“Capitolo 52: Dottrina e Alleanze 132:34–66; Dichiarazione Ufficiale 1”, Dottrina e Alleanze – Manuale dello studente (2017)
“Capitolo 52”, Dottrina e Alleanze – Manuale dello studente
Capitolo 52
Dottrina e Alleanze 132:34–66; Dichiarazione Ufficiale 1
Introduzione e cronologia degli eventi
Nel 1831, mentre stava lavorando alla traduzione ispirata della Bibbia, il profeta Joseph Smith chiese al Signore perché alcuni antichi patriarchi e re d’Israele ebbero più di una moglie. A quel tempo il Profeta cominciò a ricevere rivelazioni sul matrimonio plurimo. Negli anni seguenti, il Signore comandò al Profeta e ad alcuni altri membri della Chiesa di osservare il principio del matrimonio plurimo. Il 12 luglio 1843, a Nauvoo, nell’Illinois, il profeta Joseph Smith dettò la rivelazione ora riportata in Dottrina e Alleanze 132, nella quale il Signore rivelò delle verità sulla “nuova ed eterna alleanza di matrimonio” (DeA 131:2). Questa lezione tratta Dottrina e Alleanze 132:34–66, che contiene gli insegnamenti del Signore sul matrimonio plurimo e i Suoi consigli rivolti a Joseph e ad Emma Smith.
Dopo essere emigrati nella Valle del Lago Salato, negli Stati Uniti occidentali, i santi cominciarono a praticare apertamente la poligamia. Dagli anni ’60 agli anni ’80 del 1800, il governo degli Stati Uniti approvò delle leggi che vietavano il matrimonio plurimo. Dopo aver cercato la guida del Signore tramite la preghiera e aver ricevuto rivelazione, il 23–24 settembre 1890 il presidente Wilford Woodruff redasse il Manifesto, che portò alla fine della pratica del matrimonio plurimo tra i membri della Chiesa. Il Manifesto, riportato in Dottrina e Alleanze sotto il titolo di Dichiarazione Ufficiale 1, venne emanato il 25 settembre 1890.
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Maggio–Luglio 1843Emma Smith dà il suo consenso al matrimonio di Joseph con diverse altre donne, ma fatica ad accettare tale pratica.
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12 luglio 1843Viene dettata la rivelazione riportata in Dottrina e Alleanze 132.
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27 giugno 1844Il profeta Joseph Smith e suo fratello Hyrum subiscono il martirio nel carcere di Carthage, nell’Illinois.
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24 luglio 1847Il presidente Brigham Young e altri santi giungono alla Valle del Lago Salato.
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29 agosto 1852Sotto la direzione del presidente Brigham Young, l’anziano Orson Pratt insegna pubblicamente il principio del matrimonio plurimo.
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Anni ’60–Anni ’80 del 1800Il governo degli Stati Uniti approva delle leggi che vietano il matrimonio plurimo.
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25 settembre 1890Il presidente Wilford Woodruff pubblica il Manifesto, ora contenuto nella Dichiarazione Ufficiale 1.
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6 ottobre 1890Durante una conferenza generale della Chiesa, il Manifesto viene accettato dai membri come autorevole e vincolante.
Dottrina e Alleanze 132 – Approfondimento del contesto storico
Sebbene la rivelazione sul matrimonio plurimo non fu messa per iscritto fino al 1843, il profeta Joseph Smith ne ricevette delle parti già nel 1831 mentre studiava l’Antico Testamento. Dalla rivelazione si evince che il Profeta aveva pregato per sapere perché Dio aveva permesso ad alcuni antichi patriarchi e re israeliti di avere molte mogli. Secondo i resoconti delle persone vicine a Joseph Smith, tra il 1834 e il 1842 un angelo di Dio apparve al Profeta almeno tre volte, comandandogli di obbedire al principio del matrimonio plurimo (vedere “Il matrimonio plurimo a Kirtland e a Nauvoo”, topics.lds.org). Eliza R. Snow, che fu suggellata in matrimonio a Joseph Smith, mise per iscritto alcuni insegnamenti sul matrimonio plurimo che il Profeta diede a suo fratello Lorenzo Snow: “Il profeta Joseph Smith […] descrisse lo sfiancante travaglio mentale che egli provò nel cercare di superare i sentimenti di ripugnanza nei confronti dell’introduzione del matrimonio plurimo, uno stato d’animo naturalmente dovuto all’influenza della cultura e dei costumi sociali. […] Sapeva di non dover combattere e vincere soltanto i suoi pregiudizi e le sue preoccupazioni, ma anche quelli dell’intero mondo cristiano sotto il cui sguardo egli si trovava; ma Dio, che è sopra ogni cosa, aveva dato il comandamento e doveva essere obbedito. Eppure, il Profeta esitò e lo posticipò di volta in volta, fino a che un angelo di Dio stette davanti a lui con una spada sguainata e gli disse che, a meno che non avesse proceduto a stabilire il matrimonio plurimo, gli sarebbe stato tolto il suo sacerdozio e lui sarebbe stato distrutto [ovvero reciso dalla presenza di Dio]!” (Eliza R. Snow Smith, Biography and Family Record of Lorenzo Snow [1884], 69–70).
“Prove frammentarie suggeriscono che Joseph Smith sposò una seconda moglie, Fanny Alger, a Kirtland, nell’Ohio, a metà del decennio del 1830, la prima volta che l’angelo glielo aveva comandato. Molti santi degli ultimi giorni che avevano vissuto a Kirtland raccontarono, decenni più tardi, che Joseph Smith aveva sposato Alger, la quale viveva e lavorava con la famiglia Smith, dopo aver ottenuto il suo consenso e quello dei suoi genitori. Si sa poco su questo matrimonio e non si sa nulla delle conversazioni tra Joseph ed Emma riguardo ad Alger. Dopo che il matrimonio con Alger terminò con una separazione, sembra che Joseph abbia abbandonato l’argomento del matrimonio plurimo fino a quando la Chiesa si trasferì a Nauvoo, nell’Illinois” (“Il matrimonio plurimo a Kirtland e a Nauvoo”, topics.lds.org).
Nel 1841, seguendo il comandamento del Signore, il profeta Joseph Smith sposò altre donne e presentò il principio del matrimonio plurimo a un ristretto numero di altri membri della Chiesa. “Questo principio fu uno degli aspetti più difficili della Restaurazione — per Joseph Smith stesso e per gli altri membri della Chiesa. Il matrimonio plurimo mise alla prova la fede e causò controversie e opposizioni. All’inizio, pochi fedeli accettarono la restaurazione di una pratica contenuta nella Bibbia ma completamente estranea alla loro sensibilità. […]
Per la moglie di Joseph Smith, Emma, fu estremamente doloroso. […]
Il suo punto di vista sul matrimonio plurimo oscillava, a volte sostenendolo e altre volte denunciandolo” (“Il matrimonio plurimo a Kirtland e a Nauvoo”, topics.lds.org).
La mattina del 12 luglio 1843 Joseph Smith e suo fratello Hyrum stavano parlando della dottrina del matrimonio plurimo nell’ufficio del Profeta, che si trovava sopra il negozio di mattoni rossi a Nauvoo. Lo scrivano del Profeta, William Clayton, in seguito raccontò: “Hyrum disse a Joseph: ‘Se scriverai la rivelazione sul matrimonio celeste, io la prenderò e la leggerò a Emma, e credo di poterla convincere della sua veridicità, così che tu possa avere pace”. Joseph sorrise e replicò: ‘Non conosci bene Emma quanto me’. Hyrum ribadì la sua opinione e aggiunse parole simili a queste: ‘Questa dottrina è così chiara che posso convincere qualsiasi uomo o qualsiasi donna ragionevoli della sua veridicità, purezza e origine divina’” (History of the Church, 5:xxxii).
Il profeta acconsentì e ordinò a William Clayton di prendere della carta e di prepararsi a scrivere. Dopo aver dettato la rivelazione, Joseph chiese a William di leggerla lentamente e attentamente, dopodiché affermò che era corretta. Disse poi che ci sarebbe stato molto altro da scrivere sull’argomento, ma che per il momento ciò era sufficiente (vedere William Clayton in History of the Church, 5:xxxiii).
Dottrina e Alleanze 132:34–50
Il Signore spiega il potere di suggellamento dato al profeta Joseph Smith
Dottrina e Alleanze 132:34–39. “Io, il Signore, lo comandai”
Ad Abrahamo, profeta dell’Antico Testamento, il Signore promise: “Farò di te una grande nazione, e ti benedirò oltre misura, e renderò il tuo nome grande fra tutte le nazioni, e tu sarai una benedizione per la tua posterità dopo di te, affinché essi portino nelle loro mani questo ministero e questo sacerdozio a tutte le nazioni; […] e nella tua posterità dopo di te (vale a dire nel seme letterale, ossia il seme del corpo) tutte le famiglie della terra saranno benedette, sì con le benedizioni del Vangelo, che sono le benedizioni della salvezza, sì, della vita eterna” (Abrahamo 2:9, 11).
