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Capitolo 23: Dottrina e Alleanze 63


Capitolo 23

Dottrina e Alleanze 63

Introduzione e cronologia degli eventi

Nell’estate del 1831 il profeta Joseph Smith supervisionò la dedicazione della terra a Independence, nel Missouri, dove i santi avrebbero costruito Sion. Quando il 27 agosto il Profeta tornò a Kirtland, nell’Ohio, i santi erano ansiosi di saperne di più su questa nuova terra e sul loro ruolo nell’edificazione di Sion.

Purtroppo, durante l’assenza del Profeta alcuni membri della Chiesa a Kirtland si erano allontanati dai comandamenti del Signore e avevano commesso gravi peccati. Il 30 agosto 1831 il Profeta ricevette la rivelazione riportata in Dottrina e Alleanze 63, nella quale il Signore mise in guardia i santi dalle conseguenze della malvagità e della ribellione. Inoltre, Egli disse loro come prepararsi per il raduno a Sion e per la Sua seconda venuta.

14 luglio 1831Joseph Smith e altri arrivano a Independence, nel Missouri.

2–3 agosto 1831Nella Contea di Jackson, viene dedicata la terra per l’edificazione di Sion e a Independence viene dedicato il sito del tempio.

27 agosto 1831Joseph Smith e Oliver Cowdery tornano a Kirtland.

30 agosto 1831Viene ricevuta Dottrina e Alleanze 63.

Dottrina e Alleanze 63 – Approfondimento del contesto storico

Quando fecero ritorno nell’Ohio, provenienti dal Missouri, il 27 agosto 1831, il profeta Joseph Smith e altri dirigenti della Chiesa annunciarono ai membri che il Signore aveva identificato la Contea di Jackson, nel Missouri, quale sito della città di Sion. Il Profeta raccontò: “In quei primi giorni della Chiesa c’era una grande ansia di ricevere la […] parola del Signore su ogni argomento che in qualche modo riguardasse la nostra salvezza; e siccome ‘la terra di Sion’ era allora l’obiettivo materiale più importante in vista, chiesi al Signore ulteriori informazioni sul raduno dei santi, l’acquisto delle terre e altre questioni” (Manuscript History of the Church, vol. A-1, pag. 146, josephsmithpapers.org). Il 30 agosto, in risposta alla sua richiesta, Joseph Smith ricevette la rivelazione contenuta in Dottrina e Alleanze 63. Tra le “altre questioni” sollevate dal Profeta potrebbe esserci stata la sua preoccupazione nei confronti di diversi membri della Chiesa nell’Ohio che avevano commesso gravi peccati e avevano apostatato mentre lui e altri dirigenti presiedenti si trovavano nel Missouri. La rivelazione contribuì a chiarire che solo i seguaci di Gesù Cristo fedeli dovevano andare nel Missouri e stabilirvi Sion.

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Cartina 2: Alcuni siti importanti degli inizi della storia della Chiesa

Dottrina e Alleanze 63:1–21

Il Signore mette in guardia dalle conseguenze della ribellione e della malvagità e promette un’eredità ai fedeli

Dottrina e Alleanze 63:1–6. “Ascoltate, voi che vi chiamate il popolo del Signore”

In precedenti rivelazioni, il Signore aveva detto ai santi che, per poter stabilire Sion e abitarvi, dovevano essere un popolo retto (vedere DeA 58:19; 59:1, 3). Egli introduce la rivelazione contenuta in Dottrina e Alleanze 63 con un solenne promemoria del fatto che i Suoi comandamenti non devono essere presi alla leggera e che chi li ignora o si ribella contro di essi sarà punito. Questo promemoria era necessario perché molti membri della Chiesa asserivano di essere ansiosi di edificare Sion, ma non obbedivano alle leggi di Dio.

Dottrina e Alleanze 63:7–13. “I segni seguono coloro che credono”

Durante l’estate e l’autunno del 1831, alcuni membri della Chiesa persero la fede nel vangelo restaurato e parlarono pubblicamente contro il profeta Joseph Smith. Due critici particolarmente espliciti andarono in apostasia e cominciarono a pubblicare scritti anti-mormoni sui giornali a partire dai mesi di settembre e ottobre del 1831. Uno di loro era Ezra Booth, un ex predicatore metodista che si era unito alla Chiesa agli inizi del 1831 dopo aver letto il Libro di Mormon, aver incontrato Joseph Smith ed essere stato testimone della guarigione, per mano del Profeta, del braccio menomato di Alice (Elsa) Johnson. Dopo essere stato battezzato, Ezra Booth fu ordinato sommo sacerdote e fu chiamato a svolgere una missione nel Missouri. Si aspettava di convertire molte persone mostrando grandi segni e compiendo miracoli. Tuttavia, dopo aver predicato per un breve tempo senza vedere i risultati attesi, Booth “si allontanò e […] diventò un apostata” (Joseph Smith, Manuscript History of the Church, vol. A-1, pag. 154, josephsmithpapers.org).

