Guardare indietro e procedere in avanti
Insieme faremo procedere la Sua opera.
Penso che sia stata una sessione straordinaria. I messaggi sono stati fonte d’ispirazione, la musica bella, le testimonianze sincere. Penso che tutti coloro che hanno assistito a questa sessione non la dimenticheranno mai, perché abbiamo sentito lo Spirito.
Miei amati fratelli e sorelle, più di quarantaquattro anni fa, nell’ottobre 1963, mi trovai al pulpito del Tabernacolo essendo appena stato sostenuto membro del Quorum dei Dodici Apostoli. In quell’occasione menzionai un piccolo segno che avevo visto su un altro pulpito. Le parole sul segno erano le seguenti: «Chi sta a questo pulpito, sia umile». Vi assicuro che a quel tempo mi sentivo umile per la mia chiamata nei Dodici. Tuttavia, trovandomi a questo pulpito oggi, mi rivolgo a voi con profonda umiltà. Sento molto intensamente la mia dipendenza dal Signore. Chiedo la guida dello Spirito mentre vi esprimo i sentimenti del mio cuore.
Solo due mesi fa abbiamo dato l’addio al nostro caro amico e dirigente, Gordon B. Hinckley, il quindicesimo presidente della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni, un eccezionale ambasciatore di verità nel mondo intero e amato da tutti. Ci manca. Più di cinquantatremila uomini, donne e bambini sono passati per la bella «Sala dei profeti» proprio in questo edificio per rendere l’estremo saluto a questo grande uomo del Signore che ora è entrato nella storia.
Con la scomparsa del presidente Hinckley, la Prima Presidenza è stata sciolta. Io e il presidente Eyring, che servivamo come consiglieri del presidente Hinckley, siamo tornati al nostro posto nel Quorum dei Dodici Apostoli, e il quorum è diventato l’autorità presiedente della Chiesa.
Sabato 2 febbraio 2008 si è tenuta la cerimonia funebre del presidente Hinckley in questo magnifico Centro delle conferenze, edificio che starà per sempre come monumento della sua lungimiranza e visione. Durante i funerali, sono stati resi numerosi omaggi a questo uomo di Dio.
Il giorno seguente, tutti e quattordici gli apostoli viventi sulla terra si sono riuniti nella sala superiore del Tempio di Salt Lake. Ci siamo incontrati in spirito di digiuno e preghiera. Durante quella solenne e sacra riunione, la presidenza della Chiesa è stata riorganizzata secondo quanto stabilito in precedenza, secondo il modello fissato dal Signore stesso.
I membri della Chiesa in tutto il mondo si sono riuniti ieri in solenne assemblea. Avete alzato la mano come voto di sostegno per approvare quanto deciso durante quella riunione nel tempio di cui ho appena parlato. Quando le vostre mani si sono alzate verso il cielo, il mio cuore si è commosso. Ho sentito il vostro amore e sostegno, come pure il vostro impegno verso il Signore.
So senza dubbio, fratelli e sorelle, che Dio vive. Vi attesto che questa è la Sua opera. Testimonio pure che il nostro Salvatore Gesù Cristo è a capo di questa Chiesa che porta il Suo nome. So che la più dolce esperienza in questa vita è di sentire i Suoi suggerimenti mentre ci dirige nel progresso della Sua opera. Ho sentito quei suggerimenti da giovane vescovo, guidato nelle case dove c’erano necessità spirituali, o a volte temporali. Li ho sentiti quand’ero presidente di missione a Toronto, in Canada, al lavoro coi meravigliosi missionari che erano una testimonianza vivente dinanzi al mondo che quest’opera è divina e che siamo guidati da un profeta. Li ho sentiti durante tutto il mio servizio nei Dodici e nella Prima Presidenza e ora come presidente della Chiesa. Attesto che ciascuno di noi può sentire l’ispirazione del Signore se vive degnamente e si sforza di servirLo.
