Capitolo 24
L’obiettivo della Chiesa
Il presidente Heber J. Grant e i suoi consiglieri agirono in fretta per attuare il programma di assistenza di Harold B. Lee. Il 6 aprile 1936 annunciarono il piano a una riunione speciale per le presidenze di palo e i vescovati dei rioni. Alcuni giorni dopo, il presidente Grant incaricò Harold di servire quale direttore generale del programma, istruendolo di lavorare con l’anziano Melvin J. Ballard e con un comitato di supervisione centrale.1
L’obiettivo principale della Chiesa per i mesi successivi era di assicurarsi che entro l’1 ottobre ogni famiglia bisognosa dei pali avesse cibo, vestiario e combustibile sufficienti per affrontare l’inverno. Il presidente Grant voleva anche far tornare al lavoro i santi disoccupati per incoraggiarli moralmente, ridare loro la dignità perduta e far sì che raggiungessero la stabilità finanziaria.
Per raggiungere questi risultati, lui e i suoi consiglieri chiesero ai Santi di pagare la decima per intero e di aumentare le loro offerte di digiuno. Istruirono inoltre i dirigenti locali della Società di Soccorso e del sacerdozio di valutare le necessità e di creare progetti di lavoro per fornire aiuto alle persone dei rispettivi rioni. Per quanto possibile, la Chiesa stessa avrebbe fornito opportunità di lavoro, ad esempio per migliorare o riparare le proprietà della Chiesa.
“Dovremo sforzarci al massimo per eliminare qualsiasi diffidenza, imbarazzo o vergogna da parte di coloro che ricevono aiuto”, dichiarò la Prima Presidenza. “Il rione deve essere una grande famiglia di persone alla pari”2.
Durante la prima settimana di maggio, il presidente Grant si recò in California per creare un nuovo palo e parlare ai Santi del nuovo programma di assistenza.3 Sin dall’organizzazione del Palo di Los Angeles avvenuta nel 1923, migliaia di santi si erano trasferiti in California in cerca di un clima più caldo e di un lavoro migliore. Inoltre, lo Stato aveva delle ottime università e tanti santi degli ultimi giorni avevano avuto successo presso questi istituti. Nel 1927 i dirigenti della Chiesa avevano organizzato un palo a San Francisco, seguito qualche anno dopo da uno nella vicina Oakland. A quel tempo, la Chiesa contava più di sessantamila membri in nove pali sparsi per lo Stato.4
Il presidente Grant trascorse la sua prima sera a Los Angeles a parlare con il presidente del nuovo palo e a tenere una riunione con i santi locali riguardo al programma di assistenza. Tuttavia il mattino dopo, al suo risveglio, aveva in mente i templi e non il programma di assistenza. Lui e i dirigenti della Chiesa avevano a lungo contemplato la possibilità di costruire più templi al di fuori dello Utah nelle aree in cui il numero di santi era elevato. Avevano recentemente deciso di costruire un tempio a Idaho Falls, una cittadina nel sudest dell’Idaho. Ora aveva l’impressione che la Chiesa dovesse costruire un tempio a Los Angeles.5
La Grande Depressione si stava alleggerendo e la Chiesa aveva i mezzi finanziari per costruire due templi, portando avanti nel contempo il programma di assistenza. Non aveva più debiti e attuava valide pratiche finanziarie. Anche il significativo investimento fatto dalla Chiesa sullo zucchero agli inizi del 1900 stava fruttando degli utili. Il presidente Grant non riteneva che i nuovi templi dovessero essere elaborati e costosi come il Tempio di Salt Lake. Egli si immaginava piuttosto dei templi di dimensioni modeste che andassero incontro alle necessità dei santi locali.6
Per ora, però, la priorità della Chiesa sarebbe stata l’attuazione del nuovo piano di assistenza. Stavano già emergendo delle obiezioni al programma. Alcuni santi furono infastiditi dal pesante carico di lavoro che ricadeva sui rioni e sui pali. Non bastava il pagamento fedele della decima e delle offerte di digiuno per prendersi cura dei membri bisognosi della Chiesa? Erano anche preoccupati che il pagamento della decima “in natura”, fornendo beni ai magazzini locali, creasse costi aggiuntivi per la gestione e l’immagazzinaggio. Altri pensavano che, essendo cittadini che pagavano le tasse, avessero diritto a ricevere l’aiuto del governo che spettava loro, anche se non ne avevano necessariamente bisogno.7