Secondo le promesse del Signore, la posterità di Abrahamo sarebbe stata numerosa “come le stelle del cielo e come la rena ch’è sul lido del mare” (Genesi 22:17; vedere anche Genesi 15:5; DeA 132:30). Nondimeno, Sara, la moglie di Abrahamo, non poteva avere figli. In accordo con la legge e i costumi del tempo, Sara diede ad Abrahamo la sua ancella Agar come moglie plurima nella speranza di avere dei figli tramite lei (vedere Genesi 16:1–2). Nella rivelazione riportata in Dottrina e Alleanze 132 il Signore chiarì che Egli aveva comandato ad Abrahamo di sposare Agar e che Sara aveva obbedito alla volontà del Signore dando “Agar in moglie ad Abrahamo” (DeA 132:34). Il Signore, poi, chiese: “Fu dunque Abrahamo sotto condanna? In verità vi dico, No; poiché io, il Signore, lo comandai” (DeA 132:35).
Il Signore spiegò al profeta Joseph Smith che ai tempi dell’Antico Testamento Egli aveva comandato ad altre persone di avere più di una moglie. I Suoi servitori commettevano peccato solo se avevano mogli e concubine non autorizzate da Lui (vedere DeA 132:38). Nel Libro di Mormon, il profeta Giacobbe condanna la pratica del matrimonio plurimo non autorizzato diffusa tra il suo popolo (vedere Giacobbe 2:22–30). A quanto pare, alcuni nefiti usavano gli esempi del re Davide e del re Salomone contenuti nelle Scritture per giustificare l’immoralità sessuale. Tramite Giacobbe, il Signore ha dichiarato: “Davide e Salomone in verità ebbero molte mogli e concubine, il che era abominevole al mio cospetto” (Giacobbe 2:24). Nella rivelazione riportata in Dottrina e Alleanze 132 il Signore chiarì che quando Davide prese in moglie altre donne “in nessuna di queste cose egli peccò contro [di Lui] salvo nel caso di Uria e di sua moglie” (DeA 132:39). Pertanto, il peccato di Davide fu quello di desiderare la moglie di un altro uomo, commettere adulterio con lei, ordire la morte di Uria e prendere sua moglie come propria (vedere 2 Samuele 12:9). Il peccato di Salomone fu quello di amare e sposare “molte donne straniere” che non facevano parte del casato d’Israele e che “[pervertirono] il [suo] cuore per [fargli] seguire i loro dei” allontanandolo dal Signore (1 Re 11:1–2; vedere anche Deuteronomio 17:14–17). Dagli insegnamenti di Giacobbe e dalla rivelazione data dal Signore al profeta Joseph Smith impariamo che il matrimonio plurimo è accettabile solo quando il Signore lo comanda. Altrimenti, coloro che indulgono in questa pratica commettono peccato e sono sotto una grave condanna.
Dottrina e Alleanze 132:36. “Abrahamo […] non rifiutò”
Il comandamento dato dal Signore ad Abrahamo di sacrificare suo figlio Isacco è una delle più grandi prove di obbedienza che troviamo nelle Scritture (vedere Genesi 22:1–14). Isacco era l’unico figlio nato a Sara, moglie di Abrahamo, e miracolosamente generato quando i suoi genitori erano in età avanzata (vedere Genesi 18:9–14; 21:1–5). Prima della nascita di Isacco, il Signore aveva promesso ad Abrahamo che tramite la sua posterità egli sarebbe diventato “padre di una moltitudine di nazioni” (vedere Genesi 17:1–8) e Sara sarebbe diventata “[una madre di] nazioni” (vedere Genesis 17:15–16 nella versione di re Giacomo in lingua inglese). Il comandamento di sacrificare suo figlio Isacco, che era stato lungamente atteso da lui e da Sara e che essi amavano profondamente, deve aver messo a durissima prova la fede di Abrahamo. Quando Abrahamo era in giovane età, i suoi “padri, essendosi volti dalla rettitudine e dai santi comandamenti che il Signore loro Dio aveva dato loro”, lo avevano consegnato a un sacerdote idolatra per offrirlo come sacrificio umano. Il Signore aveva mandato un angelo per salvarlo ed egli era scampato in extremis al sacrificio (vedere Abrahamo 1:5; 15–16). Con tutta probabilità, questa esperienza rese il comandamento del Signore di sacrificare Isacco ancora più ripugnante e straziante agli occhi di Abrahamo. Dovette chiedersi perché il Signore gli comandasse di sacrificare suo figlio, una cosa che sembrava essere una diretta contraddizione alla Sua legge, la quale proibisce il sacrificio umano e l’omicidio (vedere Traduzione di Joseph Smith, Genesi 9:12–13 nell’appendice dell’edizione combinata delle Scritture). Nella rivelazione riportata in Dottrina e Alleanze 132 il Signore riconosce questa contraddizione, tuttavia spiega che, anche se alla fine ad Abrahamo non fu richiesto di prendere la vita di suo figlio, la sua disponibilità a obbedire gli fu messa “in conto di rettitudine” (DeA 132:36). Similmente, il Signore spiegò che l’unione in matrimonio di Abrahamo a più di una moglie “gli fu messo in conto di rettitudine, perché esse gli erano state date ed egli si attenne alla [Sua] legge” (DeA 132:37).
Il presidente Thomas S. Monson ha insegnato: “A volte la saggezza di Dio appare come stoltezza o come troppo difficile agli uomini, ma una delle lezioni più grandi e preziose che possiamo imparare in questa vita è che, quando Dio parla e l’uomo obbedisce, quell’uomo fa sempre la cosa giusta (“Ben disposti e degni di servire”, Liahona, maggio 2012, 67).
È importante ricordare che se Dio dovesse comandare al Suo popolo di fare qualcosa di contrario ai comandamenti vigenti, tale direttiva giungerebbe tramite il Suo profeta vivente. Il presidente Harold B. Lee (1899–1973) ha insegnato: “Quando vi sarà da apportare un cambiamento a ciò che il Signore ha già detto, Egli lo farà unicamente tramite il Suo profeta. Supponete che, quando il Signore ha un profeta sulla terra, Egli ricorra a vie traverse per rivelare le cose ai Suoi figli? Questo è il motivo per cui Egli ha un profeta, e quando ha una cosa da comunicare a questa Chiesa, la comunicherà al presidente e il presidente vedrà di farla giungere ai presidenti di palo e missione, come pure alle Autorità generali. Essi, a loro volta, si accerteranno che le persone vengano avvisate di qualsiasi nuovo cambiamento” (Stand Ye in Holy Places [1974], 159).
I primi membri della Chiesa a cui fu comandato di praticare il matrimonio plurimo furono messi dinanzi a una prova della loro fede. Il principio era contrario non solo alla cultura e alle leggi prevalenti negli Stati Uniti sul matrimonio, ma anche alle norme morali degli stessi Santi degli Ultimi Giorni, sia uomini che donne. Lucy Walker, una delle mogli plurime di Joseph Smith, parlò della sua difficoltà nell’accettare questo principio: “Quando il profeta Joseph Smith mi parlò per la prima volta del principio del matrimonio plurimo mi sentii indignata ed esternai a lui questo mio stato d’animo, in quanto i miei sentimenti e la mia educazione erano contrari a cose di tal natura. Tuttavia, egli mi assicurò che questa dottrina gli era stata rivelata dal Signore, e che io avevo il diritto di ricevere una testimonianza personale della sua origine divina” (Lucy Walker Kimball, affidavit, 17 dicembre 1902, Biblioteca di storia della Chiesa, Salt Lake City, Utah).
Lucy era angosciata dal dover prendere questa decisione. In seguito, come si legge in una nota biografica, ella disse a Joseph: “Ho provato a pregare ma non ho ricevuto alcun conforto, né luce”. Il suo racconto prosegue con questa spiegazione:
“Egli […] disse: ‘Che Dio Onnipotente ti benedica. Riceverai una manifestazione della volontà di Dio nei tuoi confronti; una testimonianza che non potrai mai negare. Ti dirò cosa riceverai: una pace e una gioia che tu non hai mai provato prima’. Oh, con qual fervore pregai affinché quelle parole potessero adempiersi. Accadde poco prima dell’alba, dopo un’altra notte insonne. Mentre ero in ginocchio intenta in ferventi suppliche, la mia stanza si riempì di una santa influenza. Mi sembrò come se la luce brillante del sole irrompesse attraverso la nube più tenebrosa.
Le parole del Profeta si adempirono veramente. La mia anima fu colma di una pace tranquilla e dolce che non avevo mai provato prima. Una felicità immensa si estese a tutto il mio essere e io ricevetti una possente e irresistibile testimonianza della verità del […] matrimonio plurimo. Questa testimonianza è stata come un’ancora per l’anima nel mezzo delle tentazioni e delle difficoltà della vita” (Lucy Walker Kimball, nota biografica, Biblioteca di storia della Chiesa, Salt Lake City).
