney, un assistente del Quorum dei Dodici Apostoli, per parlare del Libro di Mormon e dei bambini della Chiesa. Parlò dei dipinti e del suo desiderio che venissero ultimati l’anno seguente. Disse che sperava che tutti i bambini della Chiesa avrebbero cominciato a leggere il Libro di Mormon in tenera età.

Il pomeriggio seguente, Adele morì. Al suo funerale, l’anziano Romney rese omaggio alla donna creativa ed energica che aveva donato tanto generosamente all’organizzazione della Primaria. “Amava molto l’opera della Primaria”, disse. “Tutte le persone con cui entrava in contatto sentivano la profondità dell’amore che provava per loro individualmente”33.

Poco tempo dopo, Arnold Friberg cominciò il suo primo dipinto sul Libro di Mormon: Il fratello di Giared vede il dito del Signore.34


Vicino alla città di Valenza, nella Francia sudorientale, Jeanne Charrier andò a fare una passeggiata con sua cugina. Adagiata accanto al fiume Rodano, Valenza era un luogo meraviglioso con una cattedrale cattolica secolare. Anche se molti abitanti della città erano cattolici, i membri della famiglia di Jeanne erano tra i pochi protestanti. Per intere generazioni avevano rischiato la reputazione e persino la vita per ciò in cui credevano.35

Jeanne era cresciuta come una cristiana devota, ma negli ultimi tempi, durante i suoi studi universitari di matematica e filosofia, si era imbattuta in idee che l’avevano portata a dubitare della propria fede. Aveva riflettuto sulle famose parole del filosofo francese René Descartes [Renato Cartesio]: “Penso, dunque sono”. Quell’idea non aveva fatto altro che suscitare ulteriori domande. “Dove, come e perché sono?”, aveva pensato.

Poco tempo prima della sua passeggiata in collina, le domande di Jeanne l’avevano spinta a inginocchiarsi e a cercare il Signore. “Dio”, aveva pregato, “se esisti, sto aspettando una risposta”36.

Jeanne e sua cugina non avevano portato nulla da bere nella loro passeggiata e presto ebbero sete. Videro un gruppetto di persone e decisero di chiedere dell’acqua. Un uomo e una donna più anziani furono lieti di offrire aiuto e si presentarono come Léon e Claire Fargier. Erano membri de La Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni e i due giovani insieme a loro erano missionari. Il gruppo offrì a Jeanne e a sua cugina un opuscolo sulla Chiesa e Léon le invitò a una conferenza di missione e a un concerto di un quartetto d’archi della Brigham Young University che si sarebbero tenuti di lì a poco.37

Jeanne era curiosa e decise di andarci. Alla conferenza, qualcuno le diede un Libro di Mormon. Quando tornò a casa e cominciò a leggerlo, non riusciva a fermarsi. “È davvero notevole”, pensò.38

In seguito, Jeanne cominciò a trascorrere più tempo con i Fargier. Léon e Claire erano sposati da tredici anni quando furono battezzati nella Chiesa nel 1932. Prima della Seconda guerra mondiale, Léon aveva servito come missionario e aveva diretto le riunioni domenicali del piccolo gruppo di santi di Valenza e Grenoble, una città distante più di sessanta chilometri.39 Una volta cominciata la guerra ed evacuati i missionari americani, Léon aveva supervisionato una zona molto più ampia. Aveva viaggiato in tutta la Francia, benedicendo gli ammalati e amministrando il sacramento. Certi giorni riusciva a prendere un treno per andare da una città all’altra, ma la maggior parte delle volte andava a piedi o in bicicletta, a volte per diverse ore al giorno.40

Quando incontrarono Jeanne, Léon e Claire erano missionari locali nel Ramo di Valenza. Cercando con fatica di riorganizzarsi dopo le devastazioni della guerra, la piccola congregazione si riuniva in una pensione. Malgrado le circostanze umili, Jeanne era molto interessata alle riunioni ed era ansiosa di saperne di più sul Vangelo. Chiese altri libri e le fu data una copia di Dottrina e Alleanze. Mentre leggeva il libro, non poteva negare il potere delle parole che conteneva.

“Questo è vero”, ne concluse. “Non può essere altrimenti”41.

Non passò molto tempo prima che Jeanne desiderasse essere battezzata, ma era preoccupata per la reazione della sua famiglia. Erano aspramente contrari alla Chiesa e lei sapeva che non avrebbero mai appoggiato la sua scelta. Per un po’ si sentì combattuta tra la sua fede e la sua famiglia e rimandò l’impegno battesimale. Poi si ricordò di ciò che Pietro e gli altri apostoli del Nuovo Testamento avevano detto il giorno di Pentecoste: “Bisogna ubbidire a Dio anziché agli uomini”.

