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Capitolo 26: Dottrina e Alleanze 71–75


Capitolo 26

Dottrina e Alleanze 71–75

Introduzione e cronologia degli eventi

Nell’autunno del 1831 Ezra Booth e Symonds Ryder, due ex membri della Chiesa, tentarono di screditare la Chiesa stessa e i suoi dirigenti e di dissuadere le persone dall’unirsi a essa, criticandola in occasione di assemblee pubbliche e divulgando attivamente critiche antimormoni sui giornali locali, causando così un’ostilità molto diffusa. Il 1°dicembre 1831 il profeta Joseph Smith dettò la rivelazione contenuta in Dottrina e Alleanze 71, in cui il Signore ordinò a lui e a Sidney Rigdon di difendere la Chiesa e di dissipare le menzogne predicando il Vangelo tramite le Scritture, secondo la guida dello Spirito.

La rapida crescita della Chiesa a Kirtland, nell’Ohio, unitamente al trasferimento del vescovo Edward Partridge nel Missouri, portò alla necessità di chiamare un nuovo vescovo nell’Ohio. Il 4 dicembre 1831 Joseph Smith ricevette le tre rivelazioni ora raccolte in Dottrina e Alleanze 72 (versetti 1–8, 9–23, e 24–26). In queste rivelazioni il Signore chiamò Newel K. Whitney a servire come vescovo nell’Ohio e definì le sue responsabilità.

Dopo aver predicato il Vangelo per un mese allo scopo di dissipare le menzogne divulgate da Ezra Booth e da Symonds Ryder, Joseph Smith e Sidney Rigdon fecero ritorno a Hiram, nell’Ohio. Il 10 gennaio 1832 Joseph Smith ricevette la rivelazione riportata in Dottrina e Alleanze 73, nella quale il Signore ordinò a lui e a Sidney di riprendere la loro traduzione della Bibbia.

La rivelazione riportata in Dottrina e Alleanze 74 fu ricevuta nel 1830, prima che Joseph Smith si trasferisse nell’Ohio, e contiene la spiegazione data dal Signore di 1 Corinzi 7:14.

Durante una conferenza della Chiesa tenuta il 25 gennaio 1832, Joseph Smith ricevette le due rivelazioni contenute in Dottrina e Alleanze 75 (versetti 1–12 e 13–36), nelle quali il Signore istruì gli anziani sui loro doveri missionari e assegnò loro dei colleghi di missione.

1830Viene ricevuta Dottrina e Alleanze 74.

Ottobre 1831Il giornale Ohio Star comincia a pubblicare nove lettere di denuncia contro la Chiesa e i suoi dirigenti scritte dall’apostata Ezra Booth.

1 novembre 1831Durante una conferenza della Chiesa viene presa la decisione di pubblicare le rivelazioni di Joseph Smith come il Libro dei Comandamenti.

1 dicembre 1831Viene ricevuta Dottrina e Alleanze 71.

4 dicembre 1831Viene ricevuta Dottrina e Alleanze 72.

10 gennaio 1832Viene ricevuta Dottrina e Alleanze 73.

25 gennaio 1832Viene ricevuta Dottrina e Alleanze 75.

Dottrina e Alleanze 71 – Approfondimento del contesto storico

Nell’ottobre del 1831, il giornale Ohio Star cominciò a pubblicare delle lettere che criticavano la Chiesa e i suoi dirigenti. Le lettere erano state scritte da Ezra Booth, un ex predicatore metodista divenuto membro della Chiesa dopo aver letto il Libro di Mormon e aver visto il profeta Joseph Smith guarire miracolosamente il braccio di Alice (Elsa) Johnson affetto da reumatismi. Tuttavia, l’orgoglio aveva portato Ezra a criticare il Profeta e la Chiesa. Ezra si era recato in missione nel Missouri nell’estate del 1831, rimanendo tuttavia deluso dalle difficoltà del viaggio. Fu anche amareggiato quando la terra di Sion e la leadership di Joseph Smith disattesero le sue aspettative (vedere Matthew McBride, “Ezra Booth e Isaac Morley”, Rivelazioni nel contesto, history.lds.org; Mark Lyman Staker, Hearken, O Ye People: The Historical Setting for Joseph Smith’s Ohio Revelations [2009], 296).

