La macchina arancione
Poco dopo esserci sposati, io e mia moglie frequentavamo una scuola nel nordest degli Stati Uniti, dove gli inverni sono rigidi e il sale sulle strade è abbondante. Dopo diversi inverni, la carrozzeria della nostra vecchia automobile iniziò a corrodersi, sino a che un nostro passeggero bucò il pianale. Con ottimismo acquistai alcune lamiere di alluminio e dei chiodi a testa piatta. Telefonammo ai miei genitori per vedere se saremmo potuti andare da loro durante il fine settimana per lavorare sulla macchina.
Arrivammo venerdì sera tardi e io e mio padre ci alzammo presto il sabato per aggiustare il pianale. Togliemmo i tappetini di gomma e iniziammo a cercare del metallo ancora solido a cui avremmo potuto inchiodare le lamiere metalliche. Non trovammo altro che metallo corroso. Ci guardammo in silenzio, riposizionammo i tappetini e andammo a fare colazione.
Dopo cinque ore di viaggio a velocità contenuta e con grande circospezione, giungemmo al nostro appartamento. Quando aprimmo la porta il telefono stava squillando. Mamma aveva deciso che «aveva bisogno» di una macchina nuova e si chiedeva se avessimo voluto quella che non avrebbe più usato. Mio padre ci mise in guardia, dicendoci che la macchina aveva tre anni e aveva percorso molte miglia. Mia mamma poi ci scherzò su, dicendo che non poteva essere poi tanto male, visto che era stata guidata da un pagatore di decima per intero. Ridemmo e, dopo che riattaccai la cornetta, io e mia moglie danzammo per l’appartamento in onore di questa manna dal cielo.
La macchina arancione era meravigliosa. Aveva quattro porte, aria condizionata e nessun buco causato da ruggine. Ci accompagnò sino alla laurea e poi al nostro primo lavoro. Dopo sei anni di viaggi e altre ottantamila miglia, era diventata la vecchia macchina che usavo per andare al lavoro. La vernice arancione brillante si era scolorita a causa del sole, l’aria condizionata non funzionava più, il finestrino del guidatore non si abbassava e mia madre ancora una volta stava acquistando un’auto (questa volta le serviva veramente). I soldi che le avrebbero dato per l’usato erano così pochi che i miei genitori decisero di regalarcela.
Tutti contenti di avere una macchina più nuova, ci chiedemmo che cosa fare della macchina arancione. Sì, non era bellissima, ma il motore era affidabile. Potevamo ricevere qualche dollaro da uno sfasciacarrozze, ma entrambi sentimmo di cercare qualcuno a cui regalarla.
Domenica mattina entrai nell’ufficio dell’archivista del rione per chiedergli se avesse bisogno di una macchina. Lui e sua moglie avevano diversi figli adolescenti. Mi sorrise e mi disse di no, ringraziandomi; non aveva bisogno di un’altra macchina. In un angolo dell’ufficio, tuttavia, c’era un membro del rione che stava scrivendo qualcosa. Questi rizzò le orecchie quando nominai l’automobile, così elencai tutte le molte cose che non funzionavano, ma lo rassicurai che le gomme erano in buono stato, il motore era affidabile e che non poteva essere troppo male, perché era sempre stata guidata da un pagatore di decima per intero.
Lui e sua moglie avevano una sola macchina. Lui lavorava di notte, mentre lei di giorno. Egli aveva rifiutato lavori migliori perché avrebbe avuto bisogno della macchina quando anche sua moglie l’avrebbe usata. Una seconda macchina avrebbe loro permesso d’incrementare le entrate e di migliorare la sua posizione lavorativa. Finì che regalammo loro la vecchia macchina arancione.
Questo fatto sarebbe rimasto solo un caro ricordo, se non ne avessimo parlato tre mesi dopo. Questo fedele e sua moglie vollero che conoscessimo meglio la situazione in cui versavano quando regalammo loro la macchina. Come spesso capita con le coppie giovani, il denaro era scarso e, con la nascita del primo figlio, le spese erano aumentate più rapidamente delle entrate. Erano rimasti indietro nel pagamento della decima e si erano sentiti molto in colpa per questo. Col trascorrere dei mesi si erano sentiti sempre peggio, ma non vedevano una via d’uscita al loro dilemma. Erano trascorsi sei mesi senza pagare la decima e avevano pregato e sentito che dovevano semplicemente sistemare le cose con il Signore. Quella domenica mattina, quando io entrai nell’ufficio dell’archivista, egli stava scrivendo un assegno per pagare la decima, chiedendosi come avrebbe tenuto fede ai suoi obblighi economici il mese successivo.
Il mio primo pensiero fu d’imbarazzo per la battuta che avevo fatto sulla macchina che era stata guidata da un pagatore di decima per intero. Nel riflettere sulla situazione, mi sono meravigliato su come il Signore mantiene le Sue promesse quando noi manteniamo le nostre. L’inchiostro non si era ancora asciugato sull’assegno quando i mezzi per risolvere il dilemma erano entrati inconsapevolmente attraverso la porta.
Spesso ho pensato all’esempio di fede mostrato da questa giovane coppia. Mi conforta sapere che se mostro fede, qualcuno da qualche parte può trovarsi nel posto giusto al momento giusto per aiutarmi a risolvere i miei problemi. Quanto sono grato al Padre celeste, che ci conosce tanto bene che ci può aiutare ancor prima che terminiamo di dimostrare la nostra fede.