Il presidente Grant sapeva che il programma avrebbe subito delle critiche, ma raccomandò a Harold di procedere. Molto dipendeva dai sei mesi successivi. Perché il piano di assistenza avesse successo, i Santi dovevano lavorare insieme.8
Nel frattempo, in Messico, il cinquantunenne Isaías Juárez lottava per evitare che la Chiesa nel suo paese si sfaldasse. Quale presidente di distretto aveva guidato i santi nel Messico centrale sin dal 1926, quando le tensioni religiose e politiche avevano indotto il governo messicano a espellere dal paese tutto il clero nato all’estero, inclusi i missionari santi degli ultimi giorni. Seguendo il consiglio datogli da Rey L. Pratt, il presidente di missione esiliato che era un’Autorità generale della Chiesa, Isaías e altri santi messicani avevano subito ricoperto i ruoli di dirigenza vacanti nella Chiesa, evitando il collasso dei rami locali.9
Ora, dieci anni dopo, la Chiesa in Messico affrontava dei problemi nuovi. Dopo la morte inaspettata dell’anziano Pratt sopraggiunta nel 1931, la Prima Presidenza aveva chiamato Antoine Ivins del Primo Consiglio dei Settanta a prendere il suo posto come presidente di missione. Sebbene Antoine fosse cresciuto nelle colonie dei Santi degli Ultimi Giorni nel Messico settentrionale e avesse studiato giurisprudenza a Città del Messico, non era un cittadino messicano e non poteva legalmente essere un ministro di culto nel paese. Di conseguenza, lavorava principalmente con gli americani–messicani che vivevano nel sudovest degli Stati Uniti.10
I santi del Messico centrale erano preoccupati per l’assenza del presidente di missione, specialmente nelle questioni locali che richiedevano attenzione immediata. La Chiesa, ad esempio, aveva bisogno di costruire altre case di riunione da quando la legge messicana proibiva di tenere le funzioni religiose nelle case private o in altri edifici non religiosi. Ciò nonostante, i dirigenti locali della Chiesa non avevano l’autorità o le risorse per risolvere da sole questo problema.11
Sentendosi abbandonati, nel 1932 Isaías e i suoi consiglieri, Abel Páez e Bernabé Parra, tennero delle riunioni con altri santi preoccupati per discutere il da farsi. A queste riunioni, che furono chiamate Prima e Seconda assemblea, i santi stabilirono che era meglio che fosse un cittadino messicano a servire come loro presidente di missione. Durante la Rivoluzione messicana, molti di loro avevano lottato al fianco di leader che erano contro i poteri stranieri a favore dei diritti dei messicani indigeni, ed erano delusi dai leader politici stranieri che governavano da lontano e sembravano ignorare le loro esigenze.12
I fautori delle Assemblee scrissero delle lettere per fare pressioni rispetto a questo cambiamento e le inviarono alla sede centrale della Chiesa. La Prima Presidenza rispose mandando Antoine Ivins e Melvin J. Ballard a Città del Messico per parlare con Isaías e gli altri richiedenti. I due visitatori li rassicurarono che la Prima Presidenza avrebbe trovato una soluzione ispirata al loro dilemma riguardante la dirigenza. Antoine però li redarguì per aver interpellato direttamente la Prima Presidenza senza prima consultarlo.13
Quando il periodo di Antoine quale presidente di missione giunse al termine, la Prima Presidenza chiamò Harold Pratt, il fratello minore di Rey Pratt, perché lo sostituisse. Nato nelle colonie messicane, Harold poteva servire liberamente nel paese e trasferì subito la sede della missione a Città del Messico. C’erano tuttavia dei membri che erano risentiti per la sua stretta supervisione. Altri santi erano profondamente delusi dal fatto che non fosse messicano da un punto di vista culturale ed etnico. Volevano un presidente di missione che potesse comprendere la quotidianità e i bisogni delle persone che serviva.14
All’inizio del 1936, la Prima Presidenza decise di dividere la Missione Messicana seguendo il confine nazionale e togliendo la parte degli Stati Uniti sudoccidentali dai confini della missione. Questa notizia diede ad alcuni santi la speranza che un messicano per etnia potesse servire come nuovo presidente di missione. Quando però Harold Pratt conservò la sua posizione, un gruppo di santi delusi decise di tenere una Terza assemblea.