Dopo essere tornato dal Missouri nel settembre del 1831, Ezra Booth cominciò a criticare la Chiesa e il profeta Joseph Smith. A una conferenza degli anziani tenuta il 6 settembre, a Ezra fu proibito “di predicare in veste di anziano in questa Chiesa” (The Joseph Smith Papers, Documents, Volume 2: July 1831–January 1833, a cura di Matthew C. Godfrey e altri [2013], 61). In seguito, quello stesso mese, Ezra e un altro dissidente, Symonds Ryder, rinunciarono alla loro appartenenza alla Chiesa. Nelle sue lettere all’Ohio Star, Ezra Booth accusò il profeta Joseph Smith di essere un impostore, affermando che le sue rivelazioni erano un sotterfugio per derubare le persone del loro denaro. La storia di Joseph Smith riporta che le lettere di Booth, “con la loro faziosità, la loro falsità e le loro vane macchinazioni volte a sovvertire l’opera del Signore, esposero la sua debolezza, la sua malvagità e la sua follia, lasciandogli un monumento alla sua vergogna davanti agli occhi attoniti del mondo” (Manuscript History of the Church, vol. A-1, pag. 154, josephsmithpapers.org).

Symonds Ryder (o Simonds Rider) venne a sapere del vangelo restaurato grazie a Ezra Booth. Symonds diventò membro della Chiesa dopo aver assistito a quello che lui considerò un miracolo. Fu ordinato anziano della Chiesa poco dopo il battesimo. Resoconti successivi indicano che, quando ricevette l’incarico ufficiale di predicare il Vangelo, Symonds scoprì che il suo nome era stato scritto in modo errato sul certificato. Supponendo che una chiamata rivelata sarebbe stata priva del benché minimo errore, egli cominciò a dubitare dell’entità dell’ispirazione profetica di Joseph Smith. Symonds fu ulteriormente influenzato dalla perdita della fede del suo caro amico Ezra Booth, il quale era ritornato deluso dalla missione nel Missouri. Più di qualsiasi altra cosa, furono le sue preoccupazioni riguardo al principio della consacrazione, a quanto sembra, ad aver causato la sua disaffezione (vedere A. S. Hayden, Early History of the Disciples in the Western Reserve, Ohio [1875], 220–221, 251–252). Dopo essersi separato dalla Chiesa nell’autunno del 1831, Symonds Ryder consegnò al giornale Western Courier delle copie di una delle rivelazioni del profeta Joseph Smith non ancora pubblicate, nel tentativo di dissuadere le persone dall’unirsi alla Chiesa. In seguito Ryder affermò che, da queste rivelazioni, i nuovi convertiti sarebbero potuti venire a sapere che “era stato ideato un complotto per privarli della loro proprietà ponendola sotto il controllo di Joseph Smith il profeta” (Joseph Smith Papers, Documents, Volume 2: July 1831–January 1833, 144–145; vedere anche Hayden, Early History of the Disciples, 221).

La rivelazione del Signore riportata in Dottrina e Alleanze 71 giunse in conseguenza del tumulto e della pubblicità negativa causati da Ezra Booth e Symonds Ryder.

Cartina 5: L’area degli Stati di New York, della Pennsylvania e dell’Ohio negli Stati Uniti

Dottrina e Alleanze 71

Il Signore comanda a Joseph Smith e a Sidney Rigdon di rispondere agli oppositori della Chiesa

Dottrina e Alleanze 71:1. Proclamare il Vangelo “usando le scritture, secondo [lo] Spirito”

Il Signore disse al profeta Joseph Smith e a Sidney Rigdon di rispondere alle critiche mosse contro la Chiesa insegnando le verità del Vangelo “usando le scritture, secondo quella porzione di Spirito e di potere che vi sarà data” (DeA 71:1). Per tutti i membri della Chiesa, questo consiglio rappresenta un modello da seguire quando rispondono a coloro che criticano la Chiesa e i suoi insegnamenti. Nel Libro di Mormon, il profeta Alma insegna che la predicazione della parola di Dio ha “sulla mente del popolo un effetto più potente che la spada, o qualsiasi altra cosa” (Alma 31:5). L’anziano Neal A. Maxwell (1926–2004) del Quorum dei Dodici Apostoli ha insegnato: “Il Signore ci ha detto che ‘la spada dello Spirito […] è la Parola di Dio’ (Efesini 6:17); essa può facilitare la comunicazione e trafiggere come nient’altro. Pertanto, le Sacre Scritture e le parole dei profeti viventi occupano una posizione privilegiata: esse sono la chiave per insegnare mediante lo Spirito in modo da poter comunicare in quello che il profeta Joseph Smith definì ‘il linguaggio dell’ispirazione’ (Insegnamenti del profeta Joseph Smith, a cura di Joseph Fielding Smith, p. 41)” (“Teaching by the Spirit—‘The Language of Inspiration’” [discorso tenuto al Simposio del Sistema Educativo della Chiesa, 15 agosto 1991], 1).

