“Capitolo 54: Dottrina e Alleanze 134–136”, Dottrina e Alleanze – Manuale dello studente (2017)
“Capitolo 54”, Dottrina e Alleanze – Manuale dello studente
Capitolo 54
Dottrina e Alleanze 134–136
Introduzione e cronologia degli eventi
Il 17 agosto 1835 i membri della Chiesa di Kirtland, nell’Ohio, tennero una riunione speciale per approvare l’imminente pubblicazione di Dottrina e Alleanze. Poiché il profeta Joseph Smith stava facendo visita ai membri della Chiesa nel Territorio del Michigan, l’assemblea fu presieduta da Oliver Cowdery. Durante la riunione i membri decisero di inserire in Dottrina e Alleanze “una dichiarazione di fede riguardante i governi e le leggi” (introduzione a DeA 134). Questa dichiarazione si trova ora in Dottrina e Alleanze 134.
Il 27 giugno 1844 il profeta Joseph Smith e suo fratello Hyrum, che era l’assistente presidente e il patriarca della Chiesa, subirono il martirio a Carthage, nell’Illinois. L’annuncio del martirio, basato sulle testimonianze oculari degli anziani John Taylor e Willard Richards, entrambi membri del Quorum dei Dodici Apostoli, venne inserito nell’edizione del 1844 di Dottrina e Alleanze. Questo annuncio si trova ora in Dottrina e Alleanze 135.
Nel febbraio del 1846 i membri della Chiesa iniziarono ad abbandonare Nauvoo, nell’Illinois, e a viaggiare verso l’Ovest attraversando il Territorio dell’Iowa. Nel gennaio del 1847, a Winter Quarters, nel Nebraska, il presidente Brigham Young ricevette la rivelazione contenuta in Dottrina e Alleanze 136, in cui il Signore consigliò ai santi di organizzarsi e di prepararsi per il loro viaggio verso l’Ovest.
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17 agosto 1835I membri della Chiesa di Kirtland approvano l’inserimento della sezione 134 in Dottrina e Alleanze.
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27 giugno 1844Il profeta Joseph Smith e Hyrum Smith subiscono il martirio nel carcere di Carthage, nell’Illinois.
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Luglio–Agosto 1844Viene scritta Dottrina e Alleanze 135.
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4 febbraio 1846La prima compagnia di santi lascia Nauvoo per intraprendere il viaggio verso l’Ovest.
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Giugno 1846La compagnia di santi guidata da Brigham Young arriva al fiume Missouri, dove in seguito verranno fondati diversi insediamenti, come Kanesville, nell’Iowa, e Winter Quarters, nel Nebraska.
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14 gennaio 1847Viene ricevuta Dottrina e Alleanze 136.
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24 luglio 1847La compagnia di pionieri guidata da Brigham Young arriva nella Valle del Lago Salato.
Dottrina e Alleanze 134 – Approfondimento del contesto storico
Dopo essere stati scacciati illegalmente dalle loro case nella Contea di Jackson verso la fine del 1833, i membri della Chiesa chiesero aiuto alle autorità governative di Stato e federali per salvaguardare i diritti civili dei santi e per rivendicare le loro proprietà andate perdute; tuttavia, queste richieste di aiuto andarono ripetutamente a vuoto. In alcuni casi, i membri della Chiesa vennero “accusati dai loro accaniti nemici, sia nel Missouri che in altri luoghi, di essere oppositori dell’ordine pubblico” e furono falsamente “raffigurati come promulgatori di leggi in conflitto con le leggi del paese” (Joseph Fielding Smith, Church History and Modern Revelation [1953], 2:30–31).
Nel luglio 1833 pochissime copie del Libro dei Comandamenti sopravvissero alla violenza perpetrata dai facinorosi a Independence, nel Missouri. Pertanto, nel 1835 a Kirtland venne preparato per la pubblicazione un nuovo libro contenente le rivelazioni ricevute dal profeta Joseph Smith. Il 17 agosto 1835 un’assemblea generale di membri della Chiesa si riunì per approvare la prima edizione di Dottrina e Alleanze prima della pubblicazione. Durante quella riunione, Oliver Cowdery lesse ad alta voce un altro documento intitolato “I governi e le leggi in generale”. I partecipanti approvarono all’unanimità l’inserimento in Dottrina e Alleanze del documento, il quale fu aggiunto dopo l’appendice (che ora è Dottrina e Alleanze 133), in fondo all’edizione del 1835. Questo documento, ora riportato in Dottrina e Alleanze 134, non era una rivelazione data al profeta Joseph Smith, ma probabilmente venne preparato da Oliver Cowdery, con l’aiuto di William W. Phelps, come dichiarazione per chiarire le credenze dei membri della Chiesa circa la loro posizione nei confronti del governo e della legge (vedere The Joseph Smith Papers, Documents, Volume 4: April 1834–September 1835, a cura di Matthew C. Godfrey e altri [2016], 479–482).
Dottrina e Alleanze 134
Vengono definite le responsabilità dei governi e dei rispettivi cittadini
Dottrina e Alleanze 134:1–3. “Il libero esercizio della propria coscienza”
La persecuzione subita nel 1833 dai santi nel Missouri e il loro insuccesso nell’ottenere aiuto dalle autorità governative aveva rafforzato in loro la convinzione che i governi dovessero proteggere i diritti dei cittadini, tra cui “il libero esercizio della propria coscienza, il diritto e il controllo della proprietà e la salvaguardia della vita” (DeA 134:2). Le leggi che permettono ai cittadini di agire in base alla loro coscienza proteggono la libertà religiosa. L’anziano Dallin H. Oaks del Quorum dei Dodici Apostoli ha insegnato che i governi hanno la responsabilità di proteggere “il libero esercizio della propria coscienza” (DeA 134:2) e la libertà religiosa dei loro cittadini:
“Oggi […] nessuno di noi può ignorare l’importanza della religione a livello globale — in politica, nella risoluzione dei conflitti, nello sviluppo economico, nei soccorsi umanitari e altro ancora. […] Comprendere la religione e il suo rapporto con le problematiche globali e con i governi è essenziale per cercare di migliorare il mondo in cui viviamo. […]
Di conseguenza, un governo dovrebbe garantire la libertà religiosa ai suoi cittadini. Come dichiarato nell’articolo 18 della Dichiarazione universale per i diritti umani delle Nazioni Unite: ‘Ogni individuo ha diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione; tale diritto include la libertà di cambiare religione o credo, e la libertà di manifestare, isolatamente o in comune, e sia in pubblico che in privato, la propria religione o il proprio credo nell’insegnamento, nelle pratiche, nel culto e nell’osservanza dei riti’ [Dichiarazione universale per i diritti umani adottata dall’assemblea generale delle Nazioni Unite il 10 dicembre 1948, un.org]” (“L’essenziale ruolo globale della religione” Liahona, giugno 2017, 14).
