Storia della Chiesa
“La visione”


“‘La Visione’”, Rivelazioni nel contesto (2016)

“‘La Visione’”, Rivelazioni nel contesto

“La Visione”

DeA 76

La casa di John Johnson a Hiram, Ohio

Durante il viaggio verso est per svolgere una missione, all’inizio della primavera del 1832, Samuel H. Smith e Orson Hyde si fermarono per cenare presso la casa di Lincoln Haskins, un nuovo convertito.1 Haskins, che viveva nella parte più occidentale dello stato di New York, era appena tornato da un viaggio nell’Ohio, dove aveva incontrato Joseph Smith.2 La visita di Haskins a Kirtland e ad Hiram verso la fine di settembre fu provvidenziale: appena pochi giorni prima, il profeta e Sidney Rigdon avevano avuto una visione importantissima.

“Cose grandi e meravigliose”

Probabilmente Haskins sentì parlare di questa visione da Joseph o da uno dei pochi altri uomini che erano presenti quando tale manifestazione ebbe luogo il 16 febbraio presso la casa di John Johnson ad Hiram. Joseph Smith e Sidney Rigdon vi si trovavano mentre lavoravano sulla revisione del nuovo testamento. Precedenti rivelazioni avevano reso “evidente che molti punti importanti, concernenti la salvezza dell’uomo, erano stati tolti dalla Bibbia”. Secondo il racconto di Joseph, i due uomini stavano riflettendo sul significato di un passo scritturale inerente alla risurrezione in Giovanni 5:29, quando “il Signore toccò gli occhi del [loro] intelletto” e resero testimonianza della visione.3

“Non un suono venne emesso e ne un movimento [fu] fatto da qualcuno eccetto che da Joseph e Sidney”, ricordò Philo Dibble, uno dei presenti. “Io vidi la gloria e sentii il potere, ma non vidi la visione”4. Dibble e tutti gli altri dodici presenti prestarono ascolto, mentre Joseph Smith e Sidney Rigdon descrivevano ad alta voce ciò che vedevano.

“La Visione”, come poi divenne nota, conteneva una descrizione ampia di ciò che attende l’umanità dopo la morte. Essa delineava i vari gradi di gloria divisi in tre regni, quale eredità della maggior parte dei figli di Dio; rivelava che essere consegnati alla punizione eterna sarà il destino di pochi e spiegava che i giusti avrebbero ricevuto la pienezza del Padre: “Pertanto, come sta scritto, essi sono dei, sì, i figli di Dio. Pertanto, tutte le cose sono loro soggette”5.

Haskins condivise la sua gioia per questa visione grandiosa con i suoi ospiti durante la loro visita a casa sua. “Egli ci disse di aver visto Joseph e Sidney, e che essi avevano avuto una visione e che avevano visto cose grandi e meravigliose”, scrisse Samuel Smith nel suo diario.6

Alcuni giorni dopo aver visitato Haskins, i missionari “ebbero il privilegio di leggere” un resoconto scritto de “la Visione”, quando incontrarono Seth e Joel Johnson, due membri della Chiesa che avevano con sé una preziosa copia scritta a mano che avevano fatto mentre erano a Kirtland.7 Questi episodi di condivisione dimostrano l’entusiasmo che alcuni dei primi santi nutrivano verso “la Visione”. Ma non tutti condividevano tale entusiasmo.

Universalismo

Il modo in cui “la Visione” esponeva la vita dopo la morte era in forte contrasto con ciò che credeva la maggior parte dei cristiani dell’epoca. La maggioranza di essi credeva in una rigorosa concezione teologica della vita dopo la morte basata su paradiso e inferno: coloro che fossero stati obbedienti al Vangelo di Gesù Cristo sarebbero stati salvati, ma i malvagi sarebbero stati consegnati alla punizione eterna.8 Tuttavia, vi era un numero crescente di persone che riteneva tale concezione incoerente rispetto ad altri insegnamenti della Bibbia relativi alla misericordia, la giustizia e il potere salvifico di Dio.

