Storia della Chiesa
Il dono di Oliver Cowdery


“Il dono di Oliver Cowdery”, Rivelazioni nel contesto (2016)

“Il dono di Oliver Cowdery”, Rivelazioni nel contesto

Il dono di Oliver Cowdery

DeA 6, 7, 8, 9, 13

ritratto di Oliver Cowdery

Oliver Cowdery non riusciva a chiudere occhio, chiedendosi se le storie che udiva potessero essere vere. Nell’autunno del 1828, l’insegnante ventiduenne alloggiava presso l’abitazione di Joseph Smith sr a Palmyra, nello stato di New York. Poco dopo il suo arrivo in quella regione, egli cominciò a udire storie riguardanti il figlio di Smith, Joseph jr, i suoi incontri con degli angeli e la sua scoperta di tavole d’oro.

La sua curiosità crebbe ed egli tempestò di domande il suo padrone di casa, essendo desideroso di saperne di più. All’inizio, Joseph sr fu riluttante a parlarne, ma alla fine cedette all’insistenza del suo ospite e gli raccontò le esperienze di Joseph jr. Se quelle cose meravigliose erano vere, Oliver Cowdery doveva saperlo. Pregò. Provò un sentimento di pace, che lo convinse del fatto che Dio avesse parlato e confermò le storie che aveva udito.1

Non raccontò a nessuno questa esperienza, sebbene parlasse spesso delle tavole d’oro, e giunse gradualmente a credere che Dio lo stesse chiamando a fungere da scrivano per Joseph Smith, mentre questi traduceva.2 Al termine del semestre scolastico, nella primavera del 1829, Oliver si recò ad Harmony, in Pennsylvania, dove Joseph Smith viveva con sua moglie Emma e dove coltivava un terreno di proprietà del padre di Emma, Isaac Hale.

La traduzione delle tavole si era interrotta per qualche tempo dopo che — l’estate precedente — lo scrivano di Joseph, Martin Harris, aveva smarrito il manoscritto. Nonostante questa battuta d’arresto, Joseph Smith aveva rassicurato sua madre, dicendole che un angelo gli aveva annunciato che “il Signore [gli] avrebbe mandato uno scrivano, e [che aveva] fiducia che la sua promessa [sarebbe stata] confermata”3. Il Signore mandò davvero uno scrivano e, con grande sorpresa della madre e del padre di Joseph, fu lo stesso Cowdery, proprio colui che essi avevano contribuito a preparare. Oliver arrivò a casa di Joseph ed Emma Smith il 5 aprile 1829.

Joseph e Oliver non persero tempo. Dopo aver trascorso il 6 aprile sbrigando alcuni affari, il giorno seguente i due iniziarono la loro opera di traduzione.

Una rivelazione per Oliver

La traduzione andò avanti per diversi giorni, poi Joseph Smith ricevette una rivelazione per il suo nuovo scrivano, nella quale erano affrontati i continui dubbi di quest’ultimo riguardo al dono profetico di Joseph Smith, in quanto le parole stesse riferivano esperienze che Oliver Cowdery non aveva condiviso con nessuno. “Torna con la mente alla notte in cui gridasti a me nel tuo cuore, per poter conoscere la verità di queste cose”, gli rammentò il Signore, “non sussurrai pace alla tua mente a questo riguardo? Quale più grande testimonianza puoi avere che da Dio? […] Non dubitare, non temere”4.

Oliver Cowdery si era recato ad Harmony credendo di essere stato chiamato a scrivere per Joseph Smith; ora che si trovava là, egli desiderava sapere che cos’altro il Signore avesse in serbo per lui. “Ecco, tu hai un dono”, dichiarava il Signore in rivelazione, “e benedetto sei tu a causa del tuo dono. Ricorda che è sacro e che viene dall’alto”. Il suo dono era il dono della rivelazione e, grazie ad esso, egli poteva “scoprire i misteri, per poter portare molti a conoscere la verità, sì, per convincerli dell’errore delle loro vie”. Il Signore gli offrì anche un altro dono: “se me lo chiedi, di tradurre, proprio come il mio servitore Joseph” 5.