Dottrina e Alleanze 71:2–7. “Confondete i vostri nemici”

Il Signore comandò al profeta Joseph Smith e a Sidney Rigdon di predicare il Vangelo ai santi e agli abitanti della regione circostante (vedere DeA 71:2). Inoltre, Egli disse loro di confondere i loro nemici (vedere DeA 71:7) o, in altre parole, di confutare le loro false affermazioni invitandoli a incontrarli e a discutere delle loro asserzioni. Obbedendo al comandamento del Signore, Sidney Rigdon invitò Ezra Booth a incontrarlo a una conferenza che si sarebbe tenuta il 25 dicembre 1831, occasione in cui Sidney “avrebbe ‘esaminato’ le lettere di Booth dimostrando che si trattava di una ‘rappresentazione ingiusta e fasulla degli argomenti in esse esposti’” (Joseph Smith Papers, Documents, Volume 2: July 1831–January 1833, 145). Inoltre, Sidney chiese a Symonds Ryder di partecipare a un incontro pubblico nel quale avrebbero potuto discutere del Libro di Mormon. Nessuno dei due accettò l’invito.

Fattoria di John Johnson, Hiram, Ohio

Il profeta Joseph Smith e sua moglie, Emma, si trasferirono a Hiram, nell’Ohio, nella casa di John Johnson, in modo che il Profeta potesse proseguire la sua opera di traduzione della Bibbia (vedere le introduzioni a DeA 6471).

Nel corso del mese successivo, il profeta Joseph Smith e Sidney Rigdon si adoperarono per dissipare i sentimenti ostili verso la Chiesa derivanti dagli articoli di giornale pubblicati da Ezra Booth. I due predicarono in tutto l’Ohio settentrionale, insegnando il Vangelo e sconfessando le asserzioni nei confronti della Chiesa e dei suoi dirigenti. Secondo il Profeta, i loro sforzi per seguire il consiglio del Signore e rispondere alle critiche predicando le verità del Vangelo mediante il potere dello Spirito “permise di ridurre di molto l’agitazione provocata dalle scandalose lettere che a quel tempo venivano pubblicate sull’Ohio Star, a Ravenna, [dall’]apostata Ezra Booth” (Manuscript History of the Church, vol. A-1, pag. 179, josephsmithpapers.org).

L’anziano Robert D. Hales del Quorum dei Dodici Apostoli ha insegnato che, quando ci troviamo di fronte a critiche mosse contro la Chiesa e i suoi insegnamenti, è indispensabile rispondere in maniera cristiana secondo la guida dello Spirito Santo:

“Quando rispondiamo ai nostri accusatori come fece il Salvatore, non solo diventiamo più simili a Cristo, ma invitiamo anche gli altri a sentire il Suo amore e a seguirLo.

Rispondere nel modo in cui farebbe Cristo non significa aver preparato un testo scritto o seguire una formula. Il Salvatore rispose in maniera diversa in ogni situazione. […]

Quando rispondiamo agli altri le circostanze saranno sempre diverse. Fortunatamente il Signore conosce il cuore dei nostri accusatori e come possiamo risponder loro efficacemente. Quando i veri discepoli cercano la guida dello Spirito, essi ricevono l’ispirazione adatta per ciascun incontro. E in ciascun incontro, i veri discepoli rispondono in modi che invitano lo Spirito del Signore” (“Il coraggio cristiano: il prezzo dell’essere discepoli”, Liahona, novembre 2008, 72–73).

Dottrina e Alleanze 71:9. “Non c’è alcuna arma fabbricata contro di voi che prospererà”

Il profeta Joseph Smith e Sidney Rigdon ricevettero dal Signore la promessa che, se fossero rimasti fedeli, i loro nemici sarebbero stati umiliati (vedere DeA 71:7). Il Signore ribadì quindi la promessa da Lui fatta all’antica Israele tramite il profeta Isaia: “Nessun’arma fabbricata contro di te riuscirà” (Isaia 54:17; vedere DeA 71:7). In altre parole, Dio e la Sua opera trionferanno sempre, a prescindere dagli attacchi mossi dai critici della Chiesa. Nonostante l’apostasia e gli attacchi di Ezra Booth e Symonds Ryder, i missionari continuarono a riscuotere successi nella predicazione del Vangelo. Ira Ames, che viveva nello Stato di New York, raccontò che quando lesse le lettere di Booth sul giornale “ebbe l’impressione che ci fosse qualcosa di vero nel mormonesimo. Se ne parlava molto nel vicinato” (Hayden, Early History of the Disciples, 302). Qualche tempo dopo che Ira Ames ebbe letto le lettere di Booth, nel villaggio di Ira arrivarono i missionari ed egli fu battezzato membro della Chiesa (vedere Hayden, Early History of the Disciples, 303). Così, mentre Booth e Ryder speravano di dissuadere altri dall’abbracciare il vangelo restaurato, la loro influenza aumentò l’esposizione delle persone alla Chiesa e, in alcuni casi, contribuì ad altre conversioni.

