Il Vangelo e la “buona vita”
Tratto dal discorso “The Good Life”, tenuto alla Brigham Young University–Idaho il 18 dicembre 2015. Per il testo integrale in inglese, andare su web.byui.edu/devotionalsandspeeches.
Nella peggiore delle circostanze, quando tutto il resto viene meno, la famiglia e il vangelo di Gesù Cristo sono le cose essenziali.
Molti discorsi sottolineano l’importanza di perseguire i propri sogni e le proprie passioni. Riconosco il valore di questi obiettivi, ma desidero che contempliate uno scopo più grande nella vostra vita.
La gratitudine per le benedizioni
In primo luogo, spero che siate grati per le vostre benedizioni, in modo particolare per il vostro retaggio. La gratitudine e l’umiltà sono strettamente collegate. Viviamo in un’epoca egocentrica. I social media, in particolare, possono essere facilmente usati per fini di auto-promozione. Non è mai stato così importante essere grati e umili. Coloro che possiedono queste qualità esprimono riconoscenza per le proprie benedizioni mentre seguono l’esempio del Salvatore.
Il mio amico Roger B. Porter, professore ad Harvard e membro fedele della Chiesa, in una cerimonia di consegna delle lauree tenuta ad Harvard nel maggio 2015 ha osservato che la gratitudine “richiede di riconoscere il nostro debito nei confronti di altri” e che “spesso include di reagire con umiltà di fronte a doni non guadagnati o immeritati”. Egli ha concluso dicendo: “Se scegliete di abbracciare la gratitudine come elemento centrale della vostra vita, vi tornerà molto utile. Vi aiuterà a resistere alla tentazione di cedere all’orgoglio e di cadere nella sensazione che tutto vi sia dovuto. Vi aiuterà a vedere quanto c’è di buono e a riconoscere gli aspetti positivi. Vi aiuterà a mettere in contesto le buche sul vostro percorso e le avversità che di tanto in tanto incontrerete. Vi aiuterà a concentrare l’attenzione su coloro che sono meno fortunati di voi e la cui vita potete benedire”1.
Vorrei suggerire che dobbiamo essere grati in modo particolare per il nostro retaggio. Quando siamo benedetti con dei buoni genitori, dovremmo essere grati. Questo è il debito che ognuno di noi ha nei confronti del proprio retaggio. Un vecchio proverbio cinese recita: “Quando bevi l’acqua, non dimenticare il pozzo dal quale scaturisce”.
Dalle Scritture è evidente che noi dobbiamo onorare i nostri genitori. In Proverbi leggiamo: “Figliuol mio, osserva i precetti di tuo padre, e non trascurare gl’insegnamenti di tua madre” (Proverbi 6:20). Efesini ci insegna: “Onora tuo padre e tua madre” (Efesini 6:2–3; vedere anche Esodo 20:12). Il grande filosofo tedesco Goethe espresse questo concetto dicendo: “Ciò che hai ereditato dai padri riconquistalo, se lo vuoi possedere davvero!”2. È chiaro che abbiamo bisogno di essere grati per i nostri genitori e di adottare un’azione positiva per ottenere quello che essi sperano di conferire su di noi.
Principi eterni contro filosofie del mondo
Oltre a incoraggiarvi ad essere grati, desidero condividere alcuni suggerimenti pratici che possano aiutarvi sia a essere felici, sia a riuscire a realizzare una vita piena di significato, che spesso viene definita “la buona vita”.
In un saggio scritto di recente, Lord Jonathan Sacks, ex rabbino capo delle congregazioni ebraiche unite del British Commonwealth, ha espresso la preoccupazione che io nutro in merito al ruolo ridimensionato della fede, dei valori morali e del significato nella vita moderna. Egli ha affermato:
“Se c’è una cosa che le grandi istituzioni del mondo moderno non fanno è offrire significato. […]
La scienza, la tecnologia, il libero mercato e lo […] stato democratico ci hanno consentito di raggiungere successi senza precedenti per quanto riguarda la conoscenza, la libertà, l’aspettativa di vita e l’affluenza. Questi sono alcune delle più grandi conquiste della civiltà umana e devono essere difese e tenute in grande considerazione.
