“Capitolo 50: Dottrina e Alleanze 129–130”, Dottrina e Alleanze – Manuale dello studente (2017)
“Capitolo 50”, Dottrina e Alleanze – Manuale dello studente
Capitolo 50
Dottrina e Alleanze 129–130
Introduzione e cronologia degli eventi
Il 9 febbraio 1843 il profeta Joseph Smith diede istruzioni a Parley P. Pratt e ad altre persone su come distinguere tra messaggeri celesti e spiriti malvagi. Queste istruzioni sono contenute in Dottrina e Alleanze 129. Il 2 aprile 1843 il Profeta si incontrò con i membri della Chiesa a Ramus, nell’Illinois, e insegnò delle dottrine riguardanti diversi argomenti evangelici come la Divinità, la seconda venuta di Gesù Cristo e il modo in cui possiamo ricevere le benedizioni di Dio. Questi insegnamenti sono contenuti in Dottrina e Alleanze 130.
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7 febbraio 1843L’anziano Parley P. Pratt arriva a Nauvoo dopo aver svolto una missione in Inghilterra.
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9 febbraio 1843Il profeta Joseph Smith rende note le istruzioni contenute in Dottrina e Alleanze 129.
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1o aprile 1843Il profeta Joseph Smith e altri viaggiano verso Ramus, nell’Illinois.
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2 aprile 1843Il profeta Joseph Smith rende note le istruzioni contenute in Dottrina e Alleanze 130.
Dottrina e Alleanze 129 – Approfondimento del contesto storico
Il profeta Joseph Smith ricevette molte visite e molte comunicazioni da messaggeri celesti. In una lettera indirizzata ai membri della Chiesa il 7 settembre 1842, il Profeta elencò alcuni degli straordinari eventi della Restaurazione, tra cui le visite di messaggeri celesti (vedere Matthew McBride, “Letters on Baptism for the Dead”, history.lds.org). Egli menzionò un’occasione in cui aveva udito “la voce [dell’angelo] Michele sulle rive del [fiume] Susquehanna, che smascherò il diavolo, quando apparve come un angelo di luce” (vedere DeA 128:20). Anche se non spiegò in che modo Michele avesse smascherato il diavolo, qualche tempo prima dell’estate del 1839 il Profeta aveva imparato come distinguere i messaggeri celesti da Satana e i suoi angeli. Il 27 giugno 1839, durante una riunione della Prima Presidenza e del Quorum dei Dodici Apostoli, Wilford Woodruff trascrisse gli insegnamenti del profeta Joseph Smith sulle “chiavi del Regno di Dio”, mediante le quali gli apostoli avrebbero potuto “discernere il [diavolo] quando si trasforma quasi in un angelo di luce” (“Discourse, 27 June 1839, as Reported by Wilford Woodruff,” pag. [85], josephsmithpapers.org). L’anno seguente, il Profeta dette istruzioni simili a William Clayton, un nuovo convertito proveniente dall’Inghilterra. Nel maggio del 1842, a Nauvoo, il Profeta tenne un sermone nel quale insegnò che “le chiavi consistono in certi segni [e] in certe parole mediante i quali gli spiriti [e] i personaggi falsi possono essere distinti da quelli veri, il che non può essere rivelato agli anziani fino a quando il Tempio non sarà completato” (“Discourse, 1 May 1842, as Reported by Willard Richards”, pag. 94, josephsmithpapers.org).
Quando nel 1839 il profeta Joseph Smith istruì per la prima volta il Quorum dei Dodici Apostoli in merito all’aspetto degli angeli e degli spiriti, alcuni apostoli — tra cui Parley P. Pratt — erano assenti. “Probabilmente”, l’anziano Pratt “venne a conoscenza degli insegnamenti di Joseph Smith su questo argomento mentre serviva con i Dodici in Inghilterra”. Il 7 febbraio 1843, al suo ritorno a Nauvoo dopo aver svolto la missione in Inghilterra, l’anziano Pratt era “evidentemente ansioso di imparare da Joseph Smith in persona ciò che questi aveva insegnato ai Dodici nel 1839” (“Historical context and overview of Doctrine and Covenants 129”, Doctrine and Covenants Reference Companion, a cura di Dennis L. Largey e Larry E. Dahl [2012], 844). Parley e altri incontrarono il Profeta il 9 febbraio 1843. Durante tale riunione, il Profeta istruì l’anziano Pratt e i suoi compagni di servizio su come distinguere i messaggeri celesti dagli spiriti maligni. Ciò che il Profeta scrisse quel giorno sul proprio diario divenne la fonte del testo di Dottrina e Alleanze 129 (vedere “Historical context and overview of Doctrine and Covenants 129”, 844–845).
Dottrina e Alleanze 129
Il profeta Joseph Smith fornisce istruzioni sugli angeli ministranti e sugli spiriti maligni
Dottrina e Alleanze 129:1–3. “Vi sono due tipi di esseri in cielo”
Le Scritture insegnano che Dio manda ai Suoi figli dei messaggeri celesti “per svolgere il loro ministero secondo la parola del suo comando”, “[per] chiamare gli uomini al pentimento” e “preparare la via” (Moroni 7:30–31) affinché la Sua opera venga compiuta. Come parte della Restaurazione, degli angeli fecero visita al profeta Joseph Smith per rivelare la volontà di Dio e restaurare le chiavi del sacerdozio (vedere DeA 13; 110; 128:20–21; Joseph Smith – Storia 1:30–43). L’anziano Jeffrey R. Holland del Quorum dei Dodici Apostoli ha insegnato: “Dall’inizio e durante tutte le dispensazioni Dio si è servito degli angeli come Suoi messaggeri per trasmettere l’amore e la sollecitudine per i Suoi figli” (“Il ministero degli angeli”, Liahona, novembre 2008, 29).