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La guarigione della spalla di Elsa Johnson, di Sam Lawlor

Healing of Elsa Johnson’s Shoulder [la guarigione della spalla di Elsa Johnson], di Sam Lawlor. La spalla di Alice (Elsa) Johnson fu guarita in modo miracoloso dal profeta Joseph Smith.

L’altro critico era Symonds Ryder (o Simonds Rider), il quale aveva conosciuto la Chiesa tramite Ezra Booth. Ryder si era recato a Kirtland, per conoscere meglio la Chiesa e, mentre si trovava lì, udì un membro della Chiesa predire un terremoto in Cina. Alcune settimane dopo, nell’aprile del 1831, Symonds lesse su un giornale la notizia di un devastante terremoto avvenuto a Pechino, in Cina, e credette di essere stato testimone di una profezia miracolosa. Fu battezzato poco dopo, ma a distanza di soli pochi mesi si pose in aperta opposizione alla Chiesa.

Le istruzioni riportate in Dottrina e Alleanze 63 riguardo a coloro che cercano dei segni contribuiscono a chiarire che, sebbene debbano ricercare i doni spirituali, i Santi degli Ultimi Giorni non dovrebbero cercare dei segni per soddisfare una curiosità, per convincere altri della verità o per sostenere la propria fede. I segni e i miracoli giungono piuttosto come risultato della fede in Gesù Cristo unita alla volontà di Dio (vedere anche DeA 35:8; 58:64).

L’anziano Dallin H. Oaks del Quorum dei Dodici Apostoli ha dato i seguenti consigli ai membri della Chiesa riguardo al cercare dei segni:

“Quando portiamo testimonianza e quando parliamo in pubblico, menzioniamo raramente le nostre esperienze più miracolose e facciamo raramente affidamento sui segni che dimostrano la veridicità del Vangelo. Di norma ci limitiamo ad esprimere la nostra testimonianza della veridicità del vangelo restaurato e forniamo alcuni dettagli su come abbiamo ottenuto tale testimonianza. Perché agiamo in questo modo? I segni seguono coloro che credono. Cercare un miracolo per convertire qualcuno significa cercare inappropriatamente dei segni. […]

Ci sono dei buoni motivi per cui non cerchiamo di ottenere conversioni attraverso la manifestazione di segni. Vedere segni o miracoli non costituisce un fondamento saldo per la conversione. La storia scritturale attesta che le persone convertite da segni e miracoli dimenticano presto queste cose e diventano nuovamente suscettibili alle menzogne e ai travisamenti di Satana e dei suoi servi (vedere Helaman 16:23; 3 Nefi 1:22; 2:1; 8:4). […]

Contrariamente alla testimonianza dello Spirito, che può essere rinnovata periodicamente secondo le necessità di un degno ricevente, vedere un segno o un miracolo sono eventi unici che svaniranno dalla memoria di chi ne è stato testimone e il cui impatto su quella persona potrebbe affievolirsi’ [Dallin H. Oaks, The Lord’s Way (1991), 87]” (“Miracles”, Ensign, giugno 2001, 10).

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interno della casa di Newel K. Whitney a Kirtland, nell’Ohio

Ezra Booth, un ministro metodista, diventò membro della Chiesa dopo essere stato testimone di una guarigione miracolosa avvenuta in questa stanza della casa di Newel K. Whitney a Kirtland, nell’Ohio.

Il presidente Boyd K. Packer (1924–2015) del Quorum dei Dodici Apostoli ha spiegato in che modo la fede prepara una persona a credere:

“In un mondo pieno di scetticismo e dubbio, l’espressione ‘vedere per credere’ favorisce l’atteggiamento: ‘Mostrami un segno e io crederò’. Vogliamo prima tutte le prove e le dimostrazioni. Sembra difficile prendere le cose per fede.

Quando impareremo che nelle questioni spirituali funziona al contrario, ossia credere per vedere? La convinzione spirituale precede la conoscenza spirituale. Quando crediamo in cose che non si vedono ma che comunque sono vere, allora abbiamo fede” (“What Is Faith?”, in Faith [1983], 43).