Dottrina e Alleanze 72 – Approfondimento del contesto storico

Obbedendo al comandamento del Signore (vedere DeA 71:1–7), il 3 dicembre 1831 il profeta Joseph Smith e Sidney Rigdon si recarono da Hiram a Kirtland per proclamare il Vangelo allo scopo di contribuire a dissipare i sentimenti ostili contro la Chiesa. In base alla storia del Profeta, il giorno seguente, il 4 dicembre, “numerosi anziani e membri si riunirono per apprendere il proprio dovere e per essere edificati” e, dopo aver parlato del loro “benessere materiale e spirituale”, il Profeta ricevette tre rivelazioni collegate tra loro, ora contenute in Dottrina e Alleanze 72 (Manuscript History of the Church, vol. A-1, pag. 176, josephsmithpapers.org). Alla luce dell’espansione della Chiesa nel Missouri e del trasferimento del vescovo Edward Partridge a Independence, i santi dell’Ohio rimasero privi di un vescovo. In una delle rivelazioni, il Signore affermò la necessità di chiamare un nuovo vescovo nell’Ohio (vedere DeA 72:2).

Dottrina e Alleanze 72

Il Signore chiama Newel K. Whitney come vescovo nell’Ohio e spiega i doveri di un vescovo

Dottrina e Alleanze 72:2–3. “Rendere un resoconto della sua intendenza, sia nel tempo che nell’eternità”

Poiché alcuni membri della Chiesa nell’Ohio stavano osservando la legge della consacrazione, c’era bisogno di un vescovo che ricevesse le proprietà consacrate, distribuisse e supervisionasse le intendenze individuali ed erogasse i fondi del magazzino alle persone nel bisogno (vedere il commentario a DeA 42:30–39 in questo manuale). Il Signore richiese ai santi di “rendere [al vescovo] un resoconto” delle loro intendenze (DeA 72:3). Il principio dell’intendenza si basa sull’insegnamento secondo cui ogni cosa appartiene al Signore e noi siamo i Suoi intendenti (vedere DeA 104:13–16). Anche se al giorno d’oggi non ci vengono assegnate delle intendenze sotto la legge della consacrazione, il Signore ci affida delle responsabilità sia materiali sia spirituali di cui dobbiamo rendere conto a Lui.

L’anziano Joseph B. Wirthlin (1917–2008) del Quorum dei Dodici Apostoli ha insegnato quanto segue riguardo a una di queste responsabilità di cui dovremo rendere un resoconto:

“Ognuno di voi ha una chiamata eterna dalla quale nessun dirigente della Chiesa ha l’autorità di rilasciarvi. È una chiamata datavi dal nostro Padre Celeste in persona. In questa chiamata eterna, come in tutte le altre chiamate, avete un’intendenza. […] Questa intendenza tanto importante è la gloriosa responsabilità che il vostro Padre in cielo vi ha dato di vegliare sulla vostra anima e di provvedere ad essa.

In un giorno futuro io e voi udremo la voce del Signore che ci chiamerà a rendere conto della nostra intendenza terrena. Quel rendiconto ci sarà chiesto quando saremo chiamati a ‘stare dinanzi [al Signore], nel gran giorno del giudizio’ [2 Nefi 9:22]” (“Forza, giovani di Sion”, La Stella, luglio 1997, 18).

Dottrina e Alleanze 72:8. “Il mio servitore Newel K. Whitney è l’uomo che sarà nominato”

Newel K. Whitney era un uomo d’affari proprietario di un emporio a Kirtland insieme al suo socio, A. Sidney Gilbert. Prima di conoscere il vangelo restaurato, Newel e sua moglie, Ann, avevano fatto parte della congregazione di Battisti riformati di Sidney Rigdon, e “desideravano le cose dello Spirito. Una sera del 1829, mentre stavano pregando per ricevere una guida, ebbero una manifestazione spirituale possente. Ann spiegò:

‘Lo Spirito discese su di noi e una nuvola oscurò la casa. […] Fummo pervasi da un timore solenne. Vedemmo la nuvola e sentimmo lo Spirito del Signore. Poi udimmo una voce, proveniente dalla nuvola, che diceva: «Preparatevi a ricevere la parola del Signore, perché essa sta arrivando». Fummo molto stupiti di questo, ma da quel momento capimmo che la parola del Signore stava giungendo a Kirtland’ [Andrew Jenson, Latter-day Saint Biographical Encyclopedia, 4 voll. (1901–1936), 1:223]” (“Newel K. Whitney: A Man of Faith and Service”, Museum Treasures, history.lds.org).