Tuttavia, esse non rispondono alle tre domande che ogni persona consapevole prima o poi si porrà nella propria vita: chi sono? Perché sono qui? Come devo vivere, quindi? Il risultato è che il XXI secolo ci ha lasciati con il massimo della scelta e il minimo del significato”3.
Questa citazione esprime in maniera elegante l’essenza del mio messaggio. Sono profondamente preoccupato del fatto che la buona vita basata sulla vita e sugli insegnamenti di Gesù Cristo sia ora di secondaria importanza rispetto a una visione mondana della buona vita.
Per chi tra noi è membro della Chiesa, il vangelo di Gesù Cristo, la Sua risurrezione e la Sua Espiazione sono il fondamento di tutto ciò che è essenziale e inoltre conferiscono significato a questa vita. Il Salvatore ha ispirato credenze e stabilito norme di condotta relative a ciò che è morale, retto, desiderabile e che porta alla buona vita. Ciononostante, nel mondo di oggi i principi e le basi della moralità che il Salvatore ha insegnato sono sotto grave attacco. Il Cristianesimo stesso è sotto attacco.
Non è una cosa nuova. La ricetta per la “buona vita” è stata discussa per secoli. Quando l’apostolo Paolo era ad Atene, incontrò “certi filosofi epicurei e stoici” (Atti 17:18). Gli stoici credevano che il bene più alto fosse la virtù, e gli epicurei credevano che il bene più alto fosse il piacere. Molti stoici erano diventati superbi e usavano la loro filosofia come “un mantello per […] l’ambizione e l’iniquità”. Molti epicurei erano diventati edonisti il cui motto era: “Mangiamo e beviamo, perché domani morremo”4. Nel mondo accademico, molte persone hanno a lungo sottolineato la rivendicazione aristotelica a favore della contemplazione intellettuale come modello della buona vita. È interessante come molte di queste stesse filosofie mondane che erano in conflitto con il cristianesimo primitivo siano tuttora presenti oggi in forme leggermente diverse.
Inoltre, molte nuove filosofie sono in diretto contrasto con il vangelo di Gesù Cristo. Tutto questo è successo rapidamente. Usando il linguaggio del Libro di Mormon, “nello spazio di non molti anni” (Helaman 7:6) gran parte del mondo ora chiama “il male bene e il bene male” (2 Nefi 15:20). In effetti, queste due espressioni scritturali riflettono quanto sta accadendo ai giorni nostri. C’è stato un rapido cambiamento rispetto a ciò che è considerato morale. C’è stato un allontanamento incredibile dalla condotta morale come base della buona vita. Alcuni sminuiscono il cristianesimo accettando il mito secondo cui, per esso, la felicità non riguarda questa vita ma soltanto il paradiso.5 Vi assicuro che seguire il Salvatore porta felicità in questa vita e in cielo.
Virtù da elogio funebre contro virtù da curriculum vitae
Alcune difficoltà non riguardano soltanto il bene e il male. Alcune ci richiedono di fare delle scelte basate su ciò che è meglio, non solo su ciò che è bene.6
David Brooks, in un editoriale intitolato “The Moral Bucket List” [l’elenco di cose morali da fare prima di morire], ha sviluppato il concetto secondo cui vi sono “due serie di virtù: le virtù da curriculum vitae e le virtù da elogio funebre. Le virtù da curriculum vitae sono le competenze che portate nel mercato del lavoro. Le virtù da elogio funebre sono quelle di cui si parla al vostro funerale”7. Brooks ha concluso giustamente dicendo che le virtù da elogio funebre sono molto più importanti. Questa idea ha colpito nel segno, per quanto mi riguarda, perché quando avevo circa venticinque anni ho vissuto un’esperienza che ha avuto un profondo impatto su di me. Aveva a che fare con i funerali di due bravi uomini, celebrati a pochi giorni di distanza l’uno dall’altro. È una storia vera, ma ho cambiato i nomi e sono stato intenzionalmente vago in merito ad alcuni dei fatti narrati.