Anche il vescovo Newel K. Whitney e sua moglie Elizabeth inizialmente ebbero delle difficoltà ad accettare il principio del matrimonio plurimo, prima di ottenere la loro testimonianza a riguardo. “Il vescovo Whitney non era un uomo che accettava prontamente ogni dottrina, ed era solito interrogare il Profeta molto minuziosamente sui principi che non gli erano chiari. Quando Joseph notò che egli nutriva dei dubbi sulla correttezza di questo ordine celeste [il matrimonio plurimo], gli disse di andare e chiedere al Signore in merito, ed egli avrebbe ricevuto una testimonianza personale” (Helen Mar Kimball Whitney, “Scenes in Nauvoo after the Martyrdom of the Prophet and Patriarch”, Woman’s Exponent, 1 marzo 1883, 146). Elizabeth Whitney raccontò: “Joseph aveva la più assoluta fiducia nella rettitudine e nell’integrità di carattere di mio marito. […] Pertanto confidò a lui e a pochi altri i principi esposti in quella rivelazione [DeA 132]. […] Mio marito mi riferì queste cose; eravamo sempre stati uniti e avevamo totale fede e fiducia l’uno dell’altra. Meditavamo continuamente sulla questione e non smettevamo mai di pregare affinché il Signore ci accordasse una manifestazione speciale riguardante questa dottrina nuova e insolita. Il Signore fu grandemente misericordioso con noi; Egli ci manifestò il Suo potere e la Sua gloria. Ci sentimmo come avvolti in una visione celeste, circondati da un alone di luce, e ricevemmo la certezza nella nostra mente che Dio aveva ascoltato e approvato le preghiere e le suppliche che avevamo fatto al Suo cospetto”. Elizabeth rese testimonianza che il loro “cuore fu confortato” e che la loro fede nel principio del matrimonio plurimo “fu resa […] perfetta” (Elizabeth Ann Whitney, “A Leaf from an Autobiography”, Woman’s Exponent, 15 dicembre 1878, 105).
“Non tutti [i membri della Chiesa] hanno avuto esperienze simili. Alcuni santi degli ultimi giorni non accettarono il principio del matrimonio plurimo e lasciarono la Chiesa, mentre altri rifiutarono di seguire questa pratica ma rimasero fedeli. Ma per molti uomini e donne la repulsione e l’angoscia iniziali furono seguite da una lotta interna, una decisione e, infine, la luce e la pace. Esperienze sacre permisero ai santi di andare avanti con fede” (“Il matrimonio plurimo a Kirtland e a Nauvoo”, topics.lds.org).
Dottrina e Alleanze 132:37. “Sono entrati nella loro esaltazione”
“Vita eterna, o Esaltazione, significa ereditare un posto nel grado più alto del regno celeste, dove vivremo alla presenza di Dio e in compagnia delle nostre famiglie” (Siate fedeli [2004], 192). Dottrina e Alleanze 131:1–4 insegna che “il più alto” grado di gloria nel regno celeste è ottenuto da coloro che entrano nella “nuova ed eterna alleanza di matrimonio”. Poiché Abrahamo, Isacco e Giacobbe si attennero alla legge del Signore, ovvero entrarono nella nuova ed eterna alleanza di matrimonio, e poiché “non fecero null’altro che quanto fu loro comandato, […] sono entrati nella loro esaltazione” (DeA 132:37).
Parlando di Dottrina e Alleanze 132:37, l’anziano Bruce R. McConkie (1915–1985) del Quorum dei Dodici Apostoli ha fatto notare che Abrahamo, Isacco e Giacobbe hanno ricevuto l’Esaltazione insieme alle loro mogli: “Ciò che diciamo riguardo ad Abrahamo, Isacco e Giacobbe vale anche per Sara, Rebecca e Rachele, le mogli che rimasero al loro fianco e che furono leali e fedeli in tutte le cose insieme a loro. Gli uomini non possono essere salvati da soli e le donne non possono ottenere una pienezza eterna se non tramite la continuazione dell’unità familiare nell’eternità. La salvezza è una questione di famiglia” (“Mothers in Israel and Daughters of Zion”, New Era, maggio 1978, 37).
Dottrina e Alleanze 132:39–40, 45. “Le chiavi di questo potere”
Il Signore ha insegnato che il re Davide fu giustificato nell’avere diverse mogli e concubine dal momento che ricevette l’autorizzazione dal profeta Nathan e da “altri profeti che avevano le chiavi di questo potere” (DeA 132:39). Le chiavi del sacerdozio detenute dal profeta del Signore comprendono il potere di suggellare o legare sulla terra e in cielo tutte le ordinanze inerenti alla salvezza, in modo che possano rimanere in vigore ed essere valide “durante e dopo la risurrezione” (DeA 132:7; vedere anche DeA 132:46).
Dal momento che il profeta Joseph Smith deteneva le chiavi del sacerdozio, il Signore “[ristabilì] ogni cosa” tramite lui (DeA 132:40, 45), compresa la pratica del matrimonio plurimo. Il profeta Joseph Smith (1805–1844) ha insegnato: “Tutte le ordinanze e i doveri che sono stati mai richiesti al sacerdozio, sotto la direzione e i comandamenti dell’Onnipotente in una qualsiasi dispensazione, ci sarebbero stati nell’ultima dispensazione; pertanto tutte le cose esistenti sotto l’autorità del sacerdozio in un periodo precedente ci sarebbero nuovamente state, facendo avverare la restaurazione di cui hanno parlato tutti i santi profeti” (Insegnamenti dei presidenti della Chiesa – Joseph Smith [2007], 522).
Dottrina e Alleanze 132:41–44, 48. “Siccome hai chiesto riguardo all’adulterio”
Il testo di Dottrina e Alleanze 132:41 suggerisce che il profeta Joseph Smith aveva una domanda o una preoccupazione sull’adulterio in relazione al matrimonio plurimo. In risposta il Signore spiegò che l’adulterio viene commesso quando un uomo o una donna sposati hanno una relazione sessuale al di fuori dei vincoli del matrimonio (vedere DeA 132:41–43). Il Signore disse inoltre al Profeta che se un coniuge avesse commesso adulterio infrangendo così il voto — ovvero l’alleanza — matrimoniale, egli avrebbe avuto “il potere, mediante il potere del [Suo] Santo Sacerdozio” di suggellare il coniuge retto a qualcun altro che “non [aveva] commesso adulterio, ma che [era] stato fedele” (DeA 132:44). Pertanto, un coniuge infedele non può impedire a un coniuge retto di ricevere le benedizioni dell’Esaltazione.
Il Signore rassicurò il Profeta dicendogli che tutti i matrimoni, compresi i matrimoni plurimi, celebrati secondo la Sua legge e il potere di suggellamento del sacerdozio, sarebbero stati “[visitati] da benedizioni e non da maledizioni, […] e [sarebbero stati] senza condanna in terra e in cielo” (DeA 132:48; vedere anche DeA 132:45–47, 59–62).
Dottrina e Alleanze 132:49–50. “Io suggello su di te la tua esaltazione”
Il Signore diede a Joseph Smith la sicurezza di raggiungere l’Esaltazione, ossia la vita eterna, in virtù dei suoi “sacrifici in obbedienza a ciò che [il Signore gli aveva] detto” (vedere DeA 132:49–50). Come Abrahamo, il profeta Joseph Smith si dimostrò fedele a prescindere dai sacrifici richiesti per servire il Signore e obbedirGli, indipendentemente da quanto fosse difficile farlo.
Per avere ulteriori spiegazioni su ciò che significa ricevere il suggellamento della propria Esaltazione, vedere il commentario a Dottrina e Alleanze 131:5 in questo manuale.
Dottrina e Alleanze 132:51–66
Il Signore impartisce dei consigli a Emma Smith e dà istruzioni in merito al matrimonio plurimo
Dottrina e Alleanze 132:51. “Io do un comandamento alla mia ancella Emma Smith”
Sebbene la rivelazione riportata in Dottrina e Alleanze 132 contenga dottrine e principi preziosi e di interesse comune per i Santi degli Ultimi Giorni, probabilmente in un primo momento non era previsto che le disposizioni di natura più personale rivolte a Emma e Joseph Smith andassero a tutta la Chiesa. Nel 1877, un anno dopo che la sezione 132 venne aggiunta a Dottrina e Alleanze, il presidente Joseph F. Smith (1838–1918) spiegò: “Quando la rivelazione fu scritta, nel 1843, fu per uno scopo speciale, su richiesta del patriarca Hyrum Smith, e non era previsto a quel tempo che venisse resa pubblica alla Chiesa o al mondo. Probabilmente, se fosse stata scritta con l’intento di divulgarla come una dottrina della Chiesa, sarebbe stata presentata in forma alquanto diversa. In alcune parti ci sono delle istruzioni rivolte a persone specifiche che non sono rilevanti per il principio stesso, ma per le circostanze che rendevano necessaria la stesura della rivelazione in quel momento” (“Discourse”, Deseret News, 11 settembre 1878, 498).
Poiché non si conoscono o non si comprendono pienamente le circostanze personali di Joseph ed Emma Smith, il significato di alcuni versetti non è chiaro. Ad esempio, il Signore comandò: “Che [Emma] si fermi e non prenda quello che […] ho comandato [a Joseph] di offrirle” (DeA 132:51). Non sappiamo che cosa il Signore abbia comandato a Joseph di offrire a Emma. Tuttavia, la rivelazione suggerisce che il Signore considerava “l’offerta” — qualunque cosa fosse — come una prova di fede rivolta sia a Joseph che a Emma, simile a quella data ad Abrahamo: “Poiché l’ho fatto, dice il Signore, per mettervi tutti alla prova come feci con Abrahamo, e per poter chiedere un’offerta dalle vostre mani, mediante alleanza e sacrificio” (DeA 132:51).