Le loro parole le risuonavano nella mente e lei seppe cosa doveva fare. In un bellissimo giorno di maggio del 1951 Jeanne entrò in una sorgente termale sulla catena montuosa delle Cevenne e fu battezzata da Léon Fargier. Avrebbe voluto che i suoi genitori fossero lì con lei, ma la loro ostilità al vangelo restaurato era troppo forte e decise di mantenere segreto il battesimo.42

La sua famiglia però lo scoprì presto e non volle più avere nulla a che fare con lei. Jeanne prese male il loro ripudio. Era giovane — aveva solo venticinque anni — e si chiedeva se non sarebbe stato meglio per lei trasferirsi negli Stati Uniti e unirsi ai Santi là.43 I Fargier però la implorarono di restare. C’erano soltanto novecento Santi in tutto tra Francia, Belgio e Svizzera francese, e loro avevano bisogno del suo aiuto per edificare la Chiesa a Valenza.44


A più di 1300 chilometri di distanza, a Brno, in Cecoslovacchia, Terezie Vojkůvková aprì un pacco inviato dalla sua amica Martha Toronto, che era arrivata sana e salva a casa negli Stati Uniti. All’interno del pacco Terezie trovò dei vestiti per la sua famiglia e ne fu immensamente grata. La sua famiglia tirava avanti a stento sin da quando suo marito, Otakar Vojkůvka, aveva perso la sua legatoria due anni prima. Dei funzionari comunisti avevano confiscato l’azienda e arrestato Otakar, che era un uomo d’affari di successo e il presidente del Ramo di Brno. Dopo aver sopportato sei mesi in un campo di lavoro, ora guadagnava un misero salario come operaio.

Terezie scrisse a Martha per ringraziarla del suo pacco. “L’affitto è alto e le spese di mantenimento del nostro alloggio sono molto care”, disse alla sua amica. “Le malattie hanno assorbito la loro parte del reddito e così è rimasto poco per vestire la famiglia”45.

Nella stessa lettera Terezie menzionò le nuove restrizioni subite da lei e dagli altri santi cecoslovacchi sotto il governo comunista. Alcune settimane dopo che Martha aveva lasciato il paese, suo marito, Wallace, era stato costretto a seguirla. Poco dopo, il governo comunista ordinò al nuovo presidente facente funzione della missione, un santo cecoslovacco di nome Rudolf Kubiska, di sciogliere la missione. Fu anche ordinato ai santi di tutto il paese di non tenere più riunioni pubbliche.

Non sapendo come reagire alle azioni del governo, alcuni santi si chiedevano se non fosse il caso di lasciare che il governo nominasse i dirigenti della Chiesa così da poter continuare a tenere le riunioni, come stava avvenendo in altre confessioni religiose. La presidenza di missione, tuttavia, riteneva che un accordo simile fosse fuori questione.

A Terezie mancava partecipare alle riunioni settimanali della Chiesa. “Le domeniche sono lunghe e senza spirito quando non possiamo condividere i nostri sentimenti e le nostre testimonianze con gli altri”, scrisse a Martha.

Eppure, non si sentiva abbandonata. Come membro del Partito Comunista, il presidente Kubiska aveva contatti politici che protessero i santi cecoslovacchi dalle molestie e dalle persecuzioni estreme subite da certi altri gruppi religiosi. Con alcune istruzioni finali da parte del presidente Toronto, il presidente Kubiska e i suoi consiglieri avevano anche portato avanti un piano semplice per continuare a tenere le riunioni di culto.46

Insegnarono ai Santi come rendere il culto a casa. Ogni individuo e ogni famiglia doveva pregare, studiare le Scritture, mettere da parte le decime e le offerte e imparare il Vangelo da qualsiasi materiale della Chiesa avesse a disposizione, compresi i numeri recenti della rivista Improvement Era che i Toronto avevano attentamente censurato per eliminare qualunque critica al comunismo. Una volta al mese, dei gruppetti di Santi potevano riunirsi a casa di qualcuno per prendere il sacramento. Ove possibile, i quorum del sacerdozio dovevano riunirsi in privato e i dirigenti di ramo e di missione avrebbero cercato di far visita ai Santi.