Dottrina e Alleanze 134:4, 7. “Nel libero esercizio del loro credo religioso”
Nel 1842 il profeta Joseph Smith rimarcò il principio della libertà religiosa descritto in Dottrina e Alleanze 134 scrivendo l’undicesimo articolo di fede, che dichiara: “Noi rivendichiamo il privilegio di adorare Dio Onnipotente secondo i dettami della nostra coscienza e riconosciamo a tutti gli uomini lo stesso privilegio: che adorino come, dove o ciò che vogliono” (Articoli di Fede 1:11). Libertà di religione, tuttavia, non significa che la legge debba proteggere tutte le pratiche religiose. Secondo Dottrina e Alleanze 134:4, i cittadini devono poter praticare la religione “a meno che le loro opinioni religiose non li inducano a ledere i diritti e le libertà altrui”. Pertanto, le restrizioni alle attività religiose sono appropriate qualora si dimostrino necessarie per la protezione di interessi impellenti quali la vita, la proprietà, la salute o la sicurezza altrui.
Il profeta Joseph Smith (1805–1844) ha fatto le seguenti dichiarazioni sull’importanza di proteggere la libertà religiosa:
“Noi riteniamo che il principio secondo cui tutti gli uomini sono uguali sia un principio giusto, che esso dovrebbe essere rispettato da ogni individuo e che [tutti abbiano] il diritto di decidere da sé tutte le questioni relative alla coscienza. Ne deriva quindi che se ne avessimo il potere, noi accorderemmo a tutti l’esercizio di questo diritto sulla libertà di pensiero, che il cielo ha così benevolmente concesso all’umana famiglia come uno dei suoi doni più belli”.
“Provo i sentimenti più liberali e un sentimento di carità verso tutte le sette, i partiti e le denominazioni. Considero i diritti e le libertà di coscienza quanto più sacri e cari. Non disprezzo alcun uomo per avere un’opinione diversa dalla mia”.
“I santi possono attestare se io sono pronto a deporre la vita per i miei fratelli. Se è stato dimostrato che sono pronto a morire per un mormone, dichiaro con franchezza dinanzi al cielo che sono altrettanto pronto a morire in difesa dei diritti di un presbiteriano, di un battista o di un brav’uomo di qualsiasi altra confessione religiosa, perché lo stesso principio che calpestasse i diritti dei Santi degli Ultimi Giorni calpesterebbe anche i diritti […] di qualsiasi altra setta religiosa che fosse impopolare e troppo debole per difendersi.
È l’amore per la libertà che ispira l’anima mia, libertà civile e religiosa per tutta la razza umana” (Insegnamenti dei presidenti della Chiesa – Joseph Smith [2007], 352–353).
L’anziano Robert D. Hales del Quorum dei Dodici Apostoli ha insegnato i principi fondamentali della libertà religiosa che tutti noi dovremmo cercare di promuovere e sostenere:
“Ci sono quattro pietre angolari della libertà di religione su cui noi Santi degli Ultimi Giorni dobbiamo fare affidamento e che dobbiamo proteggere.
La prima è la libertà di credere. Nessuno dovrebbe essere criticato, perseguitato o attaccato dalle persone, e neanche dai governi, per il suo modo di credere in Dio. È una cosa molto personale e importante. […]
La seconda pietra angolare della libertà di religione è la libertà di condividere la nostra fede e il nostro credo con gli altri. […] Come genitori, missionari a tempo pieno e membri missionari, facciamo affidamento sulla libertà di religione per poter insegnare la dottrina del Signore in famiglia e in tutto il mondo.
La terza pietra angolare della libertà di religione è la libertà di costituire un’organizzazione religiosa — una chiesa — e di rendere culto pacificamente assieme agli altri. […] Documenti internazionali sui diritti umani e molte costituzioni nazionali avallano questo principio.
La quarta pietra angolare della libertà di religione è la libertà di professare la nostra fede: il libero esercizio della fede non soltanto in casa e in cappella, ma anche nei luoghi pubblici” (“Preservare la libertà di scelta, proteggendo la libertà di religione”, Liahona, maggio 2015, 112).
Dottrina e Alleanze 134:5–6. “Tutti gli uomini [sono] vincolati a sostenere e ad appoggiare i rispettivi governi del paese in cui risiedono”
I Santi degli Ultimi Giorni credono di dover “sostenere e […] appoggiare i rispettivi governi del paese in cui risiedono” (DeA 134:5). Il profeta Joseph Smith ha riassunto questo principio scrivendo il dodicesimo articolo di fede, che dichiara: “Noi crediamo di dover essere soggetti ai re, ai presidenti, ai governanti ed ai magistrati, di dover obbedire, onorare e sostenere le leggi” (Articoli di Fede 1:12). I membri della Chiesa vivono questo principio obbedendo alle leggi del loro paese e incoraggiando gli altri a osservare le leggi, a servire nella comunità, a mostrare rispetto verso le autorità governative e a votare.