Per esempio, un giovane congregazionalista di nome Caleb Rich si sentì turbato, quando il suo ministro insegnò che Cristo avrebbe avuto soltanto pochi “trofei della sua missione nel mondo, mentre il suo antagonista ne avrebbe avuti innumerevoli milioni”. Rich temette che la sua “condizione [spirituale] fosse più precaria di un biglietto della lotteria”.9 Alla fine, rigettò la dottrina del suo ministro e abbracciò ciò che è noto come universalismo. In parole povere, gli universalisti credevano che Dio non avrebbe punito eternamente i peccatori ma che, alla fine, tutti sarebbero stati salvati nel regno di Dio. Il padre di Joseph Smith e suo nonno Asael Smith condividevano gli insegnamenti degli universalisti.10

La maggior parte dei cristiani ritenne che l’universalismo si fosse spinto troppo oltre, che i suoi insegnamenti sulla salvezza universale rimuovessero ogni incentivo a osservare i comandamenti di Dio, portando a una vita immorale e dissoluta. Molti primi convertiti della Chiesa concordavano con tale osservazione e, forse, si videro sostenuti nei propri punti di vista da alcuni passi scritturali del Libro di Mormon.11 Tuttavia, ad alcuni di questi convertiti, “la Visione” che Joseph Smith aveva avuto della vita dopo la morte sembrò sostenere gli insegnamenti dell’universalismo. Di conseguenza, non appena persone come Lincoln Haskins o Joel e Seth Johnson cominciarono a parlare de “la Visione” ai rami sparsi della Chiesa, ciò creò un fermento.

Molti v’inciamparono

Alcuni osservatori esterni derisero la nuova dottrina da poco rivelata. Un quotidiano cristiano reagì alla notizia de “la Visione” affermando sarcasticamente che Joseph Smith cercava di “screditare l’universalismo insegnando… la salvezza per tutti gli uomini”.12 Ma per il profeta furono più sconcertanti le reazioni di alcuni membri della Chiesa.

“Fu una grande prova per molti”, ricordò Brigham Young. “Alcuni andarono in apostasia perché Dio… a Suo tempo debito, aveva predisposto un luogo di salvezza per tutti”.13 Lo stesso Young ebbe difficoltà ad accettare tale idea: “Le mie tradizioni erano tali che, quando giunsi a conoscenza della Visione per la prima volta, essa fu così direttamente contraria e opposta agli insegnamenti che avevo ricevuto fino ad allora, che dissi a me stesso: ‘Aspetta un attimo!’. Non la rifiutai, ma non riuscivo a capirla”14. Anche suo fratello Joseph Young ammise: “Non riuscivo a capirla all’inizio”. Perché il Signore voleva salvare tutti?”15.

Forse, in una reazione istintiva contro quelli che sembravano cenni di universalismo, alcuni tra i primi membri non notarono la bellezza latente de “la Visione”. Evitando gli estremi dell’universalismo e la concezione ortodossa del cielo e dell’inferno, “la Visione” suggeriva che le sofferenze dei disobbedienti sarebbero infine terminate, ma che il Signore altresì aveva esteso la promessa di ricompense inimmaginabili a coloro che sono “coraggiosi nella testimonianza di Gesù”16.

Molti di coloro che “inciamparono” riguardo alla visione avevano semplicemente bisogno di tempo per meditare o necessitavano della spiegazione paziente di un missionario, oppure delle istruzioni di un dirigente. Joseph Young ricordò: “Dopo che ebbi pregato a riguardo e che Joseph l’ebbe spiegata, mi resi conto che non si trattava altro che di buon senso abbinato al potere di Dio”.17 Brigham Young disse: “Dovetti riflettere e pregare, leggere e pensare, sino a quando non seppi e compresi pienamente da me stesso”18.

Nel maggio o giugno 1832, il missionario John Murdock si mostrò riluttante ad accettare le idee che “la Visione” conteneva mentre si trovava a Orange, Ohio (vicino Cleveland): “I fratelli avevano appena ricevuto la rivelazione chiamata ‘la Visione’, la quale divenne per loro una pietra d’inciampo”. Murdock assunse il ruolo di mentore spirituale: “Li chiamai a radunarsi e li fortificai nella verità”19.

In seguito, Murdock e il suo collega missionario Orson Pratt incontrarono un fratello di nome Landon di Geneseo, New York, che “disse che la visione veniva dal diavolo”. Landon aveva anche portato il suo ramo a rigettare la nuova rivelazione. I missionari trascorsero alcuni giorni nel ramo. “Il fratello Orson condusse una spiegazione della visione e seguirono altre spiegazioni da parte mia e fratello Lyman”, scrisse Murdock. Landon presto “riconobbe ciò che insegnammo come vero”20.