Avevo venticinque anni, mi ero laureato alla facoltà di Giurisprudenza di Stanford e avevo appena cominciato a lavorare presso uno studio legale. Trascorrevo le mie giornate lavorative in un mondo di persone molto istruite che avevano accumulato beni materiali ragguardevoli. Erano gentili e in generale persone gradite e carismatiche.
I membri della Chiesa che frequentavo erano molto più variegati. La maggior parte di essi aveva poche ricchezze materiali. Erano persone meravigliose, e la maggior parte di loro aveva un significato nella propria vita. Fu in questa circostanza che due uomini anziani in pensione, che conoscevo da tanti anni, morirono. I loro funerali furono celebrati a pochi giorni di distanza l’uno dall’altro e io partecipai a entrambi. Ho deciso di chiamare uno di loro Ricco e l’altro Fedele. Questi due funerali sono impressi a fondo nella mia mente perché hanno chiarito il significato delle scelte che tutte le persone hanno di fronte a sé, in modo particolare i giovani. Essi dimostrano inoltre la complessità della distinzione tra virtù da curriculum vitae e virtù da elogio funebre.
Sia Ricco che Fedele avevano svolto una missione da giovani. A detta di tutti erano stati entrambi missionari devoti. Dopo aver frequentato l’università, le loro vite hanno cominciato a prendere strade diverse. Ricco sposò una donna bellissima che, col tempo, diventò meno attiva nella Chiesa. Fedele sposò una donna altrettanto bella che era pienamente attiva nella Chiesa. Più di qualunque altro fattore, questa decisione strutturò le restanti decisioni della loro vita. In base alla mia esperienza, quando le coppie restano leali e fedeli al Salvatore e al significato eterno della famiglia le virtù da elogio funebre vengono quasi sempre preservate.
Ora parlerò un po’ più approfonditamente di Ricco. Aveva doti interpersonali eccezionali e aveva a cuore le persone. Iniziò a lavorare per una grande azienda statunitense e alla fine ne divenne il presidente. Aveva uno stipendio molto alto e viveva in una casa grande e splendida su un grande lotto di terra. Ecco perché ho deciso di chiamarlo Ricco. Credo si possa dire che le sue scelte professionali non furono semplicemente buone o migliori, ma eccellenti.
Le sue scelte in merito alla famiglia e alla Chiesa, tuttavia, non furono altrettanto buone. Era un brav’uomo e non faceva scelte personali di per sé malvagie, ma le sue scelte relative alla famiglia e l’influenza esercitata sui suoi figli erano incentrate quasi esclusivamente sull’istruzione e sulla carriera, praticamente le virtù da curriculum vitae così apprezzate nel mercato del lavoro. Anche i suoi figli intrapresero ottime carriere lavorative. Tuttavia, non rimasero attivi in Chiesa e sposarono ragazze che non ne facevano parte. Non sono a conoscenza di tutti i fatti relativi ai suoi figli, ma in ciascun caso i loro matrimoni finirono con un divorzio.
Anche Ricco e sua moglie diventarono meno attivi. Erano coinvolti principalmente in attività di alto profilo nella società e nella comunità. Si era sempre considerato un Santo degli Ultimi Giorni ed era fiero della sua missione, ma non frequentava la Chiesa. Di tanto in tanto contribuiva a progetti di costruzione per la Chiesa e assisteva dei fedeli Santi degli Ultimi Giorni nella loro professione. Inoltre, esercitava un’influenza caratterizzata da onestà, integrità e buona volontà in ogni sua mansione.