Nelle sue istruzioni contenute in Dottrina e Alleanze 129, il profeta Joseph Smith spiega che “vi sono due tipi di esseri in cielo” (DeA 129:1). I primi sono gli “angeli, che sono personaggi risorti, che hanno un corpo di carne ed ossa” (DeA 129:1) — dei quali il Profeta diede un esempio citando il resoconto, riportato nel Vangelo di Luca, del Salvatore risorto che apparve ai Suoi discepoli (vedere DeA 129:2; vedere anche Luca 24:36–43). Il secondo tipo di esseri in cielo sono “gli spiriti degli uomini giusti resi perfetti, coloro che non sono risorti, ma che ereditano la stessa gloria” (DeA 129:3). L’espressione “uomini giusti” si riferisce a coloro che vivono in obbedienza alle leggi e alle ordinanze del Vangelo. Queste persone possono essere santificate e “[rese perfette] da Gesù, il mediatore della nuova alleanza, che operò questa espiazione perfetta versando il suo proprio sangue” (DeA 76:69). Pertanto, l’espressione “spiriti degli uomini giusti resi perfetti” in Dottrina e Alleanze 129:3 si riferisce a “spiriti [retti] che avevano una volta un corpo mortale e sono in attesa della risurrezione” (Guida alle Scritture, “Angeli”, scriptures.lds.org).
Anche se il profeta Joseph Smith definiva angeli solo gli esseri risorti, il presidente George Q. Cannon (1827–1901) della Prima Presidenza ha spiegato: “Nel senso più ampio del termine, qualsiasi essere che agisca come messaggero del nostro Padre Celeste è un angelo, sia egli un Dio, un uomo risorto o lo spirito di un uomo retto” (“Editorial Thoughts”, The Juvenile Instructor, 15 gennaio 1891, 53). Pertanto, oltre ai messaggeri celesti descritti in Dottrina e Alleanze 129, sono angeli di Dio anche gli spiriti che “non hanno ancora ricevuto un corpo di carne e ossa” (Guida alle Scritture, “Angeli”, scriptures.lds.org; vedere anche Ether 3:6–16; Mosè 5:6) e gli esseri traslati, persone il cui corpo mortale subisce una trasformazione tale per cui non sperimenta né il dolore né la morte (vedere 3 Nefi 28:6–9; Mormon 8:10–11; DeA 7:1–3).
Dottrina e Alleanze 129:4–9. Distinguere i messaggeri celesti dal diavolo e i suoi angeli
Come Dio ha degli angeli che Lo aiutano a compiere la Sua opera, così il diavolo ha dei seguaci di spirito che cercano di distruggere l’opera di Dio. Il diavolo “è letteralmente un figlio di spirito di Dio e una volta era un angelo che possedeva grande autorità alla presenza di Dio (vedere Isaia 14:12; 2 Nefi 2:17)” (Guida alle Scritture, “Diavolo”, scriptures.lds.org; vedere anche DeA 76:25–27). Quando Satana rifiutò il piano di salvezza del Padre Celeste nella vita preterrena, “una terza parte delle schiere del cielo” (DeA 29:36; vedere anche Mosè 4:1–4; Abrahamo 3:27–28), ovvero un terzo dei figli di spirito di Dio, si ribellò con lui. “Essi furono scacciati dal cielo, fu negata loro la possibilità di ottenere un corpo fisico e di conoscere la vita sulla terra, e saranno eternamente dannati. Il diavolo, da quando fu scacciato dal cielo, ha cercato costantemente di ingannare tutti gli uomini e di distoglierli dal lavoro di Dio, per rendere tutta l’umanità infelice al par suo (vedere Apocalisse 12:9; 2 Nefi 2:27; 9:8–9)” (Guida alle Scritture, “Diavolo”, scriptures.lds.org). Come riportato nel Libro di Mormon, Korihor, un anti-Cristo, ammise di essere stato “ingannato” dal “diavolo”, che gli era “apparso nella forma di un angelo” (Alma 30:53). Il diavolo e i suoi angeli sono abili ingannatori che cercano di contraffare la luce che accompagna i veri messaggeri mandati da Dio (vedere DeA 128:20; 129:8).
Per questo motivo il profeta Joseph Smith spiegò “tre grandi chiavi mediante le quali [potremo] sapere se una manifestazione è da Dio” (DeA 129:9). Queste chiavi, o segni, comprendono la conoscenza necessaria per distinguere i messaggeri celesti dal diavolo o da uno dei suoi servi quando appare “come un angelo di luce” (DeA 129:8). Poiché i “personaggi risorti […] hanno un corpo di carne ed ossa” (DeA 129:1), quando un messaggero celeste che è un essere risorto viene invitato a stringerci la mano, “egli lo farà, e tu sentirai la sua mano”, identificandolo così come un vero messaggero di Dio (vedere DeA 129:4–5).
Alcuni potrebbero chiedersi per quale motivo il diavolo o uno dei suoi servi dovrebbero “[offrire la loro] mano” (DeA 129:8) sapendo che ciò rivelerebbe la loro vera identità. Si può trovare una risposta parziale in ciò che ha insegnato il profeta Joseph Smith dicendo: “Gli spiriti maligni hanno le loro restrizioni, i loro limiti e le loro leggi da cui sono governati” (“Try the Spirits”, Times and Seasons, 1 aprile 1842, 745). Coloro che comprendono le leggi che governano gli angeli e gli spiriti possono distinguere i veri messaggeri mandati da Dio dai falsi spiriti che cercano di ingannare.
