Capitolo 22
Dottrina e Alleanze 59–62
Introduzione e cronologia degli eventi
Domenica 7 agosto 1831, mentre si trovava nella Contea di Jackson, nel Missouri, il profeta Joseph Smith ricevette la rivelazione contenuta in Dottrina e Alleanze 59. In questa rivelazione il Signore espose ciò che si aspettava dai santi che erano da poco arrivati a Sion; tra queste aspettative vi era anche la corretta osservanza del giorno del Signore. Il Signore inoltre confermò che chi osserva i Suoi comandamenti riceve benedizioni materiali e spirituali.
Il giorno seguente Joseph Smith e diversi anziani si prepararono a lasciare Independence, nel Missouri, per ritornare nell’Ohio. Nella rivelazione riportata in Dottrina e Alleanze 60, il Signore comandò agli anziani di predicare il Vangelo lungo il tragitto. Il terzo giorno di viaggio, mentre erano sul fiume Missouri, la compagnia si trovò in pericolo. Nei due giorni successivi, il 12 e il 13 agosto, il Profeta ricevette due rivelazioni, riportate in Dottrina e Alleanze 61 e 62, che contengono parole di istruzione, avvertimento, conforto e incoraggiamento.
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2–3 agosto 1831Nella Contea di Jackson viene dedicata la terra per l’edificazione di Sion e a Independence viene dedicato il sito del tempio.
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4 agosto 1831Viene tenuta una conferenza della Chiesa nella Contea di Jackson.
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7 agosto 1831Dopo essersi ammalata durante il viaggio svolto insieme ai santi di Colesville dall’Ohio al Missouri, Polly Knight, moglie di Joseph Knight sr, muore nella Contea di Jackson.
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7 agosto 1831Viene ricevuta Dottrina e Alleanze 59.
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8 agosto 1831Viene ricevuta Dottrina e Alleanze 60.
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9 agosto 1831Joseph Smith e dieci anziani lasciano il Missouri per andare a Kirtland, nell’Ohio, viaggiando sul fiume Missouri.
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12–13 agosto 1831Vengono ricevute Dottrina e Alleanze 61 e 62.
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27 agosto 1831Joseph Smith arriva a Kirtland.
Dottrina e Alleanze 59 – Approfondimento del contesto storico
Domenica 7 agosto 1831 il profeta Joseph Smith prese parte al funerale di Polly Knight, moglie di Joseph Knight sr e primo membro della Chiesa a morire a Sion. Polly apparteneva al ramo di Colesville e aveva lasciato l’Ohio determinata a vedere la terra di Sion. Nonostante i suoi problemi di salute, “non acconsentì mai che interrompessimo il viaggio”, raccontò suo figlio Newel. “Il suo unico e sommo desiderio era mettere piede nella terra di Sion e far seppellire il suo corpo in quella terra. […] Il Signore esaudì il desiderio del suo cuore, ed ella visse sino a mettere piede in quel paese” (“Newel Knight’s Journal”, Scraps of Biography: Tenth Book of the Faith Promoting Series [1883], 70; vedere anche History of the Church, 1:199, nota a piè di pagina). Lo stesso giorno del funerale di Polly Knight, Joseph Smith ricevette la rivelazione contenuta in Dottrina e Alleanze 59, la quale promette benedizioni eterne per i santi fedeli che sono a Sion.
Durante l’estate del 1831, quando si stavano insediando nella Contea di Jackson, nel Missouri, i membri della Chiesa si trovarono di fronte a una comunità di frontiera la cui condotta era in netto contrasto con le leggi e le norme del Vangelo. Il gioco d’azzardo, l’alcolismo e la violenza erano molto diffusi tra i residenti, alcuni dei quali si erano recati alla frontiera del Missouri per sfuggire alla giustizia. Essi nutrivano inoltre un lampante disprezzo per il giorno del Signore, disprezzo che veniva notato non soltanto dai santi, ma anche da altri viaggiatori che si recavano nel Missouri. Un missionario Protestante osservò: “L’osservanza della domenica cristiana sembra essere sconosciuta, qui. È un giorno per le attività commerciali, il divertimento, il consumo di alcolici, il gioco d’azzardo e per un generale comportamento anticristiano” (T. Edgar Lyon, “Independence, Missouri, and the Mormons, 1827–1833”, BYU Studies, vol. 13, n. 1 [1972], 16). Un viaggiatore che stava passando per il Missouri occidentale nel 1833 osservò che “le uniche indicazioni del fatto che fosse domenica [erano] il gioco d’azzardo, la confusione e gli assembramenti, il tutto in misura insolita, attorno alle taverne” (Edward Ellsworth, John Treat Irving jr, Indian Sketches: Taken during an Expedition to the Pawnee Tribes (1833), a cura di John Francis McDermott, nuova ed. [1955], xxii). In questo contesto il Signore delineò le norme di condotta per quei santi che si stavano radunando a Sion.
