Rafforzati al di là delle nostre capacità
Tratto da “L’Espiazione e il viaggio della vita terrena”, Liahona, aprile 2012, 12–19.
Il potere capacitante dell’Espiazione di Gesù Cristo ci rafforza nel fare il bene, nell’essere buoni e nel servire al di là dei nostri desideri personali e delle nostre naturali capacità.
Ho il sospetto che molti membri della Chiesa conoscano molto meglio la natura del potere redentore e purificatore dell’Espiazione che non il suo potere fortificante e capacitante. Una cosa è sapere che Gesù Cristo venne sulla terra per morire per noi; questo concetto è essenziale ed è alla base della dottrina di Cristo. Cionondimeno, dobbiamo anche renderci conto che il Signore desidera, tramite la Sua Espiazione e per il potere dello Spirito Santo, vivere in noi, non solo per guidarci ma anche per investirci di potere.
La maggior parte di noi sa che, quando fa qualcosa di sbagliato, ha bisogno di aiuto per superare gli effetti del peccato nella propria vita. Il Salvatore ha pagato il prezzo e ha fatto in modo che possiamo diventare puri tramite il Suo potere di redenzione. La maggior parte di noi comprende in modo chiaro che l’Espiazione è per i peccatori. Non sono sicuro, tuttavia, che sappiamo e comprendiamo il fatto che l’Espiazione è anche per i santi, per le donne e gli uomini buoni che sono obbedienti, degni e coscienziosi, e che si sforzano di migliorare e di servire con più fedeltà. Potremmo credere erroneamente di dover compiere da soli il viaggio che porta dal bene al meglio e diventare santi da soli per pura determinazione, forza di volontà e disciplina, insieme alle nostre capacità ovviamente limitate.
Il vangelo del Salvatore non consiste semplicemente nell’evitare il male nella nostra vita; significa soprattutto fare il bene e diventare buoni, e l’Espiazione ci aiuta a superare e a evitare il male tanto quanto a fare il bene e a diventare buoni. L’aiuto che proviene dal Salvatore è a nostra disposizione durante tutto il viaggio della vita terrena: per passare dal male, al bene, al meglio e per cambiare la nostra stessa natura.
Non sto dicendo che il potere redentore e quello capacitante dell’Espiazione sono due cose separate e distinte. Sono piuttosto due dimensioni collegate e complementari dell’Espiazione, poiché entrambe devono essere operative in ogni fase del viaggio della vita. È di importanza eterna per tutti noi riconoscere che entrambi questi elementi essenziali del viaggio della vita terrena, sia lo spogliarsi dell’uomo naturale che il santificarsi, sia superare il male che diventare buoni, si ottengono grazie al potere dell’Espiazione. La forza di volontà, la determinazione e la motivazione personali, la pianificazione efficace e il fissare obiettivi sono aspetti necessari ma sostanzialmente insufficienti perché noi possiamo portare a termine questo viaggio della vita in modo trionfale. In verità, dobbiamo arrivare ad affidarci ai “meriti e alla misericordia e alla grazia del Santo Messia” (2 Nefi 2:8).
La grazia e il potere capacitante dell’Espiazione
Nel Bible Dictionary apprendiamo che la parola grazia viene spesso usata nelle Scritture per connotare un potere capacitante:
“[La grazia è] un termine che ricorre con frequenza nel Nuovo Testamento, soprattutto negli scritti di Paolo. Il significato principale del termine è aiuto o forza divina dato tramite la misericordia e l’amore abbondanti di Gesù Cristo.
È tramite la grazia del Signore Gesù, resa possibile dal Suo sacrificio espiatorio, che tutta l’umanità risorgerà all’immortalità e che ogni persona riceverà il proprio corpo dalla tomba in una condizione di immortalità. Allo stesso modo, è mediante la grazia del Signore che le persone, tramite la fede nell’Espiazione di Gesù Cristo e il pentimento dei propri peccati, ricevono forza e assistenza per compiere buone opere che altrimenti non sarebbero in grado di fare, se lasciate alle proprie capacità. Questa grazia è un potere capacitante che consente agli uomini e alle donne di raggiungere la vita eterna e l’Esaltazione, dopo aver fatto del loro meglio” (Bible Dictionary, “Grace”; corsivo dell’autore).
La grazia è l’assistenza divina o l’aiuto celeste di cui ognuno di noi ha disperatamente bisogno per qualificarsi per il regno celeste. Così, il potere dell’Espiazione ci sostiene e ci dà la forza di fare il bene e di essere buoni, così come di servire oltre la misura dei nostri desideri individuali e delle nostre naturali abilità.
Nel mio studio personale delle Scritture, inserisco spesso l’espressione “potere capacitante” ogni volta che incontro la parola grazia. Considerate, per esempio, questo versetto che tutti conosciamo bene: “Sappiamo che è per grazia che siamo salvati, dopo aver fatto tutto ciò che possiamo fare” (2 Nefi 25:23). Credo che possiamo imparare molto riguardo a questo aspetto fondamentale dell’Espiazione se scriviamo “potere capacitante e fortificante” ogni volta che nelle Scritture troviamo la parola grazia.