Non molto tempo dopo questa esperienza, i Whitney udirono la parola del Signore quando Sidney Rigdon invitò i missionari a predicare alla sua congregazione. I Whitney diventarono membri della Chiesa nel novembre del 1830. Joseph ed Emma Smith arrivarono a Kirtland alcuni mesi più tardi. Il Profeta scrisse: “Io e mia moglie abbiamo vissuto per diverse settimane [con] la famiglia del fratello Whitney e abbiamo ricevuto ogni genere di cortesia e di attenzione che ci si possa aspettare, e in modo particolare dalla sorella Whitney” (Manuscript History of the Church, vol. A-1, pag. 93, josephsmithpapers.org). In seguito, nel settembre del 1832, i Whitney invitarono Joseph ed Emma Smith a vivere nella parte a uso abitativo del loro emporio, che per un certo periodo divenne la sede centrale della Chiesa.

interno dell’emporio di Newel K. Whitney, Kirtland, Ohio

Newel K. Whitney fu chiamato come vescovo. Il suo emporio divenne infine un magazzino dal quale poteva contribuire a soddisfare le esigenze dei poveri (vedere DeA 72:8–12).

Quando fu chiamato a servire come vescovo nell’Ohio, nel dicembre del 1831, Newel espresse sentimenti di inadeguatezza al profeta Joseph Smith. Il nipote del vescovo Whitney, l’anziano Orson F. Whitney (1855–1931) del Quorum dei Dodici Apostoli, ha raccontato i sentimenti provati da suo nonno quando fu chiamato vescovo e le rassicurazioni che ricevette:

“Il pensiero di assumere questa importante responsabilità (l’ufficio di vescovo) era quasi più di quanto potesse sopportare. Anche se, per quanto riguarda i doni innati, pochi uomini erano più qualificati di lui a tale posizione, tuttavia egli non aveva fiducia nelle proprie capacità e si sentiva incapace di assolvere questa elevata e sacra responsabilità. Nel suo stato di confusione fece appello al Profeta:

‘Fratello Joseph, non riesco a vedere in me un vescovo, ma se tu dici che è la volontà del Signore, ci proverò’.

‘Non devi credere solo a me’, rispose gentilmente il Profeta. ‘Vai a chiederlo tu stesso al Padre’.

Newel [decise] di seguire il consiglio [dal Profeta]. La sua umile e accorata preghiera ricevette risposta. Nel silenzio della notte e nella solitudine della sua stanza, egli udì una voce dal cielo che gli diceva: ‘La tua forza è in me’. Le parole erano state poche e semplici, ma per lui erano piene di significato. I suoi dubbi si dissiparono come rugiada al sole. Andò immediatamente in cerca del Profeta, gli disse che era soddisfatto e che era disposto ad accettare l’ufficio al quale era stato chiamato” (B. H. Roberts, A Comprehensive History of the Church, 1:271).

Newel K. Whitney servì come vescovo fino alla sua morte, avvenuta nel 1850.

Dottrina e Alleanze 72:9–19. I doveri di un vescovo

Durante questo periodo iniziale della sua organizzazione, la Chiesa non era suddivisa come ora in rioni o rami con vescovi o presidenti di ramo a presiedere a ciascuna unità. Alla data del 4 dicembre 1831, c’erano soltanto due vescovi: il vescovo Edward Partridge nel Missouri e il vescovo Newel K. Whitney nell’Ohio. Le responsabilità delineate dal Signore in Dottrina e Alleanze 72:9–19 si riferiscono principalmente al ruolo del vescovo Whitney nel contesto della legge della consacrazione.

Anche se non osserviamo la legge della consacrazione nello stesso modo dei primi santi, molti dei doveri delineati in Dottrina e Alleanze 72 si applicano tuttora ai vescovi. I vescovi hanno la responsabilità di supervisionare la distribuzione di cibo e provviste dai magazzini dei vescovi — dove questi magazzini sono disponibili — ai membri nel bisogno; inoltre, ricevono i fondi della Chiesa sotto forma di decima, offerte di digiuno e altre donazioni, e ne sono responsabili (vedere DeA 72:10). Quando i membri fanno rapporto sulle loro responsabilità e chiamate, i vescovi servono come rappresentanti del Signore (vedere DeA 72:11). I vescovi si curano del benessere spirituale e materiale dei santi. In particolare, hanno il dovere di cercare i poveri e i bisognosi all’interno dei confini del proprio rione e di prendersene cura (vedere DeA 72:11–12). Quali giudici in Israele, i vescovi hanno anche la solenne responsabilità di verificare e certificare la dignità dei membri a essere battezzati, a ricevere il sacerdozio, a svolgere una missione, a entrare nella casa del Signore e a servire nelle chiamate di rione (vedere DeA 72:17). Inoltre, in veste di giudici comuni, essi hanno la responsabilità di convocare e di dirigere consigli di disciplina nel loro rione in caso di trasgressioni gravi (vedere DeA 58:17–18).