Dottrina e Alleanze 130 – Approfondimento del contesto storico
Il 1 aprile 1843 il profeta Joseph Smith, accompagnato da William Clayton, Orson Hyde e J. B. Backenstos, partì da Nauvoo e si recò a circa trenta chilometri di distanza a sudest, a Ramus, nell’Illinois, per far visita alla famiglia e agli amici. La mattina seguente, a Ramus, il Profeta tenne una riunione con i membri della Chiesa. Durante la riunione, Orson Hyde tenne un sermone in cui parlò della seconda venuta del Salvatore e fornì la propria interpretazione di alcuni passi del Nuovo Testamento (vedere The Joseph Smith Papers, Journals, Volume 2: December 1841–April 1843, a cura di Andrew H. Hedges e altri [2011], 321, 323).
Dopo questa riunione mattutina, il profeta Joseph Smith e i suoi compagni andarono a pranzo a casa della sorella del Profeta, Sophronia Smith McCleary. Durante il pranzo il Profeta disse: “Anziano Hyde, ti offrirò alcune correzioni”. L’anziano Hyde rispose umilmente: “Saranno ben accette”. Il Profeta corresse quindi le interpretazioni delle Scritture date dall’anziano Hyde (vedere The Joseph Smith Papers, Journals, Volume 2: December 1841–April 1843, 323–324). Rispondendo a una domanda posta da William Clayton, il Profeta fornì ulteriori spunti dottrinali (vedere Lyndon W. Cook, The Revelations of the Prophet Joseph Smith [1985], 289). Nel corso di quello stesso giorno, il Profeta si rivolse ai membri della Chiesa di Ramus nel corso di due altre riunioni tenute nel pomeriggio e la sera. Nei suoi interventi, egli ripeté la correzione che aveva dato a Orson Hyde e insegnò la vera natura della Divinità. Spiegò inoltre l’importanza di acquisire la conoscenza spirituale e la necessità di obbedire alle leggi di Dio per poter ricevere le Sue benedizioni (vedere The Joseph Smith Papers, Journals, Volume 2: December 1841–April 1843, 324–326). Gli insegnamenti del Profeta furono trascritti nel suo diario e sono diventati la base del testo di Dottrina e Alleanze 130.
Dottrina e Alleanze 130
Il profeta Joseph Smith chiarisce e insegna alcune dottrine
Dottrina e Alleanze 130:1–3. L’apparizione personale “del Padre e del Figlio”
Nel suo sermone del 2 aprile 1843 a Ramus, nell’Illinois, Orson Hyde usò 1 Giovanni 3:2 e Apocalisse 19:11 per insegnare che, quando ritornerà, Gesù Cristo “[apparirà] su un cavallo bianco, come un guerriero”. L’anziano Hyde suggerì che i membri della Chiesa “[saranno] come [il Salvatore]”, sotto questo aspetto, e che “forse possiederemo una parte dello stesso spirito”. Egli citò poi Giovanni 14:23 insegnando che “è nostro privilegio avere il Padre [e] il Figlio che dimorano nel nostro cuore” (The Joseph Smith Papers, Journals, Volume 2: December 1841–April 1843, 323).
Il profeta Joseph Smith corresse l’errata interpretazione delle Scritture da parte dell’anziano Hyde insegnando che “quando il Salvatore apparirà noi lo vedremo com’egli è. Vedremo che è un uomo [nella forma e nell’aspetto] come noi” (DeA 130:1), tranne per il fatto che ha un corpo glorificato e risorto (vedere DeA 130:22). Il Profeta spiegò quindi che “la stessa socievolezza [ovvero i rapporti interpersonali] che esiste fra noi qui [come mortali sulla terra] esisterà fra noi là” — ovvero alla presenza del Signore — ma “sarà associata alla gloria eterna, gloria di cui ora non godiamo” (DeA 130:2).
Il profeta Joseph Smith insegnò inoltre che la promessa contenuta in Giovanni 14:23 non si riferisce al fatto che “il Padre ed il Figlio dimorino [letteralmente] nel cuore [di una persona]” (DeA 130:3). Questa “vecchia nozione settaria […] è falsa” (DeA 130:3) e presuppone che Dio sia uno spirito. Il Profeta chiarì che il Padre e il Figlio hanno “[corpi] di carne ed ossa, tanto [tangibili] quanto quello dell’uomo” (DeA 130:22) e che pertanto sono Esseri glorificati e risorti con un corpo fisico. Durante una riunione con i membri del Quorum dei Dodici Apostoli, nell’estate del 1839, il profeta Joseph Smith (1805–1844) aveva spiegato che, quando il Salvatore insegnò che Lui e il Padre sarebbero venuti da coloro che osservano i comandamenti e avrebbero fatto dimora presso di loro (vedere Giovanni 14:23), Egli si stava riferendo al dono del Secondo Consolatore:
“Dopo che una persona ha fede in Cristo, si pente dei suoi peccati, viene battezzata per la remissione dei suoi peccati e riceve lo Spirito Santo (per imposizione delle mani), che è il primo Consolatore, allora che continui a umiliarsi davanti a Dio, a bramare ardentemente la rettitudine e a vivere di ogni parola di Dio, e il Signore ben presto gli dirà, Figlio, tu sarai esaltato. […] Quando il Signore lo avrà messo [completamente] alla prova, e avrà accertato che egli è un uomo deciso a servirLo a ogni costo, allora l’uomo troverà che la sua chiamata ed elezione sono sicure, quindi avrà il privilegio di ricevere l’altro Consolatore che il Signore ha promesso ai santi, come si legge in [Giovanni 14:12–27]. […] Ora, che cos’è quest’altro Consolatore? Non è niente di più né niente di meno del Signore Gesù Cristo stesso; e questa è la somma e la sostanza di tutta la questione, e cioè che quando un uomo ottiene quest’ultimo Consolatore, egli avrà la persona di Gesù Cristo che gli farà visita o gli apparirà di tanto in tanto manifestandogli perfino il Padre, ed Essi dimoreranno con lui” (Manuscript History of the Church, vol. C-1 addenda, pagg. 8–9, josephsmithpapers.org; sottolineatura nell’originale; vedere anche Giovanni 14:16–23; DeA 88:68; 93:1).