A capo di questo movimento c’erano Abel Páez e suo zio Margarito Bautista. Margarito traeva immenso orgoglio dal suo retaggio messicano — e dalla convinzione di essere un discendente dei popoli del Libro di Mormon. Pensava che i santi messicani potessero governarsi da soli, ed era infastidito dall’interferenza dei dirigenti statunitensi.15
Isaías, seppur simpatizzasse per Abel e Margarito, raccomandò loro di non tenere l’Assemblea. Rammentò ad Abel che “l’organizzazione della Chiesa non si basa sulle petizioni della maggioranza”. Quando i piani per tenere comunque la Terza assemblea proseguirono, Isaías inviò una lettera in tutta la missione, scoraggiando la partecipazione dei membri.
Egli scrisse: “La causa è nobile, ma il modo di procedere è fuori luogo in quanto vìola il principio dell’autorità”16.
Il 26 aprile 1936, centoventi santi si riunirono a Tecalco, in Messico, per tenere la Terza assemblea. Alla riunione, votarono all’unanimità di voler sostenere la Prima Presidenza. Ritenendo che i dirigenti della Chiesa a Salt Lake City avessero frainteso la loro precedente lettera, decisero di inviare una nuova petizione per chiedere chiaramente un presidente di missione che fosse delle loro stesse “raza y sangre” — razza e sangue. L’Assemblea quindi votò all’unanimità di presentare Abel Páez come loro scelta di un presidente indigeno con esperienza che dirigesse la Missione messicana.17
Dopo la riunione, Isaías lavorò con Harold Pratt per una riconciliazione con Abel e i membri dell’Assemblea, ma i loro sforzi fallirono. A giugno, i membri dell’Assemblea scrissero una petizione di diciotto pagine alla Prima Presidenza. Essi scrissero: “Molto rispettosamente chiediamo che ci garantiate due cose. Primo, che la nostra Chiesa ci conceda un presidente di missione che sia messicano, e secondo che la nostra Chiesa accetti e autorizzi il candidato che abbiamo scelto”.
Isaías non riuscì a fare altro per impedire all’Assemblea di inviare la petizione. Alla fine del mese, la inviarono a Salt Lake City con 251 firme.18
Il 2 ottobre 1936 il presidente Heber J. Grant aprì la Conferenza generale con un rapporto sul progresso del piano di assistenza, ora conosciuto come Programma per la sicurezza della Chiesa. Egli rammentò ai Santi che, entro il primo giorno del mese, la Chiesa aveva voluto che ogni santo fedele e bisognoso dei suoi pali avesse ampiamente cibo, combustibile e vestiario per il prossimo inverno.
Sebbene soltanto tre quarti dei pali avessero raggiunto l’obiettivo, era grato per la sollecitudine e l’efficienza che i Santi avevano dimostrato negli ultimi sei mesi. Egli riferì: “Più di quindicimila persone hanno lavorato a diversi progetti di palo e di rione. Centinaia di migliaia di ore di lavoro sono state fornite dalle persone per questa causa necessaria e lodevole”19. Avevano raccolto cereali e altri prodotti, accumulato vestiario e fatto coperte in abbondanza. I comitati per il lavoro avevano aiutato ben settecento persone a trovare lavoro.
“L’obiettivo della Chiesa è aiutare gli uomini ad aiutare sé stessi”, disse il presidente Grant ai Santi riuniti. “Non possiamo pensare di porre fine ai nostri sforzi straordinari finché tra noi non saranno scomparse la penuria e la sofferenza”20.