Dottrina e Alleanze 63:14–19. Il peccato di adulterio

Come riportato in Dottrina e Alleanze 63:14–19, il Signore avvertì che alcuni santi erano colpevoli del peccato di adulterio. La parola adulterio si riferisce ai rapporti sessuali tra persone non sposate tra loro (vedere DeA 42:22–26; 59:6; 66:10). Chi ne è colpevole “non avrà lo Spirito, ma rinnegherà la fede” (DeA 63:16); ciò significa che, se non si pentono, alla fine gli adulteri si porranno in opposizione all’opera di Dio. Poiché l’immoralità e l’adulterio sono tra i peccati più gravi, coloro che scelgono di persistere nella malvagità invece di pentirsi patiranno un dolore emotivo rovente — “quel lago ardente di fuoco e di zolfo” — e la morte spirituale, anche nota come la “seconda morte” (DeA 63:17; vedere anche Alma 12:16; Helaman 14:16–19; DeA 29:27–29; 76:36–38).

Dottrina e Alleanze 63:16. “Chiunque guarda una donna per concupirla […] non avrà lo Spirito”

Il Signore ha spiegato che chi guarda con concupiscenza un’altra persona “non avrà lo Spirito, ma rinnegherà la fede” (DeA 63:16). In una rivelazione precedente nota come “la legge della Chiesa”, il Signore aveva dato ai santi un avvertimento simile contro la concupiscenza carnale e il peccato di adulterio (vedere DeA 42:22–24). In generale, la concupiscenza è una brama o un desiderio intenso. Nel contesto di questi passi, tuttavia, concupire si riferisce al desiderio carnale inappropriato di commettere peccato sessuale. Nel mondo di oggi, la disponibilità della pornografia ha fatto sì che molte persone subiscano gli effetti distruttivi della lussuria. L’anziano Dallin H. Oaks ha descritto il modo in cui la pornografia distrugge la spiritualità:

“‘Le storie e le immagini pornografiche o erotiche sono peggiori del cibo ripugnante e contaminato. Il corpo ha delle difese per liberarsi dal cibo insalubre. A parte poche eccezioni mortali, il cibo cattivo vi farà solo stare male, ma non provocherà danni permanenti. In contrasto, una persona che si diletta di storie oscene, d’immagini e letteratura pornografiche o erotiche le registra in quel meraviglioso sistema d’archivio chiamato cervello. Il cervello non vomita il sudiciume. Una volta registrato, può sempre essere richiamato, facendo balenare in mente le sue immagini perverse e distogliendovi da ciò che nella vita è sano’ [Dallin H. Oaks, Challenges for the Year Ahead (opuscolo, 1974), 4–5; ristampato in “Things They’re Saying”, New Era, febbraio 1974, 18)]. […]

Chi cerca e fa uso di materiale immorale perde il potere del sacerdozio. […]

Coloro che fanno uso di materiale pornografico perdono anche la compagnia dello Spirito. La pornografia produce fantasie che distruggono la spiritualità […].

Le Scritture ci insegnano ripetutamente che lo Spirito del Signore non dimora in tabernacoli impuri. La promessa che riceviamo quando prendiamo degnamente il sacramento è che ‘[avremo] sempre con [noi] il suo Spirito’. Per qualificarci per detta promessa, stringiamo alleanza che ci ‘[ricorderemo] sempre di lui’ (DeA 20:77). Coloro che cercano e usano materiale pornografico per eccitarsi sessualmente violano quest’alleanza, come ovvio, e infrangono, inoltre, la sacra alleanza di astenersi dalle pratiche profane e impure; non possono avere lo Spirito del Signore […].

La pornografia infligge anche ferite mortali alle nostre più preziose relazioni personali. […]

La pornografia indebolisce la capacità di avere un rapporto normale, romantico e spirituale con una persona del sesso opposto. Erode le barriere morali che si ergono contro il comportamento inadeguato, anormale o illegale. Quando la coscienza è desensibilizzata, i clienti della pornografia sono portati a fare ciò che hanno visto, a prescindere dagli effetti sulla vita loro e altrui.

La pornografia crea anche dipendenza. Infiacchisce la capacità decisionale e adesca coloro che la usano, che sono portati a cercarla ossessivamente sempre più. […]

Quando le persone lasciano che i pensieri impuri permangano sino a che lo Spirito si ritira, la protezione divina è persa ed essi sono soggetti al potere e alla guida del maligno” (“La pornografia”, Liahona, maggio 2005, 88–89).

