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Capitolo 28: Dottrina e Alleanze 76:50–119


Capitolo 28

Dottrina e Alleanze 76:50–119

Introduzione e cronologia degli eventi

Il 16 febbraio 1832, mentre il profeta Joseph Smith e Sidney Rigdon lavoravano alla traduzione ispirata della Bibbia e meditavano sul significato di Giovanni 5:29, fu loro mostrata una visione che è riportata in Dottrina e Alleanze 76. Nella parte di visione contenuta in Dottrina e Alleanze 76:50–119, a Joseph e Sidney furono mostrati gli abitanti del regno celeste, del regno terrestre e del regno teleste, e fu loro illustrata l’importanza di accettare la testimonianza di Gesù Cristo e di essere coraggiosi in essa.

25 gennaio 1832Joseph Smith viene ordinato presidente del Sommo Sacerdozio durante una conferenza della Chiesa ad Amherst, nell’Ohio.

Fine gennaio 1832Joseph Smith e Sidney Rigdon tornano a Hiram, nell’Ohio, per lavorare alla traduzione ispirata del Nuovo Testamento.

16 febbraio 1832Viene ricevuta Dottrina e Alleanze 76.

24–25 marzo 1832A Hiram, Joseph Smith e Sidney Rigdon vengono presi durante la notte da un gruppo di persone, picchiati violentemente e cosparsi di pece e di piume.

Dottrina e Alleanze 76:50–119 – Approfondimento del contesto storico

Molti dei primi Santi degli Ultimi Giorni erano stati membri attivi di altre confessioni cristiane e, naturalmente, si attenevano ad alcune delle proprie credenze precedenti. A volte, le verità dottrinali rivelate tramite il profeta Joseph Smith scossero la precedente educazione religiosa ricevuta da questi membri, offrendo loro tuttavia una comprensione più corretta del piano di Dio. Un modo degno di nota in cui il Signore svelò ai santi le verità del vangelo restaurato fu rispondendo alle domande che sorgevano durante la traduzione ispirata della Bibbia, iniziata dal Profeta nel giugno 1830 e proseguita per circa tre anni. La visione data a Joseph Smith e a Sidney Rigdon il 16 febbraio 1832 fu favorita dalla traduzione ispirata di Giovanni 5:29 nel Nuovo Testamento ed ampliò enormemente la comprensione che i santi avevano della vita dopo la morte.

Ai tempi di Joseph Smith, i cristiani credevano generalmente che nella vita post-terrena Dio avrebbe assegnato alcune persone al paradiso e altre alla sofferenza eterna all’inferno. Questa era una prospettiva diffusa tra i primi membri della Chiesa. Il padre e il nonno del Profeta, rispettivamente Joseph Smith sr e Asael Smith, credevano nell’Universalismo, un genere di salvezza universale nella quale Dio alla fine avrebbe salvato i malvagi dopo che essi avessero sofferto abbastanza. Le verità rivelate nella visione riportata in Dottrina e Alleanze 76 descrivono livelli in cielo, o regni di gloria, distinti; inoltre, mostrano come il giudizio nei confronti dei malvagi e dei giusti differisca notevolmente dalle tradizionali prospettive religiose sulla vita dopo la morte (vedere Matthew McBride, “La Visione”, Rivelazioni nel contesto, history.lds.org.)

Quando i santi vennero a conoscenza della visione data al profeta Joseph Smith e a Sidney Rigdon, alcuni membri fecero fatica ad accettare la dottrina rivelata dal Signore. Il presidente Brigham Young (1801–1877) raccontò: “Quando Dio rivelò a Joseph Smith e Sidney Rigdon che c’è un posto preparato per tutti, secondo la luce che hanno accettato, il rifiuto da loro opposto al male e il loro impegno alla pratica del bene, questo fu un duro colpo per molti e alcuni divennero apostati perché vennero informati del fatto che Dio non intende condannare al castigo eterno gli infanti e i pagani, ma ha un luogo di salvezza per tutti, al tempo stabilito, e benedirà gli onesti, i virtuosi e le persone veraci, sia che appartengano a una chiesa o no. Questa era una dottrina nuova per questa generazione, e molti esitarono dinanzi ad essa” (Insegnamenti dei presidenti della Chiesa – Brigham Young [1997], 292).