Dottrina e Alleanze 132:52–56. “[Rimani] con il mio servitore Joseph e [attaccati] a lui”
Per un certo periodo Emma Smith accettò il principio del matrimonio plurimo e diede il suo consenso affinché Joseph sposasse altre donne (vedere “Il matrimonio plurimo a Kirtland e a Nauvoo”, topics.lds.org). Tuttavia, nell’estate del 1843, al tempo in cui fu scritta la rivelazione contenuta in Dottrina e Alleanze 132, Emma aveva difficoltà ad accettare questi matrimoni plurimi. In questa rivelazione il Signore comandò a Emma di “accettare tutte quelle [donne] che [erano] state date al [Suo] servitore Joseph” e di attaccarsi a suo marito (DeA 132:52, 54). La avvertì inoltre che se non avesse obbedito ai Suoi comandamenti, ella sarebbe stata “distrutta” (DeA 132:54), ovvero sarebbe stata separata da Dio (confrontare con Atti 3:22–23; 1 Nefi 22:20; 3 Nefi 21:11). Questo avvertimento è simile a quello che il Signore diede a Emma in una rivelazione datata luglio 1830, in cui disse: “Rispetta i miei comandamenti con costanza, e riceverai una corona di rettitudine. E se non fai questo, non potrai venire dove sono io” (DeA 25:15). Il profeta Joseph Smith ricevette un avvertimento simile quando “un angelo di Dio stette davanti a lui con una spada sguainata e gli disse che, a meno che non avesse proceduto a stabilire il matrimonio plurimo, gli sarebbe stato tolto il suo sacerdozio e lui sarebbe stato distrutto!” (Smith Biography and Family Record of Lorenzo Snow, 69–70).
D’altro canto, insieme agli avvertimenti dati a Emma e riportati in Dottrina e Alleanze 132:52, 54, il Signore fece anche questa promessa, a patto che lei accettasse questo comandamento e perdonasse a Joseph i suoi torti: “Allora le saranno perdonati i torti di lei, nei quali ella ha trasgredito contro di me; e io, il Signore tuo Dio, la benedirò, la moltiplicherò e farò gioire il suo cuore” (DeA 132:56).
Dopo che il Profeta ebbe finito di dettare la rivelazione riportata in Dottrina e Alleanze 132, suo fratello Hyrum la portò a Emma per fargliela leggere, credendo di poterla “convincere della sua veridicità” aiutandola ad accettare il principio del matrimonio plurimo (William Clayton, History of the Church, 5:xxxii). Quando fece ritorno all’ufficio del Profeta nel negozio di mattoni rossi, “Joseph gli chiese com’era andata. Hyrum replicò che nella sua vita non aveva mai ricevuto un rimprovero così pesante, che Emma era molto amareggiata e piena di risentimento e di rabbia.
Joseph rispose sommessamente: ‘Ti avevo detto che non conosci bene Emma quanto me’” (Clayton, History of the Church, 5:xxxii).
“Joseph ed Emma si amavano e si rispettavano profondamente”, il che rendeva l’obbedienza del Profeta al matrimonio plurimo ancora più difficile per Emma. “Il suo punto di vista sul matrimonio plurimo oscillava, a volte sostenendolo e altre volte denunciandolo” (“Il matrimonio plurimo a Kirtland e a Nauvoo” topics.lds.org). Un episodio descritto da Maria Jane Woodward, che lavorava nella casa degli Smith, riflette sia i sentimenti contrastanti di Emma sul matrimonio plurimo, sia i suoi sforzi nel credere in quel principio e accettarlo. Maria ha raccontato di una conversazione avuta con Emma la mattina dopo aver sentito per caso un’appassionata discussione tra lei e Joseph sul matrimonio plurimo: “[Emma] mi disse di sedermi sul letto accanto a lei, così ci sedemmo entrambe sul letto che stavo sistemando. Sembrava molto triste e abbattuta e mi disse: ‘Il principio del matrimonio plurimo è giusto, ma io sono come le altre donne: sono gelosa e posso discutere con Joseph allo stesso modo in cui qualunque moglie discute con suo marito, ma c’è una cosa che voglio dirti. Mi hai sentito mentre criticavo questo principio. Voglio dire che questo principio è giusto, viene dal nostro Padre nei cieli’. Poi riprese a parlare della sua gelosia e continuò dicendo: ‘Mi devo pentire di ciò che ho detto. Il principio è giusto, ma io sono gelosa. Ora non dire a nessuno che mi hai sentito mentre parlavo di questo principio con Joseph in tono di critica. Il principio è giusto e qualora io, tu o chiunque altro dovessimo criticarlo, dovremmo esercitare umiltà e pentirci’” (“Statement of Sister Maria Jane Woodward of Huntington, Emery County, Utah, Maiden Name, Maria J. Johnston”, allegato a una lettera di George H. Brimhall indirizzata a Joseph F. Smith, 21 aprile 1902, 2–3, Biblioteca di storia della Chiesa, Salt Lake City, Utah).
Il 28 settembre 1843 (o qualche tempo prima) Emma ricevette l’investitura del tempio; dopodiché “amministrò [le ordinanze del tempio] a molte altre donne sotto la direzione di Joseph” (vedere Garcia N. Jones, “My Great-Great-Grandmother Emma Hale Smith”, Ensign, agosto 1992, 34, 37).
Poco prima del martirio del Profeta, avvenuto nel giugno del 1844, Emma scrisse le benedizioni che desiderava più ardentemente ricevere dal Padre Celeste. In questo elenco di benedizioni, scrisse:
“Desidero avere lo Spirito di Dio per conoscere e comprendere me stessa, per poter superare qualsiasi tradizione o natura possa allontanarmi dall’Esaltazione nei mondi eterni. Desidero una mente attiva, feconda, per poter comprendere i disegni di Dio senza dubitare, quando vengono rivelati dai Suoi servitori. […]
Desidero con tutto il cuore onorare e rispettare mio marito come capo famiglia, per vivere sempre confidando in lui e, agendo di comune accordo, mantenere il posto che Dio mi ha dato al suo fianco” (“Emma Hale Smith Blessing”, 1844, dattiloscritto, Biblioteca di storia della Chiesa, Salt Lake City, Utah).
Fino alla sua morte, avvenuta nel 1879, Emma continuò a rendere la sua testimonianza della veridicità del Libro di Mormon, del vangelo restaurato di Gesù Cristo e della missione profetica di suo marito Joseph Smith (vedere Jones, “My Great-Great-Great-Grandmother”, 36).
Dottrina e Alleanze 132:52. “Quelle che sono state date al mio servitore Joseph”
Il Signore comandò: “Che la mia ancella Emma Smith accetti tutte quelle che sono state date al mio servitore Joseph” (DeA 132:52), vale a dire che ella doveva essere bendisposta verso i matrimoni plurimi di suo marito. Alcuni di questi matrimoni erano per il tempo e per l’eternità, mentre altri erano soltanto per l’eternità.
“All’epoca in cui veniva praticato il matrimonio plurimo, i Santi degli Ultimi Giorni facevano distinzione tra i suggellamenti per il tempo e tutta l’eternità e i suggellamenti soltanto per l’eternità. I suggellamenti per il tempo e tutta l’eternità richiedevano un impegno e una relazione durante questa vita, di solito comprendendo la possibilità di avere rapporti sessuali. I suggellamenti soltanto per l’eternità indicavano una relazione soltanto nella vita a venire.
Esistono prove che Joseph Smith ricevette entrambi i tipi di suggellamento. Il numero esatto delle donne alle quali fu suggellato in vita rimane sconosciuto, dato che le prove sono frammentarie. Alcune delle donne suggellate a Joseph Smith in seguito attestarono che il loro fu un matrimonio per il tempo e per l’eternità, mentre altre dissero che la loro relazione fu soltanto per l’eternità.
La maggior parte di loro aveva un’età compresa tra i venti e i quarant’anni al momento in cui furono suggellate a lui. La più anziana, Fanny Young, aveva cinquantasei anni. La più giovane fu Helen Mar Kimball, […] che fu suggellata a Joseph diversi mesi prima del suo quindicesimo compleanno. Il matrimonio a quell’età, oggi considerato inaccettabile, all’epoca era legale e alcune donne si sposavano a metà della loro adolescenza. Helen Mar Kimball parlò del suo suggellamento a Joseph come ‘soltanto per l’eternità’, suggerendo che questa relazione non comportava rapporti sessuali. […]
Joseph Smith fu suggellato a un certo numero di donne già sposate. Né queste donne né Joseph parlarono molto di questi suggellamenti, benché alcune di loro abbiano detto che erano soltanto per l’eternità. Altre non lasciarono nulla di scritto, rendendo impossibile sapere se il loro suggellamento era per il tempo e l’eternità oppure soltanto per l’eternità.
Ci sono diverse spiegazioni possibili riguardo a questa pratica. Questi suggellamenti potevano essere un modo per creare un legame eterno tra la famiglia di Joseph e le altre famiglie della Chiesa. Questi legami si estendevano sia verticalmente, tra genitori e figli, sia orizzontalmente, tra famiglie. Oggi questi legami eterni vengono creati grazie ai matrimoni nel tempio di persone che vengono anche suggellate alle loro famiglie di nascita, in questo modo collegando insieme le famiglie. […]
Questi suggellamenti possono anche essere spiegati dalla riluttanza di Joseph a sposare altre donne per non far soffrire sua moglie Emma. Potrebbe aver creduto che suggellarsi a donne sposate era un modo di obbedire al comandamento di Dio senza dover avere una normale relazione matrimoniale. Questo spiegherebbe perché, secondo Lorenzo Snow, l’angelo rimproverò Joseph per aver ‘esitato’ riguardo al matrimonio plurimo, nonostante lui lo praticasse. Dopo il rimprovero, secondo questa interpretazione, Joseph tornò a suggellarsi principalmente con donne non sposate.