A volte le leggi del paese potrebbero entrare in conflitto con le credenze dei membri della Chiesa. Mentre parlava a una conferenza a cui presenziavano diverse autorità religiose e giudiziarie, l’anziano Dallin H. Oaks ha insegnato cosa possiamo fare quando si presenta questo dilemma:
“Considerando che tutti i credenti riveriscono la legge divina, la maggior parte di loro riconoscono che anche la legge civile è ordinata da Dio. Il Signore Gesù Cristo ha insegnato: ‘Rendete dunque a Cesare quel ch’è di Cesare, e a Dio quel ch’è di Dio’ (Matteo 22:21). Per quanto possibile, dunque, dobbiamo obbedire a entrambi i sistemi giuridici. Laddove sembra che entrino in conflitto, dobbiamo cercare di armonizzarli. Quando sono davvero inconciliabili, dovremmo associarci ad altre persone che condividono la stessa opinione per cercare di cambiare la legge civile allo scopo di adattarla a quella divina. In ogni caso, dobbiamo essere molto cauti prima di decidere di trascurare una per favorire l’altra, qualora si presenti questa circostanza rarissima.
In questo contesto, ai credenti come me dico che non dovremmo far valere il libero esercizio della religione per scavalcare tutte le leggi o i provvedimenti governativi che potrebbero essere interpretati come una violazione della libertà religiosa a livello istituzionale o personale. Come ho detto in diverse occasioni, il libero esercizio della religione implica sia il diritto di scegliere le proprie convinzioni e affiliazioni religiose, sia il diritto di esercitare, ossia praticare, quelle convinzioni. Tuttavia, in una nazione con cittadini di molti credi religiosi differenti, il diritto di alcuni di agire in accordo ai loro principi religiosi deve essere circoscritto dalla responsabilità governativa di proteggere la salute e la sicurezza di tutti” (“The Boundary Between Church and State” [discorso tenuto alla Second Annual Sacramento Court/Clergy Conference il 20 ottobre 2015], mormonnewsroom.org).
Dottrina e Alleanze 134:12. “Non crediamo che sia giusto interferire con gli schiavi”
Nel 1821 il Missouri fu ammesso agli Stati Uniti come Stato schiavista, ovvero uno Stato in cui l’istituzione dello schiavismo era legale. Mentre parlava a una conferenza sulla libertà di religione, l’anziano Quentin L. Cook del Quorum dei Dodici Apostoli ha spiegato che i santi del Missouri erano perseguitati in parte a causa delle loro convinzioni contrarie allo schiavismo:
“Nel 1833 nel Missouri i valori dei Santi degli Ultimi Giorni erano in diretto contrasto con gli altri coloni che non facevano parte della nostra fede. Molti abitanti del Missouri consideravano gli Indiani americani un nemico implacabile e volevano che se ne andassero dal territorio. Inoltre, molti dei coloni locali erano schiavisti e si sentivano minacciati da coloro che si opponevano alla schiavitù. […]
Invece la nostra dottrina rispettava gli Indiani americani e il nostro desiderio era quello di insegnare loro il vangelo di Gesù Cristo. Rispetto alla schiavitù, le nostre Scritture affermano chiaramente che nessuna persona dovrebbe essere schiava di un’altra. I nostri membri di colore, relativamente poco numerosi agli inizi della Chiesa, rendevano il culto insieme ai membri bianchi. […] Altri coloni del Missouri si sentirono minacciati quando un gran numero di santi, seguendo le rivelazioni del Signore, si trasferì nel Missouri.
Tutto ciò portò a un immenso conflitto e alla persecuzione nei confronti dei membri della Chiesa” (“Accountability to God: Religious Freedom and Fairness” [discorso tenuto al Seymour Institute Seminar on Religious Freedom il 26 luglio 2017], mormonnewsroom.org).
Alcuni coloni del Missouri erano turbati perché avevano interpretato un editoriale apparso sul periodico della Chiesa chiamato The Evening and the Morning Star come un incoraggiamento all’immigrazione dei neri liberi nello Stato (vedere Manuscript History of the Church, vol. A-1, pagine 332–333, josephsmithpapers.org). Oliver Cowdery fu testimone dell’aspra persecuzione subita dai santi nel Missouri e probabilmente scrisse la frase “non crediamo che sia giusto interferire con gli schiavi” (DeA 134:12) per difendere la Chiesa da quella accusa. La sua dichiarazione chiarì che la Chiesa non appoggiava la violazione delle leggi in vigore allo scopo di “predicare […] il Vangelo” a chi viveva in stato di schiavitù “contrariamente alla volontà e al desiderio dei loro padroni” (DeA 134:12).
“La Chiesa fu istituita nel 1830, durante un’epoca di grande divisione razziale negli Stati Uniti. All’epoca, molte persone di origine africana vivevano in schiavitù, e le distinzioni e i pregiudizi razziali non soltanto erano comuni, ma addirittura usuali tra gli americani bianchi. Tali realtà, benché inusuali e inconcepibili oggi, [influenzavano] tutti gli aspetti della vita delle persone, inclusa la loro religione. Molte chiese cristiane del tempo, ad esempio, erano segregate dal punto di vista razziale. Fin dagli albori della Chiesa, le persone di ogni razza ed etnia potevano essere battezzate e venivano accolte come membri. Verso la fine della sua vita, il fondatore della Chiesa Joseph Smith si oppose apertamente alla schiavitù” (“Razza e sacerdozio”, Argomenti evangelici, topics.lds.org).