Come precauzione, la presidenza di missione non mise queste istruzioni per iscritto, ma le trasmise tramite passaparola. Restare senza riunioni pubbliche aiutò molti dei santi cecoslovacchi a rendersi conto di quanto fosse preziosa la loro appartenenza alla Chiesa. Essi crebbero spiritualmente e, nonostante i rischi, alcuni di loro continuarono a condividere il Vangelo con gli amici. Alcune persone furono persino battezzate nel mezzo dell’oppressione.47

Con l’aiuto di alcuni santi negli Stati Uniti, Terezie fece in modo che venisse svolto il lavoro di tempio per i suoi genitori. Desiderava che anche lei e la sua famiglia potessero andare al tempio ed essere suggellati insieme. “I membri della Chiesa a Sion, oserei dire, non apprezzano il grande privilegio che hanno di vivere così vicino al tempio del Signore”, scrisse a Martha.

“Ci sarà mai la tanto desiderata pace tra gli uomini sulla faccia della terra?”, rifletté nel prosieguo della lettera. “Se solo potessimo amarci gli uni gli altri — tutti noi — e se solo la guerra e l’odio potessero cessare!”48.

  1. Dunbabin, Cold War, 142–155, 162–165, 168–169; Fassmann e Münz, “European East-West Migration”, 521–524, 529–532; Fink, Cold War, 72–76.

  2. Wallace Toronto alla Prima Presidenza, 16 dicembre 1949; 21 dicembre 1949; Prima Presidenza a Wallace Toronto, 30 gennaio 1950, First Presidency Mission Correspondence, CHL; Heimann, Czechoslovakia, 185–189; Bottoni, Long Awaited West, 66.

  3. Anderson, Cherry Tree behind the Iron Curtain, 57; Wallace Toronto alla Prima Presidenza, 2 febbraio 1950, David O. McKay Papers, CHL; Abbott, “My Mission to Czechoslovakia”, 11–12, 14–16; Wallace Toronto alla Prima Presidenza, 20 febbraio 1950, First Presidency Mission Correspondence, CHL.

  4. Anderson, Cherry Tree behind the Iron Curtain, 59–60; Abbott, “My Mission to Czechoslovakia”, 16; Czechoslovak Mission, “Missionary Bulletin”, 25 aprile 1950.

  5. Anderson, Cherry Tree behind the Iron Curtain, 55, 60–62; Czechoslovak Mission, “Missionary Bulletin”, 25 aprile 1950; vedere anche Wallace Toronto alla Prima Presidenza, 2 aprile 1950, First Presidency Mission Correspondence, CHL.

  6. Yanagida, Oral History Interview [2001], 6; Takagi, Trek East, 336; Britsch, From the East, 91.

  7. Yanagida, Oral History Interview [2001], 6. Citazione tradotta in inglese modificata per facilitarne la lettura.

  8. Yanagida, Oral History Interview [2001], 6; Yanagida, “Memoirs of the Relief Society in Japan”, 145. Argomento: Giappone

  9. Yanagida, “Relief Society President Experiences”; Takagi, Trek East, 332–333.

  10. Yanagida, Oral History Interview [1996], 12–13. Citazione inglese modificata per facilitarne la lettura. Argomento: Decima

  11. Yanagida, Oral History Interview [1996], 12–13.

  12. Toshiko, “Memoirs of the Relief Society in Japan”, 145–148; Yanagida, “Relief Society President Experiences”; Derr, Cannon e Beecher, Women of Covenant, 318; Margaret C. Pickering, “Notes from the Field”, Relief Society Magazine, gennaio 1949, 36:200–208.

  13. Yanagida, Oral History Interview [1996], 12–13; Yanagida, “Ashiato”, 10–14. Argomento: Digiuno

  14. Stueck, Rethinking the Korean War, 61–82; Hwang, Korea’s Grievous War, 70; Patterson, Grand Expectations, 206–215.

  15. Joseph Fielding Smith, Journal, 14 dicembre 1949; 26 settembre 1950; 13–15 novembre 1950; 13 dicembre 1950.

  16. Joseph Fielding Smith, Journal, 6 agosto 1950; Prima Presidenza ai presidenti di palo e di missione e ai vescovi, 20 ottobre 1950; [Franklin J. Murdock], Memorandum, 30 gennaio 1951, 1, David O. McKay Papers, CHL; Flynn, Draft, 116–118; Joseph Anderson a Charles Shockey, 13 novembre 1950, First Presidency General Correspondence Files, CHL. Argomento: Crescita dell’opera missionaria

  17. Clark, Diary, 15 gennaio 1951; David O. McKay, Diary, 30 marzo 1950; 9–11 e 13 gennaio 1951 [CHL]; A. Duncan Mackay a David O. McKay, 10 gennaio 1951; Marion Jensen alla Prima Presidenza, circa gennaio 1951; John W. Taylor a David O. McKay, 30 gennaio 1951; Meeting of Selective Service and Church Officials, Minutes, 11 gennaio 1951, David O. McKay Papers, CHL.