Dottrina e Alleanze 73 – Approfondimento del contesto storico

Dopo aver trascorso un mese predicando il Vangelo nell’Ohio orientale nel tentativo di contrastare gli effetti delle lettere di Ezra Booth contro la Chiesa e i suoi dirigenti, il profeta Joseph Smith e Sidney Rigdon tornarono nella casa di John Johnson a Hiram, nell’Ohio. Alcuni giorni più tardi, il 10 gennaio 1832, il Profeta dettò la rivelazione contenuta in Dottrina e Alleanze 73, “rendendo nota la volontà del Signore” riguardo agli anziani della Chiesa fino alla convocazione della conferenza successiva, che si tenne due settimane dopo (Manuscript History of the Church, vol. A-1, pag. 179, josephsmithpapers.org).

Dottrina e Alleanze 73

Il Signore ordina a Joseph Smith e a Sidney Rigdon di riprendere la traduzione della Bibbia

Dottrina e Alleanze 73:3–4. “È opportuno che traduciate di nuovo”

Il Signore comandò al profeta Joseph Smith e a Sidney Rigdon di riprendere il lavoro di traduzione ispirata della Bibbia e di continuare a predicare nella zona in cui si trovavano fino alla successiva conferenza della Chiesa (vedere DeA 73:3–4). Dopo la conferenza, tuttavia, dovevano dedicare tutto il loro tempo “[all’]opera di traduzione, finché [fosse] finita” (DeA 73:4). Il Profeta e Sidney Rigdon lavorarono diligentemente alla traduzione della Bibbia da quel momento fino al 2 luglio 1833, quando i traduttori scrissero ai fratelli nel Missouri affermando di aver completato quel giorno la traduzione della Bibbia. Parti della traduzione di Joseph Smith sono ora contenute in Perla di Gran Prezzo (il Libro di Mosè e Joseph Smith – Matteo) e nell’edizione della Bibbia pubblicata dalla Chiesa in un numero crescente di lingue. La Traduzione di Joseph Smith della Bibbia ha avuto “un’importante influenza sulla Chiesa nel modo in cui diede forma al contenuto di Dottrina e Alleanze. Più della metà dell’attuale Dottrina e Alleanze consiste in rivelazioni ricevute durante i tre anni in cui Joseph Smith lavorò alla traduzione della Bibbia. Molte rivelazioni furono ricevute come risposte dirette a domande che Joseph Smith fu ispirato a porre a mano a mano che la sua comprensione del Vangelo si ampliava in concomitanza con l’impegno di restaurare parti chiare e preziose della Bibbia” (Elizabeth Maki, “Joseph Smith’s Bible Translation”, Revelations in Context, 103, o history.lds.org).

Per leggere spiegazioni aggiuntive sulla traduzione fatta da Joseph Smith della Bibbia, vedere il commentario a Dottrina e Alleanze 35:20 in questo manuale.

Dottrina e Alleanze 74 – Approfondimento del contesto storico

Quando copiò la rivelazione contenuta in Dottrina e Alleanze 74 nel registro ufficiale, John Whitmer, storico e archivista della Chiesa, indicò l’anno 1830 nella data (vedere The Joseph Smith Papers, Documents, Volume 1: July 1828–June 1831, a cura di Michael Hubbard MacKay e altri [2013], 228). Anni dopo, le persone che compilavano la storia del profeta Joseph Smith scrissero erroneamente che il Profeta aveva ricevuto questa rivelazione nel gennaio del 1832, mentre stava apportando delle revisioni ispirate al Nuovo Testamento. John Whitmer, tuttavia, indicò la Contea di Wayne, nello Stato di New York, come luogo in cui Joseph Smith dettò la rivelazione e il 1830 come anno in cui essa fu ricevuta. La storia del Profeta scritta in seguito descrive questa rivelazione come “una spiegazione dell’Epistola ai primi Corinzi, capitolo 7, versetto 14” (Manuscript History of the Church, vol. A-1, pag. 178, josephsmithpapers.org). Ai tempi di Joseph Smith, il passo in 1 Corinzi 7:14 era stato citato spesso per giustificare il battesimo dei neonati.