Dottrina e Alleanze 59
Il Signore istruisce i santi riguardo al giorno del Signore e promette benedizioni terrene ed eterne ai fedeli
Dottrina e Alleanze 59:1–4. “Coronati […] con non pochi comandamenti”
Il Signore promise benedizioni eterne ai santi che obbedivano al Suo vangelo e che andavano nella terra di Sion con l’occhio rivolto unicamente alla Sua gloria. Egli promise anche di coronare, ossia ricompensare, i Suoi santi fedeli “con non pochi comandamenti, e con rivelazioni a tempo debito” (DeA 59:4). L’anziano Dallin H. Oaks del Quorum dei Dodici Apostoli ha spiegato che i comandamenti del Signore sono benedizioni:
“I comandamenti sono una benedizione […] perché il nostro Padre nei cieli ce li ha dati allo scopo di aiutarci a crescere e a sviluppare le qualità che dobbiamo possedere se vogliamo ottenere la vita eterna e dimorare con Lui. Osservando i Suoi comandamenti ci qualifichiamo per le Sue benedizioni. […]
Dovremmo gioire nei comandamenti di Dio e riconoscerli come doni preziosi dati da un Padre amorevole ai Suoi figli” (“The Blessings of Commandments” [riunione della Brigham Young University, 10 settembre 1974], 2, 4, speeches.byu.edu).
Dottrina e Alleanze 59:5–8. “Ama il Signore tuo Dio”
Dopo aver spiegato che i fedeli saranno coronati di benedizioni, comandamenti e rivelazioni, il Signore mette in risalto agli occhi dei santi diversi comandamenti, a cominciare dal comandamento di amare Dio con tutto il nostro cuore, tutte le nostre facoltà, tutta la nostra mente e tutta la nostra forza. Il presidente Ezra Taft Benson (1899–1994) ha spiegato che il comandamento di amare Dio abbraccia tutti gli ambiti della nostra vita:
“Amare Dio con tutto il cuore, anima, mente e facoltà è un impegno che compenetra e abbraccia ogni cosa. Non è uno sforzo compiuto con riluttanza; è l’impegno totale di tutto il nostro essere — dal punto di vista fisico, mentale, emotivo e spirituale — di amare il Signore.
L’ampiezza, la profondità e l’altezza di questo amore [per] Dio abbracciano ogni aspetto della vita umana. Le nostre aspirazioni, siano esse spirituali che materiali, devono affondare le radici nell’amore [per il] Signore. I nostri pensieri e i nostri affetti devono essere concentrati sul Signore. […]
Dobbiamo anteporre Dio a qualsiasi altro interesse nella vita. Egli deve venire al primo posto, proprio come dichiara Egli stesso nel primo dei Suoi dieci comandamenti: ‘Non avere altri dii nel mio cospetto’ (Esodo 20:3).
Quando mettiamo il Signore al primo posto, ogni altra cosa va al posto giusto, oppure scompare dalla nostra vita. Il nostro amore per il Signore regolerà i nostri affetti, l’uso che facciamo del tempo, gli interessi ai quali ci dedichiamo e quali cose contano di più per noi” (“Il grande comandamento: amare il Signore”, La Stella, luglio 1988, 3).
Quando amiamo Dio con tutto il nostro cuore, ci viene naturale desiderare di obbedire ai Suoi comandamenti, servirLo e amare il nostro prossimo come noi stessi (vedere DeA 59:6). Se amiamo davvero Dio e il nostro prossimo, non avremo desiderio di peccare contro gli altri rubando, commettendo adulterio, uccidendo o facendo “alcunché di simile” (DeA 59:6). Se amiamo Dio, riconosceremo la Sua mano nella nostra vita e Gli renderemo grazie “in ogni cosa” (DeA 59:7), offrendoGli inoltre volentieri un cuore spezzato, ovvero penitente, e uno spirito contrito, obbediente (vedere DeA 59:8).
Dottrina e Alleanze 59:8. “Offri un sacrificio […] di un cuore spezzato e di uno spirito contrito”
Dopo la Sua morte e risurrezione, il Salvatore disse ai Nefiti che non dovevano più offrirGli sacrifici cruenti; da allora in poi, dovevano offrire in sacrificio un cuore spezzato e di uno spirito contrito (vedere 3 Nefi 9:19–20). Il Signore ha ribadito questo nuovo sacrificio molte volte nelle rivelazioni moderne, comprese quelle rivolte ai santi che cercavano di stabilire Sion (vedere DeA 59:8; vedere anche DeA 20:37; 56:17–18; 97:8).
Avere un cuore spezzato e uno spirito contrito significa essere umili e sottomessi alla volontà di Dio; significa sentirci addolorati per il peccato e desiderare sinceramente di pentirci e di vivere in accordo al piano di Dio. L’anziano Bruce D. Porter (1952–2016) dei Settanta ha spiegato come la vita del Salvatore abbia incarnato il significato di questo concetto:
“Che cos’è un cuore spezzato e uno spirito contrito? E perché è considerato un sacrificio?