Joseph Smith inviò una lettera al ramo di Geneseo per ammonirli ad avere fede nella rivelazione. Egli ammonì: “Se ci fosse contesa e incredulità verso le cose sacre comunicate ai santi per rivelazione, seguirebbero inevitabilmente la discordia, la durezza, la gelosia e innumerevoli altri mali”.21

“Rimanere in silenzio”

Il profeta apprese da questa esperienza quanto potessero essere delicate le testimonianze di molti nuovi convertiti e consigliò ai missionari di adottare un approccio di insegnamento del Vangelo volto a nutrirli prima con il latte, poi con la carne (vedere 1 Corinzi 3:2). Prima della partenza per l’Inghilterra, egli esortò i Dodici Apostoli a “rimanere in silenzio riguardo al raduno, la visione e il libro di Dottrina e Alleanze, finché l’opera non fosse del tutto stabilita”.22 Tuttavia, fu difficile per alcuni membri contenere il proprio entusiasmo per la nuova rivelazione.

Heber C. Kimball, facendo eco al consiglio di Joseph Smith, incoraggiò i suoi compagni missionari ad attenersi ai principi introduttivi al Vangelo. Kimball aveva contribuito a convertire un ministro di culto di nome Timothy Matthews a Bedford, Inghilterra, e a fissare un appuntamento per il suo battesimo. Ma un altro anziano, John Goodson, “contrariamente al consiglio [di Kimball] e alle [sue] istruzioni, e senza essersi consultato con nessuno, lesse al signor Matthews la visione […] il che lo fece inciampare”. Matthews non rispettò l’appuntamento e non si unì più alla Chiesa.23

“È venuta da Dio”

Sebbene alcuni primi membri della chiesa faticarono ad accettare “la visione”, molti l’accolsero senza riserve. William W. Phelps, tipografo della Chiesa nel Missouri, la pubblicò nel luglio 1832 nella rivista della Chiesa The Evening and The Morning Star definendola “la notizia più grandiosa mai pubblicata all’uomo”.24

Wilford Woodruff, che si unì alla Chiesa nel 1833, ricordò: “Quando lessi la visione […] illuminò la mia mente dandomi grande gioia. Mi sembrò che il Dio che rivelò tale principio all’uomo fosse saggio, giusto e fedele, e che possedesse sia le migliori qualità che il buon senso unito alla conoscenza. Sentii che Egli era coerente sia rispetto all’amore che alla misericordia, alla giustizia e al giudizio, e sentii di amare il Signore più di quanto avessi mai fatto prima nella mia vita”.25

Forse, alcuni di coloro che accolsero “la Visione” erano predisposti dalle loro passate convinzioni.26 Alcuni, come il padre di Joseph Smith, simpatizzavano per l’universalismo. Tuttavia, anche se condivideva alcune similarità con il pensiero e gli scritti dell’universalismo, questa nuova visione se ne discostava espandendo tali concetti in modo nuovo e ispirato. Il racconto di Joseph Smith si conclude dicendo: “Niente potrebbe essere più piacevole per i santi […] che la luce che si è propagata improvvisamente nel mondo, tramite la suddetta visione. […] La nobiltà delle idee, la purezza del linguaggio, il fine delle azioni, la perseveranza per giungere al compimento, affinché gli eredi della salvezza possano riconoscere il Signore e piegare il ginocchio, le ricompense per la fedeltà e i castighi per i peccati, tutto è così lontano dalla ristrettezza di vedute degli uomini, che ogni uomo onesto è tenuto ad esclamare: È venuta da Dio.”27

  1. Orson Hyde, diario, 21 marzo 1832, Biblioteca di storia della Chiesa, Salt Lake City.

  2. Mentre era nell’Ohio, Haskins fu battezzato e gli fu rivolta una rivelazione che gli comandava di “andare a proclamare il mio Vangelo”. Vedere “Revelation, 27 February 1832,” in Revelation Book 2, 10, josephsmithpapers.org).

  3. Joseph Smith, “History, 1838–1856, volume A-1 [23 December 1805–30 August 1834],” 183, 185, josephsmithpapers.org.

  4. Philo Dibble, “Recollections of the Prophet Joseph Smith,” Juvenile Instructor, vol. 27, no. 10 (15 maggio 1892), 303–304. Questo racconto è stato l’ultimo dei tre che Dibble diede su “la Visione”, e differisce un po’ dalle sue versioni precedenti. In un resoconto precedente, egli affermò di non essere arrivato se non quando la visione stava per concludersi (vedere “Record of Sunday Meetings,” Jan. 7, 1877, in Payson [UT] Ward general minutes, 137, Church History Library, Salt Lake City).

  5. “Vision, 16 February 1832 [D&C 76],” in Revelation Book 2, 6, josephsmithpapers.org; vedere anche Dottrina e Alleanze 76:58.