  18. J. Reuben Clark, in One Hundred Twelfth Annual Conference, 93–94; Prima Presidenza alle presidenze di palo e di missione, 18 novembre 1948; Prima Presidenza ai presidenti di palo e di missione e ai vescovi, 20 ottobre 1950, David O. McKay Papers, CHL; “Church Members Warned to Eschew Communism”, Deseret News, 3 luglio 1936, [1]; David O. McKay, in One Hundred Twentieth Annual Conference, 175–176.

  19. David O. McKay, Diary, 11, 13 e 30–31 gennaio 1951 [CHL]; David O. McKay a John W. Taylor, 6 febbraio 1951, David O. McKay Papers, CHL; “Calls to Mission Must Be Cleared by Draft Boards”, Deseret News, 16 gennaio 1951, sezione 2, [1]; Meeting of Mission Presidents and General Authorities, Minutes, 2 aprile 1952, 2, 8, 11, Quorum of the Twelve Apostles Miscellaneous Minutes, CHL.

  20. David O. McKay, Diary, 2 e 4 aprile 1951 [CHL]; Gibbons, George Albert Smith, 366–368. Argomento: George Albert Smith

  21. David O. McKay, Diary, 6 aprile 1951 [CHL]; David O. McKay, in One Hundred Twenty-First Annual Conference, 3, 157; David O. McKay, in One Hundred Twenty-First Annual Conference, 138–141.

  22. Anderson, Prophets I Have Known, 119–126; Woodger, David O. McKay, 172–184, 189–190; McKay, My Father, 220–221; Allen, “David O. McKay”, 302–303; Allen, “McKay, David O.”, 870–875; Prince e Wright, David O. McKay, 3–5, 14–17; Frejka e Westoff, “Religion, Religiousness and Fertility”, 7–9; Patterson, Grand Expectations, 68–69, 76–79. Argomento: David O. McKay

  23. David O. McKay, in One Hundred Twenty-First Annual Conference, 96; David O. McKay, Diary, 25 aprile 1951 [CHL]; “LDS President Concerned over Red Attitude toward Christianity”, Salt Lake Telegram, 26 aprile 1951, 21; Patterson, Grand Expectations, 165–205. Citazione inglese modificata per facilitarne la lettura.

  24. Peterson e Gaunt, Children’s Friends, 75.

  25. Spencer W. Kimball a Adele Cannon Howells, alle consigliere e all’Associazione della Primaria, 18 agosto 1949; Adele Cannon Howells a David O. McKay, 6 dicembre 1950, Primary Association General Records, CHL.

  26. Sunday School General Presidency, Minutes, 24 gennaio 1950; Harold B. Lee e Marion G. Romney a Adele Cannon Howells, 10 agosto 1950; A. H. Reiser alla Prima Presidenza, 8 novembre 1950; Comitato del progetto immagini del Libro di Mormon al Church Union Board, 8 gennaio 1951; A. Hamer Reiser a Elbert R. Curtis, 13 gennaio 1951, Primary Association General Records, CHL.

  27. Comitato del progetto immagini del Libro di Mormon al Church Union Board, 8 gennaio 1951; Comitato del progetto immagini del Libro di Mormon alla Prima Presidenza, 6 gennaio 1951, Primary Association General Records, CHL.

  28. Adele Cannon Howells a Harold B. Lee e Marion G. Romney, 21 settembre 1950, Primary Association General Records, CHL; Swanson, “Book of Mormon Art of Arnold Friberg”, 29; Barrett e Black, “Setting a Standard in LDS Art”, 33.

  29. Comitato del progetto immagini del Libro di Mormon del Church Union Board alla Prima Presidenza, 6 gennaio 1951; Prima Presidenza a A. Hamer Reiser e Adele Cannon Howells, 10 gennaio 1951, Primary Association General Records, CHL.

  30. A. H. Reiser e altri alla Prima Presidenza, 4 ottobre 1950; Comitato del progetto immagini del Libro di Mormon del Church Union Board alla Prima Presidenza, 6 gennaio 1951, Primary Association General Records, CHL.

  31. Andersen, “Arnold Friberg”, 249–250; “Adele Cannon Howells”, Cannon Chronicle, dicembre 1952, [4].

  32. Swanson, “Book of Mormon Art of Arnold Friberg”, 29; “High Tribute Paid Primary President”, Deseret News, 18 aprile 1951, Church section, 4; David O. McKay, Diary, 15 febbraio 1952 [CHL].