Due mesi dopo la conferenza, a Salt Lake City giunse una troupe cinematografica per realizzare un breve documentario sul programma di sicurezza per The March of Time, una popolare serie di cinegiornali che veniva proiettata nei cinematografi degli Stati Uniti. I produttori fecero un filmato dei luoghi simbolo di Salt Lake City e della quotidianità dei Santi degli Ultimi Giorni che lavoravano la terra e gestivano i magazzini e le officine della Chiesa. Con la collaborazione del presidente Grant e di altri dirigenti della Chiesa, la troupe filmò anche discussioni e riunioni riguardanti il piano di sicurezza.21
Ora che i Santi erano meglio preparati ad affrontare la stagione fredda, l’attenzione del profeta poteva nuovamente essere rivolta ai templi. Quell’inverno, alla Chiesa era stato concesso un terreno lungo il fiume Snake a Idaho Falls, nell’Idaho, dove viveva una forte comunità di santi devoti.22 Il presidente Grant quindi tornò a Los Angeles per far visita ai pali e per seguire il suggerimento di costruire un tempio in città.
In California trovò dei membri della Chiesa che si impegnavano duramente per attuare il programma di sicurezza. Essendo un centro urbano, Los Angeles presentava delle sfide al programma, che dipendeva dalla coltivazione e da altre attività rurali per offrire lavoro ai santi disoccupati. I pali della California avevano adattato il programma alla loro regione. Inscatolavano la frutta che arrivava dagli abbondanti frutteti dello stato e, poiché la Chiesa in quell’area continuava a crescere, i santi che avevano bisogno di assistenza prestavano la propria opera come muratori per le nuove case di riunione.23
I santi in California facevano tuttavia fatica a raggiungere l’obiettivo di accrescere le offerte di digiuno. Rivolgendosi ai membri del Palo di Pasadena, a nordest di Los Angeles, il presidente Grant sottolineò l’importanza di questo sacrificio. Egli promise alla congregazione: “Tutte le necessità dei nostri membri della Chiesa saranno soddisfatte se una volta al mese tutti i Santi degli Ultimi Giorni si asterranno da due pasti e rimetteranno la somma così risparmiata nelle mani del vescovo, perché la distribuisca ai bisognosi”24.
Quando non incontrava i Santi, il presidente Grant visitava i possibili siti del tempio. Trovò molti posti adatti, ma ogni volta che dimostrava interesse a comprarli, i proprietari aumentavano significativamente la richiesta di denaro, superando quello che egli riteneva essere il valore del terreno.25 Il miglior terreno che trovò era di 9,5 ettari, situato lungo la strada principale che collegava Los Angeles e Hollywood. Fece un’offerta per quella proprietà, ma non ricevette alcuna risposta dal proprietario prima di tornare a Salt Lake City.
Il giorno seguente ricevette un telegramma da un vescovo di Los Angeles. Il proprietario aveva accettato l’offerta della Chiesa. Il profeta era felicissimo. “Abbiamo il miglior terreno di tutto il paese”, disse a J. Reuben Clark.26
La notizia giunse proprio mentre The March of Time debuttava nelle sale cinematografiche, attirando l’attenzione positiva della nazione sugli sforzi dei Santi per aiutare i poveri.27 Con qualche settimana di anticipo rispetto alla prima assoluta del film, in un cinematografo di Salt Lake City si proiettò un’anteprima per i dirigenti della Chiesa e della città. A quel tempo il presidente Grant era ancora in California, quindi si perse l’evento. David O. McKay ebbe invece la possibilità di partecipare ed elogiò grandemente il film.
“È stato un bellissimo film”, esclamò. “La pellicola è davvero eccellente e presentata in maniera talmente magistrale che ogni uomo, donna e bambino della Chiesa dovrebbe esserne grato”28.
Circa in quel periodo, le divergenze d’opinione tra la Terza assemblea e la Chiesa continuavano ad aumentare.29 Dopo aver ricevuto la petizione dei fautori della Terza Assemblea, la Prima Presidenza rispose con una lunga lettera nella quale reiterava l’importanza di seguire le direttive standard del governo della Chiesa in tutte le parti del mondo.
“Se così non fosse”, dichiarò la presidenza, “nella Chiesa sorgerebbero presto pratiche diverse, ed esse condurrebbero a dottrine diverse, e alla fine non vi sarebbe più ordine nella Chiesa”30.
Esortarono i membri dell’Assemblea a pentirsi. Scrissero: “Potrà arrivare il giorno in cui sarà nominato un presidente di missione della vostra razza, ma ciò avverrà solo quando il presidente della Chiesa, agendo in base all’ispirazione del Signore, deciderà di farlo”31.