Nel frattempo, Oliver Cowdery continuò a essere testimone del fatto che Joseph Smith utilizzava il suo dono di tradurre. In un’occasione, durante quello stesso mese, i due stavano discutendo riguardo al destino dell’apostolo Giovanni, un argomento che in quel periodo destava il loro interesse. La storia di Joseph Smith riferisce una divergenza di opinioni tra di loro, che quindi “decisero di comune accordo di risolvere [il problema] mediante l’Urim e Thummim”6. La risposta giunse mediante la visione di una pergamena che Joseph tradusse e che ora è Dottrina e Alleanze 7.

Oliver desidera tradurre

Mentre Joseph Smith e Oliver Cowdery continuavano il loro lavoro, quest’ultimo divenne sempre più desideroso di contribuire maggiormente alla traduzione. Il Signore gli aveva promesso l’opportunità di tradurre ed egli voleva coglierla. Joseph Smith dettò un’altra rivelazione. In essa, il Signore rassicurò Oliver che avrebbe potuto avere il dono che desiderava. I requisiti erano la fede e un cuore onesto.

La rivelazione continuava, istruendo l’aspirante traduttore in merito al funzionamento del processo di traduzione. Il Signore dichiarò: “Io ti parlerò nella tua mente e nel tuo cuore mediante lo Spirito Santo, che verrà su di te e che dimorerà nel tuo cuore”. La rivelazione era sempre giunta in questo modo. Questo era il mezzo, o “lo spirito mediante il quale Mosè portò i figlioli d’Israele attraverso il Mar Rosso su terra asciutta”7

Oliver Cowdery viveva in una cultura immersa nelle idee, nel linguaggio e nelle pratiche bibliche. Molto probabilmente, il riferimento a Mosè contenuto nella rivelazione lo toccò. La storia di Mosè e di suo fratello Aaronne, nell’Antico Testamento, riportava numerosi esempi di utilizzo di bastoni per manifestare la volontà di Dio (vedere Esodo 7:9–12; Numeri 17:8). In modo simile, ai tempi di Joseph Smith e Oliver Cowdery, molti cristiani credevano ai bastoni divinatori come strumento per ricevere rivelazioni. Oliver era tra coloro che credevano e praticavano la divinazione per mezzo di un bastone.8

Il Signore riconobbe la capacità di Oliver di usare un bastone: “Hai un altro dono, che è il dono di lavorare con il virgulto [o bastone]”. Confermando la divinità di questo dono, la rivelazione affermava: “Ecco, non c’è nessun altro potere, salvo Dio, che possa far funzionare questo oggetto della natura nelle tue mani poiché è l’opera di Dio”9. Se Oliver lo desiderava, proseguiva poi la rivelazione, il Signore avrebbe aggiunto il dono della traduzione ai doni rivelatori che egli già possedeva.

Anche se conosciamo pochissimi dettagli riguardo al tentativo di Oliver di tradurre, apparentemente non andò a buon fine. I suoi sforzi risultarono presto inutili. In seguito al fallimento di Oliver, Joseph Smith ricevette un’altra rivelazione, la quale suggeriva allo stesso Cowdery quanto segue: “Sii paziente, figlio mio, poiché è nella mia saggezza, e non è opportuno che tu traduca in questo momento”. Gli fu anche detto che non aveva compreso il processo di traduzione. Gli fu detto che doveva prima studiarlo nella sua mente; poi doveva chiedere al Signore se era giusto, e se era giusto il Signore avrebbe fatto sì che il suo petto ardesse dentro di lui; perciò avrebbe sentito che era giusto”10.

Autorità restaurata

Pur scoraggiato dal suo fallito tentativo di tradurre, Oliver Cowdery riprese coscienziosamente il suo ruolo di scrivano, mentre Joseph Smith dettava la traduzione dalle tavole. “Quelli furono giorni che non si possono dimenticare”, scrisse Oliver in seguito. “Stare seduti al suono di una voce dettata dall’ispirazione del cielo risvegliava l’estrema gratitudine di questo seno!”11

Quando arrivarono al resoconto del ministero personale di Gesù presso i Nefiti, Joseph e Olivere cominciarono a chiedersi se, ai loro tempi, qualcuno avesse l’autorità di amministrare la vera Chiesa di Cristo. Erano particolarmente preoccupati riguardo al battesimo. Il 15 maggio 1829, essi lasciarono casa Smith — dove stavano lavorando alla traduzione — per trovare un luogo appartato in cui pregare in una vicina area boschiva.