Il suo funerale si tenne nella cappella aconfessionale di un cimitero. Al funerale presero parte molti grandi dirigenti d’azienda e rappresentanti del governo, incluso il governatore del suo stato di residenza. Fatta eccezione per i suoi figli, i suoi nipoti e per me, tutti i presenti erano al di sopra dei cinquant’anni di età. Nel complesso, fu un funerale cupo. Non furono insegnati i principi basilari del piano di felicità e non si parlò molto di Gesù Cristo. La vita di Ricco era basata quasi esclusivamente sulle virtù da curriculum vitae.
Le decisioni di Fedele relative al lavoro ebbero molto meno successo. I suoi sforzi iniziali di avviare una piccola attività in proprio furono frustrati quando l’azienda andò a fuoco e lui perse tutto. In seguito creò un’altra piccola attività ma riusciva a malapena a pagare i conti. Aveva una casa piccola, ma decente. Gli piaceva il suo lavoro e interagire con le persone. Ebbe una buona carriera, sicuramente soddisfacente, ma non illustre o che si potrebbe definire ‘il meglio’. Non fu una carriera contraddistinta da virtù da curriculum vitae.
Le sue scelte familiari e nella Chiesa, però, furono assolutamente eccellenti. Lui e sua moglie erano completamente attivi in Chiesa. Fedele serviva nelle chiamate che gli venivano estese — spesso come insegnante — frequentava assiduamente il tempio ed era un degno detentore del sacerdozio. Aveva rapporti interpersonali meravigliosi, particolarmente con la sua famiglia numerosa e i suoi tanti nipoti. Erano tutti ben istruiti, ma il suo messaggio principale a tutti loro era basato sul vivere una vita simile a quella di Cristo. Una volta in pensione, servì una missione con sua moglie. Anche se affrontò delle prove, compresa la morte di un figlio nella Seconda guerra mondiale, egli provò soddisfazione e gioia durante tutta la vita a motivo dello scopo e del significato trasmessi dalla sua famiglia e dal vangelo di Gesù Cristo.
Il suo funerale, tenuto presso la casa di riunione del rione, fu affollato e gioioso. Vi parteciparono persone di ogni età, compresi numerosi nipoti, e giovani che lui aveva servito. Fu insegnato il piano di felicità e il Salvatore fu al centro del servizio funebre. Fu un funerale mormone esemplare. I discorsi trattarono del suo carattere, della sua gentilezza, della sua premura verso gli altri, della sua fede nel Signore Gesù Cristo e del suo amore per Lui.
Le scelte e la buona vita
Ho accennato al fatto che questi due funerali ebbero luogo in un momento determinante per me. Avevo svolto una missione e amavo la Chiesa. Ero appena all’inizio della mia carriera e stavo cominciando a essere affascinato dalle persone di successo dal punto di vista materiale e professionale. Mi resi conto che le scelte che stavo facendo avrebbero determinato la mia felicità in questa vita e il retaggio che avrei lasciato. Compresi anche l’importanza eterna delle scelte poste dinanzi a me. Mi fu chiaro il fatto che le scelte hanno un’importanza eterna. Ciò che contava di più per me riguardo alle vite appena descritte è che mi resi conto che le scelte più importanti possono essere fatte da chiunque, a prescindere dai loro talenti, dalle loro capacità, opportunità o circostanze economiche. Compresi che per me, per i miei futuri figli e per chiunque avrei avuto l’opportunità di influenzare, mettere il Salvatore, la mia famiglia e la Chiesa al primo posto era essenziale. Avrebbe portato a realizzare la “buona vita”.
Nella peggiore delle circostanze, quando tutto il resto viene meno, la famiglia e il vangelo di Gesù Cristo sono le cose essenziali. Pensate a padre Lehi nel Libro di Mormon, nel quale si narra che egli “si inoltrò nel deserto. E lasciò la sua casa, la terra della sua eredità, il suo oro, il suo argento e le sue cose preziose e non prese nulla con sé, salvo la sua famiglia” (1 Nefi 2:4).