Dottrina e Alleanze 135 – Approfondimento del contesto storico
A Nauvoo, agli inizi del 1844, un gruppo di apostati dichiarò che Joseph Smith era un profeta decaduto e cercò di dare inizio a una chiesa rivale. Alcuni tennero persino delle riunioni segrete in cui tramavano di ucciderlo (vedere Glen M. Leonard, Nauvoo: A Place of Peace, a People of Promise [2002], 357–362). Il 7 giugno 1844 alcuni di questi dissenzienti stamparono e distribuirono il primo numero (che si sarebbe rivelato essere anche l’ultimo) di un periodico che chiamarono il “Nauvoo Expositor”. Questo giornale attaccava l’autorità del profeta Joseph Smith, che serviva come sindaco di Nauvoo, accusandolo di insegnare falsa dottrina, di travalicare la sua posizione politica e religiosa, e di praticare segretamente la poligamia. Inoltre, il periodico esigeva l’abrogazione dello statuto di Nauvoo (vedere Leonard, Nauvoo, 362–364). Durante una riunione del Consiglio cittadino di Nauvoo, tenuta il 10 giugno 1844, “Il Consiglio approvò un decreto che bollava il Nauvoo Expositor come un disturbo ed emise altresì un ordine a [Joseph Smith] di [fermare] detto disturbo”. Durante la riunione il profeta Joseph Smith osservò: “La condotta di questi uomini e questi giornali mirano a distruggere la pace della città; e non saremo al sicuro fintanto che queste cose esistono, a causa dello spirito di rivolta che tendono a produrre”. Affermò inoltre che il giornale “stava agitando uno spirito di tumulto tra il popolo, portando morte e distruzione su di [loro]” (Manuscript History of the Church, vol. F-1, pag. 74, 77–78, 80, josephsmithpapers.org).
Il Consiglio cittadino di Nauvoo ordinò allo sceriffo della città di distruggere la macchina da stampa. Di conseguenza, i proprietari del Nauvoo Expositor accusarono di sommossa Joseph Smith e altre autorità cittadine. Istigati dalle accuse dei nemici del Profeta, i cittadini delle vicine comunità di Warsaw e Carthage tennero discorsi e scrissero articoli di giornale in cui invocavano un intervento armato per espellere i Santi degli Ultimi Giorni dallo Stato dell’Illinois a meno che Joseph Smith e altri non si fossero arresi alle autorità. In qualità di sindaco di Nauvoo, Joseph Smith dichiarò la legge marziale per proteggere i residenti della città da possibili attacchi. Il Profeta, inoltre, si appellò alle autorità dello Stato per chiedere aiuto nel risolvere la questione legale. Con l’intensificarsi delle tensioni nello Stato, Thomas Ford, governatore dell’Illinois, emise un’ordinanza in cui si richiedeva a Joseph Smith e ad altre autorità della città di Nauvoo di recarsi a Carthage per essere sottoposti a processo per le accuse di sommossa. Dal momento che Nauvoo era sotto minaccia di un attacco e che il governatore Ford aveva dato la sua parola che sarebbero stati sottoposti a un processo sicuro ed equo, il profeta Joseph Smith, Hyrum Smith e altre autorità di Nauvoo partirono per Carthage. Dopo un’udienza, a Joseph e agli altri imputati fu permesso di pagare la cauzione. A quel punto i nemici del Profeta accusarono Joseph e Hyrum Smith di tradimento, basandosi sulla proclamazione della legge marziale da parte di Joseph a Nauvoo. Quella di tradimento era un’accusa per cui non si poteva uscire dietro cauzione, perciò Joseph e Hyrum dovevano rimanere in prigione fino al processo. Il Profeta e suo fratello vennero presi in custodia e spostati dal Hamilton Hotel, dove soggiornavano, al carcere di Carthage in attesa del processo (vedere Leonard, Nauvoo, 365–372, 376, 381, 384).
Il pomeriggio del 27 giugno 1844 un gruppo di oppositori prese d’assalto la camera da letto al secondo piano del carcere di Carthage, dove si trovavano i prigionieri, uccidendo il profeta Joseph Smith e Hyrum Smith. Anche altre due persone, l’anziano John Taylor e l’anziano Willard Richards, entrambi membri del Quorum dei Dodici Apostoli, erano presenti nella stanza insieme al Profeta e a suo fratello. John Taylor fu ferito gravemente, mentre Willard Richards sfuggì senza alcuna lesione.
A cavallo tra il luglio e l’agosto del 1844 venne preparato un annuncio del martirio basato sui resoconti dei testimoni oculari John Taylor e Willard Richards. La Chiesa ha inserito questo annuncio, che è anche un tributo al profeta Joseph Smith, alla fine dell’edizione del 1844 di Dottrina e Alleanze (vedere Jeffrey Mahas, “Ricordare il martirio”, Rivelazioni nel contesto, history.lds.org.) Questo annuncio si trova ora in Dottrina e Alleanze 135.
Dottrina e Alleanze 135
La Chiesa annuncia il martirio del profeta Joseph Smith e di Hyrum Smith
Dottrina e Alleanze 135:1–3. “[Joseph] ha suggellato la sua missione e le sue opere col suo sangue; e così ha fatto suo fratello Hyrum”
Come molti profeti dell’antichità vennero perseguitati e persino uccisi mentre adempivano le missioni che Dio aveva affidato loro (vedere Atti 7:54–60; 1 Nefi 1:19–20; Mosia 17:9–13; Alma 33:14–17; Helaman 8:17–19), così anche il profeta Joseph Smith fu criticato, perseguitato e alla fine ucciso, suggellando così “la sua missione e le sue opere col suo sangue” (DeA 135:3). In una rivelazione data al presidente Brigham Young, il Signore confermò che “era necessario che [Joseph Smith] suggellasse la sua testimonianza con il suo sangue, affinché egli potesse essere onorato e i malvagi potessero essere condannati” (DeA 136:39). L’anziano Robert D. Hales ha insegnato: “Joseph Smith suggellò la sua testimonianza con il sangue. Il martirio del Profeta fu una volontaria accettazione della morte per suggellare la sua testimonianza del Libro di Mormon e di Dottrina e Alleanze (vedere DeA 135:1) e per portare una santa testimonianza di Gesù Cristo e del Suo vangelo in questa dispensazione” (“L’importanza di ricevere una testimonianza personale”, La Stella, gennaio 1995, 23).