Dottrina e Alleanze 74

Il Signore spiega il significato di 1 Corinzi 7:14

Dottrina e Alleanze 74:1–5. Le false tradizioni dei nostri padri

Dottrina e Alleanze 74 fornisce un importante contesto storico agli insegnamenti dell’apostolo Paolo contenuti in 1 Corinzi 7:14. Il suo consiglio ai santi di Corinto tratta un problema che sorgeva quando c’erano delle mogli convertite al vangelo di Gesù Cristo laddove i rispettivi mariti continuavano a praticare la legge di Mosè. In Dottrina e Alleanze 74:3 leggiamo che sorgevano dei conflitti quando i padri desideravano che i propri figli maschi fossero circoncisi e divenissero soggetti alla legge di Mosè, che era stata adempiuta dal Salvatore e dal Suo sacrificio espiatorio. In queste situazioni, molti bambini, cresciuti sotto la legge di Mosè, crescevano e “prestavano attenzione alle tradizioni dei loro padri e non credevano nel Vangelo di Cristo” (DeA 74:4). Paolo consigliò ai santi già sposati con persone non credenti di non divorziare, bensì di restare sposati e di vivere in modo fedele. Così facendo, questi coniugi avrebbero potuto esercitare un’influenza santificante sulle loro famiglie (vedere 1 Corinzi 7:13–14; DeA 74:1).

L’apostolo Paolo non stava insegnando che i bambini nascono impuri o macchiati dal peccato, bensì che un coniuge credente può esercitare un’influenza retta in grado di portare i figli, una volta raggiunta l’età della responsabilità, a obbedire al Vangelo e a diventare “santi” (1 Corinzi 7:14; DeA 74:1) tramite il Salvatore, Gesù Cristo.

Secondo Dottrina e Alleanze 74:5, Paolo sconsigliò a chi era ancora celibe o nubile di sposarsi con una persona non credente, a meno che i futuri coniugi non concordassero sul fatto che la legge di Mosè “fosse abolita [fra essi]”. Il Signore spiegò che queste direttive non erano comandamenti Suoi, ma erano un consiglio di Paolo.

Dottrina e Alleanze 74:6–7. “La tradizione che […] i bambini sono impuri”

raffigurazione di Gesù con un bambino in braccio

Il profeta Joseph Smith chiarì 1 Corinzi 7:14 spiegando che i bambini piccoli sono santi e non hanno bisogno delle ordinanze di salvezza finché non diventano responsabili (vedere DeA 68:27; 74:5–7).

Ai tempi dell’apostolo Paolo, alcuni giudei che osservavano la legge di Mosè credevano nella falsa tradizione secondo cui i neonati maschi nascevano o erano impuri a meno che non entrassero in alleanza con Dio mediante la circoncisione. Questo insegnamento, tuttavia, era in conflitto con l’insegnamento profetico secondo cui i fanciulli sono innocenti a motivo dell’Espiazione di Gesù Cristo (vedere Mosia 3:16), “hanno la vita eterna” (Mosia 15:25) e “sono vivi in Cristo” (Moroni 8:12, 22). Inoltre, insegnare che i bambini sono impuri contraddice il proposito del Signore nell’istituire la pratica della circoncisione con Abrahamo. Grazie agli ulteriori spunti di comprensione contenuti nella Traduzione di Joseph Smith, impariamo che la circoncisione rappresentava un’alleanza tra il Signore e la posterità di Abrahamo e che “i bambini non sono responsabili dinanzi a me finché non hanno otto anni” (Traduzione di Joseph Smith, Genesi 17:11 [nell’appendice dell’edizione combinata delle Scritture], scriptures.lds.org).

Per ulteriori insegnamenti sulla salvezza dei bambini piccoli, vedere il commentario a Dottrina e Alleanze 29:46–50 in questo manuale.

Dottrina e Alleanze 75 – Approfondimento del contesto storico

raffigurazione di Joseph Smith

Il profeta Joseph Smith fu ordinato Presidente del Sommo Sacerdozio il 25 gennaio 1832 ad Amherst, nell’Ohio (vedere l’introduzione a DeA 75).

Il 25 gennaio 1832 la Chiesa convocò una conferenza ad Amherst, nell’Ohio, a ottanta chilometri circa a est di Kirtland. La storia del profeta Joseph Smith riporta che, durante la conferenza, “gli anziani sembravano ansiosi che io domandassi al Signore in modo che essi potessero conoscere la Sua volontà, o sapere quale azione sarebbe stata a Lui più gradita, da parte loro, per rendere gli uomini consapevoli della propria condizione” (Manuscript History of the Church, vol. A-1, pag. 180, josephsmithpapers.org). Orson Pratt, che in occasione della conferenza fu nominato presidente degli anziani, in seguito raccontò: “A questa conferenza, il profeta Joseph Smith fu riconosciuto come Presidente del Sommo Sacerdozio e l’anziano Sidney Rigdon impose le mani su di lui suggellando sul suo capo le benedizioni che Joseph aveva ricevuto in precedenza”. L’anziano Pratt osservò inoltre: “Dietro richiesta del sacerdozio, il Profeta chiese al Signore e in presenza dell’intera assemblea fu data e trascritta una rivelazione nella quale molti anziani furono chiamati in missione” (“History of Orson Pratt”, The Latter-day Saints’ Millennial Star, vol. 27 [28 gennaio 1865], 56). Alla conferenza, il Profeta dettò due rivelazioni che in seguito furono riunite e sono riportate in Dottrina e Alleanze 75. La prima (DeA 75:1–22) fu data a un gruppo di anziani che avevano presentato il proprio nome per svolgere servizio missionario. La seconda (DeA 75:23–36) fu data a un gruppo di anziani che desideravano conoscere la volontà del Signore a loro riguardo.