Un’altra possibilità è che, in un’epoca in cui la durata della vita era più breve di quella attuale, alcune donne fedeli sentivano l’urgenza di essere suggellate dall’autorità del sacerdozio. Molte di queste donne erano sposate a uomini non mormoni o ex mormoni, e più di una di loro esprimeva la sua infelicità riguardo al suo matrimonio. Vivendo in un’epoca in cui il divorzio era difficile da ottenere, queste donne potrebbero aver creduto che suggellarsi a Joseph Smith avrebbe permesso loro di ottenere delle benedizioni che non avrebbero potuto ricevere altrimenti dopo questa vita. […]
Dopo la morte di Joseph, la maggior parte delle donne a lui suggellate si trasferì nello Utah con i santi, continuando ad essere membri fedeli della Chiesa e difendendo il matrimonio plurimo e Joseph” (“Il matrimonio plurimo a Kirtland e a Nauvoo”, topics.lds.org).
Dottrina e Alleanze 132:58–63. “Se egli ha dieci vergini, dategli mediante questa legge”
La parola vergine può riferirsi a una donna casta non sposata. Questa definizione trova corrispondenza con ciò che il presidente John Taylor (1808–1887) ha insegnato quando ha detto che il matrimonio plurimo non doveva essere praticato “da nessuno se non dai più puri, virtuosi, onorevoli e retti” (“Discourse”, Deseret News, 26 aprile 1882, 212). Anche se non è chiaro il perché o il come sia stata usata la parola vergine in Dottrina e Alleanze 132:61–63, il matrimonio plurimo così come praticato dal profeta Joseph Smith e dai primi santi non escludeva le vedove o le donne che erano già state sposate. Lo scopo di questo passo sembra essere principalmente quello di indicare che i matrimoni plurimi celebrati secondo la legge di Dio e mediante la Sua autorità e la Sua guida erano accettabili ai Suoi occhi.
È importante ricordare che il Signore dà le rivelazioni “ai [Suoi] servitori nella loro debolezza, secondo il loro linguaggio” (DeA 1:24). Dottrina e Alleanze 132 contiene un linguaggio tradizionale in uso al tempo del profeta Joseph Smith in riferimento al matrimonio. Ad esempio, era comune a quel tempo dire che una sposa veniva “data” in matrimonio. Quando la rivelazione afferma che le spose venivano “date” a un uomo (DeA 132:61) o che esse appartenevano a lui (vedere DeA 132:62), non significa che le donne dovevano essere considerate una proprietà o che non avessero voce in capitolo sulla persona che sposavano. “Le donne [della Chiesa] erano libere di scegliere il proprio marito, di scegliere o meno di entrare a far parte di un’unione poligama o monogama oppure di non sposarsi affatto” (“Matrimonio plurimo e le famiglie nello Utah delle origini”, topics.lds.org). Nel contesto di questa rivelazione, quando si parla di mogli “date” a un uomo si intendono i matrimoni autorizzati dal Signore e suggellati dalla Sua autorità del sacerdozio (vedere DeA 132:61; vedere anche DeA 132:39).
Dottrina e Alleanze 132:63. “Per moltiplicarsi e per riempire la terra”
“I Santi degli Ultimi Giorni non comprendono tutti gli scopi di Dio concernenti l’istituzione, mediante i Suoi profeti, della pratica del matrimonio plurimo durante il XIX secolo” (“Matrimonio plurimo e le famiglie nello Utah delle origini”, topics.lds.org). Tuttavia, nella rivelazione riportata in Dottrina e Alleanze 132, il profeta Joseph Smith apprese che uno degli scopi del matrimonio plurimo è quello di “moltiplicarsi e […] riempire la terra” (DeA 132:63; vedere anche Genesi 1:28). Nel Libro di Mormon il profeta Giacobbe spiega che a volte il Signore comanda al Suo popolo di praticare il matrimonio plurimo per allevare una posterità al Suo cospetto (vedere Giacobbe 2:30). Allevare una posterità al cospetto del Signore significa allevare i figli nella luce e nella verità del Vangelo (vedere DeA 93:40). Pertanto, in alcune occasioni il Signore ha istituito la pratica del matrimonio plurimo per dare al Suo popolo ulteriori opportunità di allevare dei figli nell’alleanza del Vangelo. La pratica del matrimonio plurimo nella Chiesa durante il diciannovesimo secolo “ebbe come risultato un grande numero di figli nati in famiglie di Santi degli Ultimi Giorni fedeli” (“Matrimonio plurimo e le famiglie nello Utah delle origini”, Argomenti evangelici, topics.lds.org).
La pratica del matrimonio plurimo, inoltre, “delineò la società mormone del XIX secolo in altri modi: il matrimonio divenne una possibilità praticamente per tutti quelli che lo desideravano; la disparità di benessere pro capite diminuì perché donne disagiate entravano a far parte di famiglie finanziariamente più stabili; aumentarono inoltre i matrimoni misti, il che favorì l’unità tra diverse popolazioni di immigrati” (“Matrimonio plurimo e le famiglie nello Utah delle origini”, topics.lds.org).
Dottrina e Alleanze 132:63. “Per la loro esaltazione nei mondi eterni”
Molti membri e dirigenti della Chiesa non facevano distinzione tra matrimonio celeste e matrimonio plurimo nel parlare dei requisiti per l’Esaltazione. Nella rivelazione riportata in Dottrina e Alleanze 132 il Signore insegna che “se un uomo sposa una donna mediante la [Sua] parola, che è la [Sua] legge, e mediante la nuova ed eterna alleanza, ed essa è suggellata su di loro dal Santo Spirito di promessa, mediante colui che è unto”, lui e sua moglie riceveranno “esaltazione e gloria in ogni cosa” e “allora essi saranno dei” (DeA 132:19–20). Dunque, “la nuova ed eterna alleanza di matrimonio” (DeA 131:2) è il matrimonio eterno, o celeste, di un uomo e una donna. Il Signore ha esteso le stesse promesse di benedizioni riguardanti l’“esaltazione nei mondi eterni” ai santi fedeli che vivevano il principio del matrimonio plurimo (DeA 132:63; vedere anche DeA 132:55); tuttavia è il matrimonio celeste, non quello plurimo, a essere necessario per l’Esaltazione.
Nel 1933 il presidente Heber J. Grant e i suoi consiglieri della Prima Presidenza spiegarono che l’espressione “matrimonio celeste” non implica il matrimonio plurimo: “Matrimonio celeste — ossia matrimonio per il tempo e per l’eternità — e matrimonio plurimo o poligamo non sono sinonimi. I matrimoni monogami per il tempo e per l’eternità celebrati in solennità nei nostri templi, in conformità alla parola del Signore e alle leggi della Chiesa, sono matrimoni celesti” (Messages of the First Presidency of The Church of Jesus Christ of Latter-day Saints [1971], a cura di James R. Clark, 5:329).
L’anziano Bruce R. McConkie ha insegnato che il matrimonio monogamo, ovvero quello tra un uomo e una donna — è la norma del Signore per il matrimonio celeste: “Il matrimonio plurimo non è essenziale per la salvezza o l’Esaltazione. A Nefi e al suo popolo venne negata la possibilità di avere più di una moglie ma poterono comunque ottenere tutte le benedizioni dell’eternità che il Signore ha offerto a qualsiasi altro popolo. Ai nostri giorni, il Signore ha riassunto tramite rivelazione l’intera dottrina dell’Esaltazione basandola sul matrimonio tra un uomo e una donna. (DeA 132:1–28). In seguito Egli ha aggiunto i principi relativi alla pluralità delle mogli con l’espressa condizione che qualsiasi matrimonio di questo tipo sarebbe stato valido soltanto se autorizzato dal presidente della Chiesa. (DeA 132:7, 29–66)” (Mormon Doctrine, 2a ed. [1966], 578–579).
Dottrina e Alleanze 132:64–66. “La legge di Sara”
A quanto pare, le istruzioni riportate in Dottrina e Alleanze 132:64–66 erano rapportate alle circostanze specifiche di Joseph ed Emma Smith. Il Signore fa riferimento a un uomo “che detiene le chiavi di questo potere” e a sua moglie (DeA 132:64; vedere anche DeA 132:7 e il relativo commentario in questo manuale). Il Signore spiegò che dal momento in cui il profeta Joseph Smith le aveva insegnato “la legge del [Suo] sacerdozio” sul matrimonio plurimo, Emma aveva l’obbligo di credere e di sostenere Joseph nell’obbedire al comandamento del Signore di sposare altre donne (vedere DeA 132:64). Nel fare ciò, Emma avrebbe seguito l’esempio di Sara “che sostenne Abrahamo secondo la legge quando [il Signore comandò] ad Abrahamo di prendere Agar in moglie” (DeA 132:65; vedere anche DeA 132:34).