Come in tutte le cose, la vita del Salvatore ci offre l’esempio perfetto: sebbene Gesù di Nazaret fosse completamente senza peccato, Egli visse con un cuore spezzato e uno spirito contrito, come manifestato nella Sua sottomissione alla volontà del Padre. ‘Perché son disceso dal cielo per fare non la mia volontà, ma la volontà di Colui che mi ha mandato’ (Giovanni 6:38). Ai Suoi discepoli Egli disse: ‘Imparate da me, perch’io son mansueto ed umile di cuore’ (Matteo 11:29). Quando giunse il momento di rendere il sacrificio supremo, parte essenziale dell’Espiazione, Cristo non rifiutò di bere dalla coppa amara, ma si sottomise completamente alla volontà di Suo Padre.
La perfetta sottomissione del Salvatore al Padre Eterno è l’essenza stessa di un cuore spezzato e di uno spirito contrito. L’esempio di Cristo ci insegna che un cuore spezzato è un attributo eterno della divinità. Quando il nostro cuore è spezzato, noi siamo completamente aperti allo Spirito di Dio e riconosciamo la nostra dipendenza da Lui per tutto ciò che abbiamo e che siamo. Questo sacrificio implica la rinuncia all’orgoglio in tutte le sue forme. Come l’argilla malleabile nelle mani dell’abile vasaio, chi ha il cuore spezzato può essere modellato e plasmato nelle mani del Maestro” (“Un cuore spezzato e uno spirito contrito”, Liahona, novembre 2007, 32).
L’anziano D. Todd Christofferson del Quorum dei Dodici Apostoli ha suggerito un modo in cui possiamo offrire questo sacrificio al Signore:
“Potete offrire al Signore il dono del vostro cuore spezzato o penitente e del vostro spirito contrito o obbediente. In realtà voi fate dono di voi stessi, di quello che siete e che state diventando.
Vi è qualcosa d’impuro o indegno in voi o nella vostra vita? Quando ve ne libererete, sarà come un dono fatto al Salvatore. Vi è una buona abitudine o qualità di cui è carente la vostra vita? Quando riuscirete ad acquisirla nel vostro carattere, sarà come se faceste un dono al Signore” (“Quando sarai convertito”, Liahona, maggio 2004, 12).
Dottrina e Alleanze 59:9–15. “Affinché tu possa più pienamente mantenerti immacolato dal mondo”
Durante le ultime ore della Sua vita terrena, il Salvatore pregò che il Padre non “[togliesse] dal mondo” i Suoi discepoli, bensì che “li [preservasse] dal maligno” (Giovanni 17:15). Quasi duemila anni dopo, i Suoi santi nel Missouri si trovavano in mezzo a persone sprezzanti della legge e blasfeme, e il Signore promise che i santi avrebbero potuto restare immacolati dal peccato e dall’iniquità del mondo se Lo avessero adorato e onorato “nel [Suo] santo giorno” (DeA 59:9).
L’anziano Quentin L. Cook del Quorum dei Dodici Apostoli ha spiegato in che modo onorare il giorno del Signore contribuisce a mantenerci immacolati dal mondo: “Santificare la domenica è una forma di rettitudine che benedirà e rafforzerà le famiglie, ci unirà al nostro Creatore e porterà più felicità. Il rispetto del giorno del Signore può tenerci lontani da ciò che è frivolo, inappropriato o immorale. Ci consente di essere nel mondo ma non del mondo” (“A posto e pronti per Bristol: siate degni di entrare nel tempio, nei momenti buoni come in quelli difficili”, Liahona, novembre 2015, 41–42).
Dottrina e Alleanze 59:9. “Offri i tuoi sacramenti nel mio santo giorno”
L’anziano Jeffrey R. Holland del Quorum dei Dodici Apostoli ha spiegato che “un sacramento potrebbe essere una qualunque delle molte azioni o atti o ordinanze che ci uniscono a Dio e ai Suoi poteri illimitati” (“Of Souls, Symbols, and Sacraments”, Jeffrey R. Holland e Patricia T. Holland, On Earth As It Is in Heaven [1989], 193). Tra gli atti che ci avvicinano a Dio e ci colmano del Suo potere vi sono pregare, cantare inni, impartire e ricevere benedizioni del sacerdozio, condividere la testimonianza, studiare le Scritture, prestare servizio e rinnovare le alleanze prendendo il sacramento.
Dottrina e Alleanze 59:10. Perché il Signore ci comanda di riposare dai nostri lavori?