Dottrina e Alleanze 130:2. “La stessa socievolezza […] esisterà fra noi là”
Il termine socievolezza indica le interazioni e i rapporti interpersonali. Il profeta Joseph Smith ha insegnato che, per i membri della Chiesa fedeli, i rapporti sociali con i loro familiari e amici di cui godono nella vita terrena continueranno nelle eternità, ma “[associati] alla gloria eterna” (DeA 130:2). Il presidente Henry B. Eyring della Prima Presidenza ha reso testimonianza della natura eterna dei rapporti familiari:
“Il pensiero e la speranza di poter godere di rapporti familiari eterni mi aiuta a superare le prove legate alla separazione e alla solitudine che fanno parte dell’esperienza terrena. La promessa fatta ai fedeli nella Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni è che nelle eternità potremo avere rapporti familiari che si espanderanno. Questa rassicurazione cambia per sempre e in meglio tutti i rapporti familiari. […]
Grazie alla restaurazione della conoscenza delle famiglie eterne, abbiamo più speranza e premura nei nostri rapporti familiari. Le più grandi gioie in questa vita s’incentrano nelle famiglie, e lo stesso sarà nei mondi a venire. Sono molto grato per la certezza che, se siamo fedeli, la stessa socievolezza di cui godiamo qui in questa vita ci accompagnerà per sempre nel mondo a venire, in gloria eterna [vedere DeA 130:2]” (“La chiesa vera e vivente”, Liahona, maggio 2008, 22).
Dottrina e Alleanze 130:4–7. “Tutte le cose, passate, presenti e future, […] sono continuamente dinanzi al Signore”
In risposta a una domanda posta da William Clayton riguardo al tempo, il profeta Joseph Smith confermò che “il computo [calcolo] del tempo di Dio, d’un angelo, di un profeta e d’un uomo [è] conforme al pianeta su cui risiedono” (DeA 130:4). Questo ribadisce ciò che viene insegnato nel Libro di Abrahamo, che Joseph Smith aveva cominciato a pubblicare circa un anno prima, nel marzo del 1842, sul Times and Seasons, il giornale della Chiesa (vedere “Historical context and overview of Doctrine and Covenants 130”, Largey e Dahl, Doctrine and Covenants Reference Companion, 846). Il Libro di Abrahamo insegna che “una rivoluzione”, ovvero un giorno, sul pianeta Kolob equivale a “mille anni secondo il tempo assegnato” alla terra (vedere Abrahamo 3:4).
Il profeta Joseph Smith ha insegnato che gli angeli esaltati e risorti “non risiedono su un pianeta come questa terra; ma risiedono alla presenza di Dio, su un globo [pianeta] simile ad un mare di cristallo e di fuoco, dove tutte le cose, passate, presenti e future, sono manifeste, per la loro gloria; ed esse sono continuamente dinanzi al Signore” (DeA 130:6–7). Parlando del collegamento tra il principio del tempo e la prescienza divina di ogni cosa, l’anziano Neal A. Maxwell (1926–2004) del Quorum dei Dodici Apostoli ha spiegato:
“Dio non vive nella nostra stessa dimensione temporale. Inoltre, poiché ‘tutte le cose sono presenti dinanzi’ a Dio [Mosè 1:6], la Sua non è una semplice predizione basata unicamente sul passato. In modi che non ci sono chiari, Egli vede, non prevede, a tutti gli effetti il futuro, poiché tutte le cose sono presenti dinanzi a Lui nello stesso momento! […]
Egli è il Dio vivente che vive al contempo nelle dimensioni del passato, del presente e del futuro, mentre noi agiamo essendo costretti entro limiti temporali” (“A More Determined Discipleship”, Ensign, febbraio 1979, 72–73).
Dottrina e Alleanze 130:5. Gli angeli che svolgono il loro ministero su questa terra vi appartengono o vi hanno appartenuto
Il profeta Joseph Smith ha spiegato che gli angeli che svolgono il loro ministero su questa terra sono coloro che vi hanno vissuto o che lo faranno (vedere DeA 130:5). Il presidente Joseph F. Smith (1838–1918) ha insegnato inoltre che gli angeli che visitano questa terra non sono estranei ad essa né a coloro a cui ministrano: “Quando vengono inviati dei messaggeri a ministrare agli abitanti di questa terra, essi non sono estranei, ma appartengono alla schiera dei nostri parenti, dei nostri amici, dei nostri simili e dei nostri compagni di servizio. Gli antichi profeti sono coloro che, da morti, fecero visita ai loro simili sulla terra. […] In maniera analoga, i nostri padri e le nostre madri, i nostri fratelli, le nostre sorelle e i nostri amici che hanno lasciato questa terra essendo stati fedeli e degni di godere di questi diritti e privilegi possono ricevere l’incarico di far visita nuovamente sulla terra ai loro parenti e amici, portando dalla presenza di Dio messaggi di amore, di avvertimento, di rimprovero o di istruzione a coloro che essi avevano imparato ad amare nella carne” (Gospel Doctrine, 5a ed. [1939], 435–436).