Nel novembre del 1936 Santiago Mora Gonzáles, un presidente di ramo del Messico centrale, si riunì con altri membri della Terza assemblea per discutere quale fosse il modo migliore per rispondere alla lettera della Prima Presidenza. Alcuni membri dell’Assemblea, incluso Santiago, erano rimasti delusi dalla lettera, ma volevano attenersi alla decisione della Prima Presidenza. Altri erano indignati.
Margarito Bautista, che alla riunione sedeva di fianco a Santiago, balzò in piedi. “È un’ingiustizia!”, esclamò. Voleva che l’Assemblea rigettasse l’autorità di Harold Pratt una volta per tutte. “Non è più il nostro presidente”, dichiarò Margarito. “Il nostro presidente è il caro Abel!”.
Santiago si allarmò. In precedenza, nel corso dell’anno, aveva chiesto a Margarito che cosa sarebbe successo se i dirigenti della Chiesa non avessero accolto la petizione dell’Assemblea. Margarito lo aveva rassicurato che, a prescindere che ricevessero o meno la risposta desiderata, avrebbero continuato a sostenere Harold come presidente di missione e avrebbero sperato che egli prendesse in considerazione le questioni da loro sollevate. Ora sembrava che i membri dell’Assemblea stessero invocando una vera e propria ribellione.
“Non è quello che avevamo stabilito”, disse Santiago al suo amico.
“Sì, ma questa è un’ingiustizia”, rispose Margarito.
“Allora”, disse Santiago, “ non stiamo rispettando quello che si era stabilito.
Quella sera, Santiago tornò a casa e parlò con sua moglie, Dolores. “Che cosa dobbiamo fare?”, chiese. “Non voglio essere un elemento di opposizione per l’opera della Chiesa”.
“Pensaci bene”, gli disse Dolores.32
Poco tempo dopo, Santiago si incontrò con più di duecento membri dell’Assemblea per discutere come procedere. Molti di loro erano tanto adirati quanto Margarito per la lettera della Prima Presidenza. Erano anche preoccupati per le voci che sostenevano che Margarito stesse corteggiando delle mogli plurime, una pratica che aveva visto quand’era un giovane convertito nelle colonie messicane. Quando scoprirono che queste voci erano fondate, i membri dell’Assemblea furono tutti d’accordo che il suo comportamento fosse inaccettabile e lo espulsero dall’organizzazione.33
Santiago fu disturbato dal fatto che Margarito, uno dei maggiori istigatori dell’Assemblea, si fosse sviato. Dopo aver partecipato a poche altre riunioni, Santiago cominciò a dire alla moglie e ad altri membri dell’Assemblea che non avrebbe più continuato a frequentare il gruppo. Lui e altri membri dell’Assemblea disillusi presto incontrarono Harold, gli espressero il desiderio di ricongiungersi con il corpo principale della Chiesa e chiesero che cosa dovessero fare per tornare.
“Bene”, disse Harold, “non ci sono condizioni per voi fratelli. Continuate a essere membri. Voi siete membri della Chiesa”34.
Santiago continuò a servire fedelmente come presidente del suo ramo. La Terza assemblea rimase un movimento relativamente piccolo tra i santi in Messico, anche se accolse centinaia di membri della Chiesa tra le sue fila. Dopo il fallimento di ulteriori sforzi di riconciliazione, i dirigenti dell’Assemblea inviarono un’altra lettera alla Prima Presidenza, dichiarando la loro intenzione di rigettare completamente la guida del presidente di missione.
I dirigenti della Chiesa in Messico risposero poco dopo, scomunicando Abel Páez, Margarito Bautista e gli altri dirigenti dell’Assemblea nel maggio del 1937 per ribellione, insubordinazione e apostasia.35
Quella primavera, nell’est degli Stati Uniti, il diciottenne Paul Bang serviva intensamente nel Ramo di Cincinnati. Oltre a essere un sacerdote nel Sacerdozio di Aaronne era archivista di ramo, un segretario dell’Associazione di Mutuo Miglioramento e un missionario locale.