Brigham Young stesso, inizialmente, ebbe difficoltà a comprendere questa dottrina. Egli disse: “Le mie tradizioni erano tali che, quando giunsi a conoscenza della Visione per la prima volta, essa era così direttamente contraria e opposta agli insegnamenti che avevo ricevuto fino ad allora che dissi: ‘Aspetta un attimo’. Non la rifiutai, ma non riuscivo a capirla”. Disse di aver avuto bisogno di “riflettere e pregare, leggere e pensare, sino a quando non [seppe e comprese] pienamente da [se] stesso” (citazione riportata in McBride, “La Visione”).

Tra i membri della Chiesa, la rivelazione divenne nota semplicemente come “la Visione”. Quando fu trascritta, diventò il primo resoconto a stampa a cui i membri ebbero accesso della testimonianza del Padre e del Figlio resa dal Profeta.

Per avere maggiori informazioni sul contesto storico di Dottrina e Alleanze 76, vedere il corrispondente approfondimento del contesto storico di Dottrina e Alleanze 76:1–49 nella lezione precedente di questo manuale.

Cartina 5: L’area degli Stati di New York, della Pennsylvania e dell’Ohio negli Stati Uniti

Dottrina e Alleanze 76:50–70

Joseph Smith e Sidney Rigdon vedono coloro che riceveranno la gloria celeste

Dottrina e Alleanze 76:50–70. “Riguardo a coloro che risorgeranno nella risurrezione dei giusti”

Dopo che il profeta Joseph Smith e Sidney Rigdon ebbero ricevuto la visione contenuta in Dottrina e Alleanze 76, i santi acquisirono una comprensione più ampia della vita dopo la morte. I membri della Chiesa appresero che Dio aveva preparato diversi livelli in cielo e che tutti i Suoi figli saranno salvati in un regno di gloria, eccetto quei pochi che Lo rinnegano e sfidano il Suo potere (vedere DeA 76:31, 42–44, 89–98). Questa visione è anche la prima di diverse rivelazioni contenute in Dottrina e Alleanze in cui si sottolinea che i seguaci fedeli del Padre e del Figlio possono ricevere l’Esaltazione e la vita eterna, il che comprende le benedizioni supreme che Dio può impartire ai Suoi figli. Ad esempio, ai giusti viene promesso che riceveranno una gloriosa risurrezione, che vivranno alla presenza di Dio, che sarà dato loro tutto ciò che Egli ha e che diventeranno come Lui e riceveranno una pienezza della Sua gloria (vedere DeA 76:54–59; 81:6; 84:33–38; 88:28–29, 107; 93:19–22, 27–28).

Dottrina e Alleanze 76:51–53. “Coloro che accettarono la testimonianza di Gesù”

Al profeta Joseph Smith e a Sidney Rigdon furono mostrati in visione coloro che sarebbero risorti nella risurrezione dei giusti; inoltre, essi udirono una descrizione della fedeltà di queste persone e delle loro benedizioni. Il Signore rivelò che quelli che ereditano il regno celeste sono coloro “che accettarono la testimonianza di Gesù e credettero nel suo nome” (DeA 76:51). L’anziano Bruce R. McConkie (1915–1985) del Quorum dei Dodici Apostoli ha spiegato: “Io ho quella che è nota come ‘testimonianza di Gesù’, che significa che io so, per mezzo della rivelazione personale alla mia anima dello Spirito Santo, che Gesù è il Signore; che Egli ha portato alla luce la vita e l’immortalità tramite il Vangelo e che Egli ha restaurato in questi nostri giorni la pienezza della Sua verità eterna, onde noi, insieme agli antichi, potessimo diventare eredi della Sua presenza nell’eternità” (“Testimonianza di Gesù”, La Stella, aprile 1973, 148).

giovane uomo che viene battezzato

Coloro che accettano la testimonianza di Gesù Cristo, vengono battezzati e ricevono lo Spirito Santo possono vincere il mondo e ricevere abbondanti benedizioni nell’eternità (vedere DeA 76:50–70).

