“Traduzione della Bibbia da parte di Joseph Smith”, Rivelazioni nel contesto (2016)
“Traduzione della Bibbia da parte di Joseph Smith”, Rivelazioni nel contesto
Traduzione della Bibbia da parte di Joseph Smith
Quando verso la fine del decennio tra il 1820 e il 1830 tradusse Il Libro di Mormon, Joseph Smith apprese molte cose oltre alla storia dei Nefiti e dei Lamaniti.
Più di una volta, il testo del Libro di Mormon indicò che “molte parti chiare e preziose” della Bibbia erano andate perdute.1 Nell’estate del 1830, solo pochi mesi dopo la pubblicazione del Libro di Mormon, Joseph Smith iniziò una nuova traduzione della Bibbia destinata a restaurare alcune di quelle parti chiare e preziose. Questa impresa sfidò l’opinione dominante del tempo, ossia che la Bibbia contenesse l’infallibile parola di Dio, come riportata nel testo venerato della versione di re Giacomo.
Joseph Smith non effettuò la traduzione in senso tradizionale. Non consultò i testi greci ed ebraici, né impiegò dizionari per creare una nuova versione in lingua inglese. Usò, invece, la versione di re Giacomo della Bibbia come punto di partenza, inserendo aggiunte e apportando cambiamenti secondo la guida dello Spirito Santo.
Sebbene abbia fatto molte piccole correzioni grammaticali e abbia un po’ modernizzato il testo, Joseph Smith era meno interessato alle migliorie tecniche di quanto non fosse alla restaurazione, tramite rivelazione, di importanti principi non inclusi nella Bibbia del tempo. Lo storico Mark Lyman Staker definì la traduzione un’opera di “idee piuttosto che di linguaggio”2.
Joseph Smith si dedicò con diligenza alla traduzione dall’estate del 1830 fino a luglio del 1833. Considerava questo progetto un mandato divino, riferendosi a esso come a “un ramo della [sua] chiamata”3. Tuttavia, anche se alcune parti vennero stampate nelle pubblicazioni della Chiesa prima della sua morte, la traduzione completa di Joseph Smith della Bibbia non fu pubblicata nel corso della sua vita.
Ciò nonostante, l’impegno del profeta riversato in quest’opera è evidente nelle pagine di Dottrina e Alleanze; il processo di traduzione servì come catalizzatore diretto per molte rivelazioni contenute in questo libro, che comprende più di una dozzina di sezioni che originarono direttamente dal processo di traduzione o contengono istruzioni per Joseph Smith ed altre persone relative a esso.4
Il processo di traduzione
Fu nell’ottobre del 1829, mentre Il Libro di Mormon era in fase di stampa nella tipografia di E. B. Grandin, che Oliver Cowdery acquistò da Grandin la Bibbia di re Giacomo che Joseph Smith usò per la traduzione.
Nel giugno 1830, Joseph ricevette una rivelazione che egli descrisse come “le visioni di Mosè”5. Tale rivelazione può essere servita da catalizzatore per il suo lavoro di traduzione. Questa rivelazione ora compare in Perla di Gran Prezzo come primo capitolo del Libro di Mosè. I primi manoscritti della traduzione della Bibbia, che cominciava con Genesi 1 (ora Mosè 2), furono stesi circa un mese dopo ad Harmony, in Pennsylvania, con Oliver Cowdery e John Whitmer che gli facevano da scrivani. Poco tempo dopo, in una rivelazione diretta alla moglie del Profeta, Emma Hale Smith, il Signore stabilì che ella fungesse da scrivana di Joseph Smith6 per la traduzione, cosa che apparentemente fece per un breve periodo7 (vedere DeA 25:6).7 Per qualche mese, poi, la traduzione progredì sino al completamento del libro della Genesi.
A dicembre di quell’anno, dopo che Sidney Rigdon fu battezzato nell’Ohio e si recò a Fayette, nello stato di New York, per incontrare il dirigente della sua nuova fede, Joseph Smith ricevette la &rivelazione che Rigdon servisse come suo scrivano: “Tu [scriverai] per lui; e le scritture saranno date, proprio come sono nel mio seno, per la salvezza dei miei eletti”8.
Rigdon cominciò a servire come scrivano e, poco dopo la trascrizione della storia di Enoc, il Profeta ricevette l’istruzione d’interrompere la traduzione per un certo tempo e di portare la Chiesa nell’Ohio. Egli obbedì e, subito dopo che si fu stabilito a Kirtland, la traduzione divenne nuovamente uno dei suoi compiti principali. All’inizio di febbraio del 1831, Joseph Smith ricevette l’istruzione di costruire una casa in cui potesse “vivere e tradurre”9. Qualche giorno dopo, un’altra rivelazione lo rassicurò che se avesse chiesto, “le scritture sarebbero state date”1010.
Dottrina e Alleanze 45
Il lavoro iniziale della traduzione si concentrava sul testo della Genesi, ma una rivelazione del 7 marzo 1831 ben presto cambiò il corso di Joseph Smith. Nella rivelazione, canonizzata come Dottrina e Alleanze 45, il Profeta fu istruito di accantonare l’Antico Testamento per un certo periodo e di concentrarsi invece sulla traduzione del Nuovo Testamento.