Dichiarazione Ufficiale 1 – Approfondimento del contesto storico
Quando il profeta Joseph Smith istituì il matrimonio plurimo secondo il comandamento del Signore, relativamente pochi membri della Chiesa erano al corrente di questa pratica. “Il matrimonio plurimo fu introdotto gradualmente tra i primi santi e a coloro che lo praticavano era chiesto di mantenere riservate le loro azioni” (“Il matrimonio plurimo a Kirtland e a Nauvoo”, topics.lds.org). Dopo essere emigrati nella Valle del Lago Salato, negli Stati Uniti occidentali, un numero maggiore di membri della Chiesa praticò apertamente il matrimonio plurimo e l’obbedienza a questo principio divenne più diffusa. Durante una conferenza della Chiesa tenuta a Salt Lake City il 29 agosto 1852, l’anziano Orson Pratt del Quorum dei Dodici Apostoli, agendo sotto la direzione del presidente Brigham Young, insegnò il principio del matrimonio plurimo e affermò che “i Santi degli Ultimi Giorni hanno abbracciato la dottrina del [matrimonio plurimo] come parte del loro credo religioso” (“Minutes of a Special Conference of Elders of The Church of Jesus Christ of Latter-day Saints, Assembled in the Tabernacle, Great Salt Lake City, August 28, 1852”, The Latter-Day Saints’ Millennial Star, supplemento, 1853, 18). Negli anni successivi, molti capi religiosi e politici negli Stati Uniti si opposero alla pratica, dichiarandola immorale e incivile. Ciononostante i membri della Chiesa difesero il matrimonio plurimo, testimoniando che Dio aveva comandato di praticarlo mediante rivelazione al profeta Joseph Smith.
“A partire dal 1862, il governo statunitense varò una serie di leggi intese a obbligare i Santi degli Ultimi Giorni ad abbandonare la poligamia. […]
Questa opposizione del governo rafforzò la determinazione dei santi a resistere a quelle che reputavano essere leggi ingiuste. Gli uomini poligami si diedero alla latitanza, a volte anche per diversi anni consecutivi, spostandosi di casa in casa e stando da amici e parenti. […]
Questa campagna antipoligamia creò grande sconvolgimento nelle comunità mormoni. La partenza dei mariti lasciò le mogli e i figli a occuparsi delle fattorie e delle attività, provocando una diminuzione degli introiti e l’insorgere di una recessione economica. La campagna mise anche a dura prova le famiglie. Le nuove mogli plurime dovettero vivere separate dai mariti, a cui erano legate da un matrimonio segreto noto solo a pochi. Le donne incinte spesso scelsero di nascondersi, talvolta in posti remoti, piuttosto che rischiare di essere citate a deporre contro i propri mariti. I figli vissero col timore che le proprie famiglie venissero smembrate o di essere costretti a testimoniare contro i propri genitori. Alcuni figli si diedero alla macchia e vissero sotto falsi nomi. (“Il Manifesto e la fine del matrimonio plurimo”, topics.lds.org).
Le leggi promulgate per impedire il matrimonio plurimo proibirono agli uomini che lo praticavano di votare e di ricoprire cariche pubbliche, revocarono il diritto di voto alle donne nel Territorio dello Utah, negarono il riconoscimento della Chiesa come istituzione giuridica e autorizzarono il governo a confiscare tutte le proprietà della Chiesa di valore superiore ai 50.000 dollari, tra cui i templi. La Chiesa obiettò a questa legge affermandone l’incostituzionalità, ma alla fine essa fu confermata dalla Corte Suprema degli Stati Uniti (vedere Encyclopedia of Mormonism [1992], “History of the Church: c. 1878–1898, Late Pioneer Utah Period”, 2:625–627, eom.byu.edu).
Nell’agosto 1890 i dirigenti della Chiesa vennero a sapere che il governo degli Stati Uniti aveva intenzione di confiscare i templi di Logan, Manti e St. George (vedere Abraham H. Cannon, Candid Insights of a Mormon Apostle: The Diaries of Abraham H. Cannon, 1889–1895, a cura di Edward Leo Lyman [2010], 124; vedere anche In the Whirlpool: The Pre-Manifesto Letters of President Wilford Woodruff to the William Atkin Family, 1885–1890, a cura di Reid L. Neilson [2011], 91). Tutto ciò portò il presidente Wilford Woodruff a riunirsi in consiglio con altri dirigenti della Chiesa e a cercare ferventemente la volontà del Signore sulla pratica del matrimonio plurimo. Il 25 settembre 1890 scrisse nel suo diario: “Sono arrivato a un punto della mia vita come presidente della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni in cui mi trovo nella necessità di agire per la salvezza materiale della Chiesa. Il governo degli Stati Uniti ha preso una posizione e ha varato delle leggi per distruggere i Santi degli Ultimi Giorni facendo leva sul tema della poligamia, o ordine patriarcale del matrimonio; e dopo aver pregato il Signore, sentendomi ispirato ho emanato il seguente proclama che è sostenuto dai miei consiglieri e dai dodici apostoli” (Clark, Messages of the First Presidency [1966], 3:192). Il proclama del presidente Woodruff, ora riportato in Dottrina e Alleanze come Dichiarazione Ufficiale 1 “fu divulgato pubblicamente il 25 settembre e divenne noto come il Manifesto” (“Il Manifesto e la fine del matrimonio plurimo”, topics.lds.org). Il Manifesto “venne accettato dalla Chiesa come autorevole e vincolante il 6 ottobre 1890” (introduzione alla Dichiarazione Ufficiale 1).
Dichiarazione Ufficiale 1
Il presidente Wilford Woodruff emana il Manifesto, che sancisce la fine della pratica del matrimonio plurimo nella Chiesa
Dichiarazione Ufficiale 1, paragrafi 1–3. “Noi non insegniamo la poligamia o il matrimonio plurimo, né permettiamo a chicchessia di praticarla”
Negli anni che precedettero la pubblicazione del Manifesto, i dirigenti della Chiesa apportarono, con l’aiuto della preghiera, dei cambiamenti alla pratica del matrimonio plurimo con la speranza di ridurre le ostilità contro i Santi degli Ultimi Giorni. Essi consigliarono agli uomini che praticavano il matrimonio plurimo di “vivere apertamente solo con una delle loro mogli e chiesero che il matrimonio plurimo non venisse insegnato pubblicamente. Nel 1889, le autorità della Chiesa proibirono la celebrazione di nuovi matrimoni plurimi nello Utah” (“Il Manifesto e la fine del matrimonio plurimo”, topics.lds.org). Il presidente Wilford Woodruff fece inoltre demolire la Casa dell’Investitura a Salt Lake City dopo aver ricevuto notizia di un matrimonio plurimo celebrato lì a sua insaputa (Dichiarazione Ufficiale 1, paragrafo 3). Per oltre trent’anni la Casa dell’Investitura aveva ricoperto la funzione di tempio provvisorio dove i membri della Chiesa celebravano le ordinanze del tempio, tra cui i suggellamenti di matrimonio. Nel giugno 1890 la Prima Presidenza ordinò ai dirigenti della Chiesa di non celebrare alcun altro matrimonio plurimo negli Stati Uniti, mentre ciò era ancora permesso, in maniera limitata, nelle colonie di Santi degli Ultimi Giorni in Messico e in Canada (vedere Thomas G. Alexander, “The Odyssey of a Latter-day Prophet: Wilford Woodruff and the Manifesto of 1890”, in Banner of the Gospel: Wilford Woodruff, a cura di Alexander L. Baugh e Susan Easton Black [2007], 301). Quando il presidente Woodruff dichiarò che la Chiesa non insegnava ufficialmente più la poligamia, “né [permetteva] a chicchessia di praticarla”, si stava riferendo specificamente alle segnalazioni di nuovi matrimoni plurimi celebrati nel Territorio dello Utah (Dichiarazione Ufficiale 2, paragrafo 2).
Come reagirono i membri della Chiesa al Manifesto?
Per mezzo secolo i membri della Chiesa avevano praticato il matrimonio plurimo perché credevano fermamente che Dio lo avesse comandato. Molti di coloro che avevano sacrificato moltissimo per obbedire a questo comandamento reagirono al Manifesto con stupore e con un certo turbamento. Lorena Washburn Larsen raccontò il tumulto che ebbe dentro di sé quando le giunse voce del Manifesto e la conferma che ricevette in seguito:
“Ero entrata in quell’ordine del matrimonio […] perché credevo che Dio avesse comandato al suo popolo di farlo, ed entrarvi era stato un immenso sacrificio, così come lo era stato viverlo alla maniera che io pensavo fosse voluta da Dio. E mentre riflettevo sulla questione, sembrava impossibile che il Signore tornasse sui propri passi nei confronti di un principio che aveva causato tanto sacrificio, dolore e difficoltà. […]
La mia angoscia era inesprimibile e una densa oscurità pervase la mia mente. […] Potevo vedere me stessa e i miei figli alla deriva nelle difficoltà insieme ad altre splendide donne e alle loro famiglie, quando il nostro unico scopo [nel praticare il matrimonio plurimo] era stato quello di servire più pienamente il Signore. Sprofondai sul nostro giaciglio e nella mia angoscia desiderai che la terra si aprisse e inghiottisse me e i miei figli. L’oscurità sembrava impenetrabile.