Accettare la testimonianza di Gesù significa inoltre che una persona ha accettato il vangelo di Gesù Cristo, è stata battezzata, ha ricevuto lo Spirito Santo, ha vinto il mondo mediante la fede ed è stata “[suggellata] mediante il Santo Spirito di promessa” (vedere DeA 76:51–53). La misura con cui una persona accetta la testimonianza di Gesù ed è coraggiosa nel vivere in base ad essa influisce sulla sua ricompensa eterna (vedere DeA 76:51, 73–75, 79, 82).

Dottrina e Alleanze 76:53. “Suggellati mediante il Santo Spirito di promessa”

Gli eredi del regno celeste sono coloro che hanno vinto il mondo tramite la fede e l’obbedienza alle leggi e alle ordinanze del Vangelo. Il “Santo Spirito di promessa” menzionato in Dottrina e Alleanze 76:53 è lo Spirito Santo che agisce per suggellare, approvare o ratificare le ordinanze e la rettitudine di una persona fedele in modo tale che queste ordinanze siano in vigore dopo la risurrezione (vedere DeA 132:7). Attraverso questa manifestazione dello Spirito Santo, una persona può infine ricevere la certezza spirituale che avrà la vita eterna (vedere Efesini 1:13–14; DeA 88:3–5). Questa certezza viene talvolta definita “la parola profetica, più ferma” (2 Pietro 1:19; vedere anche DeA 131:5).

L’anziano David A. Bednar del Quorum dei Dodici Apostoli ha insegnato: “Lo Spirito Santo di Promessa è il potere convalidante dello Spirito Santo. Quando un’ordinanza, una promessa solenne o un’alleanza è suggellata dal Santo Spirito di Promessa, è legata sia in cielo che in terra (vedere DeA 132:7). Riceviamo il ‘sigillo di approvazione’ dello Spirito Santo quale risultato della fedeltà, integrità e risolutezza con cui nel tempo onoriamo le alleanze del Vangelo (Mosè 7:21). Tuttavia, l’iniquità e la trasgressione possono farci perdere questo sigillo” (“Bisogna che nasciate di nuovo”, Liahona, maggio 2007, 22).

Dottrina e Alleanze 76:54–62. “Pertanto, […] essi sono dei, sì, i figli di Dio”

Ai santi fedeli che sono stati “suggellati mediante il Santo Spirito di promessa” (DeA 76:53) viene accordata la benedizione di divenire “coeredi di Cristo”, il Primogenito del Padre (vedere Romani 8:14–17; vedere anche DeA 76:94–95; 93:21–22). Il Signore ha definito questi santi che hanno ottenuto l’Esaltazione “la chiesa del Primogenito” e come eredi “nelle cui mani il Padre ha dato ogni cosa” (DeA 76:54–55; vedere anche DeA 76:94–95; 84:37–38). Coloro che adempiono il proprio potenziale eterno e ricevono un’eredità nel regno celeste diventeranno sacerdoti e re, sacerdotesse e regine, e la loro Esaltazione comprende la promessa che “essi sono dei” (vedere DeA 76:56, 58; vedere anche Salmi 82:1, 6; Giovanni 10:34; DeA 29:13; 109:75–76; 131:1–4; 132:19–20; vedere anche “Diventare come Dio”, Argomenti evangelici – Saggi, topics.lds.org).

Il presidente Boyd K. Packer (1924–2015) del Quorum dei Dodici Apostoli ha reso testimonianza del fatto che, poiché siamo figli di Dio, il nostro destino eterno consiste nel nostro potenziale di diventare come Lui:

“Dal momento che ogni cosa vivente segue il modello dei suoi progenitori, dobbiamo forse supporre che Dio avesse in animo qualche altro strano schema per i Suoi figli? Sicuramente noi, Suoi figli, non apparteniamo — nel linguaggio della scienza — a una specie diversa dalla Sua […]

Attualmente possiamo trovarci in uno stadio giovanile del nostro progresso; potremmo dire anche infantile, al Suo confronto. Tuttavia, nelle eternità a venire, se siamo degni, possiamo diventare simili a Lui, accedere alla Sua presenza, vedere come siamo visti e conoscere come siamo conosciuti, ricevendo così una ‘pienezza’ (vedere DeA 76:94)” (“Lo schema della nostra genitura”, La Stella, gennaio 1985, 55).