“Vi concedo adesso di poterlo tradurre,” gli fu detto, “affinché possiate essere preparati per le cose a venire. Poiché in verità vi dico che grandi cose vi attendono”11
Di conseguenza, il giorno dopo Joseph Smith e Sidney Rigdon iniziarono a lavorare alla traduzione del Nuovo Testamento. Continuarono fino a quando quell’estate partirono per il Missouri, quindi ripresero la traduzione in autunno, dopo che Joseph ed Emma Smith si trasferirono a Hiram, nell’Ohio, a circa cinquanta chilometri a sud di Kirtland, per vivere nella casa di John Johnson. Il trasferimento fu, in parte, un tentativo da parte di Joseph Smith di trovare un luogo “per lavorare in pace e tranquillità alla traduzione della Bibbia”12. Joseph Smith in seguito raccontò che, dopo l’arrivo a casa dei Johnson, trascorse la maggior parte del tempo a prepararsi per proseguire l’opera di traduzione.
Joseph Smith iniziò inoltre a dirigere la Chiesa e la predicazione nella zona, poi a gennaio del 1832 ricevette la rivelazione di concentrare ancora una volta il suo operato sulla traduzione “finché fosse finita”13. Fu proprio mentre lui e Sidney Rigdon erano intenti alla traduzione che il 16 febbraio ricevettero una rivelazione di fondamentale importanza a casa dei Johnson. Erano al libro di Giovanni, quando le domande dei due uomini portarono alla visione dei regni di gloria, che fu una fonte di importanti dottrine nuove per la giovane Chiesa. Oggi questa visione si trova in Dottrina e Alleanze 76.
Sezioni 77 e 86
Similmente, anche una spiegazione di alcuni passi nel libro dell’Apocalisse, ora Dottrina e Alleanze 77, originò direttamente dalla traduzione della Bibbia. Prendendo la forma di una serie di domande e risposte, fu considerato un testo ispirato e fu inserito in un primo libro di rivelazioni.
A settembre del 1832, Joseph ed Emma Smith lasciarono la fattoria dei Johnson e ritornarono a Kirtland. Nei mesi seguenti, il Profeta continuò a dedicarsi diligentemente alla traduzione, questa volta con l’aiuto di Frederick G. Williams come scrivano. A dicembre, un’altra rivelazione scaturì dalla traduzione, questa volta per spiegare la parabola del grano e delle zizzanie che si trova in Matteo 13. La rivelazione, ora Dottrina e Alleanze 86, indica il corpo del sacerdozio e i suoi componenti in questi ultimi giorni come “salvatori per il mio popolo Israele”14
A luglio del 1832, Joseph Smith scrisse a W. W. Phelps: “Abbiamo finito la traduzione del nuovo testamento”.
“Sono rivelate grandi e meravigliose cose gloriose”, scrisse, aggiungendo che stavano “facendo progressi rapidi nel vecchio libro e [che] nella forza di Dio [potevano] fare ogni cosa secondo la Sua volontà”15.
L’opera di traduzione dell’Antico Testamento proseguì e a gennaio del 1833 Joseph Smith scrisse: “Questo inverno è stato dedicato alla traduzione delle Scritture; alla scuola dei profeti; e seduti nelle conferenze. Ho avuto molte importanti occasioni per rinvigorirmi”.16 A marzo del 1833, Joseph Smith ricevette l’istruzione che quando avesse terminato la traduzione, avrebbe dovuto “presiedere da allora innanzi agli affari della Chiesa”17. Così proseguì con entusiasmo.
Dottrina e Alleanze 91
Joseph Smith presto arrivò a una sezione della Bibbia di re Giacomo che conteneva una raccolta di quattordici libri conosciuti come gli Apocrifi. Benché ai tempi di Joseph Smith la maggior parte delle Bibbie contenesse questi libri, c’era un gruppo di persone in continua crescita che metteva in dubbio la legittimità della loro appartenenza alle opere canoniche.18 Per via di tale contestazione, Joseph Smith desiderava sapere se dovesse cercare di tradurre i libri, quindi portò la questione al Signore. La rivelazione risultante, ora Dottrina e Alleanze 91, gli insegnò: “Vi sono molte cose ivi contenute che sono vere, e per la maggior parte sono tradotti correttamente; vi sono molte cose ivi contenute che non sono vere, che sono interpolazioni per mano degli uomini. In verità ti dico che non è necessario che gli Apocrifi siano tradotti”19
Joseph Smith saltò questa sezione e continuò a lavorare alla traduzione dell’Antico Testamento per qualche altro mese, sino a quando, il 2 luglio 1833, una lettera della Prima Presidenza (formata da Joseph Smith, Sidney Rigdon e Frederick G. Williams) a Kirtland diretta ai santi a Sion riportò: “Oggi è terminata la traduzione delle Scritture, cosa per cui siamo grati al nostro Padre Celeste”20.
Il retaggio della traduzione
Dopo la morte di Joseph Smith, la vedova, Emma, conservò i manoscritti della traduzione, che nel 1867 furono pubblicati dalla Chiesa Riorganizzata di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni. Alla Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni moderna, la traduzione di Joseph Smith fornisce alcune parti di Perla di Gran Prezzo (il libro di Mosè e Matteo 24), come pure molte note a piè di pagina dell’edizione dei Santi degli Ultimi Giorni della Bibbia di re Giacomo [in inglese].
La traduzione, tuttavia, ebbe un’importante influenza sulla Chiesa anche nel modo in cui diede forma al contenuto di Dottrina e Alleanze. Più della metà dell’attuale Dottrina e Alleanze consiste di rivelazioni ricevute durante i tre anni in cui Joseph Smith lavorò alla traduzione della Bibbia.21 Molte rivelazioni derivarono direttamente dalle domande che Joseph Smith fu ispirato a porre man mano che la sua comprensione del Vangelo si ampliò nello sforzo di restaurare parti chiare e preziose della Bibbia.