Ai nostri giorni, la diffusione della pornografia ha esposto molte persone alla tentazione di concupire altre persone. L’anziano Richard G. Scott (1928–2015) del Quorum dei Dodici Apostoli ha affermato che l’utilizzo della pornografia è un’attività lussuriosa che limiterà la capacità di una persona di godere delle benedizioni dello Spirito:

“Desidero darvi un avvertimento. Satana è estremamente bravo a ostacolare la comunicazione spirituale inducendo le persone, tramite la tentazione, a violare le leggi sulle quali si fonda la comunicazione spirituale. Riesce persino a convincere alcune persone che non sono in grado di ricevere tale guida dal Signore.

Per limitare la capacità individuale di essere guidati dallo Spirito, è diventato un maestro nell’uso del potere assuefatore della pornografia. L’assalto della pornografia in tutte le sue forme perverse, corrosive e distruttive ha provocato angosce incalcolabili, sofferenza, crepacuore e ha distrutto matrimoni. È una delle influenze più dannose sulla terra. Che sia attraverso la carta stampata, i film, la televisione, canzoni oscene, volgarità telefoniche o schermate guizzanti sullo schermo del computer personale, la pornografia crea una dipendenza opprimente ed è gravemente dannosa. Questo strumento potente di Lucifero degrada la mente, il cuore e l’anima di chiunque ne faccia uso. Tutti coloro che sono presi in questa rete seducente e provocante e poi ne rimangono intrappolati diventano dipendenti da questa influenza immorale e distruttiva. Molti non possono superare questa dipendenza senza un aiuto. Conosciamo bene questo schema tragico: inizia con la curiosità che è alimentata dalla stimolazione e che è giustificata dalla falsa premessa che fintanto che rimane una questione privata, non fa male a nessun altro. Per coloro che sono cullati da questa menzogna, la sperimentazione va più in profondità, con stimolazioni più potenti, sino a quando la rete si chiude e un’abitudine tremendamente immorale e che dà assuefazione esercita il suo controllo perverso. […]

Se siete prigionieri della pornografia, prendetevi l’impegno di uscirne ora. Cercate un posto tranquillo; pregate urgentemente per ottenere aiuto. Siate pazienti e obbedienti. Non arrendetevi” (“Ottenere una guida spirituale”, Liahona, novembre 2009, 8–9).

Dottrina e Alleanze 63:20–21. La trasfigurazione della terra

Il Signore ha promesso che i santi che scelgono di fare la Sua volontà e che perseverano fino alla fine erediteranno la terra nel suo stato terrestre quando avrà inizio il Millennio, e anche quando essa diventerà un mondo celeste e farà parte del regno celeste dopo il Millennio e il Giudizio finale (vedere DeA 38:17–20; 45:58; 63:49; 88:17–20). L’espressione “il giorno della trasfigurazione” in Dottrina e Alleanze 63:20 fa riferimento al periodo di tempo successivo alla seconda venuta del Signore, tempo in cui “la terra sarà rinnovata e riceverà la sua gloria paradisiaca” (Articoli di Fede 1:10). Questo cambiamento, o questa trasfigurazione, avrà luogo dopo che tutte le cose malvagie e corruttibili della terra saranno state consumate o eliminate e “tutte le cose [saranno divenute] nuove” (DeA 101:24–25). La terra stessa ritornerà alla gloria paradisiaca di cui godeva prima della Caduta di Adamo ed Eva (vedere Isaia 11:6–7; 51:3; DeA 133:22–24, 29). Secondo Dottrina e Alleanze 63:21, questa trasfigurazione della terra fu mostrata in visione agli apostoli Pietro, Giacomo e Giovanni durante la loro sacra esperienza sul Monte della Trasfigurazione (vedere Matteo 17:1–3, 9).

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La terra vista dallo spazio

Chi persevera con fede e fa la volontà del Signore “riceverà una eredità sulla terra, […] quando la terra sarà trasfigurata” (DeA 63:20–21).

Fotografia riprodotta per gentile concessione del NASA Johnson Space Center.

Il presidente Joseph Fielding Smith (1876–1972) ha descritto i quattro stadi dell’esistenza della terra: “Questa terra passa attraverso quattro grandi fasi o stadi: 1. La creazione e la condizione antecedente alla Caduta. 2. La condizione teleste, che ha prevalso dalla Caduta di Adamo. 3. La condizione terrestre [ovvero la trasfigurazione della terra] che prevarrà quando verrà il Salvatore e introdurrà l’era millenaria. 4. Lo stato celeste, o finale della terra quando essa avrà ottenuto la sua Esaltazione” (Dottrine di Salvezza, a cura di Bruce R. McConkie [1977], 1:81).