Per avere maggiori informazioni sulla “chiesa del Primogenito”, vedere il commentario a Dottrina e Alleanze 93:21–22 in questo manuale.

Dottrina e Alleanze 76:63–65. La “prima risurrezione”

Il profeta Joseph Smith e Sidney Rigdon ricevettero la visione riportata in Dottrina e Alleanze 76 mentre meditavano sulla dottrina della risurrezione. Le modifiche ispirate che furono rivelate in merito a Giovanni 5:29 li aiutarono a capire che ci sarà un ordine nella risurrezione: “Coloro che hanno fatto il bene [si leveranno] nella risurrezione dei giusti, e coloro che hanno fatto il male [si leveranno] nella risurrezione degli ingiusti” (DeA 76:17). La risurrezione dei giusti è anche nota come “prima risurrezione” (DeA 76:64) e comprende tutti coloro che erediteranno il regno celeste o quello terrestre (vedere DeA 88:96–99). La prima risurrezione ha avuto inizio quando le tombe dei giusti si aprirono dopo la risurrezione di Gesù Cristo (vedere Matteo 27:52–53; Mosia 15:21–24; 3 Nefi 23:9–10). Dottrina e Alleanze fa riferimento alla prima risurrezione come al tempo in cui i giusti si leveranno dalle loro tombe alla seconda venuta di Gesù Cristo (vedere DeA 29:13; 45:54; 88:96–99). La risurrezione degli ingiusti, o “ultima risurrezione” (DeA 76:85), comprenderà gli eredi del regno teleste e i figli di perdizione, e avrà luogo alla fine del Millennio (vedere DeA 76:85; 88:32, 100–102).

Dottrina e Alleanze 76:69. “Uomini giusti resi perfetti da Gesù”

Le persone che vivono in conformità e obbedienza alle leggi e alle ordinanze del Vangelo vengono definite giuste (vedere ad esempio Matteo 1:19; Enos 1:1; Mosia 2:4; Mosè 8:27). Mediante l’Espiazione di Gesù Cristo, le persone giuste vengono santificate e rese perfette. Il processo di santificazione, o di essere resi santi, si verifica mediante la grazia di Gesù Cristo ed è “per tutti coloro che amano e servono Dio con tutta la loro facoltà, mente e forza” (DeA 20:31; vedere anche Moroni 10:32–33). Riguardo al processo mediante il quale veniamo perfezionati, il presidente Russell M. Nelson del Quorum dei Dodici Apostoli ha insegnato:

“Fratelli e sorelle, facciamo del nostro meglio per migliorare ogni giorno. Quando compaiono le nostre imperfezioni, possiamo continuare a cercare di correggerle. Possiamo essere più pronti a perdonare i difetti che vediamo in noi stessi e in coloro che amiamo. Possiamo essere consolati e longanimi. Il Signore disse: ‘Voi non siete in grado di sopportare la presenza di Dio ora, […] pertanto, continuate con pazienza fino a che siate resi perfetti’ [DeA 67:13].

Non dobbiamo lasciarci scoraggiare se il nostro cammino verso la perfezione ora ci sembra arduo e interminabile. Il perfezionamento è in corso. Arriveremo alla meta soltanto dopo la risurrezione e soltanto tramite il Signore. Essa aspetta tutti coloro che Lo amano e osservano i Suoi comandamenti. Comprende troni, regni, principati, poteri e domini [vedere DeA 132:19]. È il fine per raggiungere il quale dobbiamo perseverare. È la perfezione eterna che Dio ha in serbo per ognuno di noi” (“Perfezionamento in corso”, La Stella, gennaio 1996, 100).

raffigurazione di Gesù Cristo che soffre nel Giardino del Getsemani

Gesù Cristo è “il mediatore della nuova alleanza, che operò questa espiazione perfetta versando il suo proprio sangue” (DeA 76:69).