Qualsiasi dubbio che Oliver Cowdery avrebbe potuto nutrire ancora di certo svanì quando Giovanni Battista, risorto, “scese in una nuvola di luce, e dopo averci imposto le mani” disse: “Su di voi miei compagni di servizio, nel nome del Messia, io conferisco il Sacerdozio di Aaronne, che detiene le chiavi del ministero degli angeli, e del vangelo di pentimento, e del battesimo per immersione per la remissione dei peccati”12 Quell’esperienza cementò la fede di Oliver. “Dov’era lo spazio per il dubbio?” scrisse in seguito Oliver Cowdery riguardo all’episodio. “Da nessuna parte: l’incertezza era svanita, il dubbio era affondato”13.

  1. Joseph Smith, “History, 1838–1856, volume A-1 [23 December 1805–1830 August 1834]”, 15, josephsmithpapers.org.

  2. Lucy Mack Smith, “Lucy Mack Smith, History, 1844–1845,” book 8, page 1, josephsmithpapers.org.

  3. Lucy Mack Smith, Biographical Sketches of Joseph Smith the Prophet and His Progenitors for Many Generations (Liverpool, England: S. W. Richards, 1853), 126.

  4. “Revelation, April 1829–A [D&C 6],” in Book of Commandments, 16, josephsmithpapers.org; vedere anche Dottrina e Alleanze 6:22–23, 36.

  5. “Revelation, April 1829–A [D&C 6],” in Book of Commandments, 15, 16 josephsmithpapers.org; vedere anche Dottrina e Alleanze 6:10–11, 25.

  6. “History, 1838–1856, volume A-1,” 15, josephsmithpapers.org.

  7. “Revelation, April 1829–B [D&C 8],” in Revelation Book 1, 12–13, josephsmithpapers.org; vedere anche Dottrina e Alleanze 8:2–3.

  8. Vedere Robert C. Fuller, Spiritual, but Not Religious: Understanding Unchurched America (New York: Oxford University Press, 2001), 15, 17; vedere anche Mark Ashurst-McGee, “A Pathway to Prophethood: Joseph Smith Junior as rodsman, village seer, and Judeo-Christian prophet” (master’s dissertation, Utah State University, 2000), 126–148.

  9. “Revelation, April 1829–B [D&C 8],” in Revelation Book 1, 13, josephsmithpapers.org; vedere anche Dottrina e Alleanze 8:6–11. Questa rivelazione fa riferimento al “dono di lavorare con il virgulto” di Oliver Cowdery. Sidney Rigdon mutò “virgulto” in “bastone” in preparazione alla pubblicazione della rivelazione nel Libro dei Comandamenti, nel 1833. L’edizione del 1835 di Dottrina e Alleanze è la prima fonte in cui questo viene definito “il dono di Aaronne” (vedere “Book of Commandments, 1833”, 19, josephsmithpapers.org; vedere anche “Dottrina e Alleanze, 1835”, 161, josephsmithpapers.org). I germogli parola significava «alla fine di un ramo o di sparare» (vedere Noah Webster, American Dictionary of the English Language [New York: Uniti Converse, a 1828]).

  10. “Revelation, April 1829–D [D&C 9],” in Book of Commandments, 20–21, josephsmithpapers.org; vedere anche Dottrina e Alleanze 9:3, 7–8.

  11. Joseph Smith, “History, 1834–1836”, 47, josephsmithpapers.org.

  12. “History, 1838–1856, volume A-1,” 17, josephsmithpapers.org; vedere anche Dottrina e Alleanze 13.

  13. Joseph Smith, “History, 1834–1836”, 49, josephsmithpapers.org.