Dottrina e Alleanze 63:22–56

Il Signore dà ai santi delle linee guida per stabilire Sion e promette benedizioni ai fedeli

Dottrina e Alleanze 63:22–23. “Una fonte d’acqua viva, zampillante per la vita eterna”

Il Signore ha promesso di dare conoscenza, o “i misteri del [Suo] regno”, a coloro che osservano i Suoi comandamenti (DeA 63:23). I misteri del regno di Dio sono le verità eterne che è possibile ricevere o conoscere unicamente mediante rivelazione. Il Signore ha associato il ricevimento di questa effusione spirituale di conoscenza all’avere dentro di noi una “fonte d’acqua viva” che porta “vita eterna” (DeA 63:23). Il presidente Boyd K. Packer ha spiegato il modo in cui la nostra fedeltà favorisce la rivelazione continua: “Continuate a credere, e la vostra fede sarà costantemente rinnovata, la vostra conoscenza della verità crescerà e la vostra testimonianza del Redentore, della Risurrezione e della Restaurazione saranno come ‘una fonte d’acqua viva, zampillante per la vita eterna’ [DeA 63:23]. Allora potrete ricevere una guida per le decisioni pratiche della vostra vita quotidiana” (“La rivelazione personale: il dono, la prova e la promessa”, La Stella, gennaio 1995, 68).

Dottrina e Alleanze 63:24–31, 41. “Che essi si radunino assieme nella terra di Sion, non in fretta”

Quando il profeta Joseph Smith ritornò a Kirtland, nell’Ohio, e i santi vennero a sapere che il Signore aveva individuato la regione di Independence, nel Missouri, come luogo centrale della città di Sion, molti erano ansiosi di dare il via ai preparativi per trasferirvisi. Il Signore, tuttavia, disse chiaramente che i santi non dovevano radunarsi nella terra di Sion “in fretta” (DeA 63:24; vedere anche DeA 58:56). Difatti, il Signore accordò al Profeta la capacità di “discernere, mediante lo Spirito”, chi avrebbe dovuto trasferirsi là (DeA 63:41).

Riferendosi a queste istruzioni del Signore, il presidente Joseph Fielding Smith ha spiegato il motivo per cui i santi dovevano radunarsi in maniera ordinata sotto la direzione dei dirigenti della Chiesa: “[I primi membri] furono ammoniti di non creare antagonismi con i loro vicini, molti dei quali nutrivano sentimenti di accesa ostilità verso i membri della Chiesa. Il Signore disse che la terra non poteva essere ottenuta con spargimento di sangue. Coloro che avevano ottenuto il privilegio di radunarsi là non dovevano andare a Sion in fretta, ma gradualmente. Il motivo per cui fu dato questo consiglio è evidente: la fretta sarebbe stata causa di confusione, di situazioni sfavorevoli e di pestilenze, oltre a creare costernazione e timore nel cuore dei loro nemici, destando così un’opposizione maggiore. Satana desiderava distruggerli e, nella sua ira, si adoperava per aizzare sia loro sia i coloni già insediati nel Missouri alle lotte e alle contese” (Church History and Modern Revelation [1953], 1:232).

Per gestire il numero di santi che si radunavano a Sion, i dirigenti della Chiesa stabilirono il requisito secondo cui chi dall’Ohio desiderava andare nel Missouri doveva ottenere un certificato emesso dalla Chiesa, prima di poter emigrare e prendere parte alla legge della consacrazione nel Missouri. Molti membri entusiasti, tuttavia, ignorarono la direttiva e si recarono nel Missouri in gran numero. In seguito, uno storico della Chiesa nominato dal profeta Joseph Smith scrisse: “La Chiesa cominciò subito a radunarsi nella Contea di Jackson e questo argomento suscitò notevole entusiasmo tra i membri, a cui era stato comandato di non partire in fretta, né in fuga, bensì di avere ogni cosa preparata dinanzi a loro. Bisognava inviare del denaro al vescovo e, non appena fossero state acquistate le terre e fossero stati compiuti i preparativi, il vescovo doveva annunciarlo in modo che la Chiesa potesse radunarsi. Questa disposizione, tuttavia, non fu rispettata, poiché i membri della Chiesa furono presi dalla frenesia di andare a Sion, com’era chiamata allora. I ricchi temevano di inviare il proprio denaro per l’acquisto di terre e i poveri si ammassarono in gran numero, senza che vi fossero sistemazioni disponibili, contrariamente ai consigli del vescovo e di altri, fino a quando gli abitanti del luogo cominciarono a essere molto contrariati” (John Corrill, A Brief History of the Church of Christ of Latter Day Saints [1839], 18–19, josephsmithpapers.org; vedere anche The Joseph Smith Papers, Histories, Volume 2: Assigned Histories, 1831–1847, a cura di Karen Lynn Davidson e altri [2012], 146).