Dottrina e Alleanze 76:70. La gloria dei corpi risorti

Le Scritture affermano chiaramente che tutti i figli di Dio risorgeranno (vedere 1 Corinzi 15:22; Alma 11:42; 40:4). Tuttavia, il regno eterno ereditato da una persona risorta, così come la natura del suo corpo risorto, saranno determinati dalla sua fedeltà e obbedienza alle leggi di Dio (vedere 1 Corinzi 15:40–42; DeA 76:96–98; 88:22–24, 28–31). Coloro che erediteranno il regno celeste avranno dei corpi celesti “la cui gloria è quella del sole” (D&C 76:70). Gli eredi del regno terrestre avranno dei corpi che differiranno da quelli del regno celeste “proprio come [la gloria] della luna differisce dal sole nel firmamento” (DeA 76:71; vedere anche DeA 76:78). I corpi telesti avranno una gloria inferiore, “come la gloria delle stelle differisce da quella della gloria della luna nel firmamento” (DeA 76:81).

Il presidente Joseph Fielding Smith (1876–1972) ha spiegato:

“In Dottrina e Alleanze, sezione 88, veniamo informati che nei corpi degli abitanti dei numerosi regni vi saranno delle differenze allo scopo di soddisfare ogni necessità e restrizione.

‘E coloro che non sono santificati tramite la legge che vi ho dato, ossia la legge di Cristo, devono ereditare un altro regno, sì, che sia un regno terrestre, o che sia un regno teleste.

Poiché, colui che non è in grado di attenersi alla legge di un regno celeste non può sopportare una gloria celeste.

E colui che non può attenersi alla legge di un regno terrestre non può sopportare una gloria terrestre.

E colui che non può attenersi alla legge di un regno teleste non può sopportare una gloria teleste; perciò non è adatto ad un regno di gloria. Egli deve dunque stare in un regno che non è un regno di gloria’ [DeA 88:21–24]. […]

Poiché i corpi che si leveranno nella risurrezione saranno consoni alla condizione di ciascun individuo, il Signore assegnerà a ogni uomo e a ogni donna il luogo che si è meritato” (Answers to Gospel Questions, a cura di Joseph Fielding Smith jr [1963], 4:64–65).

Dottrina e Alleanze 76:71–80

Joseph Smith e Sidney Rigdon vedono coloro che riceveranno la gloria terrestre

Dottrina e Alleanze 76:71–80. In cielo c’è più di un regno

illustrazione del sole, della luna e delle stelle

I tre gradi di gloria vengono paragonati al sole, alla luna e alle stelle (vedere DeA 76:71–72, 81).

La visione dei regni di gloria rivelò che il piano di Dio riguardo alla nostra vita dopo la morte è molto più vasto della prospettiva tradizionale composta da un paradiso e da un inferno senza fine. Poiché le persone non sono tutte buone o malvagie allo stesso modo, il profeta Joseph Smith (1805–1844) ha spiegato: “In Giovanni 14: ‘Nella casa del Padre mio ci son molte dimore’ [Giovanni 14:2] […] dovrebbe essere: ‘Nel regno di mio Padre ci sono molti regni’. […] Ci sono dimore per coloro che osservano una legge celeste e ci sono altre dimore per coloro che non soddisfano la legge, ogni uomo secondo il proprio ordine” (Insegnamenti dei presidenti della Chiesa – Joseph Smith [2007], 225).

Il profeta Joseph Smith e Sidney Rigdon videro che il mondo terrestre era stato preparato per coloro “la cui gloria differisce da quella della chiesa del Primogenito” (DeA 76:71). Ciò significa che la gloria terrestre è inferiore a quella celeste, ma superiore a quella teleste (vedere DeA 76:81, 91). In seguito, il Profeta apprese che il regno celeste si compone di “tre cieli o gradi” (DeA 131:1). Anche il regno teleste comprende varie glorie (vedere DeA 76:98).

Il vangelo di Gesù Cristo è il cammino che tutti i figli di Dio possono seguire per ricevere un’eredità nel regno celeste. Questa gloriosa ricompensa eterna è alla portata di chiunque scelga di accettare il Vangelo e di stipulare alleanze sacre con il Signore tenendovi fede (vedere DeA 10:50; 14:7; 20:14; 50:24).