Per avere ulteriori informazioni su Joseph Smith e sul suggellamento della sua testimonianza col suo sangue, vedere il commentario a Dottrina e Alleanze 136:39 in questo capitolo.
Dottrina e Alleanze 135:3. “Joseph Smith, il Profeta e Veggente del Signore, ha fatto di più, a parte solo Gesù, per la salvezza degli uomini in questo mondo di qualsiasi altro uomo”
Il profeta Joseph Smith era un uomo mortale che fu chiamato da Dio per svolgere un ruolo nella restaurazione del Vangelo (vedere DeA 1:17–23; 136:37–39). Come risultato della sua chiamata quale profeta di Dio, Joseph Smith “ha fatto di più, a parte solo Gesù, per la salvezza degli uomini in questo mondo di qualsiasi altro uomo che vi abbia mai vissuto” (DeA 135:3). Oggi i membri della Chiesa hanno accesso ad abbondanti benedizioni grazie all’opera svolta dal profeta Joseph Smith. Parlando di queste benedizioni, il presidente Gordon B. Hinckley (1910–2008) ha reso la seguente testimonianza del profeta Joseph Smith: “Nei brevi 38 anni e mezzo della sua vita, per suo tramite giunse un’incomparabile conoscenza, doni e dottrina. Considerandolo in modo obiettivo, non c’è nulla che si possa paragonare. In modo soggettivo, è il fondamento della testimonianza personale di milioni di Santi degli Ultimi Giorni su tutta la terra” (“Le grandi cose che Dio ha rivelato”, Liahona, maggio 2005, 83).
Il presidente Joseph F. Smith (1838–1918) ha spiegato che l’influenza del ministero del profeta Joseph Smith si estende a tutti i popoli, indipendentemente dal luogo o dal momento in cui hanno vissuto sulla terra: “L’opera in cui Joseph Smith era impegnato non si limitava soltanto a questa vita, ma riguardava anche la vita a venire e quella passata. In altre parole, riguarda coloro che sono vissuti sulla terra, coloro che vivono adesso e coloro che verranno dopo di noi. Non è una cosa che riguarda l’uomo soltanto mentre abita temporaneamente nella carne, ma tutta l’umana famiglia nell’arco dell’eternità” (Insegnamenti dei presidenti della Chiesa – Joseph F. Smith [1999], 13).
Tutti coloro che desiderano sapere personalmente che Joseph Smith era un profeta di Dio possono ricevere una testimonianza spirituale di questa verità. L’anziano Neil L. Andersen del Quorum dei Dodici Apostoli ha insegnato che ogni membro della Chiesa dovrebbe cercare questa testimonianza in preghiera:
“Joseph Smith è il profeta della Restaurazione. La sua opera spirituale iniziò con l’apparizione del Padre e del Figlio, seguita da numerose visite celesti. Egli fu lo strumento nelle mani di Dio nel portare alla luce Scritture sacre e dottrine perse, e nel restaurare il sacerdozio. L’importanza dell’opera di Joseph richiede più che considerazioni di ordine intellettuale: dobbiamo, come lui, ‘chiedere a Dio’ [Giacomo 1:5; vedere anche Joseph Smith – Storia 1:11–13]. Le domande spirituali meritano risposte spirituali da parte di Dio. […]
Ogni credente ha bisogno di una conferma spirituale della missione divina del profeta Joseph Smith e del suo carattere. Questo vale per tutte le generazioni. […]
La testimonianza del profeta Joseph Smith può giungere in maniera diversa per ognuno di noi. Potreste ottenerla inginocchiandovi in preghiera e chiedendo a Dio di confermarvi che era un vero profeta. Potrebbe arrivare leggendo il resoconto del Profeta sulla Prima Visione. Una testimonianza si potrebbe distillare sulla vostra anima mentre leggete il Libro di Mormon volta dopo volta. Potreste riceverla mentre rendete testimonianza del Profeta o quando vi trovate nel tempio e vi rendete conto che attraverso Joseph Smith fu restaurato sulla terra il potere di suggellamento. Con fede e con intento reale, la vostra testimonianza del profeta Joseph Smith si rafforzerà. […]
Ai giovani oggi in ascolto o che leggeranno queste parole nei giorni a venire voglio lanciare una sfida specifica: ottenete una testimonianza personale del profeta Joseph Smith” (“Joseph Smith”, Liahona, novembre 2014, 28–30).
Dottrina e Alleanze 135:4–5. “Ho la coscienza priva di offese verso Dio e verso tutti gli uomini”
Mentre si preparavano a lasciare la loro casa a Nauvoo per andare a Carthage, nell’Illinois, il profeta Joseph Smith e suo fratello Hyrum presagivano di stare andando incontro alla morte. Il Profeta descrisse i sentimenti che provava in quel momento usando la metafora messianica di Isaia: “Vado come un agnello al mattatoio” (DeA 135:4; vedere anche Isaia 53:7). Nonostante gli evidenti sforzi dei suoi nemici che stavano cospirando per ucciderlo, il Profeta disse agli amici: “Sono calmo come un mattino d’estate; ho la coscienza priva di offese verso Dio e verso tutti gli uomini” (DeA 135:4).
La mattina presto del giorno in cui sarebbe stato assassinato nel carcere di Carthage, il profeta Joseph Smith rivolse queste parole a sua moglie Emma in una lettera scritta frettolosamente: “Sono del tutto rassegnato al mio destino, sapendo di essere giustificato e di aver fatto del mio meglio. Esprimi tutto il mio affetto ai bambini e a tutti i miei amici […] e, riguardo al tradimento, so di non averne commesso alcuno: non possono dimostrare nulla di simile, pertanto non temere che ci possa capitare qualcosa di male a questo riguardo. Dio vi benedica. Amen” (Insegnamenti – Joseph Smith, 542).