Dottrina e Alleanze 63:25–27. “Io, il Signore, rendo a Cesare quello che è di Cesare”

In Luca 20:19–26 leggiamo come i capi sacerdoti e gli scribi tentassero di tendere una trappola a Gesù chiedendoGli se fosse lecito per i Giudei pagare un tributo all’imperatore romano, Cesare. Sapevano che, se avesse risposto di sì, i Giudei Lo avrebbero rigettato perché odiavano i Romani che li avevano conquistati. Se Gesù avesse risposto di no, avrebbero potuto portarLo davanti ai Romani, che Lo avrebbero arrestato per tradimento contro la legge romana. Gesù mostrò loro una moneta con incisa l’immagine di Cesare e disse: “Rendete dunque a Cesare quel ch’è di Cesare, e a Dio quel ch’è di Dio” (Luca 20:25).

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raffigurazione di Gesù che parla del rendere il tributo a Cesare

Il Signore ha insegnato che i santi, come Lui, devono “[rendere] a Cesare quello che è di Cesare” (vedere DeA 63:25–27).

Il riferimento a questo evento, da parte del Signore, in Dottrina e Alleanze 63:26–27 contribuì a insegnare ai santi che, sebbene la terra intera appartenga al Signore, essi dovevano comunque acquistare le terre su cui Egli aveva comandato loro di edificare la città di Sion. Questo acquisto era necessario affinché i santi potessero essere legalmente proprietari della terra ed evitare future contese.

Dottrina e Alleanze 63:33–35. “I santi difficilmente sfuggiranno”

In risposta alla crescente malvagità sulla terra, il Signore ha decretato dei giudizi e delle conseguenze. Come riportato in Dottrina e Alleanze 63:33–35, i ribelli saranno castigati e, alla fine, distrutti; inoltre, sebbene anche i santi soffriranno, il Signore promette che sarà con loro. Il profeta Joseph Smith (1805–1844) ha scritto ciò che avvenne durante una riunione tenuta nella sua casa nel settembre del 1839: “[Ho] parlato della venuta del Figliuol dell’Uomo e anche che è un errore credere che i santi sfuggiranno ad ogni castigo, mentre i malvagi soffriranno, perché tutta la carne è soggetta a soffrire e ‘i giusti difficilmente sfuggiranno’ [vedere DeA 63:34]. Nondimeno, molti santi sfuggiranno, perché il giusto vivrà per fede [vedere Habacuc 2:4]. Molti giusti però cadranno vittime di malattie, pestilenze, eccetera, a causa delle debolezze della carne, ma si salveranno nel regno di Dio. Quindi è un principio sacrilego affermare che il tale o il talaltro hanno trasgredito perché sono stati colpiti da malattia o da morte, perché tutta la carne è soggetta alla morte e il Salvatore ha detto: ‘Non giudicate acciocché non siate giudicati’ [vedere Matteo 7:1]” (Insegnamenti dei presidenti della Chiesa – Joseph Smith [2007], 260).

Dottrina e Alleanze 63:38–40. A Titus Billings viene comandato di recarsi a Sion

Il Signore disse ai santi che vivevano nella fattoria di Isaac Morley — tra i quali vi erano Joseph ed Emma Smith — di fare i preparativi necessari per trasferirsi. Quando Isaac Morley fu chiamato a svolgere una missione nel Missouri nel giugno del 1831, la gestione della proprietà fu affidata a suo cognato, Titus Billings. Come riportato in Dottrina e Alleanze 63:38–40, a Titus Billings fu comandato di vendere la terra e di usare il ricavato per andare nel Missouri e aiutare altri a fare lo stesso. Poiché Joseph ed Emma Smith dovevano trasferirsi, John e Alice (Elsa) Johnson li invitarono a stare nella loro fattoria a Hiram, nell’Ohio, cinquanta chilometri circa a sud-est di Kirtland.