Tutt’a un tratto udii una voce e avvertii una presenza immensamente potente. […]
Ci fu una luce brillante al di là di ogni descrizione che riempì la mia anima, e io ero talmente piena di gioia, pace e felicità da sentire che a prescindere da qualunque cosa mi sarebbe capitata nel corso della mia vita futura, non avrei mai potuto essere di nuovo triste. Se si fossero riuniti insieme per cercare al meglio della loro capacità di confortarmi, tutti gli abitanti di questo mondo non sarebbero stati paragonabili alla possente Presenza invisibile che mi visitò in quell’occasione. […]
Nei difficili anni che seguirono, spesso ho sentito nuovamente un barlume di quella luce” (Autobiography of Lorena Eugenia Washburn Larsen [1962], 105–106).
Quando il Manifesto fu annunciato per la prima volta, l’anziano Brigham H. Roberts, che a quel tempo serviva come membro del Quorum dei Settanta, si trovava su un treno diretto a Salt Lake City insieme a diversi altri membri del Quorum dei Dodici Apostoli. Durante il tragitto, l’anziano John W. Taylor del Quorum dei Dodici Apostoli trovò una copia del Deseret News Weekly i cui titoli annunciavano il Manifesto e la mostrò all’anziano Roberts. In seguito l’anziano Roberts ricordò:
“Lessi [i titoli del giornale] con grande stupore, ma subito dopo, come un bagliore di luce che attraversava la mia anima, lo Spirito mi disse: ‘È giusto così’; allora quel sentimento passò. Poi cominciai a riflettere sulla questione. Pensai a tutti i santi che avevano sofferto per sostenere quella dottrina; mi rammentai del mio esilio [in Inghilterra], del mio imprigionamento e dell’arresto di altri. Rammentai i sacrifici compiuti per essa dalle mie mogli e da altre persone. Avevamo predicato quella dottrina, avevamo propugnato la sua divinità dal pulpito, nei giornali e nei discorsi pubblici. Per essa la nostra comunità aveva sopportato ogni sorta di riprovazione da parte del mondo — e sarebbe finita così? Avevo imparato ad aspettarmi che Dio avrebbe sostenuto sia il principio sia i santi che lo vivevano, e rinunciare ad esso in questo modo era una sorta di atto di codardia che più ci pensavo, meno mi piaceva. […] Il mio animo era alquanto esasperato e mi sentivo affranto e umiliato. […]
La questione continuò a turbarmi — e molto — per tutto l’anno 1891, ma non ne parlai tanto; col tempo iniziai a ricordare quell’attimo di luce che percepii quando sentii parlare per la prima volta del [Manifesto], e alla fine i miei sentimenti sulla questione si acquietarono. Forse avevo trasgredito allontanando da me la prima testimonianza che ne avevo ricevuto e permettendo ai miei pregiudizi e alla mia miope razionalità umana di opporsi all’ispirazione di Dio e alla relativa testimonianza del fatto che il Manifesto era giusto. Quando questo pensiero cominciò a formarsi nella mia mente, mi pentii del mio errore e ricercai col più intenso fervore lo Spirito di Dio per ottenere una testimonianza, la quale giunse gradualmente” (citazione riportata in Ronald W. Walker, “B. H. Roberts and the Woodruff Manifesto”, BYU Studies Quarterly, vol. 22, n. 3, articolo 10 [1982], 364–365, scholarsarchive.byu.edu).
Sebbene la reazione di alcuni membri della Chiesa al Manifesto fu di preoccupazione, altri furono pieni di gioia e di sollievo all’annuncio del presidente Woodruff.
La pratica del matrimonio plurimo ebbe subito termine con la pubblicazione del Manifesto?
“Come l’inizio del matrimonio plurimo nella Chiesa, anche la fine di tale pratica fu un processo più che un singolo evento. La rivelazione giunse ‘linea su linea, precetto su precetto’ [DeA 98:12]. […]
Si dovevano sistemare molte questioni pratiche. Il Manifesto taceva su quello che dovevano fare le famiglie plurime già esistenti. Su propria iniziativa, alcune coppie si separarono o divorziarono in conseguenza del Manifesto; altri mariti iniziarono a convivere con una soltanto delle mogli, ma continuarono a fornire supporto finanziario ed emotivo a tutti coloro che erano a loro carico. In riunioni a porte chiuse con i dirigenti locali, la Prima Presidenza condannò gli uomini che lasciarono le proprie mogli usando il Manifesto come scusa. ‘Io non ho dichiarato — né potevo né volevo farlo — che avreste abbandonato le vostre mogli e i vostri figli’, disse il presidente Woodruff agli uomini. ‘Non potete fare questa cosa con onore’ [diario di Abraham H. Cannon, 7 ottobre 1890, 12 novembre 1891].
Credendo che le alleanze strette con Dio e le proprie mogli dovessero essere onorate sopra ogni altra cosa, molti mariti, compresi i dirigenti della Chiesa, continuarono a convivere con le proprie mogli plurime e procrearono figli ben oltre l’inizio del XX secolo. […]
In circostanze eccezionali, un numero più esiguo di nuovi matrimoni plurimi fu celebrato negli Stati Uniti tra il 1890 e il 1904, anche se non è chiaro se questi matrimoni fossero stati autorizzati all’interno dei singoli stati.
Il numero preciso di nuovi matrimoni plurimi celebrati durante questi anni, dentro e fuori gli Stati Uniti, non è noto. […]
Complessivamente, il registro mostra che il matrimonio plurimo era una pratica in via di abbandono e che i dirigenti della Chiesa stavano agendo in tutta coscienza per attenersi ai termini del Manifesto, secondo la loro comprensione” (“Il Manifesto e la fine del matrimonio plurimo”, topics.lds.org).
Parlando delle complesse scelte che i santi dovettero fare relativamente alla pratica del matrimonio plurimo e alla sua cessazione, l’anziano Dallin H. Oaks del Quorum dei Dodici Apostoli ha detto:
“È […] chiaro che durante i procedimenti giudiziari delle autorità federali avvenuti durante gli anni ‘80 del 1800, numerosi dirigenti della Chiesa e membri fedeli furono ricercati, arrestati, perseguiti e imprigionati per la violazione di diverse leggi contro la poligamia o la coabitazione. Alcune mogli furono persino messe in prigione per aver rifiutato di testimoniare contro i loro mariti. La sorella maggiore di mio nonno fu una di loro.
È altresì chiaro che la poligamia non ebbe improvvisamente fine con la pubblicazione del Manifesto del 1890. I rapporti poligami suggellati prima dell’annuncio della rivelazione continuarono per una generazione. La celebrazione di matrimoni poligami continuò per un po’ anche al di fuori degli Stati Uniti, dove l’applicazione del Manifesto rimase incerta per un certo periodo. Sembra che per circa un decennio i matrimoni poligami continuarono a essere praticati in altre zone da dirigenti e membri che si sentivano giustificati dalle ambiguità e dalle pressioni create da questa collisione di alto livello tra leggi detestate e dottrine venerate” (“Gospel Teachings about Lying”, Clark Memorandum [periodico della Brigham Young University J. Reuben Clark Law School], primavera 1994, 16).
Nell’aprile del 1904, il presidente Joseph F. Smith fece una dichiarazione, nota come Secondo Manifesto, nella quale proclamò che tutti i nuovi matrimoni plurimi erano “proibiti”, aggiungendo: “Qualora qualsiasi dirigente o membro della Chiesa dovesse arrogarsi l’autorità di celebrare o contrarre un matrimonio di questa sorta, sarà ritenuto in trasgressione contro la Chiesa e sarà passibile di essere trattato secondo le regole e i regolamenti della stessa e scomunicato da essa” (Conference Report, aprile 1904, 75).
“I membri della Chiesa che rifiutarono il Secondo Manifesto e continuarono a sostenere il matrimonio plurimo o a contrarre altri matrimoni plurimi furono convocati nei consigli disciplinari della Chiesa. Alcuni individui che furono scomunicati si unirono in movimenti indipendenti e talvolta sono chiamati fondamentalisti. Questi gruppi non sono affiliati alla Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni, né sono da essa sostenuti. Dall’amministrazione del presidente Joseph F. Smith in avanti, i presidenti della Chiesa hanno ripetutamente enfatizzato che la Chiesa e i suoi membri non sono più autorizzati a contrarre il matrimonio plurimo e hanno sottolineato la sincerità delle loro parole esortando i dirigenti locali a portare i membri non ottemperanti davanti ai consigli disciplinari della Chiesa” (“Il Manifesto e la fine del matrimonio plurimo”, topics.lds.org).
Parlando della posizione della Chiesa nei confronti della poligamia, il presidente Gordon B. Hinckley (1910–2008) ha dichiarato:
“Non esiste cosa come i ‘Mormoni fondamentalisti’. Usare insieme queste due parole è una contraddizione.
Più di un secolo fa Dio rivelò chiaramente al Suo profeta Wilford Woodruff che la pratica del matrimonio plurimo doveva cessare, il che significa che ora essa è contraria alle leggi di Dio. Anche nei paesi in cui le leggi civili o religiose consentono la poligamia, la Chiesa insegna che il matrimonio deve essere monogamo, e non accetta tra i suoi membri coloro che praticano il matrimonio plurimo” (“Cosa vuole sapere di noi la gente?”, La Stella, gennaio 1999, 84).