Dottrina e Alleanze 130:8–9. “Questa terra, nel suo stato santificato e immortale, […] sarà un Urim e Thummim”
In una rivelazione ricevuta nel dicembre del 1832, il profeta Joseph Smith imparò che “è necessario che [la terra] sia santificata da ogni iniquità, affinché sia preparata per la gloria celeste; poiché, dopo che avrà adempiuto la misura della sua creazione sarà coronata di gloria, sì, con la presenza di Dio Padre; affinché i corpi che sono del regno celeste la posseggano per sempre e in eterno; poiché a questo scopo essa fu fatta e creata” (DeA 88:18–20; vedere anche DeA 88:25–26). Il 18 febbraio 1843 Joseph Smith insegnò che la terra alla fine sarà santificata e diventerà un Urim e Thummim (vedere The Joseph Smith Papers, Journals, Volume 2: December 1841–April 1843, 266). Egli ribadì queste istruzioni il 2 aprile 1843, come riportato in Dottrina e Alleanze 130:8–9. L’espressione “questa terra, nel suo stato santificato e immortale” (DeA 130:9) si riferisce alla terra nel suo stato di Esaltazione dopo essere diventata il regno celeste di Dio successivamente al regno millenario del Salvatore. Nel suo stato celeste, “questa terra […] sarà un Urim e Thummim per gli abitanti che vi abitano” (DeA 130:9); si tratta di un’espressione simbolica: Isaia parlò di un giorno futuro nel quale “la terra sarà ripiena della conoscenza dell’Eterno, come il fondo del mare dall’acque che lo coprono” (Isaia 11:9). L’Urim e Thummim era uno strumento preparato da Dio per aiutare i Suoi servitori a ricevere rivelazioni e a tradurre (vedere Esodo 28:30; Mosia 8:13; DeA 17:1; Abrahamo 3:1). Proprio come l’Urim e Thummim rivelava luce e verità ai servitori di Dio, così la terra celestializzata sarà un luogo in cui saranno manifesti la gloria, il potere e la conoscenza di Dio.
L’anziano Mark E. Petersen (1900–1984) del Quorum dei Dodici Apostoli ha reso la seguente testimonianza:
“Questa terra non fu disegnata semplicemente come una dimora per gli esseri mortali. […] Essa ha un destino ben più grande. Questa terra non rimarrà nella sua attuale condizione. Deve diventare immortale. Passerà attraverso un processo di perfezionamento grazie al quale diventerà un globo celeste e sarà come un Urim e Thummim nei cieli (vedere DeA 130:9). Questo richiederà ulteriori atti di divina creazione. […]
Il Salvatore risiederà quaggiù quando questa terra sarà resa celestiale e Suo Padre la visiterà di quando in quando. Allora essa sarà la dimora eterna di coloro che ottengono la gloria celeste nel regno di Dio.
Questo è il destino ultimo della terra. Questo era il proposito che Dio aveva in mente quando la creò, poiché la progettò a questo fine sin dal principio” (“Creatore e Salvatore”, La Stella, ottobre 1983, 117).
Per avere maggiori informazioni sulla terra celestializzata, vedere il commentario a Dottrina e Alleanze 77:1 e a Dottrina e Alleanze 88:17–20, 25–26 in questo manuale.
Dottrina e Alleanze 130:10–11. “Una pietra bianca”
Il libro dell’Apocalisse, nel Nuovo Testamento, riporta la rivelazione data dal Signore all’apostolo Giovanni. Tale rivelazione contiene un messaggio di speranza e di incoraggiamento per i membri della Chiesa fedeli che vivevano in un periodo di prove e persecuzioni intense. Il Signore promise grandi benedizioni, compresa l’Esaltazione e “la corona della vita [eterna]”, a coloro che avrebbero vinto la malvagità del mondo (vedere Apocalisse 2:7, 10), ovvero coloro che ricevono la vita eterna nel regno celeste di Dio. Questa rivelazione insegna inoltre che a ogni persona che “vince” il mondo sarà data una “pietruzza bianca” (Apocalisse 2:17). Nei suoi insegnamenti riportati in Dottrina e Alleanze 130, il profeta Joseph Smith spiega che ogni pietra bianca fungerà da Urim e Thummim personale (vedere DeA 130:10). Mentre la terra celestializzata rivelerà “tutte le cose che appartengono ad un regno inferiore, ossia tutti i regni di un ordine inferiore”, la pietra bianca rivelerà “le cose che appartengono a un ordine di regni superiore” (vedere DeA 130:9–10).
Dottrina e Alleanze 130:12–13. “Il principio delle difficoltà […] sarà nella Carolina del Sud”
Il 25 dicembre 1832 il profeta Joseph Smith aveva dettato una “rivelazione e profezia sulla guerra” (introduzione a DeA 87), ora contenuta in Dottrina e Alleanze 87. La rivelazione avvertiva delle “guerre che [sarebbero avvenute di lì a] poco, a cominciare dalla ribellione del Sud Carolina, che [avrebbe finito] col causare la morte e l’infelicità di molte anime” (DeA 87:1–2). Il Profeta aveva sentito parlare di un grave conflitto tra il governo degli Stati Uniti e lo Stato della Carolina del Sud legato alle tariffe, o tasse, federali sui beni importati. All’epoca, il governo degli Stati Uniti imponeva agli stati tasse elevate sui prodotti importati da altri paesi, il che aveva un impatto particolarmente rilevante sugli stati del Sud. Nel novembre del 1832, i dirigenti del governo della Carolina del Sud approvarono un’ordinanza in cui le tariffe doganali federali venivano dichiarate incostituzionali e minacciarono la secessione dagli Stati Uniti se il governo federale avesse cercato di imporre tali leggi doganali nello Stato. Questa crisi rischiò di sfociare in un conflitto armato, ma il governo degli Stati Uniti risolse pacificamente il problema nel febbraio del 1833 (vedere Jed Woodworth, “Pace e guerra”, Rivelazioni nel contesto, history.lds.org).