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fattoria di Isaac Morley a Kirtland, nell’Ohio

Isaac Morley affidò a suo cognato Titus Billings la responsabilità della propria fattoria situata a Kirtland, nell’Ohio, nella quale vivevano alcuni santi. La fattoria fu venduta per obbedire al comandamento del Signore (vedere DeA 63:38–40).

Dottrina e Alleanze 63:49–52. “Benedetti i morti che […] muoiono nel Signore”

Coloro che hanno perseverato in fede e rettitudine, anche fino alla morte, risorgeranno alla seconda venuta del Signore. Prenderanno parte alla Sua gloria e si uniranno ai giusti che saranno in vita a quel tempo ereditando con loro un posto nella città di Sion durante il Millennio (vedere DeA 61:39; 63:49; 88:96–98; 101:35). I bambini che saranno in vita sulla terra all’inizio del Millennio “cresceranno fino a diventare vecchi”, poi moriranno e risorgeranno “in un batter d’occhio” (DeA 63:51; vedere anche Isaia 65:20). Il presidente Joseph Fielding Smith ha insegnato: “Gli uomini sulla terra saranno ancora mortali, ma subiranno un mutamento tale per cui essi avranno potere sull’infermità, sulla malattia e sulla morte. La morte verrà quasi interamente bandita dalla terra, perché gli uomini vivranno fino all’età di un albero o di cento anni (vedere [DeA] 63:50–51), e poi moriranno all’età dell’uomo, ma questa morte avverrà in un batter d’occhi e repentinamente la mortalità cederà il posto all’immortalità. Non ci saranno tombe e i giusti saranno rapiti in una gloriosa risurrezione” (Church History and Modern Revelation, 1:461).

Dottrina e Alleanze 63:53–54. “Queste […] cose […] sono ora alla porta”

Secondo la prospettiva temporale di Dio, gli avvenimenti associati alla Seconda Venuta sono “alla porta” (DeA 63:53). Anche se non conosciamo quando ci sarà la Seconda Venuta, la parabola delle vergini stolte e di quelle sagge narrata dal Salvatore ci rammenta di prepararci ora per quel giorno (vedere Matteo 25:1–13). È indispensabile considerare la Seconda Venuta come imminente cosicché ci prepareremo. Il chiarimento riportato in Dottrina e Alleanze 63:54, secondo cui “fino a quell’ora vi saranno vergini stolte fra le sagge”, significa che anche tra i Santi degli Ultimi Giorni vi sono coloro che saranno giudicati malvagi e che verranno separati e scacciati dai giusti, come nella parabola del grano e delle zizzanie (vedere Matteo 13:24–30, 36–43). Il Signore, pertanto, ha comandato ai santi di pentirsi e di prepararsi per la Sua venuta. L’anziano Dallin H. Oaks ha spiegato il motivo per cui i membri della Chiesa devono prepararsi:

“Anche se non possiamo cambiare la realtà della Seconda Venuta né conoscerne il momento esatto, possiamo accelerare la nostra preparazione e cercare d’influenzare quella di coloro che ci circondano.

Una parabola che contiene un insegnamento importante e interessante in materia è la parabola delle dieci vergini. Di questa parabola il Signore disse: ‘E in quel giorno, quando verrò nella mia gloria, si adempirà la parabola che dissi riguardo alle dieci vergini’ (DeA 45:56).

Riportata nel venticinquesimo capitolo di Matteo, detta parabola mette a confronto le circostanze di cinque vergini stolte rispetto a quelle di cinque avvedute. Tutte e dieci furono invitate a una festa di matrimonio, ma solo la metà di loro era preparata e aveva olio nella lampada quando lo sposo arrivò. Le cinque che erano preparate entrarono nella sala delle nozze e l’uscio fu chiuso. Le cinque che avevano procrastinato la loro preparazione giunsero tardi. La porta era già stata chiusa e il Signore negò loro l’ingresso, dicendo: ‘Non vi conosco’ (versetto 12). Il Signore concluse, dicendo: ‘Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora’ (versetto 13).

I numeri in questa parabola sono agghiaccianti. Le dieci vergini rappresentano, ovviamente, i membri della Chiesa di Cristo, poiché tutte furono invitate al ricevimento e conoscevano i requisiti per essere ammesse quando lo sposo sarebbe giunto, però solo la metà erano pronte quando egli giunse” (“La preparazione per la Seconda Venuta”, Liahona, maggio 2004, 8).