  33. Marion G. Romney, intervento al funerale di Adele Cannon Howells, 17 aprile 1951, Primary Association General Board, Minutes, CHL; Romney, Journal, 14 aprile 1951.

  34. Swanson, “Book of Mormon Art of Arnold Friberg”, 29–30; Accordo firmato da Arnold Friberg, 1 giugno 1951, Primary Association General Records, CHL; vedere anche Arnold Friberg, The Brother of Jared Sees the Finger of the Lord, in Children’s Friend, gennaio 1953, volume 52, inserto.

  35. Charrier, Oral History Interview [2001], 2–3; Jeanne Esther Charrier, “Demeurez dans la liberté”, Liahona, dicembre 2020, pagine locali dell’Europa francofona, 4.

  36. Vedere Cartesio, Discorso sul metodo; Charrier, Oral History Interview [2001], 2; Jeanne Esther Charrier, “Demeurez dans la liberté”, Liahona, dicembre 2020, pagine locali dell’Europa francofona, 3–4.

  37. Jeanne Esther Charrier, “Demeurez dans la liberté”, Liahona, dicembre 2020, pagine locali dell’Europa francofona, 4; Charrier, Oral History Interview [2001], 2–3, 9.

  38. Charrier, Oral History Interview [2001], 3.

  39. Euvrard, Histoire de Léon Fargier, 4–5, 8–9; Léon Fargier, “Famille Fargier”, L’Étoile, settembre 1979, 1.

  40. Euvrard, Histoire de Léon Fargier, 10, 13–14, 16–17, 22–24.

  41. Léon Fargier, “Famille Fargier”, L’Étoile, novembre 1979, 15; Jeanne Esther Charrier, “Demeurez dans la liberté”, Liahona, dicembre 2020, pagine locali dell’Europa francofona, 4; Charrier, Oral History Interview [2001], 3.

  42. Charrier, intervista via e-mail con John Robertson, 21 febbraio 2021; Jeanne Esther Charrier, “Demeurez dans la liberté”, Liahona, dicembre 2020, pagine locali dell’Europa francofona, 4; Léon Fargier, “Famille Fargier”, L’Étoile, novembre 1979, 16; vedere anche Atti 5:29.

  43. Charrier, Oral History Interview [2001], 18; Eldredge, Mission Journal, 6 settembre 1954; Carlson, Mission Journal, 30 marzo 1951.

  44. Charrier, Oral History Interview [2001], 29; French Mission, Monthly Mission Progress Report, 30 aprile 1951; “Addresses of French Missionaries as of January 1, 1949”, [1]–[3], Missionary Department, Franklin Murdock Files, CHL. Argomento: Francia

  45. Voce “Terezie Vojkůvková”, Prague District, Czechoslovak Mission, n. 116, in Czechoslovakia, Record of Members Collection, CHL; Wallace Toronto alla Prima Presidenza, 18 luglio 1951, Czechoslovak Mission, Manuscript History and Historical Reports, CHL; Vrba, “History of the Brno Branch”, 2. Citazione inglese modificata per facilitarne la lettura.

  46. Wallace Toronto alla Prima Presidenza, 18 luglio 1951, Czechoslovak Mission, Manuscript History and Historical Reports, CHL; Czechoslovak Mission, “Missionary Bulletin”, 25 aprile 1950; Wallace Toronto alla Prima Presidenza, 15 aprile 1950, Missionary Department, Franklin Murdock Files, CHL; Mehr, “Czechoslovakia and the LDS Church”, 143–144, 146; Vrba, “History of the Brno Branch”, 3–4; Vrba, “Czechoslovak Mission”, 1–2.

  47. Vrba, “History of the Brno Branch”, 4–5; Vrba, “Czechoslovak Mission”, 2–3; Wallace Toronto alla Prima Presidenza, 15 aprile 1950; 10 gennaio 1951, Missionary Department, Franklin Murdock Files, CHL; Wallace Toronto alla Prima Presidenza, 18 luglio 1951, Czechoslovak Mission, Manuscript History and Historical Reports, CHL. Argomento: Cecoslovacchia

  48. Wallace Toronto alla Prima Presidenza, 18 luglio 1951, Czechoslovak Mission, Manuscript History and Historical Reports, CHL; Tempio di Salt Lake, Endowments for the Dead, 1893–1970, 17 marzo 1950, microfilm 445,725; 29 giugno 1953, microfilm 445,847, U.S. and Canada Record Collection, FHL.