In precedenza, durante un discorso tenuto a Nauvoo il 18 giugno 1844, il profeta Joseph Smith aveva detto: “Non mi interessa la mia vita. Sono pronto ad essere offerto come sacrificio per questo popolo; che cosa possono fare i nostri nemici? Solo uccidere il corpo, e il loro potere è finito. Rimanete incrollabili, amici miei; non temete mai. Non cercate di salvare la vostra vita, poiché chi ha paura di morire per la verità perderà la vita eterna. Mantenetevi fedeli sino alla fine e risorgeremo, diventando come dei e regnando nei regni celesti, principati e domini eterni” (Insegnamenti – Joseph Smith, 542).
La mattina del 24 giugno 1844, quando il profeta Joseph Smith e i suoi compagni lasciarono Nauvoo diretti verso il carcere di Carthage, “dopo che Hyrum si fu preparato per andare […] egli lesse il seguente paragrafo verso la fine del dodicesimo capitolo di Ether, nel Libro di Mormon, e piegò la pagina su di esso” (DeA 135:4; vedere anche Ether 12:36–38). Dopo aver descritto gli eventi che ebbero luogo quella mattina, l’anziano Jeffrey R. Holland del Quorum dei Dodici apostoli ha detto:
“In seguito, rinchiusi nella prigione, il profeta Joseph Smith si voltò verso le guardie che lo tenevano prigioniero e rese una testimonianza possente dell’autenticità divina del Libro di Mormon [vedere History of the Church, 6:600]. Poco dopo le pistole e le pallottole presero la vita dei due testimoni.
Come uno delle migliaia di elementi che compongono la mia testimonianza della divinità del Libro di Mormon, presento questo come un’ulteriore prova della sua veridicità. Nelle ultime e più turbolente ore della loro vita, pensate che questi uomini avrebbero bestemmiato contro Dio continuando a basare la propria vita, il proprio onore e la propria ricerca della salvezza eterna su un libro (e quindi di conseguenza una Chiesa e un ministero) che avevano creato maliziosamente dal nulla? […]
Ditemi se, nell’ora della loro morte, questi due uomini sarebbero entrati alla presenza del loro Giudice Eterno citando e trovando sollievo in un libro che li avrebbe marchiati come impostori e ciarlatani fino alla fine dei giorni, se non si fosse trattato davvero della parola di Dio. Non lo avrebbero fatto! Erano disposti a morire, piuttosto che rinnegare l’origine divina e la veridicità eterna del Libro di Mormon” (“Salvezza per l’anima”, Liahona, novembre 2009, 89).
Dottrina e Alleanze 135:3, 6. “In vita non furono divisi, e in morte non furono separati!”
Hyrum era il fratello maggiore del Profeta ed era anche uno dei suoi più fidati e devoti amici e seguaci. Il presidente Heber J. Grant (1856–1945) descrisse la grande lealtà di Hyrum nei confronti di suo fratello: “Non c’è esempio migliore dell’amore di un fratello maggiore di quello mostrato da Hyrum Smith nella sua vita nei confronti del profeta Joseph Smith. […] Non potevano esserci due mortali più legati da sentimenti di unità, di affetto e di amore di quanto lo fossero loro. […] Non c’era posto per l’invidia nel cuore di Hyrum Smith. Nessun essere mortale avrebbe potuto essere più leale, più onesto e più fedele in vita o nella morte di quanto Hyrum Smith fu verso il Profeta dell’Iddio vivente” (“Hyrum Smith and His Distinguished Posterity”, Improvement Era, agosto 1918, 854–855).
Dottrina e Alleanze 136 – Approfondimento del contesto storico
Quanto meno già dal 1844, i dirigenti della Chiesa stavano attivamente pianificando un possibile spostamento nell’Ovest. Il profeta Joseph Smith e altri dirigenti della Chiesa avvertivano i crescenti sentimenti di ostilità verso la Chiesa nell’Illinois e riconoscevano che probabilmente avrebbero dovuto lasciare lo Stato. Sotto la direzione di Joseph, nel febbraio del 1844 il Quorum dei Dodici Apostoli cominciò a pianificare in segreto una spedizione verso il Nord America occidentale allo scopo di cercare possibili luoghi di raduno. Poco dopo, il Profeta istituì una nuova organizzazione, conosciuta come il Consiglio dei Cinquanta, a cui diede l’incarico di trovare una nuova dimora nell’Ovest per i santi (vedere The Joseph Smith Papers, Journals, Volume 3: May 1843–June 1844, a cura di Andrew H. Hedges e altri [2015], 179–180; The Joseph Smith Papers, Administrative Records, Council of Fifty, Minutes, March 1844–January 1846, a cura di Matthew J. Grow e altri [2016], 40, 464–465, 471–472).
Verso la fine della sua vita, il profeta Joseph Smith affidò le chiavi del sacerdozio di questa dispensazione ai membri del Quorum dei Dodici Apostoli (vedere Insegnamenti – Joseph Smith, 545). Dopo il martirio del Profeta, durante una riunione tenuta l’8 agosto 1844 molti membri della Chiesa ricevettero una manifestazione spirituale che confermò loro che Brigham Young, presidente del Quorum dei Dodici Apostoli, doveva guidare la Chiesa (vedere Storia della Chiesa nella pienezza dei tempi – Manuale dello studente [manuale del Sistema Educativo della Chiesa, 1997], 297–299).
Molti nemici della Chiesa pensavano che, una volta ucciso il profeta Joseph Smith, la Chiesa sarebbe crollata, ma quando videro che la Chiesa e la città di Nauvoo continuavano a crescere e a fiorire, intensificarono i loro sforzi per cacciare i santi dall’Illinois. Nel settembre del 1845 il colonnello Levi Williams, uno di coloro che furono incriminati per l’omicidio di Joseph e Hyrum Smith, ma che fu in seguito assolto, guidò un gruppo di trecento facinorosi e “bruciò sistematicamente le fattorie e le case dei mormoni sparse nella campagna. […] Dettero fuoco a molte case prive di protezione, edifici rurali, mulini, fienili” (Storia della Chiesa nella pienezza dei tempi, 307; vedere anche History of the Church, 7:439–444). Temendo che la presenza nello Stato dei Santi degli Ultimi Giorni avrebbe portato a una guerra civile, molti abitanti dell’Illinois chiesero ai membri della Chiesa di andarsene. Il 24 settembre 1845 il Quorum dei Dodici Apostoli pubblicò una lettera dove si prometteva che la Chiesa avrebbe lasciato lo Stato la primavera successiva (vedere Storia della Chiesa nella pienezza dei tempi, 307–308).