  6. Samuel H. Smith, diario, 21 marzo 1832, Biblioteca di storia della Chiesa, Salt Lake City.

  7. Samuel H. Smith, diario, 27 marzo 1832.

  8. La “Confessione di fede di Westminster”, che rappresentava il fondamento del credo ortodosso per la maggior parte dei primi americani, dichiara che, dopo il giudizio, “i giusti entreranno nella vita eterna, e riceveranno pienezza di gioia e riposo che giungerà loro dalla presenza del Signore; ma i malvagi che non conoscono Dio e che non obbediscono al Vangelo di Gesù Cristo, saranno destinati al tormento eterno e saranno puniti con la distruzione perpetua”.

  9. Nathan O. Hatch, The Democratization of American Christianity (New Haven, CT: Yale University Press, 1989), 172. Per saperne di più sull’universalismo, vedere Milton V. Backman, American Religions and Rise of Mormonism (Salt Lake City: Deseret Book Company, 1970), 216–223.

  10. Vedere Casey Paul Griffiths, “Universalism and the Revelations of Joseph Smith,” in Andrew H. Hedges, J. Spencer Fluhman, and Alonzo L. Gaskell, eds., The Doctrine and Covenants, Revelations in Context (Salt Lake City: Deseret Book, 2008), 168–187.

  11. Per esempio, nel Libro di Mormon, un uomo di nome Nehor viene condannato per aver insegnato “che tutta l’umanità sarebbe stata salvata all’ultimo giorno” (Alma 1:4).

  12. “Changes of Mormonism,” Evangelical Magazine and Gospel Advocate, vol. 3, no. 11 (Mar. 17, 1832); enfasi nell’originale.

  13. Brigham Young, in Journal of Discourses, 26 voll. (London: Latter-Day Saints’ Book Depot, 1854–1886), 16:42.

  14. Brigham Young, Journal of Discourses, 6:281.

  15. Joseph Young, “Discourse,” Deseret News (18 marzo 1857), 11.

  16. “Vision, 16 febbraio 1832 [D&C 76],” in Revelation Book 2, 7.

  17. Joseph Young, “Discourse,” 11.

  18. Brigham Young, Journal of Discourses, 6:281.

  19. “John Murdock, diario e autobiografia, circa 1830–1867”, 18, Biblioteca di storia della Chiesa, Salt Lake City.

  20. “John Murdock, diario e autobiografia, circa 1830–1867”, 27–28.

  21. Joseph Smith, “Letter to Church Leaders in Geneseo, New York, 23 November 1833,” 1–2, josephsmithpapers.org.

  22. Joseph Smith, “History, 1838–1856, volume B-1 [1 September 1834–2 November 1838],” 762, josephsmithpapers.org.

  23. Orson F. Whitney, “Life of Heber C. Kimball,” Juvenile Instructor, 1888, 162. Kimball scrisse a Willard Richards: “Il cuore delle persone è stato chiuso a Bedford a causa dell’anziano Goodson, che ha predicato quelle cose che gli era stato comandato di lasciar stare” (72).

  24. “Items for the Public,” The Evening and the Morning Star, vol. 1, no. 2 (July 1832), 25; “la Visione stessa è riportata alle pagine 27–30.

  25. Wilford Woodruff, in Journal of Discourses, 5:84.

  26. Alexander Campbell, un dirigente dei Discepoli di Cristo (un movimento a cui molti dei primi convertiti dell’Ohio erano stati associati) aveva esposto una teoria sui “Tre regni” alcuni anni prima, in The Christian Baptist vol. 6, n. 1 (4 agosto 1828): 97–99. Le idee di Campbell avevano solo una vaga somiglianza con quelle contenute ne “la Visione”, tuttavia potrebbero aver trovato il favore di alcuni degli ex seguaci di Campbell (vedere Mark Lyman Staker, Hearken, O Ye People: The Historical Settings of Joseph Smith’s Ohio Revelations [Salt Lake City: Greg Kofford Books, 2009], 322–328). Campbell potrebbe essere stato influenzato dagli scritti del mistico svedese Emanuel Swedenborg (vedere J. B. Haws, “Joseph Smith, Emanuel Swedenborg, e la sezione 76: Importance of the Bible in Latter-day Revelation,” in Hedges, Fluhman, and Gaskill, The Doctrine and Covenants, Revelations in Context, 142–167).

  27. Joseph Smith, “History, 1838–1856, volume A-1 [23 December 1805–1830 August 1834],” 192.