Manuali e chiamate
Quando i dirigenti insegnano agli insegnanti


4

Quando i dirigenti insegnano agli insegnanti

Se sei un dirigente della Chiesa, una delle tue più importanti responsabilità è quella di insegnare agli insegnanti della tua organizzazione a svolgere i loro compiti e guidare i loro sforzi di migliorare. Qualche volta fai questo nella riunione dei dirigenti (vedere la pagina 152) e nelle riunioni di addestramento degli insegnanti. Qualche volta invece sono necessari insegnamenti impartiti individualmente. I tuoi sforzi per assolvere questa responsabilità possono dare un valido contributo alla qualità dell’insegnamento nella Chiesa.

Per trovare le istruzioni su ciò che devi fare per guidare i singoli insegnanti, vedere la sezione «Insegnare il Vangelo e dirigere» del Manuale di istruzioni della Chiesa, pagine 305–306 e Come migliorare l’insegnamento del Vangelo: Guida per i dirigenti, pagine 4–6. Seguono cinque suggerimenti su come fornire la guida descritta in questi manuali.

Ama incondizionatamente ogni insegnante

Qualche volta siamo inclini a criticare, pensando che se facciamo notare agli altri le loro mancanze essi vorranno cambiare. Questo raramente è vero. Le critiche di solito mettono le persone sulla difensiva ele scoraggiano. Gli insegnanti sono più pronti a capire i tuoi consigli quando sentono il tuo amore cristiano per loro esanno che li vuoi veramente aiutare. Una sorella, che infine diventò un’efficace dirigente di insegnanti, all’inizio del suo servizio nella Chiesa fece un’esperienza che le insegnò la validità di questo principio. Quell’esperienza cambiò per sempre il modo in cui ella considerava l’insegnamento:

«Ero da poco sposata e nella Società di Soccorso mi era stato affidato l’incarico di migliorare l’insegnamento. A quel tempo non me ne rendevo conto, ma mi stava troppo a cuore il compito affidatomi e non abbastanza l’insegnante che osservavo al lavoro. Le dissi più o meno: ‹Avresti dovuto farlo in questa maniera›. La risposta che ricevetti non fu espressa esattamente in questo modo, ma il senso era chiaro: ‹Allora fallo tu. Se non faccio quello che tu pensi si debba fare, allora insegna tu alla classe›. Imparai allora che quello che mi mancava era l’amore. Non amavo abbastanza quell’insegnante. Non la rispettavo abbastanza».

Metti in risalto le cose che gli insegnanti fanno bene

Alle persone piace fare le cose che ritengono di fare bene. I tuoi complimenti sinceri faranno quello che le critiche non potrebbero mai fare per incoraggiare gli insegnanti e aiutarli a continuare amigliorare.

Se ami gli insegnanti con i quali lavori, ituoi complimenti saranno sinceri e troverai molti motivi per lodarli, poiché ogni insegnante ha dei pregi che vale la pena di mettere in risalto. Un insegnante può avere una bella voce, può avere un grande talento nel dirigere le discussioni, può avere un’ottima conoscenza delle Scritture o della storia della Chiesa. Un altro insegnante può avere una grande capacità di organizzare le cose. Un altro può possedere un’umile e forte testimonianza.

I complimenti devono essere particolareggiati. Per esempio puoi dire a un’insegnante: «Ho pensato che l’immagine del Salvatore che hai mostrato ha ribadito molto bene il messaggio che avevi appena esposto», oppure: «La tua testimonianza alla fine della lezione mi ha aiutato a sentire lo Spirito», oppure ancora: «Mi piace il modo in cui hai risolto quella situazione difficile». I commenti precisi spesso sono più efficaci nell’incoraggiare, al contrario delle osservazioni di carattere generale, poiché dimostrano che ti interessi abbastanza da osservare attentamente quello che avviene.