Sono ben informato sui quindici uomini che mi hanno preceduto quali presidenti della Chiesa. Ho conosciuto personalmente molti di loro. Ho avuto la benedizione e il privilegio di servire come consigliere di tre di loro. Sono grato per il retaggio duraturo lasciato da ciascuno di questi quindici uomini. Ho la sicura conoscenza, che sono certo avessero anche loro, che Dio dirige il Suo profeta. La mia più fervida preghiera è che io possa continuare ad essere un degno strumento nelle Sue mani per far procedere questa grande opera e adempiere alle enormi responsabilità che accompagnano l’ufficio di presidente.
Ringrazio il Signore per i meravigliosi consiglieri. Il presidente Henry B. Eyring e il presidente Dieter F. Uchtdorf sono uomini di grande capacità e sano intelletto. Sono consiglieri nel vero senso della parola. Io tengo in gran considerazione il loro giudizio. Credo che siano stati preparati dal Signore per le posizioni che ora occupano. Amo i membri del Quorum dei Dodici Apostoli e attribuisco gran valore al nostro legame. Anche loro sono devoti all’opera del Signore e dedicano la vita al Suo servizio. Attendo con ansia di servire con l’anziano Christofferson, che ora è stato chiamato in questo quorum e che ha ricevuto il vostro voto di sostegno. Anch’egli è stato preparato per la posizione a cui è stato chiamato. È anche stata una gioia servire con i membri dei quorum dei Settanta e con il Vescovato Presiedente. I nuovi membri dei Settanta sono stati chiamati e sostenuti ieri, e io non vedo l’ora di lavorare con loro nell’opera del Maestro.
Tra le Autorità generali esiste un dolce spirito di unità. Il Signore ha dichiarato: «Se non siete uno non siete miei».1 Noi continueremo ad essere uniti in un unico scopo, ossia il progresso dell’opera del Signore.
Sento di dover esprimere gratitudine al mio Padre celeste per le innumerevoli benedizioni che ha riversato su di me. Posso dire, come Nefi nell’antichità, che sono nato da buoni genitori, i cui genitori e nonni furono raccolti e portati dalle terre di Svezia, Scozia e Inghilterra da devoti missionari. Quando quei missionari resero umile testimonianza, toccarono il cuore e lo spirito dei miei antenati. Dopo essersi uniti alla Chiesa, questi nobili uomini, donne e bambini si sono fatti strada verso la Valle del Grande Lago Salato. Furono molte le prove e le difficoltà che incontrarono lungo il cammino.
Nella primavera del 1848, i nonni dei miei nonni, Charles Stewart Miller e Mary McGowan Miller, che si erano uniti alla Chiesa nella loro natia Scozia, lasciarono la casa di Rutherglen e andarono fino a St. Louis, nel Missouri, con un gruppo di santi, dove giunsero nel 1849. Una dei loro undici figli, Margaret, sarebbe divenuta una mia bisnonna.
Mentre la famiglia era a St. Louis e lavorava per guadagnare il denaro per portare a termine il viaggio verso la Valle del Lago Salato, un’epidemia di colera si diffuse nell’area, causando morte e dolore. La famiglia Miller fu duramente colpita. Nel giro di due settimane, quattro membri della famiglia morirono. Il primo, il 22 giugno 1849, fu il diciottenne William. Cinque giorni dopo Mary McGowan Miller, la mia trisnonna e madre di famiglia, morì. Due giorni più tardi fu la volta di Archibald, di quindici anni, e cinque giorni dopo il suo decesso, il mio trisnonno e padre di famiglia, Charles Stewart Miller, passò a miglior vita. I figli che sopravvissero rimasero orfani, inclusa la mia bisnonna Margaret, che a quel tempo aveva tredici anni.
A causa delle numerose morti nella zona, non c’era disponibilità di bare, pur pagando qualsiasi prezzo, per seppellire i famigliari defunti. I ragazzi più grandi sopravvissuti smontarono il recinto dei buoi per costruire le bare per i famigliari morti.