Dottrina e Alleanze 76:72–74. “Coloro che morirono senza legge”

La rivelazione contenuta in Dottrina e Alleanze 76 offre soltanto una descrizione generale degli abitanti del mondo terrestre. Ad esempio, secondo Dottrina e Alleanze 76:72–73, alcuni di coloro che vivranno nel regno terrestre saranno coloro “che morirono senza legge” e a cui il Vangelo viene insegnato nel mondo degli spiriti. È importante comprendere che alcune persone a cui viene insegnato il Vangelo nel mondo degli spiriti erediteranno il regno celeste, mentre altri non accetteranno il Vangelo allo stesso modo e dunque erediteranno un regno inferiore (vedere DeA 137:7–9; 138:30–37, 58–59). Inoltre, ci sono altri che muoiono senza conoscere il Vangelo ma che erediteranno il regno teleste. Il regno di gloria che ogni persona erediterà, alla fine, dipenderà dalla legge che sceglie di accettare e di osservare (vedere anche DeA 88:21–24).

Dottrina e Alleanze 76:74–75, 79. “Coraggiosi nella testimonianza di Gesù”

Alcuni di quelli che erediteranno il regno terrestre sono “coloro che non sono coraggiosi nella testimonianza di Gesù” (DeA 76:79). In altre parole, queste persone hanno ottenuto una testimonianza di Gesù Cristo, ma non sono state abbastanza coraggiose da accettare o osservare la pienezza del Vangelo in modo da ottenere una ricompensa celeste. L’anziano Quentin L. Cook del Quorum dei Dodici Apostoli ha insegnato l’importanza di essere coraggiosi nella nostra testimonianza di Gesù: “La mia preghiera è che […] renderemo la nostra condotta coerente con i nobili propositi richiesti a coloro che sono al servizio del Maestro. In ogni cosa, dobbiamo ricordare che essere ‘coraggiosi nella testimonianza di Gesù’ è la grande linea di separazione tra il regno celeste e quello terrestre [DeA 76:79]. Noi vogliamo trovarci dal lato celeste di quella linea” (“Scegliete con saggezza”, Liahona, novembre 2014, 49).

raffigurazione di Gesù che insegna a delle persone seduto sul fianco di una collina

I seguaci di Gesù Cristo devono essere coraggiosi nella loro testimonianza di Gesù, altrimenti non otterranno l’Esaltazione (vedere DeA 76:79).

C’è una differenza tra avere una testimonianza di Gesù Cristo e agire in maniera tale che la nostra vita rispecchi tale testimonianza. Il presidente Ezra Taft Benson (1899–1994) ha descritto come possiamo essere coraggiosi nella nostra testimonianza di Gesù: “‘Coloro che sono giusti e fedeli’ [DeA 76:53]! Come descrive bene, questa espressione, colui che è coraggioso nella testimonianza di Gesù! Queste persone sono coraggiose nel difendere la verità e la rettitudine. Queste persone sono membri della Chiesa che fanno onore alle loro chiamate nella Chiesa (vedere DeA 84:33), pagano le decime e le offerte, conducono una vita moralmente pura, sostengono i dirigenti della Chiesa con le parole e con le azioni, osservano la santità della domenica e obbediscono a tutti i comandamenti di Dio” (“Coraggiosi nella testimonianza di Gesù”, La Stella, ottobre 1982, 122–123).

Dottrina e Alleanze 76:81–112

Joseph Smith e Sidney Rigdon vedono coloro che riceveranno la gloria teleste

Dottrina e Alleanze 76:84–85. “Questi sono coloro che sono precipitati in inferno”

Le persone che riceveranno un’eredità nel regno teleste sono coloro che scelgono di non accettare il Vangelo o la testimonianza di Gesù Cristo (vedere DeA 76:82, 101). Esse non hanno negato lo Spirito Santo come i figli di perdizione, ma hanno scelto un cammino malvagio e vengono “precipitati in inferno” (DeA 76:84). In questo caso, il termine inferno indica quella parte del mondo degli spiriti in cui coloro che furono disobbedienti nella vita terrena soffrono per i propri peccati perché non si pentirono (vedere DeA 19:15–18). Queste persone resteranno in questa condizione infernale fino a quando non risorgeranno “[nell’]ultima risurrezione”, dopo il Millennio (DeA 76:85; vedere anche DeA 43:18; 63:17–18; 76:106; 88:100–101).