Dichiarazione Ufficiale 1, paragrafo 6. “Consideriamo [il presidente Woodruff] pienamente autorizzato, in virtù della sua posizione, a pubblicare il Manifesto”
Il matrimonio plurimo può essere autorizzato unicamente tramite le chiavi del sacerdozio detenute dal presidente della Chiesa (vedere DeA 132:39, 45–48). Il presidente Joseph F. Smith ha insegnato: “Il presidente è il portavoce di Dio, il rivelatore, il traduttore, il veggente e il profeta di Dio per tutta la Chiesa. È colui che detiene le chiavi di questo santo sacerdozio, le chiavi che aprono le porte dei templi di Dio e delle ordinanze della Sua casa per la salvezza dei vivi e la redenzione dei morti” (Insegnamenti dei presidenti della Chiesa – Joseph F. Smith [1998], 141). In qualità di presidente della Chiesa, Wilford Woodruff era “pienamente autorizzato” a ricevere la volontà del Signore per la Chiesa di cessare la pratica del matrimonio plurimo (vedere Dichiarazione Ufficiale 1, paragrafo 6).
Per avere altre informazioni su come la pratica del matrimonio plurimo era governata mediante le chiavi del sacerdozio detenute dal presidente della Chiesa, vedere il commentario a Dottrina e Alleanze 132:39–40, 45 contenuto in questo capitolo.
Dichiarazione Ufficiale 1, “Brani scelti da tre discorsi del presidente Wilford Woodruff in merito al Manifesto”, paragrafo 1. “Il Signore non permetterà mai [al] Presidente di questa Chiesa di condurvi fuori strada”
Alcuni membri della Chiesa ebbero difficoltà ad accettare il Manifesto come la volontà di Dio. In un discorso tenuto alla Conferenza generale meno di due settimane dopo la pubblicazione del Manifesto, il presidente Wilford Woodruff rese testimonianza ai membri della Chiesa dicendo: “Il Signore non permetterà mai a me, né ad alcun altro che stia come Presidente di questa Chiesa, di condurvi fuori strada. Non è nel programma. Non è negli intenti di Dio. Se io dovessi tentare di farlo, il Signore mi toglierebbe dal mio posto, e lo stesso farebbe con chiunque altro che cercasse di indurre i figlioli degli uomini ad allontanarsi dagli oracoli [ossia dalle rivelazioni] di Dio e dal loro dovere” (Dichiarazione Ufficiale 1, “Brani scelti da tre discorsi del presidente Wilford Woodruff in merito al Manifesto”, paragrafo 1).
Gli insegnamenti del presidente Wilford Woodruff non vanno fraintesi con l’idea che i profeti e gli apostoli siano perfetti o infallibili. Per esempio, in diverse occasioni il Signore ha riconosciuto le debolezze e le imperfezioni del profeta Joseph Smith (vedere DeA 3:1–10; 64:3–7; 124:1), ma ha anche affermato che, nonostante queste imperfezioni, egli aveva compiuto la sua missione divina (vedere DeA 136:37–39; vedere anche DeA 135:3–7).
Parlando della necessità della rivelazione continua, il presidente James E. Faust (1920–2007) della Prima Presidenza ha insegnato:
“Abbiamo la promessa che il presidente della Chiesa, nella sua veste di rivelatore per l’intera Chiesa, riceverà la guida necessaria a tutti noi. Saremo al sicuro soltanto se presteremo ascolto alle sue parole e seguiremo i suoi consigli. […]
Come possiamo essere certi che, come ci è stato promesso, profeti, veggenti e rivelatori non condurranno mai i fedeli a traviamento? (Vedere Joseph Fielding Smith, [“Le chiavi eterne e il diritto di presiedere”], La Stella, marzo 1973, 108). Una risposta si trova nel grande principio enunciato nella sezione 107 di Dottrina e Alleanze: ‘E ogni decisione presa da uno di questi quorum deve essere per voce unanime di questo’ [DeA 107:27]. Il requisito dell’unanimità è una garanzia contro le antipatie o le preferenze personali; è una garanzia che è Dio che governa per mezzo dello Spirito, e non l’uomo per mezzo del principio della maggioranza o del compromesso; è una garanzia che tutta l’esperienza e tutte le capacità disponibili sono concentrate sulla soluzione della questione in esame prima che si possano ricevere le profonde e inconfutabili impressioni delle direttive rivelate; è insomma una garanzia contro le debolezze dell’umana specie” (“La rivelazione continua”, La Stella, gennaio 1990, 9).
I membri della Chiesa hanno il privilegio e la responsabilità di sapere personalmente che il Signore ispira e guida coloro che sono chiamati a dirigere la Chiesa. Dopo che il Manifesto fu presentato alla Conferenza generale per il voto di sostegno dei membri della Chiesa, il presidente George Q. Cannon (1827–1901) della Prima Presidenza parlò ai santi estendendo questo invito a chi avesse delle domande sul Manifesto: “Rivolgetevi voi stessi a Dio, se siete turbati da questa cosa e non ne vedete lo scopo; andate dove siete soliti appartarvi e chiedete a Dio e implorateLo, nel nome di Gesù, di darvi una testimonianza così come l’ha data a noi, e vi prometto che non ne uscirete a mani vuote, né sarete insoddisfatti. Riceverete una testimonianza e la luce sarà riversata su di voi, e vedrete cose che forse in questo momento non potete vedere e capire” (Collected Discourses Delivered by President Wilford Woodruff, His Two Counselors, the Twelve Apostles and Others, a cura di Brian H. Stuy [1988], 2:133).
Dichiarazione Ufficiale 1, “Brani scelti da tre discorsi del presidente Wilford Woodruff in merito al Manifesto”, paragrafi 4–7. “Il Dio del cielo [mi ha] comandato di fare ciò che ho fatto”
Un anno dopo la pubblicazione del Manifesto, il presidente Wilford W. Woodruff si rivolse ai membri della Chiesa riuniti durante una conferenza di palo a Logan, nello Utah, dicendo: “Il Signore mi ha comunicato per rivelazione che vi sono molti membri della Chiesa in tutta Sion che sono grandemente provati nel loro cuore per via [del Manifesto]” (“Remarks Made by President Wilford Woodruff”, Deseret Evening News, 7 novembre 1891, 4). Il presidente Woodruff invitò i santi a riflettere sulla stessa domanda che lui si era posto e di cui aveva discusso con altri dirigenti della Chiesa prima di rivolgere la questione al Signore in fervente preghiera: “Qual è, per i Santi degli Ultimi Giorni, la via più saggia da seguire: continuare a cercare di attuare il matrimonio plurimo, in contrasto con la legge della nazione […] oppure, dopo aver fatto e sopportato ciò che abbiamo fatto e sopportato per aver noi aderito a questo principio, cessare questa pratica e sottometterci alla legge e, così facendo, lasciare in casa loro i Profeti, gli Apostoli ed i padri, in modo che essi possano istruire il popolo ed occuparsi dei doveri della Chiesa, e lasciare anche i templi nelle mani dei santi, in modo che essi possano occuparsi delle ordinanze del Vangelo, sia per i vivi che per i morti?” (Dichiarazione Ufficiale 1, “Brani scelti da tre discorsi del presidente Wilford Woodruff in merito al Manifesto”, paragrafo 5). Poi rese questa testimonianza: “Il Signore mi ha mostrato mediante visione e rivelazione esattamente ciò che sarebbe accaduto se non avessimo interrotto questa pratica. Se non l’avessimo interrotta, non avreste avuto alcun modo di usare […] queste persone che sono in questo Tempio di Logan, perché tutte le ordinanze sarebbero state interrotte su tutta la terra di Sion. Su tutta Israele regnerebbe la confusione, e molti uomini sarebbero fatti prigionieri”. Ciononostante, il presidente Woodruff dichiarò che sarebbe stato disposto a continuare la pratica del matrimonio plurimo, malgrado le circostanze, “se il Dio del cielo non [gli] avesse comandato di fare ciò che [fece]” (Dichiarazione Ufficiale 1, “Brani scelti da tre discorsi”, paragrafi 6–7).
Una verità che possiamo imparare dagli insegnamenti del presidente Woodruff è che il Signore accorda una rivelazione continua ai Suoi profeti in base alle necessità e alle circostanze in cui si trovano la Sua chiesa e il Suo popolo. Il presidente John Taylor ha insegnato:
“Dal giorno in cui Adamo ricevette la prima comunicazione da Dio, a quando Giovanni sull’Isola di Patmo ricevette le Sue comunicazioni, o al giorno in cui Joseph Smith vide i cieli aprirsi davanti a lui, sono sempre state necessarie nuove rivelazioni, adatte alle particolari circostanze in cui le chiese e gli individui si sono trovati.
Le rivelazioni date a Adamo non servirono a Noè per edificare la sua arca, né le rivelazioni di Noè dissero a Lot di allontanarsi da Sodoma; e queste rivelazioni non parlavano dell’esodo dei figli di Israele dall’Egitto. Tutti costoro ricevettero le rivelazioni necessarie alla loro vita, come Isaia, Geremia, Ezechiele, Gesù, Paolo, Pietro, Giovanni e Joseph. Così anche noi dobbiamo ricevere rivelazioni nostre” (Insegnamenti dei presidenti della Chiesa – John Taylor [2002], 158).
Circostanze nuove e mutevoli, dunque, richiedono ulteriori rivelazioni da Dio. Sebbene gli eventi esterni, come l’intensa opposizione contro il matrimonio plurimo, possano creare il bisogno di ricevere nuove rivelazioni, alla fine è sempre il Signore che guida la Chiesa e i Suoi membri mediante rivelazione.