Si sa poco del dolore e delle difficoltà che i nove figli rimasti dei Miller dovettero affrontare per lavorare e risparmiare per il viaggio che i loro genitori e fratelli non avrebbero più fatto. Sappiamo che lasciarono St. Louis nella primavera del 1850 con quattro buoi e un carro, e che arrivarono nella Valle del Lago Salato quello stesso anno.
Altri miei antenati affrontarono difficoltà simili. Malgrado tutto, le loro testimonianze rimasero costanti e ferme. Da tutti loro ho ricevuto un retaggio di totale dedizione al vangelo di Gesù Cristo. Grazie a queste anime fedeli, oggi mi trovo dinanzi a voi.
Ringrazio il mio Padre celeste per la mia dolce compagna, Frances. Questo ottobre festeggeremo sessanta magnifici anni di matrimonio. Sebbene il mio servizio in Chiesa sia iniziato presto, lei non si è mai lamentata quando lasciavo casa per andare alle riunioni o per svolgere un incarico. Per molti anni i miei incarichi come membro dei Dodici mi hanno portato spesso lontano da Salt Lake City, talvolta per cinque settimane di fila, lasciandola da sola a prendersi cura dei bambini piccoli e della casa. Sin da quando fui chiamato vescovo all’età di ventidue anni, raramente abbiamo avuto il lusso di sederci insieme durante una riunione di Chiesa. Non avrei potuto chiedere una compagna più leale, amorevole e comprensiva.
Esprimo gratitudine al mio Padre celeste per i nostri tre figli e i loro coniugi, per i nostri splendidi otto nipoti e quattro magnifici pronipoti.
Per me è difficile trovare le parole per trasferirvi i miei sentimenti, fratelli e sorelle, la mia sentita gratitudine per le vite che conducete, per la bontà che c’è in voi e per le testimonianze che rendete. Vi servite a vicenda con buona volontà. Siete devoti al vangelo di Gesù Cristo.
Durante gli oltre quarantaquattro anni trascorsi come Autorità generale, ho avuto la possibilità di viaggiare per il mondo. Una delle mie più grandi gioie è stata di incontrare voi, membri della Chiesa, ovunque foste, e di sentire il vostro spirito e il vostro amore. Attendo con ansia altre occasioni del genere.
Lungo il sentiero della vita ci sono delle vittime. Alcuni si allontanano dalla strada che porta alla vita eterna, solo per scoprire che la deviazione scelta alla fine porta a un vicolo cieco. L’indifferenza, la negligenza, l’egoismo e il peccato richiedono tutti un costoso pedaggio.
Un cambiamento per il meglio può avvenire per tutti. Negli ultimi anni ho fatto appello ai meno attivi, a coloro che sono stati offesi, ai critici e ai trasgressori, di tornare. «Tornate e nutritevi abbondantemente al banchetto del Signore e assaggiate di nuovo i frutti dolci e soddisfacenti della compagnia dei santi».2
Nel santuario privato della propria coscienza si trova quello spirito, quella determinazione a liberarsi della vecchia persona e a raggiungere la statura del vero potenziale. Con questo spirito porgiamo ancora quel sentito invito: tornate. Ci rivolgiamo a voi col puro amore di Cristo ed esprimiamo il nostro desiderio di aiutarvi e di darvi il benvenuto nella piena appartenenza. A coloro che sono feriti nello spirito e che hanno difficoltà e timore, diciamo, lasciate che vi solleviamo e vi rallegriamo e che calmiamo i vostri timori. Prendete alla lettera l’invito del Signore: «Venite a me, voi tutti che siete travagliati ed aggravati, e io vi darò riposo. Prendete su voi il mio giogo ed imparate da me, perch’io son mansueto ed umile di cuore; e voi troverete riposo alle anime vostre; poiché il mio giogo è dolce e il mio carico è leggero».3
Si diceva del Salvatore che «è andato attorno facendo del bene… perché Iddio era con lui».4 Possiamo noi seguire quel perfetto esempio. In questo viaggio talvolta precario della mortalità, possiamo noi seguire il consiglio dell’apostolo Paolo che ci aiuterà a sentirci al sicuro lungo la via: «Tutte le cose vere, tutte le cose onorevoli, tutte le cose giuste, tutte le cose pure, tutte le cose amabili, tutte le cose di buona fama, quelle in cui è qualche virtù e qualche lode, siano oggetto dei vostri pensieri».5
Incoraggio i membri della Chiesa, ovunque siano, a mostrare gentilezza e rispetto per tutti i popoli. Il mondo in cui viviamo è pieno di diversità. Possiamo e dobbiamo dimostrare rispetto verso coloro che hanno credenze diverse dalle nostre.