L’anziano Quentin L. Cook ha spiegato: “Alla morte, gli spiriti dei giusti vivono in uno stato temporaneo chiamato paradiso. Alma il Giovane c’insegna che il ‘paradiso [è] una condizione di riposo, una condizione di pace, dove [i giusti] si riposeranno da tutte le loro afflizioni, da tutte le preoccupazioni e dolori’ [Alma 40:12]. Gli spiriti dei malvagi dimorano in una prigione degli spiriti, cui a volte ci si riferisce come ‘inferno’ [vedere 2 Nefi 9:10–14; DeA 76:84–86]. Esso è descritto come un luogo spaventoso, tenebroso, dove coloro che temono ‘[l’]indignazione dell’ira di Dio’ rimarranno sino alla risurrezione [Alma 40:14]. Tuttavia, grazie all’Espiazione di Gesù Cristo tutti gli spiriti benedetti con la nascita alla fine risorgeranno; lo spirito e il corpo saranno riuniti insieme ed erediteranno i regni di gloria che sono superiori alla nostra esistenza qui sulla terra [vedere DeA 76:89]. Le eccezioni sono limitate a coloro che, come Satana e i suoi angeli, intenzionalmente si ribellano contro Dio [vedere Isaia 14:12–15; Luca 10:18; Apocalisse 12:7–9; DeA 76:32–37]. Alla risurrezione, la prigione spirituale, o ‘inferno’, libererà i suoi spiriti prigionieri” (“Il piano di nostro Padre è sufficiente per tutti i Suoi figli”, Liahona, maggio 2009, 37).

Dottrina e Alleanze 76:88–89. La gloria del regno teleste “sorpassa ogni comprensione”

Alla fine, i malvagi che soffriranno all’inferno saranno redenti (vedere DeA 76:85), diventeranno “eredi della salvezza” (DeA 76:88) e “servi dell’Altissimo” (DeA 76:112), ed erediteranno un grado della gloria teleste (vedere DeA 76:98). Questa comprensione dottrinale sottolinea la misericordia e la grazia sovrabbondanti di Gesù Cristo e conferma il fatto che “egli salva tutti” eccetto i figli di perdizione (DeA 76:44). L’anziano John A. Widtsoe (1872–1952) del Quorum dei Dodici Apostoli ha reso la seguente testimonianza:

“[Dottrina e Alleanze] spiega chiaramente che la gloria più bassa che l’uomo possa ricevere è talmente sublime che sorpassa la comprensione umana. Una delle dottrine fondamentali del mormonesimo è il concetto che il peggiore dei peccatori, nel Giudizio finale, otterrà una gloria che sorpassa ogni comprensione umana, una gloria talmente grande che non siamo in grado di descriverla in modo adeguato. Quelli che vivono bene riceveranno un luogo ancora più glorioso. […]

Il Vangelo è un vangelo di immenso amore. L’amore ne è il fondamento. Il peggiore dei figli [di Dio] è amato così tanto che la sua ricompensa oltrepasserà la comprensione dell’uomo mortale” (The Message of the Doctrine and Covenants, a cura di G. Homer Durham [1969], 167).

raffigurazione di Gesù

Tramite la grazia di Gesù Cristo, i Suoi seguaci possono diventare come Lui “in potere, e in facoltà e in dominio” (vedere DeA 76:94–95).

Dottrina e Alleanze 76:98–101. “Coloro che sono di Paolo, di Apollo e di Cefa”

Alcuni di quelli che erediteranno il regno teleste sono coloro che professano di seguire Gesù Cristo o dei profeti specifici ma, in realtà, respingono deliberatamente il Salvatore e si rifiutano di accettare il Suo vangelo o di seguire i Suoi profeti. Condannando la mancanza di unità tra i santi dei suoi giorni, l’apostolo Paolo scrisse ai Corinzi:

“Perché, fratelli miei, m’è stato riferito intorno a voi […] che vi son fra voi delle contese.

Voglio dire che ciascun di voi dice: Io son di Paolo; e io d’Apollo; e io di Cefa; e io di Cristo.