Risolta la crisi ed evitata la guerra, alcuni potrebbero aver pensato che la profezia contenuta in Dottrina e Alleanze 87 non si fosse adempiuta. Tuttavia, quasi undici anni più tardi, il profeta Joseph Smith ribadì la profezia che aveva ricevuto nel 1832 sottolineando che, prima della seconda venuta del Salvatore, “nella Carolina del Sud” ci sarebbero state “delle difficoltà che [avrebbero causato] grande spargimento di sangue” e che sarebbero “[sorte] probabilmente” sulla questione della schiavitù (DeA 130:12–13). Questa profezia cominciò ad adempiersi nel dicembre del 1860, con la secessione della Carolina del Sud dagli Stati Uniti a causa di dispute relative alla schiavitù. I primi colpi della Guerra civile americana furono sparati quattro mesi dopo a Fort Sumter, nel porto di Charleston, nella Carolina del Sud.
L’anziano Orson Pratt, che in veste di missionario aveva portato con sé una copia della rivelazione riportata in Dottrina e Alleanze 87 e l’aveva condivisa con gli altri, descrisse il modo in cui le persone a cui insegnava avevano reagito a questa profezia:
“Andai […] quando ero un giovane di diciannove anni […] e da allora in poi ho pubblicato queste notizie tra gli abitanti della terra. Portavo con me la rivelazione scritta che prediceva questo grande conflitto quasi ventotto anni prima che [la Guerra civile americana] cominciasse. Questa profezia è stata stampata e distribuita ampiamente in questa e in altre nazioni e lingue. Essa individuava la Carolina del Sud come il luogo in cui [il conflitto] avrebbe avuto inizio. […]
Che cosa avevano da dirmi [le persone]? Mi […] deridevano e consideravano questa rivelazione come tutte le altre che Dio ha dato in questi ultimi giorni, ovvero come priva di autorità divina. Ma, oh, ecco, col tempo essa si è adempiuta, confermando nuovamente la divinità di quest’opera e fornendo un’altra prova del fatto che Dio è in quest’opera e sta compiendo ciò che disse per bocca degli antichi profeti” (“Discourse by Elder Orson Pratt”, Deseret News, 20 aprile 1870, 127).
Per un’ulteriore spiegazione riguardo alla profezia del profeta Joseph Smith sulla guerra, vedere il commentario a Dottrina e Alleanze 87 in questo manuale.
Dottrina e Alleanze 130:14–17. “[La] venuta del Figlio dell’Uomo”
Nel 1843 un predicatore cristiano di nome William Miller predisse che la seconda venuta di Gesù Cristo si sarebbe verificata tra la primavera del 1843 e quella del 1844. Questa predizione fu ampiamente pubblicizzata e spinse molti — compresi alcuni dei primi santi — a speculare su questo evento. Gli insegnamenti dati dal profeta Joseph Smith ai membri della Chiesa a Ramus, nell’Illinois, contenuti in Dottrina e Alleanze 130:14–17 “potrebbero essere stati motivati dalle domande e dalle preoccupazioni espresse da uno dei presenti alla riunione in merito alle predizioni di Miller” (“Historical context and overview of Doctrine and Covenants 130”, Largey e Dahl, Doctrine and Covenants Reference Companion, 847). Il Profeta riferì una rivelazione che aveva ricevuto quando “[una volta stava] pregando molto intensamente per conoscere il tempo della venuta del Figlio dell’Uomo” (DeA 130:14). Egli spiegò di aver udito “una voce” dirgli: “Se vivrai finché avrai ottantacinque anni, vedrai il volto del Figlio dell’Uomo” (DeA 130:14–15). Il Profeta espresse la propria incertezza su come interpretare la rivelazione del Signore (vedere DeA 130:16). Dando una tale risposta alla domanda del profeta Joseph Smith, il Signore in sostanza non rivelò al Profeta il tempo della Sua venuta e gli chiese di “non [disturbarLo] più su questo soggetto” (DeA 130:15).
Delle precedenti rivelazioni ricevute dal profeta Joseph Smith sulla seconda venuta di Gesù Cristo avevano ribadito gli insegnamenti dati dal Salvatore ai Suoi discepoli durante il Suo ministero terreno. Una rivelazione datata maggio 1831 insegna: “Ma l’ora e il giorno nessun uomo li conosce, né gli angeli in cielo, né li conosceranno fino a che egli venga” (DeA 49:7; vedere anche DeA 39:21). Analogamente, poco prima l’avvicinarsi del tempo indicato da William Miller per la seconda venuta del Salvatore, il profeta Joseph Smith mise in guardia i santi da coloro che asserivano di conoscere quando questo evento avrebbe avuto luogo: “Gesù Cristo non ha mai rivelato a nessuno il tempo preciso della Sua venuta [vedere Matteo 24:36; DeA 49:7]. Leggete le Scritture e scoprirete che non c’è niente che specifichi l’ora esatta in cui Egli verrà; e tutti coloro che asseriscono il contrario sono falsi insegnanti” (Insegnamenti dei presidenti della Chiesa – Joseph Smith [2007], 260).
Dottrina e Alleanze 130:18–19. “Qualsiasi principio di intelligenza noi conseguiamo in questa vita”
Il profeta Joseph Smith ha insegnato che “qualsiasi principio di intelligenza noi conseguiamo in questa vita sorgerà con noi nella risurrezione” (DeA 130:18). L’anziano Neal A. Maxwell ha chiarito il significato della parola intelligenza in Dottrina e Alleanze 130:18–19: “Se riflettiamo su cosa si leverà con noi alla resurrezione, appare chiaro che la nostra intelligenza si leverà con noi, e cioè non semplicemente il nostro quoziente intellettivo, ma anche la nostra capacità di ricevere e mettere in pratica la verità. I nostri talenti, le nostre caratteristiche e le nostre capacità si leveranno con noi e di certo anche la nostra capacità di imparare, il nostro grado di autodisciplina e la nostra capacità di lavorare” (We Will Prove Them Herewith [1982], 12).