Avrai molte occasioni di far notare le cose che gli insegnanti fanno bene. Puoi farlo nelle riunioni di addestramento degli insegnanti e quando ti incontri a tu per tu con loro per consigliarli (vedere «Chiedi il sostegno dei tuoi dirigenti», pagina 28). Ma non è necessario aspettare di farlo in tali occasioni. Puoi esprimere i tuoi complimenti durante la lezione, nel corridoio, con un biglietto o con una telefonata. Puoi anche fare un complimento davanti alla classe, se ciò non mette in imbarazzo l’insegnante.

Rispetta il potenziale divino di ogni insegnante

Oltre a riconoscere le attuali capacità dei singoli insegnanti, devi riconoscere anche il potenziale divino di questi insegnanti. Essi sono figli di spirito del Padre celeste, hanno capacità infinite. Grazie al sostegno che ricevono e alla loro umile devozione, essi possono migliorare e sviluppare iloro talenti e capacità.

Concedi agli insegnanti di fare i loro progetti per migliorare

Se gli insegnanti sanno che li ami e apprezzi i loro sforzi, si sentiranno più a loro agio nel chiedere aiuto. Quando si consultano con te, aiutali a fare da soli dei progetti per migliorare. Questo metodo rispetta il principio per cui gli insegnanti (e in questo caso i dirigenti), devono aiutare gli altri ad assumersi la responsabilità del proprio apprendimento e progresso (vedere «Aiutiamo ogni singolo individuo ad assumersi la responsabilità di imparare il Vangelo», pagine 61–62). Le persone imparano sempre meglio e crescono di più quando prendono l’iniziativa. Di solito è meglio che gli insegnanti progrediscano lentamente sulla base dei loro personali progetti; i dirigenti non li devono spingere a progredire più in fretta (vedere «Fai un programma per migliorare il tuo modo di insegnare», pagine 24–27).

Correggi con umiltà, amore e con la guida dello Spirito Santo

Anche se di solito è meglio consentire agli insegnanti di fare da sé dei programmi per migliorare, qualche volta dovrai anche impartire un rimprovero. Nel farlo sii gentile e mite. Ricorda che si deve rimproverare soltanto «quando sospinti dallo Spirito Santo» e che il rimprovero deve esser seguito da una più grande dimostrazione di amore (DeA 121:43). La storia seguente illustra questi importanti principi:

«Una volta, quando facevo parte di un vescovato, mi fu affidato uno dei quorum del Sacerdozio di Aaronne. Quando partecipai alla prima riunione del quorum mi sentii molto turbato. Il consulente espose un’ottima lezione, poi alla fine distrusse tutto il bene che aveva fatto dicendo: ‹Ebbene, questo è quello che ci viene insegnato; ma in realtà le cose non stanno proprio così›. Fui molto turbato da quelle parole e, senza muovere critiche al consulente, portai la mia testimonianza per far sì che i giovani avessero una corretta conoscenza delle cose. Alcune settimane dopo il consulente fece la stessa cosa. Questa volta, dopo aver esposto una bella lezione, mise in dubbio la stretta obbedienza al principio che aveva insegnato.

Aspettai alcuni giorni, poi gli chiesi se potevo incontrarmi con lui. Prima di andarci pregai e digiunai. Sentivo molto affetto per quell’uomo e mi assicurai di liberarmi di ogni sentimento poco gentile che potevo avere verso di lui. Dopo aver parlato dei giovani del quorum, gli dissi che ero preoccupato da alcune delle sue idee perché non rispettavano fedelmente quello che il manuale di lezioni ci chiedeva di insegnare. Gli dissi che quei giovani si trovavano in un’età in cui l’ideale è importante e avevano bisogno di capire chiaramente questo ideale, in modo da potersi sforzare di vivere alla sua altezza. I suoi occhi si riempirono di lacrime, ed egli cominciò a parlare delle difficoltà che aveva incontrato e che lo avevano portato a dire quello che aveva detto. Durante quella conversazione diventammo buoni amici. Non proprio la settimana successiva, ma alcune settimane dopo egli spiegò in classe che le cose che aveva detto in precedenza erano sbagliate e chiese scusa. Sentii che all’amore e allo Spirito del Signore andava attribuito il merito di questo straordinario cambiamento. È superfluo dire che egli continuò a migliorare continuamente come insegnante».

Stampa