Dottrina e Alleanze 75

Il Signore chiama e istruisce delle coppie missionarie

Dottrina e Alleanze 75:2–5. Le ricompense derivanti dal proclamare il Vangelo fedelmente

A chi proclama fedelmente il Vangelo il Signore promette grandi benedizioni, tra cui l’onore, la gloria e la vita eterna (vedere DeA 75:5). Riguardo alle ulteriori benedizioni che riceviamo quando condividiamo fedelmente il Vangelo con gli altri, il presidente Spencer W. Kimball (1895–1985) ha insegnato:

“Condividere il Vangelo porta pace e gioia nella nostra vita, accresce la nostra capacità di amare e di aiutare il prossimo, approfondisce la nostra fede, rafforza i nostri rapporti con il Signore e incrementa la nostra conoscenza delle verità del Vangelo.

Il Signore ci ha promesso grandi benedizioni in proporzione alla diligenza con la quale sapremo condividere il Vangelo nel mondo. Riceveremo un aiuto dall’altra parte del velo e vedremo verificarsi miracoli spirituali. Il Signore ha detto che i nostri peccati saranno perdonati più prontamente se porteremo le anime dei nostri fratelli a Cristo e continueremo a portare la nostra testimonianza al mondo” (Insegnamenti dei presidenti della Chiesa – Spencer W. Kimball [2006], 281).

sorelle missionarie che parlano con un ragazzo

I santi fedeli che predicano il Vangelo otterranno la vita eterna (vedere DeA 75:1–5).

Dottrina e Alleanze 75:27. “Reso noto dall’alto […] dove dovranno andare”

In entrambe le rivelazioni contenute in Dottrina e Alleanze 75, il Signore mette in evidenza l’importanza della preghiera nell’opera missionaria. Il Signore ha fatto questa promessa: se coloro che vengono chiamati come missionari si rivolgono a Lui in preghiera, “il Consolatore […] insegnerà loro tutte le cose che sono opportune per loro” (DeA 75:10) e dirà loro “dove dovranno andare” a proclamare il Vangelo (DeA 75:27). L’anziano Dallin H. Oaks del Quorum dei Dodici Apostoli ha reso testimonianza che, quando preghiamo per ricevere aiuto e seguiamo i suggerimenti dello Spirito, il Signore ci guiderà nel condividere il Vangelo con gli altri:

“Dobbiamo pregare per avere aiuto e guida da parte del Signore per essere strumenti nelle Sue mani per qualcuno che adesso è pronto — qualcuno che Egli vorrebbe aiutassimo oggi. Poi dobbiamo stare attenti per ascoltare e seguire i suggerimenti del Suo Spirito su come procedere.

Quei suggerimenti arriveranno. Noi sappiamo tramite infinite testimonianze personali che, a Suo tempo e modo, Egli sta preparando le persone ad accettare il Suo vangelo. Tali persone sono alla ricerca, e quando cercheremo di identificarle il Signore risponderà alle loro preghiere rispondendo alle nostre. Egli avviserà e guiderà coloro che desiderano e cercano sinceramente una guida sul modo, luogo, tempo e sulla persona con cui condividere il Suo vangelo” (“Diffondere il Vangelo”, Liahona, gennaio 2002, 8).

Dottrina e Alleanze 75:29. Essere diligenti in ogni cosa

Il comandamento del Signore di essere “diligente in ogni cosa” (DeA 75:29) comprendeva anche quello, rivolto alle persone chiamate in missione, di organizzarsi per provvedere alla propria famiglia durante il servizio missionario. Se non fosse stato possibile organizzarsi in tal senso, questi uomini avevano l’obbligo di restare a casa, di prendersi cura della propria famiglia e di servire nella Chiesa a livello locale (vedere DeA 75:24–28). Essere diligenti in ogni cosa significa impegnarsi con perseveranza, scrupolosità e forza, particolarmente nel servire il Signore e nell’obbedire ai Suoi comandamenti. Le Scritture contengono molti esempi e ammonimenti relativi alla diligenza. Il presidente Dieter F. Uchtdorf della Prima Presidenza ha insegnato: “Fare diligentemente le cose che contano di più ci condurrà al Salvatore del mondo” (“Ciò che conta di più”, Liahona, novembre 2010, 21).