Questa generazione ha la sfida di proteggere la fede e la famiglia. Un ricercatore è risalito nei suoi studi fino all’antica India e all’antica Grecia e ha tratto la conclusione che ogni popolazione non religiosa della storia ha avuto un declino demografico.8 Di recente, i mezzi di informazione hanno messo in evidenza il tasso di natalità oggi in declino in gran parte del mondo. Il titolo di un articolo in prima pagina del Wall Street Journal esclama: “The World’s New Population Time Bomb: Too Few People” [la nuova bomba a orologeria del mondo: troppe poche persone]. L’articolo afferma che, nel 2016, “per la prima volta dal 1950 […] la popolazione in età lavorativa diminuirà”9.
La mancanza di fede e il declino demografico sono chiaramente correlati. Il piano eterno del Padre per i Suoi figli dipende sia dalla fede sia dalle famiglie. Sono grato che i Santi degli Ultimi Giorni, secondo quanto riportato in ogni indagine che viene effettuata, stiano mantenendo la fede nel Signore Gesù Cristo e stiano continuando a sposarsi e ad avere figli.
Alcuni potrebbero non avere l’opportunità di sposarsi o di avere figli. Tuttavia, coloro che seguono il Salvatore e i Suoi comandamenti in rettitudine — e che offrono un servizio altruistico ai figli di nostro Padre — “riceveranno tutte le benedizioni promesse nelle eternità”10.
Nell’affrontare le difficoltà e le prove della vita, accadono molte cose su cui abbiamo ben poco o nessun controllo. Quando si tratta di principi, di comportamento, di osservanza religiosa e di retto vivere, tuttavia, noi abbiamo il controllo. La nostra fede in Dio Padre e in Suo Figlio, Gesù Cristo, e il culto che rendiamo loro sono una nostra scelta.
L’anziano Neal A. Maxwell (1926–2004) del Quorum dei Dodici Apostoli, citando William Law, ecclesiastico inglese del Settecento, espresse questo concetto in maniera molto concisa: “Se non avete scelto il regno di Dio prima di ogni altra cosa, alla fine non farà alcuna differenza ciò che avrete scelto al suo posto”11.
Vi prego di comprendere che, nel raccontarvi la vera storia degli uomini che ho chiamato Ricco e Fedele, non sto suggerendo di dovervi interessare di meno agli obiettivi nell’ambito dell’istruzione o del lavoro. Al contrario, dovremmo fare tutto il possibile per raggiungere i nostri obiettivi in questi due ambiti. Ciò che sto dicendo è che quando gli obiettivi relativi all’istruzione e al lavoro vengono innalzati al di sopra della famiglia, della Chiesa e di una testimonianza del Salvatore, le conseguenze non volute del dare troppa enfasi alle virtù da curriculum vitae possono essere alquanto negative.
Sono certo che potete ottenere la gioia e la felicità che desiderate e che Dio vuole per voi se siete:
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Grati per le vostre benedizioni — particolarmente per il vostro retaggio.
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Devoti nei confronti dei principi eterni che daranno significato alla vostra vita.
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Decisi a far prevalere le vostre virtù da elogio funebre su quelle da curriculum vitae.
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Preparati a fare rapporto al Salvatore dicendoGli che avete vissuto una buona vita.
L’incontro più importante che ognuno di noi avrà dall’altra parte del velo sarà quello con il Salvatore, “il guardiano alla porta” (2 Nefi 9:41). A prescindere da chi siano i nostri antenati e dalla nostra condizione economica più o meno prospera, faremo rapporto sulla nostra obbedienza ai comandamenti che ci sono stati dati. Dovremmo vivere in modo da poter “[entrare] nelle sue porte con ringraziamento, e nei suoi cortili con lode; [celebrarLo, benedire] il suo nome” (Salmi 100:4).
Vorremo fare rapporto con gioia dicendo che abbiamo vissuto una vita davvero buona.