Ogni domenica, insieme ad altri missionari locali, andava di porta in porta per la città a condividere il Vangelo. Uno dei suoi colleghi, Gus Mason, era abbastanza grande da essere suo padre e cercava di tenerlo d’occhio. Il loro primo giorno insieme, Paul aveva bussato a una porta da solo ed era stato invitato a entrare per portare un messaggio evangelico. Nel frattempo, Gus lo stava freneticamente cercando su e giù per le strade. Dopo quell’episodio, bussarono alle porte insieme.36
A Paul piaceva parlare della Chiesa alle persone. A differenza dei giovani uomini nello Utah, lui era circondato da persone che non avevano le sue stesse credenze. Gli piaceva studiare il vangelo restaurato e prendere nota di ciò che imparava. Nel tempo libero leggeva le Scritture e altri libri della Chiesa, come A Young Folk’s History of the Church [la storia della Chiesa da parte di un giovane] di Nephi Anderson e Gesù il Cristo e Gli Articoli di Fede di James E. Talmage. Di solito studiava quei libri quando la domenica pomeriggio si occupava del negozio ed erano poche le persone che entravano a fare acquisti.37
Paul e la sua ragazza, Connie Taylor, erano praticamente inseparabili alle riunioni della Chiesa e alle attività dell’Associazione di Mutuo Miglioramento.38 Alvin Gilliam, che agli inizi del 1936 aveva preso il posto di Charles Anderson come presidente di ramo, incoraggiava la relazione tra Paul e Connie. Negli ultimi dieci anni il ramo era più che raddoppiato grazie in parte ai giovani santi che si sposavano, rimanevano nel ramo e vi crescevano la famiglia.
La Grande Depressione aveva anche sradicato molte persone, sia fisicamente sia spiritualmente, e di conseguenza erano aumentati i convertiti locali o i santi che si erano trasferiti a Cincinnati da luoghi economicamente in difficoltà come lo Utah o il sud americano. Altri erano giunti da ancor più lontano, come un famiglia di santi tedeschi provenienti da Buenos Aires, in Argentina. Recentemente Judy, la sorella di Paul, aveva sposato Stanley Fish, un giovane uomo dell’Arizona che era tornato a Cincinnati dopo avervi svolto la missione.39
Il 6 giugno 1937, Paul, Connie e altri membri del ramo percorsero più di centosessanta chilometri per sentir parlare il presidente David O. McKay a una conferenza di missione in uno Stato vicino. Paul e Connie prestarono molta attenzione mentre il presidente McKay parlava alla congregazione della sacralità del corteggiamento e del matrimonio. Quella sera, prima che Paul la lasciasse davanti all’appartamento in cui viveva con la famiglia, Connie gli disse per la prima volta che l’amava.40
Poco tempo dopo, il presidente Gilliam parlò con Paul della possibilità di svolgere una missione a tempo pieno. A quel tempo non ci si aspettava che tutti i giovani degni svolgessero una missione e, se Paul fosse partito, sarebbe stato il primo missionario a tempo pieno del Ramo di Cincinnati.41 Paul non sapeva se andare. La Chiesa aveva certamente bisogno del suo aiuto, data la mancanza di missionari durante la Grande Depressione; ma lui doveva pensare anche alla sua famiglia e al negozio. I suoi fratelli maggiori erano già andati via di casa e lui sapeva che i suoi genitori contavano su di lui.42
Alla fine, Paul decise di non svolgere una missione a tempo pieno. Continuò a servire come missionario di ramo e l’1 agosto, due giorni dopo aver predicato per strada, battezzò sei persone in una piscina. In autunno, il presidente Gilliam e il presidente della Missione degli stati settentrionali chiamarono anche Connie come missionaria di ramo.43
Ben presto, Paul e Connie si trovarono insieme per le strade a distribuire materiale della Chiesa e a predicare a chiunque volesse ascoltare. Per il diciannovesimo compleanno di Connie nel maggio del 1938, Paul la sorprese regalandole una Bibbia e una copia di Gesù il Cristo — due libri che poteva usare nella sua nuova chiamata.
Per un po’ scherzò anche sul fatto di volerle regalare un anello di fidanzamento, ma entrambi avevano ancora un anno di scuola superiore e nessuno dei due era pronto per il matrimonio.44