Possiamo noi anche mostrare gentilezza e amore in famiglia. Le nostre case devono esser qualcosa di più di santuari: dovrebbero anche essere luoghi dove lo Spirito di Dio può dimorare, dove le tempeste si fermano sulla porta, dove regna l’amore e dimora la pace.
A volte il mondo può essere un luogo spaventoso in cui vivere. Il tessuto morale della società sembra disfarsi a una velocità allarmante. Nessuno, giovane o vecchio o di mezza età, è esente dall’esposizione a queste cose che hanno il potenziale di trascinarci giù e distruggerci. I nostri giovani, i nostri preziosi giovani, in particolare, affrontano tentazioni che noi scarsamente comprendiamo. L’avversario e i suoi eserciti sembrano lavorare senza sosta per farci cadere.
Stiamo muovendo guerra al peccato, fratelli e sorelle, ma non dobbiamo disperare. È una guerra che possiamo vincere e che vinceremo. Il nostro Padre nei cieli ci ha dato gli strumenti di cui abbiamo bisogno per poterlo fare. Egli è al comando. Non abbiamo nulla da temere. Egli è il Dio di luce. Egli è il Dio di speranza. Attesto che Egli ci ama, ama ognuno di noi.
La mortalità è un periodo di prova, un momento per dimostrarci degni di ritornare alla presenza del nostro Padre celeste. Per essere messi alla prova, talvolta dobbiamo affrontare sfide e difficoltà. A volte sembra non esservi luce alla fine del tunnel, né alba che rompa l’oscurità della notte. Ci sentiamo circondati dal dolore del cuore spezzato, dalla delusione dei sogni infranti, dalla disperazione delle speranze svanite. Ci uniamo all’espressione biblica: «Non v’è egli balsamo in Galaad?»6 Siamo inclini a vedere le nostre disavventure attraverso il prisma distorto del pessimismo. Ci sentiamo abbandonati, addolorati e soli. Se vi trovate in questa situazione, vi imploro di rivolgervi al vostro Padre celeste con fede. Egli vi solleverà e vi guiderà. Egli non vi toglierà le afflizioni, ma vi conforterà e guiderà con amore durante la tempesta che affrontate.
Con tutto il cuore e il fervore della mia anima, oggi elevo la mia voce come testimone speciale e attesto che Dio vive davvero. Gesù è Suo Figlio, l’Unigenito Figliuolo del Padre nella carne. Egli è il nostro Redentore, il nostro Mediatore con il Padre. Egli ci ama di un amore che non possiamo comprendere appieno, e poiché ci ama, ha deposto la Sua vita per noi. La mia gratitudine per Lui va oltre ogni capacità di espressione.
Invoco le Sue benedizioni su di voi, miei amati fratelli e sorelle, nelle vostre case, nel vostro lavoro, nel vostro servizio reciproco e verso il Signore Stesso. Insieme faremo procedere la Sua opera.
Impegno la mia vita, la mia forza—tutto ciò che ho da offrire—a servire Lui e a dirigere gli affari della Sua chiesa secondo la Sua volontà e la Sua ispirazione, e lo faccio nel Suo santo nome, nel nome di Gesù Cristo. Amen.