Il Signore ha designato la domenica come giorno per riposarci dalle fatiche dei nostri lavori quotidiani. È un giorno per la rigenerazione sia spirituale che fisica. Il presidente James E. Faust (1920–2007) della Prima Presidenza ha messo in risalto alcune delle benedizioni derivanti dal riposarci dai nostri lavori nel giorno del Signore: “Dopo un’intera vita dedicata all’osservazione, mi appare chiaro che il contadino che osserva la santità della domenica sembra ricavare dalla sua fattoria più di quanto farebbe se lavorasse sette giorni. [L’operaio] sarà in grado di [realizzare più prodotti e di qualità migliore] in sei giorni che in sette. Il medico, l’avvocato, il dentista, lo scienziato faranno di più cercando di riposare la domenica che se cercassero di utilizzare ogni giorno della settimana per svolgere la loro professione. Vorrei consigliare a tutti gli studenti, se possono, di organizzare i propri impegni in modo da non dover studiare la domenica. Se gli studenti e le altre persone che cercano la verità lo faranno, la loro mente sarà ravvivata e lo Spirito infinito li guiderà alle verità che desiderano conoscere. Ciò è dovuto al fatto che Dio ha santificato questo giorno e lo ha benedetto come perpetua alleanza di fedeltà (vedere Esodo 31:16)” (“Il giorno del Signore”, La Stella, gennaio 1992, 41–42).
È importante ricordare che il comandamento del Signore di riposare dalle fatiche materiali nel Suo giorno non è un invito a oziare. In Dottrina e Alleanze 59:9–13 il Signore insegna ai santi ciò che dovrebbero fare nel Suo giorno. Il presidente Spencer W. Kimball (1895–1985) ha insegnato: “Nel giorno del Signore dobbiamo compiere cose meritevoli e sante; l’astinenza dal lavoro e dalla ricreazione è importante ma non sufficiente. La domenica ci invita a pensieri e ad azioni positive: la persona che va bighellonando per la casa e per il giardino senza fare nulla viola la santità di questo giorno” (Insegnamenti dei presidenti della Chiesa – Spencer W. Kimball [2006], 184).
Dottrina e Alleanze 59:10. “Rendere le tue devozioni all’Altissimo”
Rendere le nostre devozioni all’Altissimo significa ricordare, adorare e servire il Signore con tutto il cuore. Le devozioni che rendiamo al Signore nel Suo santo giorno rispecchiano l’affetto e la riverenza che proviamo nei Suoi confronti e la nostra fede in Lui. Il presidente Russell M. Nelson del Quorum dei Dodici Apostoli ha insegnato:
“Come santifichiamo il giorno del Signore? Quand’ero giovane, ho studiato il lavoro di altri che avevano compilato liste di cose da fare e da non fare la domenica. Solo tempo dopo ho appreso dalle Scritture che la mia condotta e il mio atteggiamento durante la domenica costituivano un segno tra me e il mio Padre Celeste. Con questa comprensione non ho più avuto bisogno di liste di cose da fare e di quelle da non fare. Quando dovevo prendere la decisione se un’attività era appropriata o meno per la domenica, mi chiedevo semplicemente: ‘Quale segno voglio dare a Dio?’. Questa domanda ha reso molto chiare le mie scelte relative al giorno del Signore. […]
Come potete essere sicuri che il vostro comportamento durante la domenica vi porti gioia e allegrezza? Oltre ad andare in chiesa, a prendere il sacramento e a essere diligenti nella vostra specifica chiamata a servire, quali altre attività possono far sì che il giorno del Signore sia per voi una delizia? Quale segno darete al Signore per dimostrare il vostro amore per Lui? (“Il giorno del Signore è una delizia”, Liahona, maggio 2015, 130).
Dottrina e Alleanze 59:12. “Confessando i tuoi peccati […] dinanzi al Signore”
La domenica è un giorno in cui dedicarsi alla riflessione, all’introspezione e in cui riconoscere i nostri peccati dinanzi al Signore. L’anziano L. Tom Perry (1922–2015) del Quorum dei Dodici Apostoli ha insegnato:
“Riconosciamo che tutti noi commettiamo degli errori e che tutti noi abbiamo bisogno di confessare i nostri peccati ed errori al Padre Celeste e a coloro che possiamo avere offeso, e di abbandonarli. Il giorno del Signore ci fornisce la preziosa opportunità di offrire queste cose, che sono i nostri sacramenti, al Signore. […]
L’anziano Melvin J. Ballard ha suggerito: ‘Vogliamo che ogni Santo degli Ultimi Giorni si avvicini al tavolo del sacramento poiché questo è il luogo in cui si deve effettuare un esame di coscienza, valutare il proprio comportamento; il luogo in cui possiamo imparare a cambiare strada, mettere ordine nella nostra vita e rientrare in armonia con gli insegnamenti della Chiesa e con i nostri fratelli e sorelle’ [Bryant S. Hinckley, Sermons and Missionary Services of Melvin Joseph Ballard (1949), 150]” (“Il giorno del Signore e il sacramento”, Liahona, maggio 2011, 8).
