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Non sapete ciò che non sapete
Penso che, se solo potessimo ascoltare senza cercare di far cambiare idea agli altri, rimarremmo sorpresi da quello che potremmo imparare.
Quando ero all’università, sono andata a studiare all’estero, nel Regno Unito. All’epoca avevo molta difficoltà a sentirmi vicina al Padre Celeste. Andavo alle riunioni sacramentali e in chiesa la domenica, ma anche alla messa cattolica e a una bellissima e quieta riunione di quaccheri. Spesso andavo pure alla preghiera della sera, un bellissimo servizio corale anglicano. Cercavo qualsiasi posto in cui poter provare pace. Leggevo i libri delle preghiere nelle cattedrali e recitavo il Credo degli apostoli assieme a persone le cui credenze erano, sotto molti aspetti, molto vicine alle mie. Così ho ritrovato Dio.
Percepivo molto amore e molta verità in quei luoghi. Il messaggio che ho ricevuto è che, se Dio amava tutti i Suoi figli abbastanza da dare loro molta verità e bellezza, allora Lui amava e conosceva anche me.
A dire il vero, questa è una delle nostre dottrine che preferisco, ossia che Dio dà verità a tutti i Suoi figli e che loro hanno verità da condividere con noi (vedere 2 Nefi 29:7–13). Nella nostra Chiesa diciamo di avere la “pienezza del Vangelo”. Questo, però, non significa che sappiamo tutto e non siamo gli unici ad avere delle risposte. L’anziano Neal A. Maxwell (1926–2004) del Quorum dei Dodici Apostoli l’ha detto in maniera molto bella: “[Gesù Cristo] vive oggi e concede misericordiosamente a tutte le nazioni tutta la luce che esse possono accettare e messaggeri della loro stessa gente per istruirle (vedere Alma 29:8)”1.
Inoltre, Dio non dà ai Suoi figli solamente verità religiosa. Come spiegato dal presidente Russell M. Nelson: “Sia che la verità emerga da un laboratorio scientifico o mediante la rivelazione, tutta la verità emana da Dio. Tutta la verità fa parte del vangelo di Gesù Cristo”2.
Ho visto quella luce in moltissimi libri, persone e luoghi — guardando libri di arte, visitando moschee, ascoltando discorsi di scienziati, facendo volontariato con agnostici. Tutti avevano della verità da insegnarmi, ad esempio come trattare meglio gli altri o come essere più gentile nelle mie supposizioni; in altre parole mi hanno insegnato dei modi in cui seguire Gesù Cristo. Tuttavia, ho dovuto mettermi in gioco — anche in situazioni a me non familiari — e ho dovuto ascoltare.
Che si tratti di religione, di politica o di stile di vita, il nostro mondo è assordante e siamo spesso bombardati da messaggi provenienti da persone che sono sicure di avere ragione e non possono essere convinte altrimenti. A volte siamo noi quella persona. L’anziano Quentin L. Cook del Quorum dei Dodici Apostoli ha detto: “Il diffuso deterioramento del linguaggio educato è […] preoccupante. Il principio eterno dell’arbitrio richiede da parte nostra il rispetto verso molte scelte con le quali non siamo d’accordo”3.
Sappiamo che anche il Salvatore era preoccupato da questo. Una delle prime cose che insegnò quando andò dai Nefiti nel Libro di Mormon è che “questa non è la [Sua] dottrina, di incitare i cuori degli uomini all’ira, l’uno contro l’altro”. Dobbiamo eliminare tali cose (vedere 3 Nefi 11:29–30).
Penso che, se potessimo davvero prestare attenzione alle persone, cercando di metterci nei loro panni, se solo potessimo ascoltare senza cercare di far cambiare idea agli altri, rimarremmo sorpresi da quello che potremmo imparare. Potremmo sviluppare maggiore capacità di immedesimazione e rispetto per il loro punto di vista o la loro opinione o almeno non li odieremmo per le loro vedute. Potremmo perfino imparare una nuova verità da aggiungere alla nostra comprensione. Oppure scopriremmo di aver condiviso la stessa verità fin dall’inizio. La chiave è l’umiltà, e ammettere che possiamo imparare qualcosa dagli altri.
Sulla mia scrivania c’è un biglietto che dice: “Non sai ciò che non sai”. L’ho messo lì per ricordarmi che, al di là delle mie esperienze, sono fondamentalmente ignorante. Mi serve per rimanere umile; spero che stia funzionando.
Mi serve anche per ricordarmi di non rimanere ignorante, che ho la responsabilità di continuare a imparare, ad ascoltare e a ricercare la verità, anche quando la verità giunge in forma non familiare. Il Padre Celeste ha altro da darci, se ascoltiamo.