L’esempio di Nefi
Il viaggio della vita terrena consiste nel passare dal male, al bene, al meglio e nel fare in modo che la nostra stessa natura cambi. Il Libro di Mormon è pieno di esempi di discepoli e profeti che, nel compiere questo viaggio, conobbero e compresero il potere capacitante dell’Espiazione e ne furono trasformati. Nel giungere a una migliore comprensione di questo sacro potere, la nostra prospettiva evangelica viene notevolmente ampliata ed arricchita. Tale prospettiva ci cambia in modi incredibili.
Nefi è un esempio di persona che conosceva e comprendeva il potere capacitante del Salvatore e vi faceva affidamento. Ricorderete che i figli di Lehi erano tornati a Gerusalemme per arruolare alla loro causa Ismaele e la sua famiglia. Laman e altri componenti della compagnia che viaggiava con Nefi per tornare da Gerusalemme al deserto si ribellarono, e Nefi esortò i suoi fratelli ad avere fede nel Signore. Fu a questo punto del loro viaggio che i fratelli legarono Nefi con delle corde e pianificarono la sua distruzione. Vi prego di fare attenzione alla preghiera di Nefi: “O Signore, secondo la mia fede che è in te, liberami dalle mani dei miei fratelli; sì, anzi, dammi la forza di strappare questi legami con cui sono legato” (1 Nefi 7:17; corsivo dell’autore).
Sapete per che cosa avrei pregato io, probabilmente, se fossi stato legato dai miei fratelli? Avrei detto: “Ti prego, tirami fuori da questo pasticcio SUBITO!” Trovo particolarmente interessante il fatto che Nefi non pregò perché le circostanze in cui si trovava venissero cambiate. Piuttosto, pregò per avere la forza di cambiare le sue circostanze e credo che pregò in questa maniera proprio perché conosceva, comprendeva e aveva sperimentato il potere capacitante dell’Espiazione.
Non credo che le corde con cui era legato Nefi caddero dalle sue mani e dai suoi polsi per magia. Sospetto, invece, che egli venne benedetto con perseveranza e forza personale oltre le sue naturali capacità cosicché poi, “nella forza del Signore” (Mosia 9:17), si mise all’opera torcendo e tirando le corde e ricevendo infine, letteralmente, la capacità di romperle.
I risvolti di questo episodio per ognuno di noi sono lampanti. Quando sia io che voi giungeremo a comprendere e ad utilizzare nella nostra vita personale il potere capacitante dell’Espiazione, pregheremo e ricercheremo la forza per cambiare le circostanze in cui ci troviamo, invece di pregare perché queste vengano cambiate. Diventeremo persone che agiscono, non che subiscono (vedere 2 Nefi 2:14).
Il Salvatore sa e comprende
Nel capitolo 7 di Alma impariamo come e perché il Salvatore è in grado di fornire il potere capacitante:
“Ed egli andrà, soffrendo pene e afflizioni e tentazioni di ogni specie; e ciò affinché si possa adempiere la parola che dice: egli prenderà su di sé le pene e le malattie del suo popolo.
E prenderà su di sé la morte, per poter sciogliere i legami della morte che legano il suo popolo; e prenderà su di sé le loro infermità, affinché le sue viscere possano essere piene di misericordia, secondo la carne, affinché egli possa conoscere, secondo la carne, come soccorrere il suo popolo nelle loro infermità (Alma 7:11–12, corsivo dell’autore). Il Salvatore ha sofferto non soltanto per le nostre iniquità, ma anche per le disuguaglianze, le ingiustizie, il dolore, il tormento e le sofferenze emotive che tanto spesso ci assalgono.
Non c’è dolore fisico, né angoscia dell’anima, né sofferenza dello spirito, né infermità né debolezza che io o voi possiamo mai provare durante questo nostro viaggio della vita terrena che il Salvatore non abbia provato per primo. Nei momenti di debolezza, voi e io possiamo gridare: “Nessuno capisce, nessuno sa”. Forse nessun essere umano lo sa, ma il Figlio di Dio sa e comprende perfettamente, perché Egli provò e portò i nostri fardelli molto prima di noi. Inoltre, dal momento che ha pagato il prezzo supremo e ha portato quel fardello, Egli prova un’empatia perfetta e può tenderci il Suo braccio misericordioso in tantissime fasi della nostra vita. Egli può tenderci la mano, toccarci, soccorrerci — correre letteralmente da noi — e rafforzarci in modo da diventare più di quanto potremmo mai diventare da soli, e aiutarci a fare ciò che non riusciremmo mai a fare affidandoci solo al nostro potere.
“Venite a me, voi tutti che siete travagliati ed aggravati, e io vi darò riposo.
Prendete su voi il mio giogo ed imparate da me, perch’io son mansueto ed umile di cuore; e voi troverete riposo alle anime vostre;
poiché il mio giogo è dolce e il mio carico è leggero” (Matteo 11:28–30).
Proclamo la mia testimonianza e il mio apprezzamento per il sacrificio infinito ed eterno del Signore Gesù Cristo. So che il Salvatore vive. Ho provato sia il Suo potere di redenzione che il Suo potere capacitante, e attesto che essi sono reali e a disposizione di ognuno di noi. Invero, “nella forza del Signore” possiamo compiere e superare ogni cosa, se ci spingiamo innanzi nel nostro viaggio della vita terrena.