Dottrina e Alleanze 59:13–14. “Affinché il tuo digiuno sia perfetto”
Nel giorno del Signore dobbiamo dedicare completamente il nostro cuore a Lui. Il Signore comanda che dovremmo persino preparare i nostri pasti “con semplicità di cuore” (DeA 59:13), avendo i nostri desideri e pensieri incentrati sulle cose di Dio. Quando ci dedichiamo interamente al Signore, il nostro digiuno diventa perfetto.
Il giorno stesso del Signore è un digiuno: un digiuno dalle fatiche materiali e dalle cure mondane. Proprio come ci asteniamo dal mangiare e dal bere quando digiuniamo, nel giorno del Signore ci asteniamo dai nostri affari personali per poter adorare e servire più completamente il Signore. Il presidente Russell M. Nelson ha insegnato: “Non occuparsi dei propri affari [vedere Isaia 58:13] nel giorno del Signore richiede autodisciplina. Forse, dovrete impedirvi di fare qualcosa che magari vi piace. Se scegliete di trovare delizia nell’Eterno, non permetterete a voi stessi di trattare la domenica come qualsiasi altro giorno” (“Il giorno del Signore è una delizia”, Liahona, maggio 2015, 132).
Dottrina e Alleanze 59:16–21. “Coloro che non riconoscono la sua mano in ogni cosa”
Il Signore promette le benedizioni della terra a coloro che santificano il Suo giorno, “e piace a Dio aver dato all’uomo tutte queste cose” (DeA 59:20). Tuttavia, offendiamo o contrariamo Dio quando non riconosciamo la Sua mano in tutto quello che ci ha dato e non Gli esprimiamo la nostra gratitudine. Il presidente Dieter F. Uchtdorf della Prima Presidenza ha spiegato l’importanza di riconoscere la mano del Signore in ogni cosa:
“Non abbiamo motivo di essere colmi di gratitudine a prescindere dalle circostanze in cui ci troviamo? […]
Siamo molto benedetti se riconosciamo la mano di Dio nel meraviglioso disegno della vita. La gratitudine verso il nostro Padre nei cieli amplia la nostra percezione e rende più chiara la nostra visione. Ispira umiltà e suscita sentimenti di empatia nei confronti del nostro prossimo e di tutte le creazioni di Dio. La gratitudine è una parte fondamentale di tutti gli attributi cristiani! Un cuore grato è il padre di tutte le virtù” (“Grati in ogni circostanza”, Liahona, maggio 2014, 77).
Dottrina e Alleanze 59:23. “Pace in questo mondo”
Il Signore promette “pace in questo mondo, e vita eterna nel mondo a venire” a coloro che compiono opere di rettitudine (DeA 59:23). L’anziano Quentin L. Cook del Quorum dei Dodici Apostoli ha spiegato qual è il genere di pace che deriva dall’obbedienza retta ai comandamenti del Signore:
“Speriamo sinceramente nella pace universale e preghiamo perché si realizzi, ma è come individui e famiglie che raggiungiamo il genere di pace che è la ricompensa della rettitudine. Questa pace è un dono promesso della missione e del sacrificio espiatorio del Salvatore. […]
La pace a cui mi riferisco non è solo una tranquillità temporanea. È una felicità profonda e duratura e un appagamento spirituale.
Il presidente Heber J. Grant descrisse così la pace del Salvatore: ‘La Sua pace allevierà le nostre sofferenze, guarirà i nostri cuori spezzati, caccerà via il nostro odio, farà nascere in noi l’amore per il prossimo regalando calma e felicità alla nostra anima’ [Insegnamenti dei presidenti della Chiesa – Heber J. Grant (2002), 238]” (“Pace personale: la ricompensa della rettitudine”, Liahona, maggio 2013, 33).
Dottrina e Alleanze 60 – Approfondimento del contesto storico
Durante la prima settimana di agosto del 1831, gli anziani che si erano recati nel Missouri presero parte a una conferenza della Chiesa e parteciparono alla dedicazione della terra di Sion e del sito in cui sarebbe stato costruito il tempio. Avendo terminato il proprio compito, molti anziani volevano ritornare a Kirtland, nell’Ohio (vedere The Joseph Smith Papers, Documents, Volume 2: July 1831–January 1833, 35). Gli anziani chiesero al profeta Joseph Smith cosa avrebbero dovuto fare, ed egli ricevette la rivelazione contenuta in Dottrina e Alleanze 60.
Dottrina e Alleanze 60
Il Signore comanda agli anziani di predicare il Vangelo mentre tornano nell’Ohio
Dottrina e Alleanze 60:2. “Nascondono il talento che ho dato loro”
Il Signore rimproverò gli anziani che non avevano adempiuto la loro responsabilità di predicare il Vangelo. Rifacendosi alla Sua parabola dei talenti (vedere Matteo 25:14–30), il Signore disse: “Per timore degli uomini, nascondono il talento che ho dato loro” (DeA 60:2). In questa rivelazione, la parola “talento” indica la conoscenza e la testimonianza del Vangelo restaurato. A questi doni spirituali si accompagna la responsabilità di condividere con gli altri la propria conoscenza e la propria testimonianza.