Dottrina e Alleanze 63:55–56. Il Signore dichiara che lo “scritto” di Sidney Rigdon “non è accettabile”

Un mese prima che fosse data la rivelazione contenuta in Dottrina e Alleanze 63, il Signore aveva comandato a Sidney Rigdon di scrivere una descrizione del paese di Sion da poter condividere con altri allo scopo di raccogliere fondi per acquistare terre nel Missouri (vedere DeA 58:50–52). Dopo che Sidney ebbe redatto questo scritto, il Signore dichiarò che la sua descrizione del paese non era “accettabile” poiché egli si era “esaltato nel suo cuore e non [aveva] accettato consigli, ma [aveva] afflitto lo Spirito” (DeA 63:55–56). Anche se il primo tentativo di Sidney di fornire una descrizione della Contea di Jackson, nel Missouri, potrebbe averne esagerate le qualità (vedere The Joseph Smith Papers, Documents, Volume 2: July 1831–January 1833, a cura di Matthew C. Godfrey e altri [2013] 54, nota 305), è evidente che non soddisfece le aspettative del Signore. Ad ogni modo, il Signore gli comandò di redigerne una seconda versione, la quale fu accettata e divenne uno strumento per raccogliere fondi per Sion.

Dottrina e Alleanze 63:57–66

Gesù Cristo comanda ai Suoi servitori di ricordare la sacralità del Suo nome e di parlare con riverenza delle cose sacre

Dottrina e Alleanze 63:57–64. “Badi ogni uomo a come prende il mio nome sulle sue labbra”

Al tempo in cui fu data la rivelazione contenuta in Dottrina e Alleanze 63, alcuni dei santi avevano agito nel nome del Signore senza averne la debita autorità e, pertanto, erano sotto condanna (vedere DeA 63:60–63). Il Signore chiamò i santi al pentimento, comandando a tutti di badare a come prendono il Suo nome sulle loro labbra (vedere DeA 63:61). L’anziano Dallin H. Oaks ha spiegato che il nome del Signore deve essere usato avendone autorità e in modo riverente:

“Questo passo delle Scritture [DeA 63:61–62] specifica che prendiamo il nome del Signore invano quando lo usiamo senza autorità. Questo ovviamente avviene quando i sacri nomi di Dio Padre e di Suo Figlio, Gesù Cristo, vengono usati in quella che è chiamata bestemmia; per maledire, per condannare in preda all’ira o come intercalare nei normali discorsi.

I nomi del Padre e del Figlio sono usati con autorità quando insegniamo con riverenza e portiamo testimonianza di Loro, quando preghiamo e quando compiamo le sacre ordinanze del sacerdozio.

Non vi sono parole più sacre o più significative in tutta la nostra lingua del nome di Dio Padre e di Suo Figlio Gesù Cristo. […]

Quando i nomi di Dio Padre e di Suo Figlio Gesù Cristo sono usati con riverenza e autorità, comportano un potere che l’uomo mortale non è in grado di comprendere.

Deve essere ovvio per ogni credente che questi possenti nomi — per mezzo dei quali si compiono miracoli, per mezzo dei quali fu plasmato il mondo, per mezzo dei quali l’uomo fu creato e per mezzo dei quali possiamo essere salvati — sono santi e devono essere trattati con la massima riverenza. Come leggiamo nelle rivelazioni moderne: ‘Ricordatevi che ciò che viene dall’alto è sacro, e se ne deve parlare con cura, e su impulso dello Spirito’ (DeA 63:64)” (“Riverenti e puri”, La Stella, luglio 1986, 52–53).

Dottrina e Alleanze 63:65–66. “Una dimora, come verranno istruiti dallo Spirito tramite la preghiera”

Sia il profeta Joseph Smith che Sidney Rigdon avevano ciascuno una piccola casa situata all’interno della fattoria di Isaac Morley. Avendo comandato di vendere la fattoria, il Signore disse a Joseph e a Sidney di cercare la guida divina per trovare delle nuove sistemazioni in cui vivere (vedere DeA 63:65). Il 17 settembre 1831 Joseph ed Emma Smith si trasferirono a Hiram, nell’Ohio, per andare a vivere con la famiglia di John e Alice (Elsa) Johnson. Poco dopo, anche i Rigdon si trasferirono in una casa di tronchi a Hiram. La famiglia del Profeta e quella di Sidney Rigdon erano sicuramente preoccupate per le proprie necessità materiali quando vennero a sapere che avrebbero perso la propria casa nella fattoria di Morley. Il Signore cercò di alleviare le loro preoccupazioni ricordando loro che, se si fossero rivolte a Dio in preghiera, sarebbero state guidate dallo Spirito e che grazie alla loro pazienza sarebbero state benedette (vedere DeA 63:65–66).

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