Sotto la minaccia delle violenze da parte dei facinorosi del luogo e della milizia dello Stato, i membri della Chiesa cominciarono a lasciare Nauvoo nel febbraio del 1846, dirigendosi verso ovest attraverso lo Stato dell’Iowa. A causa della pioggia eccessiva e delle risorse insufficienti, i santi che lasciarono Nauvoo nel febbraio del 1846 impiegarono oltre tre mesi e mezzo per compiere il viaggio di quasi cinquecento chilometri attraverso l’Iowa. Durante questo periodo, più di cinquecento uomini della Chiesa — che divennero noti come Battaglione Mormone — obbedirono alla chiamata del presidente Brigham Young di arruolarsi nell’esercito degli Stati Uniti per prestare servizio nella guerra contro il Messico iniziata nel maggio di quell’anno. Alcuni di questi uomini furono accompagnati dalla moglie e dai figli. Il loro servizio avrebbe permesso di guadagnare del denaro per aiutare i membri della Chiesa poveri a compiere il viaggio verso l’Ovest, ma molte famiglie furono lasciate prive dei rispettivi mariti e padri per una parte del viaggio. Per questi motivi, i dirigenti della Chiesa decisero di non continuare il viaggio verso le Montagne Rocciose fino alla primavera del 1847 e consigliarono ai membri della Chiesa di trascorrere l’inverno nei loro insediamenti provvisori (vedere Richard E. Bennett, We’ll Find the Place: The Mormon Exodus, 1846–1848 [1997], 31–34, 40–47; Il nostro retaggio – Breve storia della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni [1996], 69–74).
“Numerosi insediamenti di santi si estendevano lungo entrambe le sponde del fiume Missouri. L’insediamento più importante, Winter Quarters, stava sulla sponda occidentale, nel Nebraska. Arrivò rapidamente ad accogliere circa tremilacinquecento membri della Chiesa che vivevano in capanne di tronchi e in rifugi improvvisati fatti con rami di salice e fango” (Il nostro retaggio, 71–72). Molti non erano adeguatamente protetti dal freddo. Malattie come la malaria, la polmonite, la tubercolosi, il colera e lo scorbuto causarono enormi sofferenze e molti morti. Più di settecento membri morirono durante quel primo inverno (vedere Storia della Chiesa nella pienezza dei tempi, 325–327). Nel gennaio del 1847 Brigham Young pregò in cerca della guida del Signore in merito allo spostamento nell’Ovest e dettò il consiglio ispirato che è ora riportato in Dottrina e Alleanze 136.
Dottrina e Alleanze 136:1–33
Il Signore coordina i membri della Chiesa e offre loro consigli in preparazione al loro viaggio verso l’Ovest
Dottrina e Alleanze 136:1–33. “Il Campo d’Israele”
I santi degli ultimi giorni esiliati vennero definiti il “Campo d’Israele”, lo stesso nome usato anticamente per i figli d’Israele guidati da Mosè fuori dall’Egitto (vedere DeA 136:1; vedere anche Esodo 14:19–20; Giosuè 6:23). L’uso intenzionale di questo nome suggeriva che la moderna Israele poteva essere benedetta durante il suo viaggio nel deserto e che alla fine poteva essere condotta a una sistemazione permanente, proprio come l’antica Israele. Rivolgendosi ai membri della Chiesa a Winter Quarters, nel Nebraska, il Signore dichiarò: “Io sono il Signore vostro Dio, sì, il Dio dei vostri padri, il Dio di Abrahamo, di Isacco e di Giacobbe”, lo stesso Dio “che condusse i figlioli d’Israele fuori dal paese d’Egitto” e promise loro: “il mio braccio è steso negli ultimi giorni per salvare il mio popolo, Israele” (DeA 136:21–22). Il criterio ispirato secondo il quale i santi dovevano prepararsi per la migrazione era simile a quello adoperato dall’antica Israele per quanto riguardava l’organizzazione e la scelta dei capi (vedere Esodo 18:21–27; Deuteronomio 1:15).
Dottrina e Alleanze 136:7. “Per andare come pionieri”
Dato che non tutti i membri della Chiesa erano in grado di cominciare il viaggio verso l’Ovest allo stesso momento, coloro che partivano per primi dovevano andare “con forza a fare preparativi per coloro che [dovevano] rimanere”, ossia per coloro che sarebbero giunti in seguito, “per preparare la posa del raccolto di primavera” e per preparare “delle case e dei campi per coltivare il grano” (vedere DeA 136:6–7 ,9). Il Signore chiamò questi santi “pionieri” (DeA 136:7), volendo intendere che essi dovevano aiutare gli altri precedendoli e preparando la via per coloro che sarebbero venuti dopo.
Dopo la partenza di alcuni dirigenti della Chiesa il 5 aprile 1847, la prima compagnia di pionieri lasciò Winter Quarters il 15 aprile. Viaggiarono per più di milleseicento chilometri e arrivarono nella Valle del Lago Salato alla fine del luglio 1847. Il 24 luglio 1847 il presidente Brigham Young arrivò nella valle e ricevette la conferma che i santi avevano trovato la loro nuova dimora (vedere Storia della Chiesa nella pienezza dei tempi, 337–340). Alla fine, più di sessantamila persone percorsero lo stesso cammino per riunirsi ai santi nell’area dello Utah prima che nel 1869 venisse ultimata la ferrovia transcontinentale (vedere Bennett, We’ll Find the Place, 359).