Il profeta Joseph Smith (1805–1844) ha insegnato che “il dovere più grande e più importante è quello di predicare il Vangelo” (Insegnamenti dei presidenti della Chiesa – Joseph Smith [2007], 338). Il presidente Dieter F. Uchtdorf ha spiegato quali sono alcuni modi in cui possiamo adempiere questa responsabilità:
“Miei cari giovani amici, forse ai nostri giorni l’esortazione del Signore ad ‘aprire la bocca’ [DeA 60:2] include anche ‘usare le mani’ per digitare il Vangelo a tutto il mondo via blog o sms! Naturalmente, però, tutto nel posto e nel momento giusto. […]
Con le benedizioni della tecnologia moderna possiamo esprimere gratitudine e gioia per il grande piano di Dio per i Suoi figli in un modo che può essere udito non solo intorno a noi ma ovunque nel mondo. A volte una sola frase di testimonianza può produrre effetti sulla vita di un’altra persona per l’eternità.
Il modo più efficace di predicare il Vangelo è attraverso l’esempio. Se viviamo in accordo con i nostri principi, le persone lo noteranno. Se l’immagine di Gesù Cristo risplende nella nostra vita, se siamo gioiosi e in pace col mondo, le persone vorranno sapere perché. Uno dei più grandi sermoni mai pronunciati sul lavoro missionario è questo semplice pensiero attribuito a san Francesco d’Assisi: ‘Predica il Vangelo in ogni momento e, se necessario, usa le parole’ [William Fay e Linda Evans Shepherd, Share Jesus without Fear (1999), 22]” (“Aspettando sulla via di Damasco”, Liahona, maggio 2011, 76–77).
Dottrina e Alleanze 60:8. “Le congregazioni dei malvagi”
L’espressione “congregazioni dei malvagi”, così come viene utilizzata in Dottrina e Alleanze 60:8 e in altre rivelazioni (vedere anche DeA 61:33; 62:5) non significa necessariamente che tutte le persone di questi luoghi fossero colpevoli di gravi iniquità. Piuttosto, è probabile che essa indichi coloro che non possedevano una conoscenza o una comprensione del vangelo restaurato di Gesù Cristo. Senza una conoscenza dei principi del Vangelo e delle sue ordinanze di salvezza, essi vivevano al di fuori dell’alleanza di Dio. Per questo motivo, il Signore chiamò dei missionari a predicare il Vangelo alle congregazioni, ovvero alle comunità di persone, e a invitarle a pentirsi e a ricevere le ordinanze di salvezza.
Dottrina e Alleanze 60:13–14. “Non sprecare il tuo tempo”
Il Signore comandò agli anziani di predicare il Vangelo durante il loro viaggio di ritorno verso l’Ohio e li ammonì di non “sprecare il [loro] tempo” (DeA 60:13). L’anziano M. Russell Ballard del Quorum dei Dodici Apostoli ha esposto alcuni dei modi in cui sprechiamo il nostro tempo e i pericoli insiti nel farlo:
“Uno dei modi in cui Satana riduce la vostra efficacia e vi indebolisce spiritualmente è incoraggiandovi a trascorrere grandi quantità di tempo a fare cose che contano molto poco. Mi riferisco a cose come restare seduti per ore a guardare la televisione o dei video, a giocare ogni sera ai videogiochi, a navigare in Internet o a dedicare moltissimo tempo a sport, giochi o altre attività ricreative.
Non fraintendetemi. […] I giochi, gli sport, le attività ricreative e persino la televisione possono essere rilassanti e rinvigorenti, specialmente nei momenti in cui siete sotto stress e molto indaffarati. Avete bisogno di attività che vi aiutino a rilassarvi e a riposare la mente. […]
Parlo piuttosto di lasciare che la situazione vada fuori controllo. […]
Un effetto devastante dello spreco di tempo è che ci svia dal soffermarci sulle cose che contano di più. Troppe persone sono disposte a sedersi e a vivere in maniera meramente passiva. Ci vuole tempo per sviluppare le qualità che vi permetteranno di diventare una persona ben equilibrata. […]
Quindi, concentratevi al meglio su quelle cose nella vita che vi riporteranno alla presenza di Dio, mantenendo tutte le cose nel giusto equilibrio” (“Be Strong in the Lord”, Ensign, luglio 2004, 13–14).