È consuetudine dire che otteniamo conoscenza e intelligenza tramite lo studio, ma il Signore, in una rivelazione precedente, aveva comandato ai santi di “[cercare] l’istruzione, sì, mediante lo studio ed anche mediante la fede” (DeA 88:118). Gli insegnamenti dati dal Profeta a Ramus contribuiscono a chiarire cosa significa apprendere “mediante la fede”. Quando i figli di Dio agiscono con fede “mediante la [loro] diligenza e la [loro] obbedienza” a Lui, “[guadagnano] maggiore conoscenza e intelligenza” e “ne [avranno] altrettanto vantaggio nel mondo a venire” (DeA 130:19; vedere anche DeA 93:26–28, 36). In un’altra occasione, il profeta Joseph Smith insegnò: “Dio [ha] creato l’uomo con una mente capace di essere istruita e con un’abilità mentale che può essere accresciuta secondo l’attenzione e la diligenza prestate alla luce comunicata all’intelletto dal cielo” (Insegnamenti – Joseph Smith, 216).
Dottrina e Alleanze 130:20–21. “Vi è una legge irrevocabilmente decretata nei cieli”
Una legge irrevocabile è permanente e immutabile. La legge irrevocabile che Dio ha “[decretato] nei cieli, prima della fondazione di questo mondo” è che “quando otteniamo una qualche benedizione da Dio, è mediante l’obbedienza a quella legge su cui essa è basata” (DeA 130:20–21). Parlando del concilio preterreno nei cieli, il profeta Joseph Smith ha insegnato: “Dio stesso, sapendo di essere in mezzo agli spiriti e alla gloria, poiché era più intelligente, ritenne giusto istituire leggi per cui gli altri potessero avere il privilegio di progredire come Lui” (Insegnamenti – Joseph Smith, 216).
Il presidente Dieter F. Uchtdorf della Prima Presidenza ha spiegato che le leggi o i comandamenti di Dio sono per noi dei doni da parte di un amorevole e benevolo Padre Celeste che desidera benedire i Suoi figli:
“Il nostro Padre Celeste è un essere eterno la Cui esperienza, la Cui saggezza e la Cui intelligenza sono infinitamente più grandi delle nostre [vedere Isaia 55:9]. Ciò non è tutto, perché Egli è anche eternamente amorevole, compassionevole e concentrato su un unico sacro obiettivo: fare avverare la nostra immortalità e vita eterna [vedere Mosè 1:39].
In altre parole, Egli non soltanto sa ciò che è meglio per voi, ma, ansiosamente, desidera che scegliate ciò che è giusto per voi.
Se credete questo nel vostro cuore — se credete veramente che la grande missione del nostro Padre Celeste sia quella di esaltare e glorificare i Suoi figli e che Egli sappia qual è il modo migliore per farlo — non è forse logico accettare e osservare i Suoi comandamenti, anche quelli che sembrano difficili? Non dovremmo trattare con cura i segnali luminosi che Egli ci ha dato per guidarci attraverso le tenebre e le prove della vita terrena? Essi indicano la via di ritorno verso la nostra casa celeste! […]
Credo che una parte delle nostre difficoltà sia determinata dalla nostra concezione che Dio abbia tutte le Sue benedizioni chiuse a chiave in una grande nuvola su nel cielo, e che si rifiuti di concedercele a meno che non ottemperiamo a dei requisiti severi e paternalistici da Lui stabiliti. Tuttavia, i comandamenti non sono niente di tutto ciò. In realtà, il Padre Celeste fa piovere benedizioni su di noi costantemente. Sono la nostra paura, il nostro dubbio e i nostri peccati che, come un ombrello, impediscono a tali benedizioni di raggiungerci.
I Suoi comandamenti sono per noi le istruzioni amorevoli e l’aiuto divino per chiudere l’ombrello, così che possiamo ricevere la continua pioggia di benedizioni divine” (“Vivere il Vangelo con gioia”, Liahona, novembre 2014, 121–122).
Dottrina e Alleanze 130:22. “Il Padre ha un corpo di carne ed ossa, tanto tangibile quanto quello dell’uomo; il Figlio pure”
Alla fine del suo discorso ai membri della Chiesa di Ramus, il profeta Joseph Smith menzionò di nuovo gli insegnamenti errati di Orson Hyde riguardo al Padre e al Figlio e istruì i santi sulle corrette caratteristiche della Divinità, insegnando che Dio Padre e Suo Figlio, Gesù Cristo, sono persone distinte e separate con un corpo fisico “di carne ed ossa, tanto tangibile quanto quello dell’uomo” (DeA 130:22). In un sermone tenuto a Nauvoo in occasione di una Conferenza generale della Chiesa l’anno successivo a questa rivelazione, il profeta Joseph Smith approfondì questa dottrina e spiegò l’importanza di comprendere la natura e il carattere di Dio:
“Se gli uomini non comprendono il carattere di Dio, non comprendono se stessi. Voglio tornare al principio ed elevare così la vostra mente a sfere più alte, ad una comprensione più eccelsa di quella a cui la mente umana generalmente aspira. […]
Dio stesso era un giorno come noi siamo oggi. Egli è un uomo che ha raggiunto l’Esaltazione, che siede sul trono lassù nei cieli! Questo è il grande segreto. Se il velo venisse squarciato oggi, se il grande Iddio che tiene questo mondo nella sua orbita e che regola tutti gli altri mondi e tiene tutte le cose in Suo potere si manifestasse oggi, voi lo vedreste simile ad un uomo nella forma — come voi stessi nella persona, immagine e forma; poiché Adamo fu creato a Sua immagine e somiglianza, fu istruito da Lui, camminò e conversò con Lui, proprio come un uomo fa con un altro uomo” (Insegnamenti – Joseph Smith, 42–43).