Il presidente Thomas S. Monson ha spiegato in che modo oggi i membri possono essere dei pionieri:
“Essere un santo degli ultimi giorni significa essere un pioniere, perché la definizione di pioniere è: ‘Persona che prepara o apre la via che altri possono seguire’ [The Compact Edition of the Oxford English Dictionary (1971), ‘pioneer’]. Ed essere un pioniere significa acquisire familiarità con il sacrificio. Anche se ai membri della Chiesa non viene più richiesto di abbandonare la propria casa per recarsi a Sion, spesso essi devono abbandonare le vecchie abitudini, le tradizioni che hanno seguito per molto tempo e dei cari amici. Alcuni prendono la straziante decisione di lasciarsi alle spalle i membri della famiglia che si oppongono alla loro appartenenza alla Chiesa. Tuttavia, i Santi degli Ultimi Giorni vanno avanti pregando che i loro preziosi cari comprendano e accettino.
Il sentiero di un pioniere non è semplice, ma noi seguiamo le orme del Pioniere supremo — il Salvatore stesso — che ci ha preceduti, mostrandoci la via da seguire” (“Leali alla fede dei nostri antenati”, Liahona, luglio 2016, 4).
Dottrina e Alleanze 136:34–42
Il Signore rassicura i membri della Chiesa e consiglia loro di essere diligenti nell’osservare tutti i Suoi comandamenti
Dottrina e Alleanze 136:37–38. “Fu fedele; e l’ho preso a me”
I dissidenti di Nauvoo che presero parte agli eventi che portarono all’assassinio del profeta Joseph Smith lo definivano un profeta decaduto. Tuttavia, nella rivelazione riportata in Dottrina e Alleanze 136 il Signore rese testimonianza della chiamata divina del profeta Joseph Smith e affermò: “Fu fedele; e l’ho preso a me” (vedere DeA 136:37–38). Il presidente Joseph F. Smith ha reso testimonianza che il profeta Joseph Smith fu fedele alla missione e alla chiamata ricevute da Dio:
“Il più grande avvenimento che sia mai accaduto nel mondo, dopo la risurrezione del Figlio di Dio dalla tomba e la Sua ascensione in cielo, fu l’apparizione del Padre e del Figlio al giovane Joseph Smith per preparare la strada alla fondazione del regno [di Dio] — non il regno dell’uomo — che non sarebbe mai più cessato né sarebbe mai più stato distrutto.
Avendo accettato questa verità, io trovo facile ogni altra verità che egli dichiarò e annunciò durante la sua missione […] nel mondo. Egli non insegnò mai una dottrina non vera. Non praticò mai una dottrina che non gli fosse stato ordinato di praticare. Non difese mai l’errore. Non fu ingannato. Egli vide; udì; agì secondo gli ordini ricevuti; e quindi Dio è responsabile dell’opera compiuta da Joseph Smith, non Joseph Smith. Il Signore ne è responsabile, non l’uomo” (Insegnamenti – Joseph Smith, 556).
Dottrina e Alleanze 136:39. “Era necessario che suggellasse la sua testimonianza con il suo sangue”
Dopo la morte del profeta Joseph Smith, molti membri della Chiesa “si [erano] meravigliati a motivo della sua morte” (DeA 136:39), ovverosia erano confusi per il fatto che Dio avesse permesso che venisse ucciso. Nella rivelazione riportata in Dottrina e Alleanze 136 il Signore spiegò che il profeta Joseph Smith era morto perché “era necessario che suggellasse la sua testimonianza con il suo sangue, affinché egli potesse essere onorato e i malvagi potessero essere condannati” (DeA 136:39). Esprimendo i suoi sentimenti sul martirio del Profeta, il presidente Wilford Woodruff (1807–1898) ha affermato: “Nutrivo sentimenti particolari sulla […] morte [del profeta Joseph Smith] e sul modo in cui gli fu tolta la vita. Pensavo che se […] Joseph avesse potuto decidere, avrebbe aperto la via sino alle Montagne Rocciose. Da allora però mi sono rassegnato al fatto che era secondo programma, che gli era richiesto, come capo di questa dispensazione, che suggellasse la sua testimonianza con il sangue, e si recasse nel mondo degli spiriti con le chiavi di questa dispensazione per introdurre il lavoro missionario che ora è svolto predicando il Vangelo agli ‘spiriti in prigione’ (Insegnamenti – Joseph Smith, 548).
Anche il presidente Joseph F. Smith ha parlato della necessità della morte del profeta Joseph Smith e di suo fratello Hyrum e di ciò che possiamo imparare da loro:
“Che cosa ci insegna il martirio [di Joseph e Hyrum Smith]? La grande lezione che ‘dove c’è un testamento, bisogna che sia accertata la morte del testatore’ (Ebrei 9:16) affinché sia valido. […] Il Signore permise il sacrificio affinché la testimonianza di quegli uomini virtuosi e giusti si ergesse contro un mondo perverso e ingiusto. Furono quindi esempi dell’amore meraviglioso di cui parla il Redentore: ‘Nessuno ha amore più grande che quello di dar la sua vita per i suoi amici’ (Giovanni 15:13). Essi manifestarono questo grandioso amore ai santi e al mondo intero, poiché si resero conto ed espressero la loro convinzione, prima d’iniziare il loro viaggio verso Carthage, che stavano andando verso la morte. […]
Questo martirio è sempre stato una fonte d’ispirazione per il popolo del Signore: lo ha aiutato nelle prove individuali; gli ha fornito il coraggio per perseverare nella rettitudine e per conoscere e seguire la verità. Deve essere tenuto in sacra memoria dai Santi degli Ultimi Giorni che hanno appreso i grandi principi che Iddio ha rivelato mediante il Suo servitore, Joseph Smith” (Insegnamenti – Joseph Smith, 548–549).