Dottrina e Alleanze 61 – Approfondimento del contesto storico
Il 9 agosto 1831, il profeta Joseph Smith e dieci anziani lasciarono Independence su delle canoe, dirigendosi lungo il fiume Missouri verso St. Louis. La navigazione era difficile a causa dei numerosi alberi caduti e sommersi nel fiume. Durante i primi giorni di viaggio, all’interno del gruppo sorsero alcuni contrasti e per un certo tempo vi furono sentimenti di discordia. Il terzo giorno, per poco un albero sommerso non fece rovesciare la canoa su cui viaggiavano Joseph Smith e Sidney Rigdon. Dietro esortazione del Profeta, il gruppo si accampò sulle rive del fiume Missouri in un luogo chiamato McIlwaine’s Bend. Dopo aver interrotto la navigazione per accamparsi, William W. Phelps vide alla luce del giorno “il Distruttore, nel suo più terribile potere, che cavalcava sulle acque” (Manuscript History of the Church, vol. A-1, pag. 142, josephsmithpapers.org). Quella sera, i membri del gruppo parlarono delle loro difficoltà, risolsero i sentimenti ostili esistenti tra loro e si perdonarono a vicenda. La mattina seguente, il Profeta ricevette la rivelazione contenuta in Dottrina e Alleanze 61.
Dottrina e Alleanze 61
Il Signore mette in guardia Joseph Smith e gli anziani in viaggio verso l’Ohio e li guida
Dottrina e Alleanze 61:3. “[Spostandovi] rapidamente sulle acque, mentre gli abitanti su entrambe le rive periscono nell’incredulità”
Viaggiando “rapidamente sulle acque” del fiume Missouri, gli anziani non furono in grado di predicare il Vangelo alle persone residenti su entrambe le rive che “[perivano] nell’incredulità” (DeA 61:3). Analogamente, talvolta forse trascuriamo le necessità di chi ci circonda perché siamo molto indaffarati a “[spostarci] rapidamente” lungo il corso della nostra vita. Il presidente Thomas S. Monson ha insegnato:
“Quante volte siete stati toccati nel cuore davanti ai bisogni di un altro? Quanto spesso avete pensato di essere quello che si offre per aiutare? E ancora, quanto spesso la vostra vita quotidiana ha interferito e avete lasciato che fossero altri ad aiutare, pensando che ‘sicuramente qualcuno se ne occuperà?’.
Ci lasciamo prendere troppo dalla nostra vita indaffarata. Ma, se dovessimo fermarci un attimo a riflettere e guardassimo quello che stiamo facendo, potremmo scoprire che ci siamo immersi in cose futili. In altre parole, troppo spesso passiamo la maggior parte del nostro tempo occupandoci di cose che non sono per niente importanti nell’insieme della vita, trascurando quelle che lo sono di più” (“Cosa ho fatto oggi per il prossimo?”, Liahona, novembre 2009, 85).
Dottrina e Alleanze 61:4–19. “Negli ultimi giorni […] io ho maledetto le acque”
Le parole del Signore in Dottrina e Alleanze 61:4–19 non proibiscono ai Santi degli Ultimi Giorni di viaggiare via acqua o di nuotare. Nel descrivere la maledizione sulle acque in vigore negli ultimi giorni, il Signore potrebbe riferirsi a dei passi di Apocalisse in cui l’apostolo Giovanni descrive la distruzione che avrà luogo sulle acque prima della seconda venuta di Gesù Cristo (vedere Apocalisse 8:8–11; 16:2–6). In Dottrina e Alleanze 61 il Signore si riferisce in modo specifico al pericolo insito in “queste acque”, vale a dire il fiume Missouri (vedere DeA 61:5, 18). Al tempo di questa rivelazione, tra i pericoli del fiume Missouri c’erano gli incidenti dovuti alle difficoltà di navigazione e il colera, una malattia diffusa quasi sempre tramite acqua contaminata (vedere “The Way of Journeying for the Saints of Christ”, Evening and Morning Star, dicembre 1832, 105).
Dottrina e Alleanze 62 – Approfondimento del contesto storico
Il 13 agosto 1831 il profeta Joseph Smith e gli anziani che si stavano recando insieme a lui a Kirtland, nell’Ohio, incontrarono Hyrum Smith, John Murdock, Harvey Whitlock e David Whitmer a Chariton, nel Missouri. Questi anziani non avevano ancora raggiunto Independence, nel Missouri, in parte perché avevano predicato il Vangelo lungo il tragitto e in parte perché l’infermità di John Murdock aveva rallentato il viaggio. In seguito Joseph Smith raccontò che, “dopo i gioiosi saluti che si scambiano fra loro i fratelli”, egli ricevette la rivelazione contenuta in Dottrina e Alleanze 62 (Manuscript History of the Church, vol. A-1, pag. 145, josephsmithpapers.org).