Facendo riferimento agli insegnamenti del Profeta sul fatto che Dio Padre ha un corpo fisico, l’anziano Dallin H. Oaks del Quorum dei Dodici Apostoli ha insegnato: “Questa convinzione non significa che asseriamo di possedere una sufficiente maturità spirituale per comprendere Dio. Né che paragoniamo i nostri corpi mortali e imperfetti al Suo essere immortale e glorificato. Ma possiamo comprendere i principi fondamentali che Egli ha rivelato riguardo a Sé e agli altri componenti della Divinità. E questa conoscenza è indispensabile per comprendere lo scopo della vita terrena e del nostro eterno destino come esseri risorti dopo questa vita sulla terra” (“Apostasia e restaurazione”, La Stella, luglio 1995, 100).
Dottrina e Alleanze 130:22–23. “Lo Spirito Santo […] è un personaggio di Spirito”
La descrizione fatta dal profeta Joseph Smith dello Spirito Santo come “personaggio di Spirito” (DeA 130:22) indica che Egli è una persona separata e distinta dal Padre e dal Figlio, anche se “queste tre Persone sono una in perfetta unità e armonia di propositi e di dottrina” (Guida alle Scritture, “Dio, Divinità”, scriptures.lds.org). L’anziano Gary E. Stevenson del Quorum dei Dodici Apostoli ha insegnato: “Lo Spirito Santo ha un corpo di spirito, a differenza di Dio Padre e di Gesù Cristo che hanno dei corpi fisici. Questa verità spiega gli altri nomi dati allo Spirito Santo e che conosciamo bene, come Santo Spirito, Spirito di Dio, Spirito del Signore, Santo Spirito di Promessa e Consolatore” (“In che modo lo Spirito Santo ci aiuta?”, Liahona, maggio 2017, 118). Poiché è un “personaggio di Spirito” (DeA 130:22), lo Spirito Santo può essere soltanto in un posto alla volta, ma la Sua influenza e il Suo potere si possono manifestare ovunque contemporaneamente.
Il profeta Joseph Smith ha spiegato che, se non fosse uno spirito, lo Spirito Santo “non potrebbe dimorare in noi” (DeA 130:22). L’anziano Bruce R. McConkie (1915–1985) del Quorum dei Dodici Apostoli ha chiarito cosa significa il fatto che lo Spirito Santo dimora in noi: “Come personaggio, lo Spirito Santo non dimora nel corpo degli uomini mortali, ma questo membro della Divinità dimora nell’uomo nel senso che i Suoi suggerimenti — i sussurri dello Spirito — trovano alloggio nell’anima umana. Quando lo Spirito Santo parla allo spirito dell’uomo, Egli dimora in tal modo nell’uomo, poiché le verità che quell’uomo allora esprime sono quelle che ha ricevuto dallo Spirito Santo” (Doctrinal New Testament Commentary [1973], 1:738).
Dottrina e Alleanze 130:23. “Non rimanere con lui”
Usando l’esempio, tratto dal Nuovo Testamento, del centurione romano Cornelio (vedere Atti 10), il profeta Joseph Smith spiegò in che modo lo Spirito Santo può influire su una persona che non è stata battezzata o che non ha ricevuto il dono dello Spirito Santo senza tuttavia “rimanere” con lei: “C’è una differenza fra lo Spirito Santo e il dono dello Spirito Santo. Cornelio prima di essere battezzato ricevette lo Spirito Santo, che era il potere di convincimento di Dio della veridicità del Vangelo, ma non poté ricevere il dono dello Spirito Santo finché non fu battezzato. Se non avesse preso su di sé questo segno, od ordinanza, lo Spirito Santo, che lo convinse della verità di Dio, lo avrebbe abbandonato [vedere Atti 10:1–48]” (Insegnamenti – Joseph Smith, 100).
Inoltre, lo Spirito Santo non rimarrà (vedere DeA 130:23) con coloro che hanno ricevuto il dono dello Spirito Santo ma poi si ritraggono dalla Sua compagnia. L’anziano David A. Bednar del Quorum dei Dodici Apostoli ha esortato i membri della Chiesa a valutare in che modo le loro scelte influiscono sulla loro capacità di godere della compagnia dello Spirito Santo:
“Dovremmo […] cercare di riconoscere quando ci ‘[ritraiamo] dallo Spirito del Signore, tanto che non possa aver posto in [noi] per [guidarci] nei sentieri della saggezza, affinché [possiamo] essere benedetti, prosperi e preservati’ (Mosia 2:36). […]
Le norme sono chiare. Se qualcosa che pensiamo, vediamo, sentiamo o facciamo ci allontana dallo Spirito Santo, allora dovremmo smettere di pensare, vedere, ascoltare o fare quella cosa. Se ciò che dovrebbe intrattenerci, per esempio, ci allontana dallo Spirito Santo, allora per certo quel tipo d’intrattenimento non fa per noi. Dato che lo Spirito non può dimorare in ciò che è volgare, rozzo o immodesto, allora chiaramente quelle cose non sono per noi. Dato che estraniamo lo Spirito del Signore quando partecipiamo ad attività che sappiamo di dover rifuggire, allora tali cose non fanno certo per noi.
Riconosco che siamo uomini e donne decaduti che vivono in un mondo terreno e che non possiamo avere la presenza dello Spirito Santo con noi ogni secondo, ogni minuto, ogni ora e ogni giorno. Tuttavia, lo Spirito Santo può rimanere con noi molto, se non per la maggior parte del tempo — e può essere con noi più a lungo di quanto può non esserci. Mentre ci immergiamo sempre di più nello Spirito del Signore, dobbiamo cercare di riconoscere le impressioni quando esse ci giungono e le influenze o gli eventi che ci portano ad allontanarci dallo Spirito Santo” (“Per poter avere sempre con sé il suo Spirito”, Liahona, maggio 2006, 30).