Cristo è egli diviso? Paolo è egli stato crocifisso per voi? O siete voi stati battezzati nel nome di Paolo?” (1 Corinzi 1:11–13).

Le parole analoghe contenute in Dottrina e Alleanze 76:99–101 si riferiscono a coloro che non sono in armonia con Gesù Cristo o con i Suoi profeti.

Dottrina e Alleanze 76:111. “Ognuno riceverà, secondo le sue opere”

Durante il Suo ministero terreno, Gesù Cristo spiegò: “Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma chi fa la volontà del Padre mio che è ne’ cieli” (Matteo 7:21). La necessità di obbedire ai comandamenti e alle ordinanze del Vangelo è sempre stato un messaggio fondamentale del vangelo di Gesù Cristo. Il presidente Brigham Young (1801–1877) ha insegnato: “I figlioli degli uomini saranno giudicati secondo le loro opere, siano esse buone o cattive. Se i giorni di un uomo sono pieni di buone opere, egli sarà ricompensato di conseguenza. Al contrario, se i suoi giorni sono pieni di azioni malvagie, egli riceverà secondo tali azioni. […] Quando le persone si renderanno conto che questo è un periodo di tempo in cui esse devono cominciare a porre le fondamenta della loro Esaltazione per il tempo e per l’eternità, che questo è un tempo per concepire e far scaturire dal cuore i frutti richiesti per dare onore e gloria a Dio, come faceva Gesù?” (Insegnamenti dei presidenti della Chiesa – Brigham Young [1997], 286).

Dottrina e Alleanze 76:113–119

Joseph Smith e Sidney Rigdon spiegano in che modo gli altri possono ricevere la conoscenza che loro hanno ottenuto per rivelazione

Dottrina e Alleanze 76:113–116. In questa visione, Joseph Smith vide più di quanto è scritto

Riguardo alla visione descritta in Dottrina e Alleanze 76, il profeta Joseph Smith ha affermato: “Se mi fosse accordato, e se il popolo fosse preparato a ricevere queste cose, io potrei spiegare le glorie dei regni manifestatemi nella visione in misura cento volte maggiore di quanto abbia mai fatto” (Manuscript History of the Church, vol. D-1, pag. 1556, josephsmithpapers.org).

La ricchezza della dottrina e gli approfondimenti spirituali contenuti nella visione dei regni di gloria ci danno una comprensione della vita dopo la morte che supera qualsiasi cosa si trovi nelle Scritture antiche. Il presidente Wilford Woodruff (1807–1898) ha dichiarato: “Mi riferirò solo alla ‘Visione’ [in DeA 76], dacché è una rivelazione che apporta più luce, verità e principi di qualsiasi rivelazione contenuta in un qualsiasi altro libro che mai leggeremo. Spiega in maniera chiara la nostra condizione attuale, da dove veniamo, perché siamo qui e dove andremo. Grazie a questa rivelazione, tutti gli uomini hanno la possibilità di sapere quale sarà la loro parte e quali saranno le loro condizioni, poiché ognuno conosce quali leggi sta osservando. In base alle leggi rispettate si determinerà la posizione nel mondo a venire” (Insegnamenti dei presidenti della Chiesa – Wilford Woodruff [2004], 125).

Il presidente Woodruff, che era diventato membro della Chiesa nel 1833, raccontò la propria reazione alla rivelazione contenuta in Dottrina e Alleanze 76:

“Sin dall’infanzia mi era stato insegnato che c’erano un Paradiso e un Inferno, e mi era stato detto che c’era un’unica punizione per i malvagi e un’unica gloria per i giusti. […]

Quando lessi la visione […], essa illuminò la mia mente e mi dette grande gioia; mi sembrava che il Dio che aveva rivelato all’uomo quel principio fosse saggio, giusto e vero, dotato sia delle qualità migliori che di buon senso e conoscenza; pensai che Egli fosse in armonia tanto con l’amore quanto con la misericordia, la giustizia e il giudizio, e sentii di amare il Signore più di quanto avessi mai fatto prima nella vita” (“Remarks on the Necessity of Adhering to the Priesthood in Preference to Science and Art”, in Deseret News, 27 maggio 1857, 91).