Dottrina e Alleanze 62
Il Signore loda la fedeltà di un gruppo di anziani che si sta recando a Independence
Dottrina e Alleanze 62:3. “Benedetti voi, poiché la testimonianza che avete portata è registrata in cielo”
Il Signore lodò gli anziani che non si erano ancora recati a Sion per le testimonianze fedeli che avevano reso durante il loro tragitto. A differenza di alcuni degli anziani che viaggiavano insieme al profeta Joseph Smith e che erano stati rimproverati dal Signore per non aver predicato il Vangelo (vedere DeA 60:2–3), questo gruppo di missionari proclamò il Vangelo e edificò la Chiesa con successo e in maniera diligente mentre si recava a Sion. Tra questi missionari fedeli c’erano Levi Hancock, Zebedee Coltrin, Simeon Carter e Solomon Hancock, i quali lungo il tragitto battezzarono più di cento persone (vedere The Joseph Smith Papers, Documents, Volume 2: July 1831–January 1833, a cura di Matthew C. Godfrey e altri [2013], 46). Il Signore benedisse la fedeltà di questi missionari, affermando che le loro testimonianze erano “[registrate] in cielo, per essere [osservate] dagli angeli” (DeA 62:3). Egli dichiarò inoltre che i peccati di questi missionari erano perdonati.
Anche se il perdono giunge tramite l’Espiazione di Gesù Cristo quando ci pentiamo e viviamo in accordo con i Suoi comandamenti, proclamare il Vangelo e aiutare gli altri a venire al Salvatore possono aiutarci a ricevere la remissione dei nostri peccati. Il presidente Spencer W. Kimball (1895–1985) ha insegnato: “Il Signore ci ha detto che i nostri peccati saranno perdonati più prontamente se porteremo anime a Cristo e rimarremo fedeli nel portare testimonianza al mondo; è certo che ognuno di noi ha bisogno di un ulteriore aiuto per ottenere il perdono dei propri peccati” (“Conviene ad ogni uomo”, La Stella, novembre 1977, 3).
Dottrina e Alleanze 62:5–8. “Il [nostro] giudizio e le indicazioni dello Spirito”
In diverse occasioni, vari gruppi di anziani avevano chiesto in che modo avrebbero dovuto viaggiare, quale strada prendere, quale mezzo di trasporto utilizzare oppure se dovevano viaggiare tutti insieme o in coppie. In ciascuno di questi casi il Signore aveva dichiarato che queste cose non erano importanti per Lui (vedere DeA 60:5; 61:22; 62:5).
Riguardo a questa risposta, l’anziano David A. Bednar del Quorum dei Dodici Apostoli ha insegnato:
“Inizialmente, la dichiarazione del Signore, secondo la quale tali cose ‘non [Gli importano]’, può sembrare sorprendente. Chiaramente, il Salvatore non stava dicendo a questi missionari che non Gli importava cosa stessero facendo. Piuttosto, Egli stava mettendo in risalto l’importanza di mettere al primo posto le cose più importanti e di concentrarsi sulle cose giuste […]. Essi dovevano esercitare la fede, usare un buon giudizio, agire in accordo con la guida dello Spirito e decidere il modo migliore di recarsi nel luogo del loro incarico. La cosa essenziale era l’opera che erano stati chiamati a svolgere; come ci arrivavano era importante ma non essenziale. […]
Le decisioni più dure raramente sono scegliere tra il bene o il male o tra alternative attraenti o meno. Di solito, le nostre scelte più dure sono decidere tra il bene e il bene. In questo episodio scritturale [DeA 62:7–9], viaggiare a cavallo, a dorso di mulo o su carri potevano essere tutte opzioni egualmente efficaci per i viaggi dei missionari. Nello stesso modo, anche voi ed io potremmo individuare come varie volte, nella nostra vita, avremmo potuto scegliere di seguire più di una opportunità o opzione accettabili. Dovremmo ricordarci di questo modello scritturale quando ci apprestiamo a prendere tali importanti decisioni. Se mettiamo al primo posto le cose essenziali — cose come un discepolato devoto, onorare le alleanze e obbedire ai comandamenti — allora saremo benedetti con l’ispirazione e con una saggia capacità di giudizio mentre continuiamo sul percorso che ci riporta alla nostra casa celeste” (“Una riserva d’acqua viva” [riunione al caminetto della Brigham Young University, 4 febbraio 2007], 5–6, speeches.byu.edu).
L’anziano Dallin H. Oaks ha spiegato il motivo per cui il nostro Padre Celeste lascia molte decisioni al nostro personale giudizio:
“Il desiderio di essere guidati dal Signore è un punto di forza, ma deve essere accompagnato dalla consapevolezza che il nostro Padre Celeste lascia molte decisioni alle nostre scelte personali. Prendere decisioni personali è una delle fonti della crescita che dobbiamo conseguire nella vita terrena. […]
Dobbiamo studiare le cose nella nostra mente usando il potere di ragionare che il nostro Creatore ha messo in ognuno di noi. Poi dobbiamo pregare per avere una guida, e agire di conseguenza se la riceviamo. Se non riceviamo una guida, dobbiamo agire secondo il nostro buon senso” (“I nostri punti di forza possono portarci alla rovina”, La Stella, maggio 1995, 15).